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POV: AMY

Finirà, vero? Questo dolore finirà?

Ti prego. Basta.

Finirà, deve finire. Sono così stanca.

Ti prego, basta.

Perché? Com'è successo? Perché?

Ti prego, basta.

Lasciami.

Lasciami stare. Non ho bisogno di te.

Non ho bisogno di tutto questo dolore.

Ti prego, scollati dal mio petto.

Sono così stanca. Lasciami, per favore.

Sto scomparendo. Non sento più i piccoli frammenti del mio corpo.

Ti prego, basta. Ho lasciato già troppo per strada.

Perché devo stare male? Com'è successo?

Perché?

Cosa ho fatto per meritarmi questo? Cosa ho fatto per meritarmi tutto questo? Basta.

Sono così stanca.

Vorrei scomparire per sempre, non lasciare neanche un frammento.

Basta.

Può rimanere solo il nulla del mio cuore.

Nulla.

La parte più invisibile di questo corpo invisibile.

Scomparire.


Il giorno dopo, Danis non venne a scuola. Era stanco e, nonostante fosse solo il secondo giorno, decise di non presentarsi. La cosa mi preoccupò un po', ma mi convinsi che anche lui, proprio come Owen, aveva solo bisogno di tempo. Continuavo a ripetere a me stessa che il tempo guarisce le ferite, perché ci avevo sempre creduto profondamente.

Anche se il tempo con me non aveva mai funzionato.

C'era una parte di me che spesso era tentata di non crederci più, mentre l'altra parte, che tentavo di far prevalere, si nutriva da tutta la vita di speranza.

Nel caso di Danis e Owen, però, era diverso. Perché non c'erano due parti che lottavano per convincersi che il tempo avrebbe sistemato le cose: ci credevo con tutta me stessa, perché tra loro c'era l'amore.

E no, non un amore qualunque, ma l'amore vero. Sapevo che era vero anche se eravamo solo ragazzini di appena diciotto anni. Perché l'amore vero lo riconoscevo subito.

E lo invidiavo, perché sapevo che non era destinato a me.

Nessuno può amare una bimba come te, Amy.

È per questo che i tuoi genitori lavorano sempre.

Per non vedere il tuo visino insolente e fastidioso.

Dopo la pausa, mi trovavo in corridoio accanto al mio armadietto, quando Lory mi saltò addosso, facendomi quasi cadere.

«Lory!»

«Sono state le tre ore più noiose della mia esistenza!» risi alle sue parole. Mi strinse di più, facendomi quasi soffocare, per poi lasciare la presa.

Chiusi l'armadietto, continuando a ridere. Poi, però, spostai lo sguardo oltre le spalle di Lory. Lo vidi lì, in piedi accanto alla porta d'uscita, con la schiena appoggiata al muro. Indossava una felpa nera che gli fasciava le braccia e un jeans leggermente più chiaro di quello del giorno precedente, lo zaino tenuto con una sola spalla. Mi fissava con i suoi penetranti occhi azzurri e un brivido mi attraversò la schiena.

Melancholy: oltre il buioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora