Ventitré giorni a Natale...
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«Ti stai rovinando la reputazione da Grinch», mi fa notare Garrett là in basso.
Sono posizionata in modo preoccupante sopra ad una scala e sto cercando di appendere una palla di Natale gigantesca al ramoscello più alto dell'albero.
Mi sento pericolante e ho la certezza di starmi per schiantare al suolo. «Sono anni che non decoro un albero di Natale», gli rivelo a un tratto.
«Si vede. Non stai suddividendo bene i colori, cos'è tutto quel rosso là nel mezzo?»
Appendo la decorazione e butto gli occhi al cielo. «Adesso vuoi venire a dirmi che il rosso non è il colore del Natale?».
«Ovvio che sì, ma quest'albero sta venendo a chiazze».Mi allontano un filo per osservare il mio lavoro e cavolo, ha proprio ragione. Non credevo fosse possibile fare un brutto albero di Natale, ma pare io ci stia riuscendo.
Sono passati due giorni dall'assemblea cittadina e il signor Ericsson, un boscaiolo con cui a quanto pare Nonna Iole ha avuto una tresca da giovane, ci ha procurato l'abete che adesso stiamo decorando. Il sindaco Billy ha poi tirato fuori dai fondi vecchi scatoloni pieni di cianfrusaglie per decorare questa pianta.
«Non ci farà caso nessuno», minimizzo con una scrollata di spalle, scendendo a prendere un'altra sfera, questa volta color oro.
«In effetti è solamente nel punto centrale della cittadina, dove hai proposto di organizzare un mercato di Natale. Chi mai capiterà qui».
Pianto la mani sui fianchi e lo guardo storto. «Mi stai sfottendo, Allan?».
L'angolo della sua bocca si solleva. «Non me lo ricordavo così divertente. Forse anche più di otto anni fa».
Purtroppo devo concordare con lui e la cosa mi pesa parecchio, ma per fortuna sto tornando sulla cima della scala e posso non mostrarglielo.
Da qui in alto si vede per intero la pista di pattinaggio naturale di fronte all'albero, che stanno perfezionando proprio adesso, sfruttando il laghetto ghiacciato. Ci vorrà ancora una settimana per renderla agibile, ma con l'aiuto dei volontari sarà più semplice del previsto.
Ora i genitori di Whitefield si divertono ad accompagnare qui i figli per vedere la gente all'opera e i progressi dell'allestimento. Vedo negli occhietti dei bambini l'entusiasmo di poter presto sfrecciare sopra alla pista. Passano anche alcune coppiette, che si godono il clima invernale e proseguono lungo il bordo mano nella mano.
È incredibile come le persone qui, siano mosse dallo spirito natalizio. Una volta ritrovato quello, la cittadina sta già tornando ad essere un po' più popolata.
«Sta venendo proprio come la volevano».
«Sai pattinare?», mi chiede Garrett dal nulla.Devo trattenermi per non scoppiare a ridere. Indosso invece una maschera di eroismo. «Ma certo. Campionessa di pattini per tre anni di fila, qui a Whitefield, cos'è non te lo ricordi?».
«Intendevo dire se hai imparato in questi anni. Qua ti ricordo spesso spalmata a terra».
Fischietto. «Non ero io».
«Secondo me eri tu».
«Ti dico di no. Ti sbagli con Charlotte, la bambina con i capelli rossi o forse con Brenda. Sì doveva essere lei. Quando facevamo le gare lei era sempre l'ultima».
«Solo perchè tu baravi e ti attaccavi a tua sorella, facendoti trascinare».
Quando mi passa un'altra pallina, lo guardo con sufficienza. «Si chiama furbizia, non barare».
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La sciarpa che salvò (incasinò) il Natale.
Chick-LitTammy non odia il Natale. Tammy è la diretta discendente del Grinch, suo nonno in persona, che le ha insegnato come fingere entusiasmo di fronte alle sminuenti domande del resto dei parenti e tutto quello che sa su come scartare un paio di mutandoni...