28. «Ti piace?»

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«Albert!»

La porta di casa venne sbattuta con forza ed una Gisele preoccupata e arrabbiata fece irruzione nel salotto, mentre l'avvocato guardava un film di spionaggio.

«COSA URLI?» Si ritrovò ad urlare più forte di quanto l'amica fece in precedenza, ma non ci fece caso.

«Dobbiamo parlare, urgentemente.» si sedette sul divano beige e lo guardò con volto serio.

«Ehm..io starei guardando un film. E mi sta anche piacendo.»

Balbettò e cercò di convincerla.

«No, Al. Dobbiamo parlare, il film lo vedi dopo!» rubò il telecomando e spense la tv.

«MA TI HO ANCHE DETTO CHE MI STAVA PIACENDO! Potevi abbassare il volume ma lasciare acceso!»

Si alzò di scatto e indicò il televisore da cinquanta pollici, ne era innamorato.

«Se riaccendo e abbasso il volume mi ascolterai e finirai di urlare come un pazzo isterico? Quella che ha un problema qui sono io!»

Il ragazzo annuì e colori e facce ricomparirono sullo schermo.

«Avanti dimmi.» sbuffò e fece un cenno con la mano per farla parlare.

«Oggi..al nostro picnic...»

«Ecco, appunto. Sono le sette e mezza di sera, quando cazzo dura un picnic?! Tu per le tre dovevi essere a casa!» ragionò ed era così, nessuna scampagnata dura dalle otto di mattina alle sette e mezza di sera.

«Albert! Fammi parlare porca miseria!» agitò le mani e proseguì.

«Dovevamo farlo, ma poi parlando di Hollywood gli ho detto che non ci sono mai stata e così ha deciso di portarmi. Il problema è che ha detto che sta sera faremo il picnic e che staremo soli soletti. Ho paura di quel "soli soletti".»

«CHE COSA?!» era sbigottito.

«Si, hai capito ben-» non ebbe il tempo di finire la frase che venne interrotta.

«Oh ma andiamo non è possibile! Come ha fatto a non morire dopo essere andato a finire sotto un camion!» non aveva sentito una parola del discorso dell'amica, era troppo occupato a cercare di capire le cazzate che venivano proiettate.

Gisele, si arrabbiò molto e così decise di spegnere la tv e lanciò il telecomando in giardino.

Magari in questo modo avrebbe prestato attenzione.

«MA SEI COGLIONA?!» si alzò e la guardò sconvolta.

«Ho tolto il problema, così adesso mi ascolterai.» era stranamente tranquilla e orgogliosa della sua azione.

«Okay, va bene! Ripeti tutto e adesso sarò anche costretto ad ascoltarli!» sbuffò e andò in cucina per prendere una coca cola, si concentrava meglio bevendola.

«CHE COSA?!» ecco che la scena si ripeteva, ma questa volta aveva sentito tutto.

«Non puoi non essere mai andata ad Hollywood. Sei la vergogna di Los Angeles.» le fece uno sguardo disgustato che poi sfociò in una risata.

«Si, lo so. Faccio schifo, ma il problema rimane quel "soli soletti."»

Ammise e si torturò le mani mentre il suo sguardo era basso anche un po' per la vergogna.

«Non capisco dove sia problema.»

Era serio, sapeva quanto alla ragazza piacesse Fabio e quindi non gli sembrava un dramma. Cosa che invece era per Gisele.

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