POV: AMY
«C-c'era una volta...» sussurro. Mi tremano le mani. Trema tutto. Ho la vista offuscata e non riesco a smettere di piangere. Mi fa male il petto. Mi fa male tutto.
«C'era una volta...una...una fanciulla bellissima...di nome...Oxmore...» un singhiozzo mi spezza la voce e mi serra la gola. Voglio sentire una storia. Ho bisogno di una storia. Le mie ginocchia sono strette contro il mio petto e le braccia non riescono a sganciarsi. Dondolo lentamente sul pavimento. Tremo.
Mi serve una storia. «...Presto sarebbe...diventata...la sposa...la sposa di un mercante...» improvvisamente, non mi ricordo più come continua la storia. Qual è il lieto fine? C'è un lieto fine?Voglio mamma. Voglio papà. Voglio qualcuno.
Ho bisogno che qualcuno mi dica che esisto davvero.
Che mi dica che faccio parte anche io di questo mondo.
Qualcuno che mi ricordi come si respira, perché sto iniziando a soffocare.
Lory mi accompagnò davanti a quella struttura decadente e abbandonata, un garage "arredato" appositamente per le feste di decine e decine di ragazzini ubriachi.
Quando avevo detto a Bryan di non venirmi a prendere, non avevo considerato che per arrivare da qualche parte non bastava la patente, ma serviva anche una macchina. Che io, ovviamente, non avevo.
«Sei pronta?».
Dio, quanto le volevo bene. Non aveva fatto domande. Non aveva scavato oltre quando mi ero rifiutata di mettere quel dannatissimo vestito. E mi sentivo grata per questo, come sempre. Perché io non rispondevo mai alle domande, non che qualcuno me ne avesse mai fatte. Io ero quella a cui le domane non si devono fare.
Rimaneva tutto dentro di me. Anche perché, se mai qualcuno avesse iniziato a chiedermi qualcosa, qualsiasi cosa, io non avrei saputo come rispondere.Per fortuna, o forse per destino, a nessuno importava davvero.
Sì, per fortuna...
Loreline aveva indossato uno dei suoi soliti vestiti attillati, che le riscopriva perfettamente il corpo snello e alto. Le sue gambe, lasciate scoperte dal tessuto azzurro, erano perfette. Così come il resto del suo corpo. Mi morsi la lingua.
Nessuno può amare una bimba come te, Amy.
«Amy?» una mano dalle unghie blu mi passò davanti al viso in uno schiocco di dita. «Ci sei?».
«Mh...sì, scusa.» accennai un sorriso.
«Sicura che vada tutto bene?».
«Sì.» mi morsi la guancia.
Ce la posso fare.È solo una festa.
Non essere strana.
Lory scese giù dall'auto e io approcciai la maniglia della portiera. Guardai la mia mano e, sul palmo, se pur un po' sbiadito, c'era ancora il numero di Ethan. Qualcosa di strano si insinuò nel mio petto.
Poi qualcuno bussò sul vetro della portiera ancora chiusa.
«Bryan.», i suoi occhi erano ancora più scuri al chiaro di luna.
Aprì la macchina, «Pensavo che non saresti più venuta.» mi prese per mano.
«Vieni».
Indossava un pantalone nero e una camicia bianca quasi completamente sbottonata, che lasciava intravedere tutto il suo torace scolpito. Era davvero bello e mi sentivo incredibilmente attratta da quella persuadente bellezza. Non mi consideravo una legata alle apparenze, perché di Bryan non mi piaceva solo l'aspetto, ma anche la sua gentilezza. La sua dolcezza. Mi sembrava un ragazzo perfetto, con quel sorriso dolce che mi faceva sentire meno sola.
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Melancholy: oltre il buio
Teen Fiction🐞🌿 La paura più grande di chi nasconde la propria malinconia è solo una: esplodere. Lasciarsi andare. Lasciare che tutto esca fuori di botto, in un unico istante. Perchè, quando tieni tutto dentro, prima o poi perderai la strada. Amy Evans l'h...