8. Albert Abagnale.

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«Hey Albert!»

Disse Torres non appena Albert Abagnale, l'avvocato, rispose a telefono.

«Fabio! Come va?» rispose con tono allegro l'amico.

Si conoscevano da tanto tempo, da quando lo sbirro si era trasferito qui e da subito avevano instaurato un grande rapporto di amicizia. Ci sono sempre stati l'uno per l'altro.

L'agente era quello che commetteva guai e l'avvocato era quello che lo aiutava, ed in fondo le cose non erano cambiate.

«Tutto tranquillo. Perché sabato non sei venuto alla festa dei 28 anni di Jenny?»

«Jenny, la ragazza che mi tradì con mio cugino? No grazie, non ci tengo.»

Torres rise.

«Oh ma andiamo! Ancora ci pensi?»

«È una stronza! Mi tradì il giorno del mio compleanno!»

«Si, ma ammettiamolo. Non eri alla sua altezza.»

«Vaffanculo.» e staccò la telefonata.

Giocavano sempre in questo modo, si offendevano e dopo due minuti entrambi risultavano occupati al cellulare perché entrambi si stavano chiamando.

A quel punto il biondo decise di accendere la tv nell'attesa che il suo telefono squillasse nuovamente e lo squillo non tardò ad arrivare.

«C'è qualcosa in particolare per cui mi hai chiamato? Di solito mi chiami solo nel weekend.»

«Cazzo Albert! C'è una partita di basket epica tra venti minuti!» ammise con entusiasmo.

«Chi gioca?»

«Los Angeles Lakers contro Miami Heat.» disse con gli occhi puntati sul televisore al plasma.

«Arrivo, prepara i pop corn.» e staccò.

Fabio si alzò dal suo comodo divano in pelle bianca e si diresse nella sua cucina rigorosamente in legno. Lo adorava ed era presente in ogni angolo della casa.

Accese il microonde e si soffermò a guardare come scoppiettavano i pop corn in quell'elettrodomestico.

Era, nel frattempo, assorto nei suoi pensieri chiedendosi se l'amico avrebbe mai accettato di occuparsi di una causa che riguardava una carcerata omicida e spacciatrice.

Non sapeva il perché, ma voleva liberare quella ragazza e questa era una delle poche, se non l'unica, possibilità di salvarla.

«Tu per chi tifi? Io Lakers, ovviamente.» chiese l'avvocato ancora ignaro della futura richiesta dell'amico.

«Anche io. Dobbiamo tifare per la nostra patria, dico bene?» chiese con un sorriso sghembo.

«Sta zitto! Tu sei spagnolo!» disse con tono scherzoso.

«Si, ma vivo qui da sette anni ed è da quando vivo a LA che seguo il basket. Quindi..»

«Non hai scuse! Non sei americano. Adesso zitto, che inizia.»

«Devo chiederti un grande favore, vuoi prima goderti la partita o preferisci sapere subito?» domandò con timore.

«Cosa c'è?» sbuffò.

«Ho conosciuto una ragazza, ha 25 anni.»

«Oh ma è meraviglioso! Bacia bene?»

Era sempre così Abagnale. Aveva una mente perversa e il suo unico obbiettivo era quello di divertirsi seppur conosceva i limiti imposti dalla legge, in fondo era avvocato ed era colui che liberava lo sbirro dai guai.

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