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Un brivido mi ricoprii il corpo appena cercai di alzarmi dal letto uscendo dalle coperte, ma appena appoggiai un piede a terra mi ributtai di nuovo sul materasso con la voglia di dormire.

Stamattina avremmo avuto lezione di classico tutti noi ballerini, come sempre d'altronde.
Ogni mattina alle 8:30 la sbarra ci attende in sala.

Fortunatamente il classico è il mio secondo stile in questa scuola, l'ho sempre studiato anche fin prima che iniziassi a ballare modern, me la cavo abbastanza bene, ma fare lezione in questo stile ogni giorno di prima mattina è auto distruttivo.

Mi preparai e indossai un collant bianco e un body nero per la prima lezione, e di sopra misi un pantalone di tuta nero e una maglietta a maniche corte per le lezioni dopo.

Sistemai il borsone con dentro le solite punte e mezze punte e questa volta anche l'mp3 per ripassare tra una pausa e l'altra.

Svegliai Alessia che ancora gioiva sotto le coperte e nel frattempo mi legai i capelli in uno chignon per essere più ordinata, anche se dopo la lezione di classico li avrei sciolti.

Poi misi le scarpe e arrivai in cucina per fare colazione.

"C'è ancora tempo, possiamo fare colazione tranquillamente."
Mi informò Alessio che era già seduto a sorseggiare del latte caldo dalla tazza, vedendomi andare di fretta.

Mi preparai il mio solito caffè e mi sedetti affianco a lui.

Noi ballerini siamo sempre i primi a svegliarci, ed è una cosa positiva, perché odio il rumore a prima mattina, per fortuna quindi, quando noi facciamo colazione si respira aria tranquilla, luci ancora mezze chiuse, silenzio e serenità.

"Buongiorno."
Ci raggiungono Sienna e Rebecca.

Verso le 8:05 iniziammo ad incamminarci verso gli studi e come previsto alle 8:30 la lezione iniziò.

***

Le lezioni mattutine sono appena terminate.
Sono tornata a casa da un quarto d'ora, e visto l'ora di pranzo, io e Alessia siamo ai fornelli intente a preparaci qualcosa da mangiare.

"Ballerini sulle gradinate per favore."
Sentimmo parlare Maria e tutti ci spostammo nella determinata sala.

"C'è un compito."
Appena Maria pronunciò questa frase, mugugnai qualcosa di incomprensibile, sono sicura sia per me, me lo sento.

"È per me?!"
Dissi alzando la mano.

"Si, vai a prenderla."

Sospirai agitata, mi alzai e corsi a prendere la busta blu fuori.

"Busta?"
Mi chiese di fretta Pietro e io accennai di sì.

"Da Deborah sicuro."
Dissi aprendo la busta.
"Ecco infatti."
Confermai.

"Cara Carlotta, fin dalla prima puntata penso diverse cose su di te che non ho mai avuto problemi nel dirti.
Ti considero una ballerina molto preparata, mi piace la tua danza e il tuo movimento, ma in ogni coreografia noto sempre lo stesso difetto in te: l'espressività.
Perciò ho deciso di assegnarti questo compito in cui non dovrai né fare facce forzate ma nemmeno rimanere con un espressione rigida come una statua.
Dovrai mantenere un' espressività pacata e leggera, per via anche del significato profondo che questa coreografia vuole esprimere.
Inoltre, in questa coreografia l'unica cosa che ti richiedo e che sarà obbligatorio, sarà quello di tenere i capelli legati, perché fino ad ora, ti sei sempre esibita con i capelli sciolti e questa cosa dopo un po' disturba, sopratutto se si vedono continuamente movimenti che portano a far svolazzare i capelli di qua e di là, come nel tuo caso.
So che potrai cavartela perfettamente perché riconosco in te una danzatrice di grande talento e valore.
Buon lavoro.
Deborah Lettieri."

Finii di leggere la lettera e la riposizionai nella busta.

"Che carina però."
Sorrisi esprimendo il mio parere iniziale sulla lettera e gli altri ballerini riaffermarono il mio pensiero.

"Adesso lo guardiamo e poi mi dici cosa ne pensi."
Disse Maria.
"Va bene."


Finimmo di guardare la coreografia e appena il filmato finii battemmo le mani.

"Allora, innanzitutto ringrazio la maestra Deborah perché è stata molto gentile.
La coreografia penso sia fattibile in realtà, potrei svolgerla tranquillamente, non cade il mondo se lego i capelli per una volta."
Ironizzai l'ultima frase.

"E sull'espressività ci lavorerò."
Aggiunsi concludendo.

"Quindi lo accetteresti?"
Domandò Maria.

"Si, ma prima vorrei parlare con la maestra se è possibile."
Dissi.

"Si, si, ovviamente ti faremo parlare con lei appena può."
Mi rassicurò.

"Va bene grazie. Ciao Mari."
"Ciao a tutti."

La De Filippi tolse il collegamento e noi tornammo a svolgere quello che precedentemente stavamo facendo.

***

"Vabbè noi lo accettiamo, sia perché noi accetteremo sempre tutto, perché proprio questi compiti sono quelli che vi aiuteranno a crescere, e poi perché credo tu sia perfettamente in grado di svolgerla.
Certo, lavorerai in sala con il maestro, anche sotto il punto di vista dell'espressività, verrò a controllarti anche io."
Mi chiarii le idee la maestra dopo che le feci leggere la lettera scritta da Deborah.

"Va bene maestra. Buona giornata."
Salutai la donna e lasciai la sala.

Poi mi diressi verso la sala 4 per iniziare a preparare il compito insieme ad Elena D'amario.

Dopo un'oretta e mezza di duro lavoro tornai in casetta.

Appena varcata la soglia del portoncino, accesi una terea nella sigaretta elettronica e mi andai a sedere sulla panchina insieme a gli altri ragazzi che erano già seduti lì: Luca, Alessia, Diego, Nicolò, Cristiana, Gabriel ed Ilan.

I ragazzi parlavano tra di loro ciascuno con discussioni differenti.

Mi sedetti comoda alla panchina a destra vicino a Diego, Nicolò e Cristiana.
Sulla panchina di fronte a noi c'erano adagiati Luca, Alessia ed Ilan.
Invece Pietro e Gabriel sono seduti sulle sedie ai lati delle due panche.

Espirai del fumo dalla mia bocca e osservai i ragazzi intorno a me parlare a voce alta fino a non riuscire a capire più niente, quindi mi feci i fatti miei.
Incrociai lo sguardo di Luca che si trovava quasi di fronte a me ma con almeno un metro di distanza.

Gli lanciai uno sguardo interrogativo mentre emettevo il fumo dal naso.
Lui rispose ricambiando un identico sguardo interrogativo ed io sorrisi abbassando il capo per distorcermi dai suoi occhi sistemandomi i capelli dietro l'orecchio con la mano destra.

Solo che quando rialzai lo sguardo, i suoi occhi erano ancora puntati su di me ed io mantenni per un po' la connessione ottica tra di noi appoggiando il capo al muro dietro di me.

Il ragazzo ad un certo punto mi mimò una sola frase con le labbra cercando di non farsi sentire da nessuno dei presenti affianco.

"Amo i tuoi occhi."

Sotto ogni punto di vista // Luk3 Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora