27. Hollywood.

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«È davvero un posto meraviglioso, adoro la calma.»

Erano le otto del mattino e si trovavano nel parco più grande e bello di tutta Los Angeles. Distava pochi passi della spiaggia e dal centro, ma era ugualmente un posto tranquillo.
Adorava il fatto che Fabio le avesse proposto una "giornata Fab e Giz", o almeno lui così l'aveva chiamata, ma era stata svegliata dal ragazzo stesso alle sette di mattina con una secchiata di acqua gelida.

Urlò e lo inseguì per tutta la casa, fin quando non le venne la brillante idea di gettargli in faccia il latte che stava per bere Albert.
Al era davvero furioso, la notte precedente non aveva dormito per colpa del caldo afoso e di conseguenza era già nervoso.
Dopo aver imprecato contro i due, si rese conto di non poterli picchiare e così decise di fare colazione ad un bar e poi ritornare a casa. L'obbligo era però che i due fidanzati dovessero sistemare tutto e farsi trovare anche pronti.
Sembrò praticamente un'impresa e se ci fossero riusciti avrebbero fatto un nuovo record mondiale.

Mancavano quindici minuti alle otto e la porta di casa si aprì e tutto quello che l'avvocato trovò fu ordine e Gisele già pronta, i suoi capelli non erano del tutto asciutti ma lei era solita non asciugarli del tutto.
Voltò lo sguardo verso lo sbirro e notò che indossava una sua maglietta.
Fabio chiese perdono, ma la sua era sporca di latte e non poteva indossarla, così dopo essersi inginocchiato e averlo supplicato, Abagnale gli lasciò tenere la maglia e i due innamorati uscirono di corsa da casa.

«Già, è il mio posto preferito. Appena arrivai in questa città fu il posto che mi colpii di più e dove c'ho passato la maggior parte delle mie giornate. È qui che ho conosciuto Albert.»

Disse dopo aver preso una piccola pausa del sua discorso precedente.

Per tutto il tempo aveva lo sguardo puntato davanti a se, probabilmente mentre parlava tutte le immagini di lui e il migliore amico apparirono, facendo spazio a tanti ricordi.
Tutto quello che invece fece Gisele fu guardare il biondo. Adorava come si muoveva la sua mascella mentre parlava, sarebbe stata lì ad ascoltarlo e guardarlo per il resto della sua vita.

Non aveva bisogno di altro, se non di lui. Era il suo primo pensiero al mattino e l'ultimo quando andava a dormire. Era l'unica cosa che le serviva nella vita, quando era con lui tutto spariva e le mille emozioni che provava per quell'uomo aumentavano a dismisura.
Se avesse potuto, o voluto, avrebbe pianto ogni giorno per quanto Fabio era dolce e gentile con lei, la faceva sentire una principessa e non era mai triste o spaventata, perché il suo principe azzurro era già lì.

«Giz, mi stai ascoltando?»

Si girò di scatto e la notò immersa nei suoi pensieri. Sventolò una mano avanti al suo viso e la ragazza si riprese da quello stato di trance.
Il biondo stava raccontando di un'avventura che aveva avuto con il migliore amico qualche anno fa, ma per la mora era molto meglio guardarlo che ascoltarlo, a quanto pare.

«Scusami, mi sono distratta un attimo.»

Sorrise e lo guardò per l'ennesima volta.

«Un attimo? Il mio racconto è durato dieci minuti e tu ti sei distratta tre secondi dopo il suo inizio!»

Sbuffò, voleva essere arrabbiato ma era divertito. Era incredulo da come si potesse distrarre in così poco tempo.

«Hai ragione, scusami. É che stavo pensando.»

Ammise e si stese sull'erba.

«A cosa pensavi bambolina?»

Si stese anche lui e poggiò un suo braccio sul ventre di lei per poterla stringere di più a se. Amava il profumo della mora, profumava di fragola e lui amava le fragole.

You're my freedom.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora