6. Amori e speranze.

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Passò una settimana dal suo arrivo in carcere.

Le cose erano migliorate-se così si può dire di una vita lì dentro- Gisele e Annie erano diventate amiche.

Annie aveva solo 21 anni e di conseguenza spesso si ritrovava a parlare con aria sognante di qualche ragazzo che aveva conosciuto al liceo o di George stesso. Lei lo amava, seppur lo aveva ucciso e questo anche Gisele lo aveva capito e adesso non faceva più caso all'assurdità della situazione Annie-George.

«Allora, sei fidanzata?» diretta, era sempre così la ex cheerleader. Si trovavano sedute al loro tavolino mentre mangiavano un'altra poltiglia che veniva definita "pranzo".

«No, purtroppo per te non ho un fidanzato.» spostò il suo sguardo sul piatto mentre l'amica la osservava e questo Gisele lo avvertiva.

Sentiva quei occhi castani puntati su di lei, e la cosa le dava fastidio.

«Come è possibile!? Mio Dio! Al mondo non c'è più religione!» la mora rise, l'aveva capita ormai; Annie era così, una ragazza solare che amava l'amore e tutti i sentimenti buoni. Avrebbe fatto di tutto per far trionfare il sentimento più importante e l'idea che la sua compagna non avesse un fidanzato la turbava parecchio.

«Perchè ti sconvolge tanto il fatto che non ne abbia uno?»

«Tu sei pazza! Non ti vedi!? Sei bellissima. Capelli castani, occhi azzurri, hai dei lineamenti stupendi e hai un fisico che fa invidia alle modelle!» ormai urlava e mentre la descriveva la indicava, come se avesse paura che Gisele potesse negare quello che lei stava dicendo.

«Diciamo che nella mia vita non ho avuto molto tempo per i fidanzamenti.»

«Oh cazzo..da quanto tempo sei single?» chiese con un volto sconvolto.

«Diciamo un paio di anni. Il mio ultimo fidanzato si chiamava Josh. Quando l'ho conosciuto avevo 23 anni, siamo stati insieme per sei mesi. Poi il mio "lavoro"-mimò le virgolette- non gli andava bene e così mi lasciò.»

«Tu?! Sei mesi fidanzata!?» Annie voleva ridere, ma credeva che tutto ciò fosse sconvolgente.

La sua amica fidanzata per sei mesi? Non ci avrebbe mai scommesso un dollaro su un fidanzamento così lungo.

«Mio dio, lo dovevi amare...» La mora si incupì.

«Si..hai ragione. Lo amavo. Quando mi ha lasciata sono stata male per tre mesi.»

«Lui non accettava quello che facevi?»

«No..provò a trovarmi un lavoro, ma io non potevo abbandonare così il clan! Si sarebbero vendicati se li avessi abbandonati! Sai? Stavo diventando importante e non potevo deluderli!»

«Aspetta, mi stai dicendo che hai dovuto scegliere tra il lavoro e l'amore e hai scelto il lavoro?»

«No, affatto. Io lo amavo, ed odiavo il mio lavoro. Come potevo scegliere quei quattro rimbambiti al posto di Josh! Gli avevo detto che avevo bisogno di tempo per andare via dal clan. Passò un mese e ancora non ne ero uscita, così mi lasciò.»

«Oh, mi dispiace così tanto!» alla bionda scese una lacrima e si avvicinò a Gisele, che si era seduta sul letto, con l'intento di abbracciarla. Ma occhi azzurri riprese a parlare.

«Io..io ho dato tutto il mio amore a lui. Insieme eravamo stupendi, tutti i suoi amici dicevano che eravamo perfetti. Fu il primo, e per ora ultimo, a cui mi sono donata.» aveva lo sguardo rivolto verso il pavimento.

«Oh mamma! Volevo esserci! Avrei tanto voluto esserti amica in quel periodo. Eravate stupendi, immagino.» questa volta l'abbracciò. Non si fece fermare dalle parole della "coinquilina".

Voleva dirle che c'era e un abbraccio lo dimostrava nel migliore dei modi.

«Sai cosa? Mi diceva sempre quanto mi amasse, ma non ha accettato la mia vita e non mi ha aiutato a migliorarla. Credo che lui mentisse, quando invece io mi sono aperta a quell'uomo come non avevo mai fatto prima. Quando ero con lui non esistevano droghe, omicidi e clan. Eppure non ha apprezzato tutto ciò.»

«È uno stronzo, e ti appoggerei se tra le tre persone che hai ucciso ci fosse anche lui!» Gisele rise.

«Quando ho ucciso la terza, e ultima, persona avevo 20 anni. Ancora non lo conoscevo.» Annie fece per parlare, poi si fermò.

«Cosa vuoi sapere cheerleader? Perché ti sei bloccata?» mostrò un sorriso stupendo, uno di quei sorrisi che si fanno dopo che hai lottato tanto.

Ed era così, Gisele aveva lottato. Aveva lottato per uscire da quel clan, ma poi si arrese e diventò ancora più importante all'interno di esso. Aveva lottato per il suo vero amore, ma l'aveva perso. Aveva lottato per ritrovare sua madre e suo padre, ma non ci riuscì.

Annie notò quel sorriso sincero e disse «Chi sono le tre persone che hai ucciso e a quanti anni le hai uccise?» dopo aver sentito quelle domande Gisele si agitò, non voleva rispondere a questo.

Parlare di quei tre omicidi era una delle cose che più odiava. Sapeva di aver sbagliato e di come la colpa non fosse del tutto sua. Non voleva raccontare tutto, ma notò nel volto dell'amica curiosità e speranza e così decise di rispondere con il minor numero di parole.

«Li ho uccisi-si fermò, quella frase la colpiva ogni volta che la pronunciava- quando..quando avevo 20 anni, successe tutto nel giro di una settimana. Erano due uomini ed una donna.» seppur era una cheerleader non era stupida, capì che la cosa turbava la ragazza e così chiese scusa per averle fatto quelle domande.

Di tutta risposta Gisele scrollò le spalle, voleva cambiare argomento e sperò di farlo con quel gesto. Annie fece per parlare di nuovo ma la porta si aprì.

«Dio grazie.» pensò la Stevens.

«Stevens, il tuo processo ci sarà tra quattro, cinque, mesi al massimo.» quella voce era pura musica.

La adorava, la faceva sentire protetta ed era una sensazione stupenda.

«Grazie Fabio.» rispose con una voce rotta dal pianto e una tristezza sul suo volto.

«Bambolina, tutto bene?» da una settimana a questa parte "bambolina" era il suo soprannome, ed ogni volta che Torres lo pronunciava lei si sentiva importate.

«Si..va tutto alla grande.» «Lo sai che non sei brava a mentire? Senti, non so se lo sai, ma nella vostra ora di libertà potete anche chiedere di parlare con noi sbirri. E mi farebbe piacere se tu lo facessi.» aveva sorriso e Gisele stava bene.

Quel sorriso la mandava in palla e la gentilezza di quel ragazzo la stupiva ogni giorno di più.

«Sei molto gentile, grazie. Magari lo farò.» rispose sorridente.

«Grande! Ora devo andare, qui è tutto tranquillo. Ciao Tresir, ciao bambolina.» si voltò e chiuse la porta alle sue spalle.

«Vi ci vedo bene insieme.» disse d'un tratto Annie.

«Non dire cazzate, è uno sbirro e io sono una carcerata a vita.» rispose ancora con un mezzo sorriso.

«Smettila di dire che starai qui dentro a vita! Trova un modo per far decadere le accuse sugli omicidi e prova a ridurre la pena per droga. Nel giro di due/tre anni potresti essere fuori!»

«Stronzate, non posso mai riuscirci.»

«Posso chiederti una cosa?» non aspettò la risposta «Non sei stata tu a voler uccidere quelle persone. Dico bene?»

«Come lo hai capito?»

«Quando ti ho fatto quelle domande..ho visto il tuo sguardo. È lo stesso sguardo che ho io quando parlo dell'uccisione di George. Entrambe non lo abbiamo fatto volontariamente.»

«Già, hai ragione. Mi costrinsero e io li ho supplicati di non farmi sparare, ma nulla.»

«Bene! Allora dillo al processo e trovati un buon avvocato!» detto questo entrò in bagno con la sua borsa per i trucchi, lasciando Gisele in preda a tante emozioni e alla speranza di poter vedere la luce del sole al di fuori delle sbarre.

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