Cuore di Ghiaccio

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La prima impressione dell'attore Tae Jun Hyun non fu buona, era stato truffato, l'avevano derubato di tutto lasciandolo con solo una banconota da 10€ legata a un dito. Era come essere in una specie di grande affollato teatro della vita dove ognuno recitava la sua commedia o tragedia quotidiana!

Erano usciti dalla stazione centrale, avevano davanti la grande Piazza Garibaldi... non fecero in tempo a percorrere qualche decina di metri che sentirono dietro alle spalle un rumore di zoccoli. Lui si voltò mentre Mina, sapendo già cosa poteva essere, tirò Jun Hyun per la maglia per scostarlo velocemente dalla traiettoria del cavallo, lui incredulo vide questo cavallo che galoppava verso di lui. Il cavallo era in fuga, se non era per la prontezza di Mina di prevedere il pericolo, l'attore avrebbe rischiato di finire la vacanza al pronto soccorso! Mina proseguì per la strada senza turbamento, era la normalità. Jun Hyun non voleva sembrare spaventato e finse anche lui che era tutto normale. Nonostante l'inizio turbolento, ciò che vide gli piacque molto: lo Spaccanapoli e la gioia circense dei napoletani che affollavano le stradine della città antica, il chiostro rivestito di maioliche di Santa Chiara, il profilo del Vesuvio sul lungomare della baia. Arrivò subito il tramonto e si fece sera, quasi notte. L'attore, distratto dalla bellezza del panorama, aveva quasi dimenticato il vero motivo per cui aveva accettato la vacanza. Costeggiavano il litorale, la più rumorosa metropoli del mondo appariva calma. Il mare era placido e anche se erano quasi le undici di sera, nel tepore dell'aria natalizia, giovani felici ridevano tra gli scogli. La brezza riportava un profumo salino. C'era la luna piena, brillava sull'acqua. Jun Hyun pensò: - Questa è l'atmosfera giusta per una dichiarazione d'amore. - La strada era quasi vuota, poche famiglie con bambini approfittavano per girare sulle bici, sotto gli occhi vigili dei genitori, nell'assenza di auto il silenzio divenne sacro. I vigili facevano la loro sfilata per pattugliare di sera per assicurarsi della sicurezza in strada.

Jun Hyun iniziò: "Mina, ascolta. Sono venuto in Italia perché ho una cosa importante da dirti!"

"Cosa è successo? Mia sorella sta bene?"- chiese preoccupata.

"Si, tua sorella sta bene. Non sono venuta per parlare di lei, se era qualcosa grave ti avremmo contattata per telefono, ti pare?"

"Ah, è vero! Allora cosa c'é di così importante che non potevi dirmi a telefono?"

"Ecco... Vedi... ho bisogno di verificare qualcosa che posso verificare solo guardandoti faccia a faccia."- lui la fissò con i suoi lucidi occhi neri.

"Ah? Mi devo preoccupare?"

"Non penso... Devo dirti ciò che sento... Vedi... mi sono accorto che tu mi..mi... " - temporeggiava dall'imbarazzo, ma poco prima che le parole gli uscissero dalla bocca, quando i vigili erano ormai lontani, dagli alberi della Villa Comunale arrivarono decine e decine di neri con sulle schiene lenzuola capienti in cui sì ammassavano i famosi "pezzotti", ovvero le borse fintamente firmate Yves Saint Laurent o Fendi o altre marche amate dai consumatori. L'attore rimase scioccato dal capovolgimento di scena che vide succedere davanti ai suoi occhi tutto d'un tratto: I neri si spandevano sul marciapiede prospiciente il mare, persa ogni atmosfera romantica, venne condannato al centro strada. Mentre gli abusivi distendevano le loro merci sulle lenzuola, arrivarono a frotte, quasi di corsa, le "vaiasse", grasse e grosse, dalla pelle dura e brunita, quasi tutte false bionde (per sembrare più ricche), con tuppi o code di cavallo tenute con elastici da salumiere. Tutte rigorosamente in pantaloni aderenti detti fuson, seni immensi e pance pure. Chiamavano i neri per nome, si conoscevano da tempo, erano lì per prendere borse e borsette, non capitava sempre di poter comprare un Yves Saint Laurent, un Fendi oppure un Dolce & Gabbana, sia pur falso, per 15 euro. Ma le clienti si impegnavano nella trattativa per il loro sogno: "Tengo sule 10 euro, e bbuò?" - sentì parole di uso dialettale incomprensibili per l'attore orientale. Intanto comparivano altri venditori, questa volta indigeni, che offrivano prelibatezze. Taralli, sugna e pepe o fresche fette di cocco appena tagliate, mentre altri tiravano fuori luci colorate che incantavano i bimbi, trottoline volanti da secondo millennio che spandevano luci e flash per ogni dove nell'aria. Proprio a trattative iniziate, ecco ricomparire in lontananza, senza scomporsi, a passo d'uomo, con i lampeggianti ben in evidenza, l'auto dei vigili urbani. Come fulmini, i neri riavvolsero il magazzino con tutte le borse nel loro lenzuolo, mentre una donna commentava: "È che facite, 'mo ve ne iate n'ata vota?"-, (per chi non conosce il napoletano vuol dire: «E che fate, ora ve ne andate di nuovo?»).

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