25. Pizza.

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«Come ti sei conciata?!»

Chiese senza tatto l'avvocato.

La ragazza indossava un vestitino rosso e tacchi a spillo neri che, probabilmente, erano venti centimetri.

«Perché non sto bene?»

Iniziò ad andare nel panico, aveva paura che il vestito la facesse sembrare grassa o cose così e mentre camminava avanti e indietro pensava a quale altro vestito era nel suo armadio.

«Gisele! Calma! Stai benissimo, il problema è che Fabio verrà qui a casa e mangerà una semplice pizza con noi. Non avete nessun appuntamento galante. Cambiati, mettiti un bel paio di jeans e una maglietta particolare. Ti troverà stupenda lo stesso e lo sai.»

Le diede un'amorevole pacca sulla chiappa per incitarla ad andare di sopra.

La mora sbuffò consapevole, forse, del troppo lusso e cercò qualcosa di carino ma semplice. Un'impresa per una donna.

Mancavano quindici minuti alle otto di sera, di conseguenza quindici minuti all'arrivo dello sbirro. Cosa avrebbe scelto in quel breve arco di tempo?

«Vado io!»

Urlò Albert dal pianto di sotto. Cazzo, era già qui!

Decise quindi di darsi una mossa e optò per un paio di jeans scuri e una canotta larga bianca con delle scritte e una scollatura sulla schiena.
Si diede un'ultima occhiata allo specchio, poi decise di scendere. I due amici stavano parlano già da qualche minuto.

Aveva indossato un paio di scarpe aperte con la zeppa e in quel momento le scale diventarono un incubo.

E se fosse caduta?

Iniziò ad agitarsi, così scese un gradino per volta con molta calma e cercò di non farsi sentire per fare una sorpresa, o almeno per non far notare la sua lentezza su quelle scale.

«Buon salve!»

Cercò di essere spiritosa, ma a quanto pare nessuno rise.

«Hey.»

La voce di Fabio era dolce e tenera, sembrava quasi la voce di un padre che parlava ad una figlia di soli otto anni. Dolcezza pura, insomma.

Si abbracciarono e rimasero così per almeno dieci minuti, ad Albert tutto questo sembrava assurdo e ridicolo tanto da scoppiare a ridere.

«Cosa c'è di così divertente in un abbraccio?»

Chiese scettica la ragazza.

«Nulla, è solo che mi sembra strano e le cose strane mi fanno ridere.»

Ammise e andò in salone.

Era la risposta più assurda che Gisele avesse mai sentito, era totalmente ridicolo quello che aveva detto e si stava domandando se fosse addirittura ubriaco. La coca cola gli dava alla testa!
Diede un'occhiata scettica al biondo che la guardò e scrollò le spalle,  entrambi erano abbastanza sconvolti.

«Vorrà dire che ci dovremo fare l'abitudine.»

Disse con tono frustato facendo riferimento al comportamento di Albert.

«Ah..sei bellissima.»

La mora arrossì, adorava quando Fabio, il suo Fabio, le faceva i complimenti.

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Erano tutti e tre seduti e stavano mangiando la pizza, avevano un ottimo aspetto e un odore divino.

«Mio dio, dove le hai prese queste pizze?»

Domandò Gisele riferendosi all'avvocato.

«Alla pizzeria all'angolo, hanno un nuovo pizzaiolo. È italiano, quindi..»

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