POV AMY
«Hai sentito Lory?» mi chiese Danis dal telefono poggiato sulla mia scrivania.
«Sì, era decisamente nel pieno del post-sbronza.» dissi, mentre continuavo a sistemare i nuovi libri di scuola nella mia libreria. Mancavano due giorni all'inizio del mio penultimo anno e, senza nemmeno accorgermene, tutto stava già prendendo la piega sbagliata. Esattamente come ogni anno.
Lory era rinchiusa in casa, con probabilmente le coperte a coprirle la testa dolorante per tutto l'alcool che aveva ingerito, conseguenza a cui non pensava mai mentre beveva un bicchiere dopo l'altro di qualsiasi cosa. Danis, invece, l'unico ragazzo del nostro trio di emarginati, aveva deciso di autoflagellarsi ripetendo tutto il programma di matematica dell'anno precedente, dopo aver ripetuto "non voglio essere impreparato" almeno una decina di volte. E per questo, anche quell'anno, passammo gli ultimi giorni d'estate in casa.
Non che lì fuori ci fosse molto da vedere o da fare. Perché, anche se erano solo gli inizi di settembre, a Littlehill la pioggia non tardava a farsi vedere, mai. E io la odiavo per questo.
Nonostante abbia vissuto tutta la vita a Littlehill, mi sono sentita sempre inadeguata al suo clima mite e alle piogge persistenti. Amavo il sole, i suoi raggi che ti macchiavano e scottavano la pelle, le lunghe giornate passate tra gli asciutti fili d'erba delle immense distese di verde di cui questa piccola città godeva. Amavo fare il bagno nell'acqua calda dell'Oxmore, il piccolo lago che divideva Littlehill dalla sua periferia. Per questo l'estate e la tarda primavera erano i miei periodi preferiti. Ma quando pioveva mi sembrava come se tutto si ingrigisse, come se tutto scivolasse tra le mie dita come le persistenti gocce che battevano sull'asfalto.
Mi sentivo come un'estranea nella città dove i miei genitori erano cresciuti, si erano conosciuti e dove avevano costruito la nostra piccola ma legata famiglia, un altro importante trio di cui facevo parte.
«Ha davvero bevuto così tanto?» Mi chiede Danis.
«Come sempre.» Risposi, inginocchiata a terra per sistemare le ultime cose, alzando un po' la voce per farmi sentire.
Danis Clark si preoccupava in modo esagerato per me e Lory. E questo era il suo modo per dirci che ci amava, da impazzire. Era l'ultimo arrivato nel gruppo, che ormai era una famiglia. Quando ci siamo conosciuti, il primo anno, lui era un piccolo ragazzo spaesato, con i libri stretti tra le braccia e lo sguardo basso. Io e Lory entrammo nel grande edificio, una legata all'altra, le nostre braccia incrociate in una salda stretta, immerse nelle nostre piccole risatine soffocate, e riuscimmo a scorgere quel ragazzino di colore con i riccioli troppo lunghi sulla fronte, che si nascondeva dagli occhi indiscreti.
Da lì siamo diventati le tre punte di un triangolo perfetto.
«Come sta Owen?» Gli chiedo stuzzicandolo, sorridendo leggermente.
«Sta fin troppo bene.» Disse ridacchiando. Lui e Owen si frequentavano dall'anno prima, quando entrambi hanno partecipato alle gare di matematica per i geni che superano persino il professore. E da quel giorno, sono stati inseparabili nell'oscurità. Avevano deciso di tenere la loro relazione nascosta, per evitare qualsiasi occhio indiscreto. Ma, nonostante questo, si riusciva a palpare l'amore che provavano l'uno per l'altro solo osservando gli sguardi fugaci che si lanciavano nei corridoi della scuola.Era così bello sentire il loro amore nell'aria. Così come l'amore che i miei genitori provavano l'uno per l'altro, l'amore che io provavo per loro e per le persone a me care. L'amore era così bello. Vederlo, sentirlo, leggerlo e provarlo era bellissimo.
Eppure, a volte temevo di non riuscire a provare il giusto amore, di non riuscire ad amare davvero, di non poter trovare il vero amore. Quando mi parlavano di ragazzi, di cotte e amori passeggeri, di sentimenti passionevoli e di rapporti intimi, dentro di me si muoveva qualcosa di strano. Come un dolore improvviso, una stretta forte al petto. Sentivo la mente che si offuscava, qualcosa che urlava nei meandri della mia mente.
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Melancholy: oltre il buio
Teen Fiction🐞🌿 La paura più grande di chi nasconde la propria malinconia è solo una: esplodere. Lasciarsi andare. Lasciare che tutto esca fuori di botto, in un unico istante. Perchè, quando tieni tutto dentro, prima o poi perderai la strada. Amy Evans l'h...