Cap. 8 - Garrett. Nessuno faceva lo "squillo del telefono" come lo facevo io.

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Nory è il proprietario del Nory's bar&show, perchè Whitefield non ha mai sfornato menti particolarmente brillanti in termini di fantasia.

È sempre stato il classico bar di quartiere, ad un angolo della piazza, con le pareti decorate con vecchie foto in bianco e nero e l'odore di cioccolata calda onnipresente nell'aria.

Il naso di Tammy si è portato immediatamente verso l'alto, non appena il campanellino sulla porta ci ha accolti ed è allora che mi sono ricordato quanto lei amasse questo bar.

Siamo seduti allo stesso tavolo che abbiamo sempre occupato da ragazzi, vicino alla finestra che affaccia sulla strada principale, perchè questo posto non è cambiato di una virgola.

Stiamo aspettando le nostre ordinazioni e Brenna sta tirando fuori vecchi aneddoti imbarazzanti. «Vi ricordate quella volta in cui PJ ha fatto cadere la cioccolata calda sulla presa delle luci ed ha causato un blackout?».

«Io non sono caduto. Tammy mi ha fatto lo sgambetto».

Lei si copre la bocca per non ridacchiare e mi guarda facendomi gli occhi angelici. «Mi dichiaro innocente, signor giudice. Mi stavo solo stiracchiando la gamba».

«Assolta».

PJ solleva le braccia in aria. «Eddai amico!».

Con una scrollata di spalle gli ricordo che non è successo solo in quell'occasione e a quel punto si abbandona sconfitto al divanetto.

«E quando Charlotte voleva provarci con quel tizio più grande? Quello che era qui in vacanza per qualche giorno. Ha finito per ubriacarsi e ballare sul bancone di Nory».

Tammy si infervora. «Oddio sì! Stava anche cominciando a sporgliarsi o sbaglio?».

«Aveva cominciato dalla camicetta, era al terzo bottone...», ricorda PJ, con voce strascicata e maliziosa, ma Brenda lo colpisce dritto dietro alla nuca.

«Charlotte non può più ordinare alcolici qua dentro. Deve ringraziare se le consento ancora di entrare». Nory, il barista ormai anziano e con l'aria sempre burbera, si avvicina al nostro tavolo con un vassoio pieno di roba. Ci osserva di sottecchi, l'espressione cupa. «Una rimpatriata. Disgustoso. Speravo di essermi liberato di voi per sempre». Non ci degna di un sorriso mentre si allontana, ma sappiamo tutti quanti che in realtà ci adorava al tempo.

Alzo gli occhi su Tammy, seduta di fronte a me, al fianco di Brenna e la guardo chiudere la bocca intorno alla cannuccia della sua cioccolata calda al marron glacè. «Mhhh! Oddio, non la bevevo da una vita!».

Quel mugolio arriva dritto a un punto in cui non dovrebbe arrivare. Vorrei davvero distogliere lo sguardo, ma adesso i suoi grandi occhi si alzano leggermente su di me e mi inchiodano sul posto.

Aggrotta le sopracciglia. «Tu detesti le castagne». «Infatti».
«Allora cos'hai da guardare?»

Mi sistemo meglio a sedere e mi schiarisco la voce. «Stavo pensando che ancora bevi quella schifezza».

«La cioccolata al marron glacè non è una schifezza! Il ciuffo di banana-J lo è, senza offesa Brenna».

Lei non sembra curarsene. «Tranquilla baby, gli dico sempre di dare nuova vita ai suoi capelli ma lui non mi ascolta».

«Il mio ciuffo è caratteristico. La vostra è solo invidia».

Brenna e PJ continuano a battibeccare sulla sua acconciatura, ma i miei occhi sono ancora piantati su quelli di Tammy.

Si sporge leggermente sul tavolo, allungandosi sui gomiti minuti. La cannuccia della sua tazza mi volteggia sotto alla punta del naso. «Coraggio, assaggia».

La sciarpa che salvò (incasinò) il Natale.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora