18. «Il problema è che io non voglio nessuno in stanza che non sia tu.»

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«Non ci posso credere, te ne stai andando davvero. Lo avresti mai detto?»

Sorrideva e piangeva allo stesso tempo.

Era felice che Gisele andasse via da quell'inferno, ma era la sua unica vera amica ed era difficile dirle addio.

In fondo lei sarebbe rimasta lì dentro per altri diciassette anni, come poteva non sentirne già la mancanza?

«Già.-tirò su col naso.- Sono felice di andare via, ma vorrei che tu potessi venire come me. Sei stata fondamentale nella mia vita, non ti dimenticherò mai.»

Si abbracciarono fortissimo, sapevano che tra qualche manciata di minuti sarebbe arrivato uno sbirro per portare via la ragazza e così occupavano il tempo che le rimaneva parlando e dimostrandosi affetto.

Posò le ultime cose nel suo borsone, aveva davvero poco da portarsi con se.
Rifece il suo letto, piegò la tuta da carcerata e indossò i vestiti di quando venne arrestata.

Buffo, no?

Era entrata e uscirà di lì con gli stessi abiti. Sorrise dopo questa riflessione. Annie la guardò incantata.

«Perchè mi fissi in quel modo?»

Fece una risatina.

«Perchè sei bellissima, è davvero bello vederti con qualcosa che non sia quell'uniforme. Spero che sarai sempre alla moda, lo sai quanto ci tengo!»

Abbracciò di nuovo l'amica, non ne aveva mai abbastanza.

«Sta tranquilla, ti prometto che sarò alla moda solo per te. Sarà il mio ringraziamento per tutto quello che hai fatto per me.»

Si asciugò prontamente una lacrima e si sedette per l'ultima vota su quel letto.

«Adesso dove andrai a vivere?»

Chiese innocentemente.

«Non ne ho idea, io affittavo una casa e ho saputo che tutti i miei vestiti sono stati portati in commissariato. La signora che mi affittava la casa è stata molto gentile. Adesso il problema è che non ho soldi, nemmeno per dormire in albergo. Non ho idea di come fare.»

«Senti qui, quando esci vai a prendere i tuoi vestiti e poi chiami ad Albert. Vedrai che ti ospiterà.»

Sorrise, aveva avuto l'ennesima buona idea.

«Si, il problema é che non ho il suo numero di telefono, né tantomeno un telefono. Mi è stato detto che mi hanno conservato solo i vestiti, il resto per loro è superfluo e hanno buttato tutto.»

Ammise e sbuffò.

«Fatti dare il numero da Fabio e poi chiama con una cabina telefonica! Mio dio Gisele, ti stai facendo problemi inutili!»

Come poteva l'amica non trovare da sola soluzioni così semplici?

«Okay, hai ragione. Ma devo per forza parlare con Fabio?»

Non voleva rivolgergli la parola dopo che era stato così cattivo al processo. Lo aveva ringrazio con tutto il cuore e lui ha pensato che fosse meglio rispondere male.

Certo, lei era una ragazza forte e determinata, ma l'amore non l'aveva aiutata ad esserlo ancora di più. Anzi, l'aveva sfibrata, era forte solo all'apparenza dentro era più fragile di una di quelle statuine di cristallo che ti regalano ai matrimoni.

Basta un piccolo gesto per farla rompere in mille pezzi, e a lei mancava davvero poco per rompersi del tutto.

Continuava ad amarlo, nonostante tutto quello che era successo. Lo riteneva ancora fondamentale nella sua vita e per un attimo ebbe paura.

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