Evelyn
«Sta arrivando?»
«Non ancora.» Grace, tornò a sbirciare il corridoio, lanciando un'occhiata di tanto in tanto alla nostra stanza.
«Continua a controllare.» Strappai un altro pezzo di scotch e lo attaccai al di sopra della finestra per fermare una delle estremità del filo che manteneva la scritta Happy Birthday.«Forse è lei!» Mi voltai di scatto rischiando di cadere dalla sedia. «No, mi sbagliavo... continua pure a lavorare, sta venendo benissimo.» La bionda alzò il pollice, in segno di approvazione.
Tirai un sospiro di sollievo e tornai a volgere lo sguardo alla vetrata di fronte a me.
Avevamo deciso di allestire la nostra stanza per il compleanno di Rose e provare a risollevarle il morale, dopo la conversazione avuta con suo padre e il direttore Harris nel suo studio. Non ci aveva raccontato molto su quell'incontro, si era limitata a riferirci, che forse se ne sarebbe andata via. La mia speranza di vedere un loro possibile chiarimento, era svanito nel momento esatto, in cui l'avevo vista tornare da noi con le lacrime agli occhi.«Allison ce la fai?» Chiesi alla ragazza albina, correndole in aiuto.
Poggiò la mano sulla superficie riflettente per sorreggersi.
«Scusami, Ev. Non mi sento molto bene.»
«Aspetta, ci penso io.» La rassicurai, prendendo il suo posto e salii sullo sgabello che ci avevano gentilmente dato le infermiere, per finire di preparare la stanza.
«Ancora gli effetti collaterali della nuova cura?» Domandai, attaccando anche l'altra estremità della scritta. Tornai con i piedi sul pavimento e indietreggiai di qualche passo, per assicurarmi che le lettere fossero posizionate tutte alla stessa distanza.
Annuii soddisfatta, notando come dei semplici palloncini e festoni colorati, avessero reso l'ambiente intorno a noi meno sterile e asettico.
«Harris dice che devo aspettare ancora qualche settimana prima di stare meglio.» spiegò affranta, asciugandosi la fronte sudata con il dorso della mano.
Allison soffriva di schizofrenia, ce l'aveva confessato il giorno precedente durante il pranzo, colta da un momento di fragilità. Stava combattendo contro una delle tante fasi acute della sua malattia e contro il nuovo trattamento farmacologico.
«Sono sicura che presto ti sentirai meglio.» Cercai di confortarla e le strinsi una spalla in maniera affettuosa.
La ragazza si abbandonò a un abbraccio sentito, poi la voce di Grace ci interruppe.
«Eccola, ragazze!»
Come una scheggia impazzita corse verso di noi, afferrandoci per un braccio e ci trascinò dietro il suo letto. Ci abbassammo e attendemmo che la festeggiata entrasse nella stanza, pronte a riempirla d'affetto. Quello stesso sentimento, che a volte, la allontanava dal resto del mondo.
I preparativi per il suo compleanno erano iniziati tre giorni prima, quando io, Grace e Allison, ci eravamo ritrovate nella sala dell'arteterapia. Inizialmente, la bionda aveva proposto di organizzarle una sorpresa coinvolgendo tutti i pazienti e lo staff medico nella mensa. Opzione che avevamo abbandonato dopo pochi minuti, ricordandoci che forse, quel contesto l'avrebbe fatta sentire in difficoltà.
Niente di grande. Poche persone, nel luogo dove lei poteva sentirsi a suo agio.
«La ringrazio di cuore dottor Harris, le prometto che mi impegnerò a stare meglio.»
La voce sommossa della nostra compagna si fece più alta, poi i suoi passi presero a risuonare nella stanza.
«Sorpresa!» Esclamammo all'unisono, balzando in piedi e correndo verso di lei.

STAI LEGGENDO
Feelings Hunt
FantasyA Portland, in una sera di fine maggio, una diciassettenne tenta il suicidio tra le mura della sua cameretta. Tuttavia, il piano della giovane fallisce e, una settimana dopo, si ritrova a volare oltreoceano con il padre per farsi ricoverare in una d...