Capitolo 34

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Capitolo 34

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Capitolo 34


Al mattino Stuart era andato al Fruit&Vegetables del vecchio Novak. Frank lo stava aspettando dietro la sua immancabile rivista di parole crociate. Terminato il lavoro, Stu era andato al bar più vici­no a prendere due caffè e aveva scambiato qualche chiacchiera col vec­chio proprietario. Gli aveva raccontato della sua volontà di affittare una stanza e Novak si era mostrato entusiasta e concorde. Non fece menzione, invece, di Nels Occhi Blu.

Stu aveva poi trascorso la mattinata vagabondan­do per le strade e lanciando sguardi distratti ai negozi, spingendosi in Atlantic Avenue. Qui aveva dato un'occhiata all'orologio che portava sempre al pol­so, aveva deviato verso Fultun Street e poi ancora a nord, lungo Ralph Avenue.

Aveva speso il tempo costeggian­do il campetto di pallacanestro e seguendo senza reale interesse una parti­ta, svolta da ragazzi che non sembravano avere più di sedici anni. Uno tra tutti, alto e scheletrico, di colore, sembrava volare mentre palleggiava e scansava gli avversati. Quando aveva fatto canestro si era esibito in un sorriso trionfale, che Stuart pensò fosse quello perfetto del campione, quello che non può mancare di risplen­dere su un manifesto o in una conferenza stampa. Stu aveva chiuso la mano destra a pugno e sollevato il pollice verso il ragazzo dalla pelle scura che lo aveva guardato per un momento e poi aveva contraccambiato con con una V imperfetta formata da indice e medio divaricati.

Stuart aveva sorpassato tre saloni di bellezza e almeno una decina di negozi di alimentari, mentre Ralph Avenue sembrava restringersi man mano che avanzava verso settentrione. Un'ultima sbirciata all'orologio e poi scivo­lò oltre la porta lignea del Kava Shteeble. Il locale era molto piccolo, rivesti­to interamente in perlinato chiaro, col bancone e i pochi tavoli in legno del­la medesima tonalità. Gli sgabelli erano foderati in pelle rossa e donavano un tocco cromatico all'ambiente altrimenti uniforme.

Nels era stato chiaro: avrebbe dovuto sedere al tavolo del professor Dur­fee, scambiare quattro chiacchiere, dargli la roba e prendere i soldi. Un la­voro veloce, abbastanza pulito e discreto.

(La fai facile tu io me la sto facendo addosso)

Si accorse in quel momento di avere le mani malferme. Si sentiva nervoso e inadeguato. Pensò di essere an­cora in tempo a fare marcia indietro e andarsene e, se necessario, pagare di tasca propria la perdita monetaria arrecata a Nels. Si disse che non era tagliato per quel lavoro e non si spiegò perché mai avesse accettato quell'incarico.

In uno dei tre tavoli riconobbe il professor Durfee. Non che Nels gli aves­se fornito una descrizione dettagliata, ma quell'uomo era l'unico che potes­se vagamente coincidere.

Stuart si sfilò il fido zaino dalla spalla e si sedette davanti al pro­prio uomo.

«Professore» lo salutò Stu e questi gli diede il benvenuto con un sorriso tirato e benevolo.

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