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ETHAN

Lo sapevo.

Lo sapevo, cazzo.

Dopo la chiacchierata poco piacevole con Loreline Hall, avevo iniziato a girare per la scuola come un vagabondo. Avevo bisogno di trovarla. Ma dovevo aspettare la fine delle lezioni, perché poteva trovarsi in qualsiasi corso. Non avevo idea di dove potesse essere, non sapevo poi tanto di lei. Ma quel poco che sapevo bastava per mandare in tilt il mio cervello da quattro soldi.

Avevo una brutta sensazione. Così, dopo l'ultima campanella e prima della pausa pranzo, la cercai. La cercai ovunque.

Ovunque.

Nei corridoi del primo plesso, dove avevo incontrato quel collaboratore scolastico che continuava a guardarmi come se fossi un maniaco. Mi fece la solita ramanzina, come quando mi aggiravo silenziosamente per raggiungere l'uscita di sicurezza e andare a fumare. «Dovresti smettere di sprecare questo tempo, giovanotto. Dovresti sfruttare il tuo potenziale, sai?» disse. «Non si preoccupi, il mio potenziale è in sciopero per solidarietà con la mia sanità mentale» risposi. L'avevo decisamente scandalizzato.

Nei corridoi del secondo plesso un paio di ragazzi si stavano limonando contro un armadietto. Una scena che forse non sarebbe dispiaciuta ai romantici, se solo non fosse stata estremamente disgustosa. Se continua così, finirà per mangiarle la faccia.

Andai nel cortile e persino nelle pregiate toilet della scuola. Bussai freneticamente sulle porte del bagno delle ragazze, ricevendo più di qualche piccolo insulto. Probabilmente, dopo quei quaranta secondi nel bagno delle ragazze, il mio posto ardente all'inferno era più che assicurato per tutte le bestemmie che mi ero preso. Ma, alla fine, avrei bruciato all'inferno comunque. Sicuramente c'è qualche girone Dantesco nascosto che porta il mio nome.

Spazientito e a corto di sigarette, mi passai freneticamente una mano tra i capelli dopo aver controllato anche in biblioteca. Niente.

Mi incamminai così verso la palestra, unico posto che non avevo controllato. Non sapevo perché mai Amy dovesse trovarsi lì, considerando che, oltre al fatto che le lezioni erano finite, educazione fisica era una materia obbligatoria che avevamo due volte a settimana e che lei nemmeno faceva per la pressione bassa. Ma controllai comunque, perché non poteva essersi dissolta nel nulla.

Se non ci fosse stata, probabilmente mi sarei rassegnato. Forse sarei andato in mensa a mangiare e, se non l'avessi incontrata e lei non avesse risposto ai miei messaggi, l'avrei cercata ancora più tardi.

E forse sarebbe stato meglio così, perché vederla lì, davanti alla palestra, che implorava Bryan di smettere di toccarla era stato un pugno in pieno viso.

Cazzo, lo avrei ammazzato.

Fatto in mille pezzi.
Se lei non fosse stata lì, a guardarci completamente immobile con lo sguardo perso, giuro che avrei spezzato in due il cosino che quel bastardo teneva tra le gambe.

Mi ci volle tutto il mio autocontrollo per non massacrarlo di botte.

E, per sua fortuna, Bryan rimaneva pur sempre un codardo.

Un brutto-pezzo-di-merda-codardo-bastardo. Il primo fra tutti.

Era andato via con la coda tra le gambe.

E io ero rimasto solo con lei.

Solo con Amy.

Solo con un Amy completamente distrutta. Squarciata. Impaurita.

Piangeva e vomitava. Tremava. Potevo sentire il panico che le riscuoteva l'anima.
Avrei voluto chiederle se le aveva fatto altro, oltre a toccarla, ma mi mancò il coraggio. Speravo di essere arrivato in tempo. Speravo che non fosse mai successo.

Melancholy: oltre il buioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora