Un leggero soffio mi colpisce in viso, facendomi aria.
Sollevo le palpebre lentamente, perché so cosa mi aspetta davanti e in qualche modo vorrei ritardare quel momento il più possibile.
Non credo di essere pronto, ma eccoci qua.
Tammy dorme con il volto rivolto verso di me, ha gli occhi abbassati e i tratti rilassati. Il suo corpo si sposta su e giù ad ogni respiro, ha le labbra arrossate leggermente aperte in una "o" e le guance di un colorito simile.
Appoggio una mano sulla sua fronte, stando ben attento a non svegliarla per nulla al mondo.
Credo che così calma, non la vedrò mai più in vita mia.
La sua pelle sotto al mio tocco è più fresca di qualche ora fa, la febbre sta scendendo e il roseo sulle sue guance dev'essere dovuto al caminetto che comincia solo adesso a spegnersi e al fatto che è ancora coperta fino al collo dalla coperta di lana.
Respira bene, non l'ho sentita starnutire più di tanto da quando si è addormentata ed è un po' che non la sento muoversi al mio fianco, cercando una posizione.
Aveva solo bisogno di starsene un po' al caldo. E ferma, sopratutto.
Fuori è più buio di prima e intuisco debba essere quasi ora di cena. La sua famiglia sarà di ritorno a momenti e non è questa la posizione in cui vorrei farmi trovare da loro: con lei addosso e abbarbicata al mio braccio come se fosse un pupazzo.
Mi concedo di guardarla soltanto un'ultima volta. Allungo una mano, quella libera, per scostarle una ciocca di capelli dietro l'orecchio, ma mi blocco prima di riuscire a terminare l'azione. Osservo quel boccolo biondo, un po' arruffato per essersi strofinata più volte sul cuscino, e me lo rigiro tra le dita, giocandoci.
Non mi ha mai concesso di farlo, quindi credo che ne approfitterò un po'.
L'ho guardata così tante volte nella mia vita e da quando è tornata, che sono certo saprei riprodurla ad occhi chiusi. Saprei mettere su tela ogni sua lentiggine, esattamente al posto giusto, senza saltarne nessuna.
Ma nonostante questo, mi sembra di non averne mai abbastanza.
So che dovrei alzarmi finalmente da questo divano e uscire da quella porta.
Perché un patto è un patto. E sono ancora convinto che Tamara non avrebbe piacere di trovarmi sdraiato affianco a lei, con i suoi capelli intrecciati tra le dita, e lo sguardo puntato addosso, quando si sveglierà.
Ma questo non vuol dire che non possa farlo proprio adesso, mentre tiene gli occhi chiusi e non ha alcuna fantasiosa battutina da rivolgermi.
Tamara Farnes, non credi sia l'ora di uscire dalla mia testa?
_❆ ༄ ❆ ༄ ❆ _
Tredici giorni a Natale...
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«Come sarebbe a dire che i soldi sono stati rubati?!»
La nonna di Tammy balza in piedi dalla sedia, sporgendosi minacciosa verso il sindaco Billy, che è totalmente inerme di fronte alla folla.
Non lo faccio perché lo vedo in difficoltà, ma perché Tammy non è presente oggi per assicurarsi di guarire completamente, e so che in caso contrario, si sarebbe già lanciata a fermarla.
Allungo un braccio verso di lei, toccandole appena il gomito. «Signora White, perché non torna a sedere? Vedrà che adesso risolviamo tutto».
Lei si divincola con uno strattone. «Lasciami giovanotto. Glie la faccio vedere io, a questo taccagno!».
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La sciarpa che salvò (incasinò) il Natale.
Chick-LitTammy non odia il Natale. Tammy è la diretta discendente del Grinch, suo nonno in persona, che le ha insegnato come fingere entusiasmo di fronte alle sminuenti domande del resto dei parenti e tutto quello che sa su come scartare un paio di mutandoni...