29. «È bravo?»

117 4 0
                                    


«Oh, ma guardate chi è tornata a casa.»
Corse alla porta e osservò la sua coinquilina che rientrava in casa dopo aver passato la notte fuori.
Sul viso di lei c'era un sorriso da ebete e sul viso di lui c'era un sorriso malizioso che si alternava a delle risate. Non poteva credere a quello che era successo.

«Ciao Al...» disse poggiando la borsa sull'isola della cucina.
Era ancora incredula, era stato tutto magnifico.
Dal picnic, al regalo a quello che era successo dopo...
Iniziò a ridere per quello che aveva fatto, la sua era una risata da persona felice.
Alcune persone iniziano a ridere quando sono troppo felici e questo è quello che successe alla Stevens.

«Allora come è stato?» chiese e si sedette.
«Magnifico, è stata la serata migliore della mia vita.»

Continuava a sorridere come una stupida.

«Non ho dubbi che sia stata la serata migliore della tua vita.» la guardò malizioso.

«Al! Smettila, non è solo per questo. "L'evento"-mimò le virgolette- è stato in se per se stupendo. Stiamo stati benissimo insieme.»  poggiò la sua testa sui palmi delle mani e iniziò ad avere gli occhi a forma di cuoricini.

«Siete perfetti insieme, per questo siete in sintonia.» era la prima volta che faceva un vero "complimento" alla coppia. Forse perchè lui è sempre stato un tipo da una settimana e via, ma non poteva negare quello che c'era tra i due e sapere che erano i suoi migliori amici, lo invoglia a dire cose che non avrebbe mai detto.

«È molto carino da parte tua, grazie.» fece per andarsene, ma venne fermata.
«Stop! Tu non vai da nessuna parte.» si parò davanti e la guardò negli occhi.

Gisele lo guardò stranita, perchè l'aveva fermata?

«È bravo?» si morse la guancia per non ridere.
La mora sgranò gli occhi.

«ALBERT! Ma sei coglione!? Non risponderò a questa domanda! Ma che cazz!»
Abagnale scoppiò in una forte risata, effettivamente era curioso.

«Vuoi che chieda a lui se tu sei brava?» incrociò le mani e la guardò come se fosse una sfida.
«Non lo faresti.» rispose con tono serio anche se era preoccupata.
«Lo sai vero che ci metto un minuto a chiamarlo al cellulare?» cacciò il telefono dalla tasca e lo sboccò.

Il desiderio di Gisele in quel momento fu che qualcuno rubasse quel cellulare, era ansiosa adesso.

«No ti prego no!» chiuse gli occhi come se non volesse vedere quello che sarebbe successo, ma moriva dalla voglia di capire che cosa l'avvocato avrebbe fatto e così li riaprì.

«Sono sul suo contatto, o me lo dici o lo chiamo.»

Era davvero un grandissimo stronzo, non poteva chiederle una cosa del genere. Era troppo serio per sembrare uno scherzo, o era un ottimo attore oppure non scherzava.

«Sei un grandissimo stronzo.» socchiuse gli occhi e il ragazzo alzò le spalle come se non gliene importasse di quell'offesa.

La guardò per un'ultima volta e la incitò a parlare.
Occhi azzurri sbuffò.

«Si.» disse semplicemente, non voleva aggiungere altro.
«Oooh! Sono felice che allora è andato tutto bene.» la abbracciò e la fece ridere.
«Ti odio.» rise e salì le scale.
«Ammetti che mi ami e che avresti voluto farlo con me!» urlò.

La donna scese le scale velocemente.

«Ma la vuoi finire!? Perchè mi dici queste cose!» voleva sembrare arrabbiata e seria, ma come il caro vecchio Fabio aveva detto, nella recitazione faceva schifo.
Così tutto quello che fece fu un sorriso e un tono divertito.

You're my freedom.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora