Quattordici giorni a Natale...
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«Etciù!»
«Quando ti sei ammalata tu?», mi chiede prontamente mamma, non appena scendo i gradini per il pranzo.
«Non lo so, ieri stavo bene. Etciuuuuù!». Sollevo la testa, ho una sensazione di smarrimento, mi guardo intorno come se starnutire fosse paragonabile all'andare in guerra.
Nel salone, mamma ha le braccia cariche di patti e bicchieri pericolosamente in bilico, ma che so non le cadranno mai. Sta apparecchiando per tutti e Freddie è già seduto a capotavola, intento a giocare con le carte di qualche strano cartone che guarda in tv.
Gli batte con dolcezza su un braccio, per posizionarci sotto il piatto. «Avrai preso freddo alla caccia al tesoro di ieri. Com'è andata a proposito? Tuo padre ed io eravamo in negozio a fare l'inventario, non abbiamo proprio avuto modo di partecipare. Ho mandato una donazione direttamente in comune».
Mamma e papà hanno una piccola attività qui in paese dove vendono i loro salumi, ma anche formaggi, marmellate e infusi vari. È più frequentato di quanto si potrebbe credere, perché i loro prodotti sono squisiti e di ottima qualità.
Stronfio annoiata. «Male, io e Garrett facevamo coppia e abbiamo perso. Però io sono stata scelta da Eric, che invece ha vinto insieme alla signora Fletcher», mi calo nella stessa sedia che utilizzavo quando ancora vivevo qua e batto un dito sul tavolo. «Posso considerarmi una vincitrice?».
Mamma muove un po' la testa, dove i capelli sono raccolti in uno chignon confuso. Si asciuga del sudore dalla fronte. «Dipende. Sei felice di essere stata scelta da Eric? Scelta per cosa comunque?».
Scrollo le spalle. «Niente di che. Passare una giornata insieme».
Si volta di scatto con un forchettone a mezz'aria, guardandomi aggrottando le sottili sopracciglia. «Non è una cosa da niente», mi dice, poi riprende a bazzicare tra le pentole del pranzo. «Tu ed Eric ballavate spesso insieme da ragazzi, ma non credevo vi bazzicaste attorno. Se fossi stata tu a vincere, chi avresti scelto?», chiede con finta aria disinteressata.
Un nome compare a tradimento davanti ai miei occhi.
Ne leggo lettera per lettera, come se le vedessi fluttuare nell'aria di fronte a me.
Avrei scelto Garrett?
Provo a visualizzarmi la scena. Dylan che annuncia che abbiamo vinto. Io che comincio a saltellare euforica e istintivamente mi volto verso di lui, scuotendolo per le spalle per urlargli che forse non è così schiappa come credevo.
I suoi ricci si sarebbero mossi nell'aria, scompigliandosi più di quanto già non fossero.
Poi, Dylan che fa la domanda.
Io che guardo ancora lui. Sempre lui.
Scuoto la testa rimproverandomi da sola, e muovendo la mano nell'aria davanti a me, come se stessi spazzando via quelle lettere.
Mi ritrovo a convincermi che forse l'avrei fatto, ma solo perché sarebbe divertente fargli fare quello che voglio per una giornata intera.Poi però altre stupide parole si insinuano clandestinamente nella mia testa.
E lui avrebbe scelto me?
«Non lo so!», dico in fretta per mandar via il pensiero. Con un po' troppa foga forse, visto che persino Freddie solleva la testa dalle sue carte.
Alzo leggermente un angolo della bocca, sperando risulti abbastanza convincente da sviare la situazione. Poi percepisco il naso solleticarmi e gli occhi chiudersi.
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La sciarpa che salvò (incasinò) il Natale.
Chick-LitTammy non odia il Natale. Tammy è la diretta discendente del Grinch, suo nonno in persona, che le ha insegnato come fingere entusiasmo di fronte alle sminuenti domande del resto dei parenti e tutto quello che sa su come scartare un paio di mutandoni...