POV: AMY
Il pavimento della mia stanza è freddo. Continua a piovere, piovere, piovere. Ormai è buio e in casa non c'è nessuno. Sento il mio petto che si alza e si abbassa, le mie scapole che aderiscono alle mattonelle dure e la pioggia che batte ovattata nelle mie orecchie. Sbatte sul vetro della finestra sbarrata e inizia a fare fin troppo rumore.
Prendo un respiro profondo, tentando di soffocare questo rumore assillante.
Chiudo gli occhi e, per un istante, sento un urlo rimbombare nella mia mente.
Ma nessuno urla. Ci sono solo io e una miriade di pensieri confusi.
Uscii nel cortile guardandomi intorno. Non sapevo dove trovare Ethan, nonostante fosse sempre nei paraggi. Altro che fantasma.
Il cortile era pieno. Stranamente era una giornata di sole poichè, nonostante le continue piogge che investivano Littlehill, settembre si era rivelato incredibilmente altalenante. Nei primi giorni di scuola aveva piovuto a dirotto, mentre ora c'era solo un'umida brezza che riempiva le strade della città. Mi avvicinai ai tavolini che si trovavano al lato del cortile, lontani dal campetto dove di solito i ragazzi che facevano sport si allenavano nella corsa e nella resistenza. Guardai nuovamente in torno, cercando l'alto ragazzo dai capelli biondi con cui dovevo fare il progetto di letteratura. Avevo preso un libro in biblioteca poco prima, Romeo e Giulietta, che tenevo stretto al mio petto. Ci sarebbe tornato utile.
Di Ethan, però, non c'era traccia. Mi sedetti dal tavolo di legno, sospirando. Probabilmente non si sarebbe fatto vivo. E, dopo tutto, non mi sorprendeva poi così tanto.
Ero abituata a fare i progetti da sola, perché da sempre a tutti piaceva delegare e nessuno voleva realmente passare del tempo con me.
Fallo tu, ripetevano.
E io mi ero rassegnata. Aprii il libro e presi una penna, iniziando ad appuntare alcune cose sulle pagine bianche del quaderno a righe. Nonostante fossi abituata a lavorare sempre da sola, la mancanza di Ethan mi aveva delusa. Eppure, considerando il soggetto, non c'era molto da sorprendersi.
Sei destinata a rimanere sola, piccolina.
«Hai già iniziato?» una voce alle mie spalle mi discostò dai miei pensieri. Sussultai leggermente, per poi voltarmi oltre la mia spalla. Ethan era lì, in piedi, con lo zaino su una spalla e la bretella stretta tra le dita. Mi guardava dritto negli occhi.
«Sei venuto» sussurrai ed era evidente la mia incredulità.
«Sì» rispose atono. Poi posò il suo zaino accanto alla sedia difronte alla mia, sedendosi.
«Il lavoro non si fa da solo» sussurrò poi.
Lo guardai con le labbra schiuse mentre si passava una mano tra i capelli. Prese un quaderno e un piccolo astuccio che, a giudicare dalla stoffa afflosciata dello zaino, dovevano essere le uniche due cose che aveva con sé. In quel momento riaffiorò nella mia mente la pioggia di qualche sera prima e lui, completamente bagnato, che correva per le strade di Littlehill. Mi schiarii la voce.
«Dobbiamo fare una presentazione su un'opera di Shakespeare...» dissi.
«Lo so, c'ero anche io in classe.» rispose, seccato.
Sarà un lunghissimo pomeriggio.
«Ehm...sì, giusto...» distolsi lo sguardo, poggiandolo sul libro che avevo preso in prestito nella biblioteca. Mi chiesi perché non ci trovavamo lì, invece che su un tavolo di legno tra l'erba umida. Non sapevo perché aveva preferito il cortile, dove tutti si riunivano e facevano confusione, alla calma della biblioteca. Ma non feci domande.
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Melancholy: oltre il buio
Teen Fiction🐞🌿 La paura più grande di chi nasconde la propria malinconia è solo una: esplodere. Lasciarsi andare. Lasciare che tutto esca fuori di botto, in un unico istante. Perchè, quando tieni tutto dentro, prima o poi perderai la strada. Amy Evans l'h...