34. «Non più.»

97 1 0
                                    

Era passata una settimana, Fabio non si era fatto più sentire e Gisele continuava a vivere a casa Abagnale.

Pensò come quella fosse la sua vera casa, era il luogo in cui andava quando stava bene e quando stava male.

Non poteva ancora credere al fatto che Fabio l'avesse praticamente cancellata dalla sua vita. Lei non aveva più messo piede in casa Torres e lui non l'aveva più cercata. Dopo quella chiamata e quel messaggio era sparito, come se fosse un fantasma.

Vivere con Albert era sempre stato un piacere, ma adesso stava male. Si sentiva fuori luogo e sapeva che la sua tristezza stava contagiando anche la cheerleader e l'avvocato.
Era ormai una settimana che era in casa e non metteva piede nemmeno in giardino.

Annie era abbastanza stufa di questa situazione.
«Vestiti, andiamo al centro commerciale.» disse sullo stipite della porta della sua camera.
«No!» il suono arrivava soffocato visto che la mora si trovava con la testa affondata nel cuscino.

«Alzati!» si avvicinò e la strattonò per un braccio, voleva fare qualcosa. Erano sette fottuti giorni che quella ragazza era seduta su quel cazzo di letto.
Sbuffò cinque/sei volte, poi decise di alzarsi ed entrò in bagno.
Si soffermò sulla sua figura allo specchio.
Aveva due grosse occhiaie e sembrava un panda per tutto il trucco, che Annie le metteva, colato.

Era davvero possibile ridursi così per un ragazzo?
Sopratutto lei?
Quella Gisele Stevens?
Si rese conto che se Fabio non la cercava allora forse non era davvero innamorato, questo la fece stare male, ma forse sarebbe anche servito per una svolta.
Non l'avrebbe mai potuto dimenticare, ma magari sarebbe potuta andare avanti e provare a sorridere di nuovo.

«Okay sono pronta.» fece un debole sorriso. Indossava un jeans e una canotta gialla, molto semplice.
Annie le fece un sorriso e con un movimento della testa la invitò ad uscire di casa.
Dato che nessuna delle due aveva l'auto aspettarono il bus.
Dopo dieci minuti di attesa più venti minuti in quel veicolo arrivarono.

«Ti va di prendere un frullato?» a Gisele non andava molto di fare shopping e sperò di convincere l'amica, che stranamente accettò.

«Ma il tuo capo non ha detto nulla della tua assenza in questi giorni al bar?» chiese mentre aspettavano il cameriere. Da quando era in casa Torres non era più andata a lavoro e le uniche chiamate che riceveva erano del proprietario.
«Ieri sera mi ha inviato un messaggio, sono stata licenziata.» ammise e osservò indifferente il menù.

Annie spalancò la bocca.

«Che cosa?! Perché!?» domanda abbastanza banale date le circostanze.
«Non mi presentavo...no?» domanda retorica.
«Sei una cretina, ti sei fatta rovinare da Fabio solo perché ti ha detto quelle cose. Dovevi reagire, sei diventata una debole.» era un insulto, ma servì per farle aprire gli occhi. Era troppo triste per essere Gisele Stevens, non andava affatto bene.
«Non mi interessa, ho sempre pensato di cercare un altro lavoro. Finire tutti i giorni alle tre di notte non è il massimo.» ammise e alzò la mano per farsi vedere dal cameriere che in pochi minuti prese le loro ordinazioni.
«Sei diventata ancora più menefreghista, ma non per Fabio.» non accetta come l'amica si comporta a e voleva vedere cosa avrebbe risposto.

«Mi sono resa conto che l'amore fa schifo, per la seconda volta. Il problema è che per quanto faccio schifo tutto questo, io lo amo. Ci sto male e non posso farci nulla, tu mi dovresti appoggiare.» sputò e la osservò come per ammonirla.

«Capisco tutto quello che dici, però devi provare ad andare avanti...Grazie.» disse poi al cameriere che aveva portato i frullati alla fragola.

«È quello che farò da oggi.» giocò con la cannuccia e osservò l'ambiente.

Predominava il verde, tutto l'arredamento era di questo colore. Sulle pareti bianche c'erano vari quadri, rappresentavano parecchie città. Erano tutti in bianco e nero e desiderò di volere prendere un aereo per ogni metropoli rappresentata.

You're my freedom.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora