In poco i giorni che li separavano dal Natale scivolarono via e la ricorrenza tanto attesa arrivò. Quel giorno era la Vigilia e per le strade di Tokyo c'era un fermento di persone inverosimile, tanto che si faceva fatica persino a camminare. Strawberry stava passeggiando assieme a Mimi e Megan, discorrendo dei regali che avrebbero dato e ricevuto. -Dicci, Strawberry, cos'hai regalato a Mark?- chiese Mimi fissandola curiosa. L'amica la guardò dapprima stupita per la domanda, poi arrossì. -Ehm....-Su, non farti pregare!- la incalzò la morettina, ma lei scosse la testa, cercando di convincerla a gettare la spugna. All'ennesimo rifiuto anche Megan iniziò a farle domande, tentando di convincerla. -Uffa! E va bene!- sbraitò esasperata Strawberry. Qualche passante la guardò male dopo aver sentito il suo urlo isterico. Rapidamente la ragazza, accortasi degli sguardi, s'infilò in un bar con le amiche e presero posto ad un tavolo. -Mi avete fatto fare la figura della scema...- brontolò coprendosi il viso per la vergogna. -Sì, sì, ma adesso dicci tutto.- le due liquidarono in fretta la faccenda, avendo altri interessi. D'altronde essendo single non avevano altro da fare che preoccuparsi (impicciarsi) del rapporto tra Strawberry e Mark. -Cosa gli hai comprato?-Niente.- fu l'immediata risposta. Le due ragazze rimasero allibite. Come niente? Be', allora dove era finito il grande amore che la loro amica nutriva per il ragazzo più popolare del polo scolastico? Si era già spento?-Prego?-Non gli ho comprato nulla.- ripetè calma l'altra. Al sentirselo dire di nuovo le sue amiche ammiccarono, praticamente sgomente. Strawberry avendo capito di averle shockate decise di chiarire la situazione. -Ho fatto tutto io.- aggiunse.-Cioè? Cosa hai fatto per la precisione?- chiese Mimi, leggermente meno shockata di Megan. -Gli ho confezionato una sciarpa.- rivelò finalmente la mew neko arrossendo per l'imbarazzo. Subito le due balzarono sulle sedie e si sporsero sul tavolo. -Vuoi dire che gli hai fatto con le tue mani una sciarpa?- chiese esaltata la biondina. -Sì, con i ferri.- confermò, scostandosi leggermente. -Wow Strawberry!! Sei proprio innamorata!- esclamarono attirando l'attenzione di qualche cliente. -Zitte!- la rossa si affrettò a zittirle, tappando loro la bocca. Sospettosa si guardò intorno, ma per fortuna le poche persone che si erano interessate a loro erano già tornate alle loro occupazioni. -Adesso vi lascio, ma abbassate la voce.- ingiunse. Le due annuirono e lei si decise a liberarle. -Scusaci...- mormorarono. La rossina scosse la testa sorridendo come ad incitarle a dimenticare il fatto. -Comunque sei proprio fortunata...- aggiunse Megan.-Fortunata?-Sì, ad avere un tipo come Mark.- si spiegò la bionda. -Eh sì, è vero.- ammise arrossendo. -Ma non vi preoccupate, anche voi, presto o tardi, troverete il ragazzo giusto.- le rassicurò. Le due ragazze si scambiarono uno sguardo sconsolato per poi sospirare. -Su, non fate così!- Strawberry cercò di risollevar loro il morale. -Lo troverete... non c'è nessuno che vi piaccia?Nuovamente le due si scambiarono un'occhiata per poi sospirare nuovamente. -Sai già chi ci piace.- le ricordarono in un sussurro. -Davvero?- fece lei lenta a capire. -Ma sì, Ryan e Kyle!- Mimi e Megan le sbatterono in faccia i nomi come a ricordarle che con loro era stato un fallimento. -Già... loro due.- annuì rabbuiandosi. Purtroppo ricordava ancora l'occasione in cui le sue amiche avevano trovato il coraggio e si erano dichiarate, ottenendo però un gentile rifiuto da Kyle e un secco no da Ryan. Al solo pensarci le veniva una rabbia...!-Non fare quella faccia. Non è stata colpa tua.- la rassicurò la sua amica dagli occhi azzurri. -Sì...- Strawberry si sforzò di sorridere e l'altra le poggiò una mano sulla spalla come a volerla ulteriormente rincuorare. -Senti, ma per caso si sono fidanzati?- osò chiedere Megan. La mew ammiccò un paio di volte. Non poteva credere che pensassero ancora a loro! Allora erano proprio innamorate! O forse solo cieche... guardandole però non se la sentì di non rispondere e quindi le assecondò.-Ehm, che io sappia sono entrambi liberi.- ammise vagamente nervosa. -Veramente?!- esclamò la bionda tutta contenta. L'altra stava per rispondere, ma Mimi la precedette e contagiata dall'entusiasmo della compagna chiese:-Anche Kyle?! Ne sei sicura...?La rossa annuì lentamente. -E' troppo grande per te, lo sai...-Già, è vero.- le diede ragione l'amica. Ecco, era tornata in sé: già da quella fatidica volta aveva capito che tra lei e il sorridente cuoco non ci sarebbe potuto essere nulla perché lui aveva parecchi anni in più e inoltre il suo cuore apparteneva ad un'altra. -Sei sicura che Ryan non veda nessuna?- tornò alla carica Megan. "Dimenticavo: Megan non si è arresa e spera ancora di mettersi con quell'arrogante di Ryan.", ricordò a se stessa. "Sarà difficile dissuaderla...", concluse. -No, non vede nessuna. Credo...- rispose.-Come "credi"?- ripetè l'altra sospettosa. -Nel senso che non seguo Ryan ventiquattr'ore su ventiquattro e non mi intrometto nella sua vita privata!- sbottò lei. Ma che voleva, che lo pedinasse?!Alla risposta l'amica si calmò leggermente, ma tornò all'attacco subito dopo:-E non lo hai mai visto baciare nessuna?Strawberry stava per rispondere nuovamente di no quando le tornò in mente il bacio, per nulla innocente, che si era scambiata col ragazzo. Di colpo arrossì, assumendo un'insolita tinta aragosta. Per poco non le spuntarono anche coda e orecchie, ma quelle riuscì a trattenerle. -Strawberry? Che hai? Sei diventata tutta rossa.- domandò Mimi. L'amica sobbalzò:-Eh? No, niente! Non è niente!-Ne sei sicura?- indagò quella. -Non è che c'entra Ryan? Non lo hai visto con nessuna, vero?Al sentire pronunciare il nome del ragazzo sobbalzò nuovamente, arrossendo ancora di più se possibile. -Sì, sono sicura.-Mah, per me tra te e lui c'è un rapporto diverso dall'amicizia...- azzardò a dire Megan. Alla reazione alquanto inusuale dell'amica le si avvicinò e socchiuse gli occhi. -Ho indovinato?-Tra noi c'è un rapporto di odio: lui non fa altro che stuzzicarmi e schiavizzarmi, inoltre litighiamo tutti i santi giorni!- puntualizzò stizzita. -Sarà...- commentò poco convinta l'altra. Ritraendosi, scoccò un'occhiata a Mimi, che ricambiò: evidentemente era d'accordo con le supposizioni dell'amica. -In questo periodo però sei stata spesso al Cafè... vuoi dirci che hai litigato tutte le volte con Ryan?- Megan tentò nuovamente un affondo. -Be'... no, non proprio... c'era tanto da fare che...- balbettò Strawberry. -Vedi? In questo periodo non ci hai litigato.- rilevò compiaciuta della propria scoperta. "No, non ho litigato con lui, sono solo andata nella sua camera, ho lasciato che mi baciasse, gli sono saltata addosso, l'ho spogliato (non del tutto certo, ma sempre spogliato) e gli ho comprato un regalo...! Tutto sommato non ci ho litigato spesso!", pensò tra sé. -Sì, è vero, ma solo perché era convalescente!- si affrettò a precisare la ragazza. -Aha! E tu sei stata dolce e gentile, vero? Magari gli portavi la minestra e lo imboccavi...- Megan iniziò ad abbandonare la mente ad una delle solite fantasticherie. Solo che questa poteva degenerare e lei magari sarebbe arrivata a sospettare (per essere precisi indovinare) addirittura che si fossero baciati.-No! Cosa vai a pensare? Era Kyle che si occupava di lui! Io davo solo una mano al locale!- smentì nuovamente imbarazzata. -Sì, sì, ma...- stava per dire che lei non ci credeva per nulla quando la rossa s'immobilizzò e cacciò ad entrambe la testa sotto il tavolo, facendo poco dopo lo stesso.-Che succede?- chiese allarmata Mimi.-Shhh!- le intimò la ragazza. Lentamente sollevò il capo e sbirciò fuori dalla vetrina decorata con finta neve. -Meno male... se n'è andato.- sospirò facendo cenno alle due di raddrizzarsi. -Se n'è andato? Chi?- chiesero non capendo nulla di quello che stava succedendo. -E' appena passato Ryan.- rivelò abbassando lo sguardo. -Davvero?!- Megan balzò in piedi. -Seguiamolo!- e trascinò con sé le due amiche.Strawberry tentò di protestare, ma lei la ignorò.La bionda si mise a saettare in mezzo alla folla segno che l'aveva individuato. -Eccolo! È là davanti.- disse esultante indicando un punto davanti a sé. A fatica riuscirono a farsi spazio attraverso le innumerevoli persone ferme al semaforo e quando finalmente videro la strada del proprietario del Cafè non c'era più traccia. -Ma dov'è?- Megan si guardò attorno delusa. Poco dopo fu Mimi ad individuarlo. -E' dall'altra parte della strada.- disse indicando il marciapiede sull'altro lato. Sia Strawberry che Megan seguirono il dito ed individuarono il biondino. Indossava il suo giubbotto di pelle nera e al collo aveva una sciarpa rossa in tinta unita. Incedeva con la sua solita camminata spedita, ma elegante e, strano a vedersi, entrò in un negozio di articoli da regalo che aveva anche un piccolo reparto di gioielleria. "Cosa?! Ma perché è entrato in quel negozio?", si chiese stupita la rossa. Non fece in tempo a chiedersi altro perché si sentì strattonare e fu costretta a seguire Megan e Mimi sulle strisce pedonali, dato che il semaforo era diventato verde. Alla velocità massima consentita dalla moltitudine di persone che affollavano il marciapiede tentarono di raggiungere il negozio. Quando finalmente riuscirono ad affacciarsi alla vetrina, videro Ryan parlare con la cassiera e quella annuire e muoversi. Ecco, stavano per scoprire il motivo della sua visita al negozio quando un'ondata di gente ostruì loro la visuale, nascondendo completamente la scena. La folla si sfoltì in fretta, ma loro non avevano potuto seguire l'acquisto e poterono guardare solamente il ragazzo prendere il pacchettino ed uscire, dopo essersi nascoste per bene. -Strawberry, spiegaci.- impose Megan raddrizzandosi e spolverando via la neve dal lungo cappotto. -Sinceramente ne so quanto te.- ammise lei, sistemandosi il cappottino rosa bordato di pelliccia bianca. -Vuoi dire che non sai per chi può essere quel pacchettino?- chiese Mimi. Strawberry si voltò verso di lei. -No, ma sicuramente non è per me!- ci tenne a precisare. Ma non sapeva quanto si stesse sbagliando. Le due la guardarono rassegnate per poi incamminarsi e farle segno di seguirle. Stavano per entrare in un negozio di peluche quando un ragazzo che ben conoscevano si parò loro davanti.-Ciao ragazze!- salutò.Come fulminata la rossina alzò il capo e un sorriso smagliante le illuminò il volto. -Ciao Mark!- salutò a sua volta buttandogli le braccia al collo. Il moro, contento, le posò un bacio sui capelli. Mimi e Megan invece rimasero a guardarli, basite. Ogni volta che vedeva Mark Strawberry diventata sempre un'altra, assomigliava a un gatto, tante fusa e coccole gli faceva. -Ehm, Strawberry... noi dovremmo andare...- annunciò nervosa la morettina, di comune accordo con la bionda. Si sentivano di troppo e decisero di togliersi d'impaccio inventando la classica scusa di un impegno improrogabile. Al sentire la sua voce l'amica smise di occuparsi del proprio ragazzo e la guardò un po' dispiaciuta. -Siamo in ritardo...-Va bene, ci vediamo ragazze.- rispose. Quelle annuirono e li salutarono con un gesto della mano, ricambiato da Mark. -Allora... hai qualche impegno?- chiese riportando la propria attenzione sulla ragazza. -No!- rispose allegra lei. Al che il moro sorrise. -Ti va di fare una passeggiata?- propose porgendole la mano. Lei la guardò un attimo confusa poi annuì e la prese, gioiosa. -Dove vuoi andare?-Non saprei...- fece lei guardandosi attorno. D'un tratto le venne in mente una cosa. -Ah! Dovrei finire di comprare i regali per le ragazze.- disse, voltandosi a guardarlo con occhi supplichevoli. -Va bene. Andiamo.- acconsentì lui. Qualsiasi cosa fosse la accontentava sempre: non perché non sapesse dirle di no, ma per il semplice fatto che gli piaceva troppo vederla e farla felice. La rossa iniziò a canticchiare sommessamente e lo guidò in uno dei grandi centri commerciali del quartiere di Ginza. Come tutti gli altri giorni se non peggio, il centro commerciale era gremito di gente intenta negli ultimi acquisti natalizi. Con una certa abilità Strawberry riuscì a salire fino al piano che le interessava, trascinandosi dietro un alquanto disorientato Mark.-Caspita! Quanta gente...- commentò mentre salivano al piano superiore grazie alle scale mobili. In poco raggiunsero i negozi che interessavano alla mew neko e vi si addentrarono. -Senti, quanti regali ti mancano?- chiese interessato il moro. La fidanzata, troppo concentrata per rispondere, lo sorpassò ed esaminò un nuovo oggetto. -Strawberry?-Uh? Ah, sì, scusami. Devo prendere quello per Paddy e quello per Lory.- rispose dopo essersi riscossa. -Ma non so assolutamente cosa prende...- stava dicendo che non sapeva proprio cosa comprare quando trovò il regalo perfetto. -Eccolo!-L'hai trovato?- Mark si sporse in avanti, appoggiandosi sulla spalla di lei. Subito la ragazza s'irrigidì, arrossendo fino alla punta dei capelli. -Ehm... s-sì è questo...- disse mostrandogli un salvadanaio fatto a forma di scimmietta.-Scommetto che è per Paddy, vero?- tirò ad indovinare. Lei annuì nervosamente. -Sicuramente le piacerà.- concluse scostandosi. Come per magia Strawberry riprese a respirare. -Ne sono sicura!- esultò. -Ora non mi resta che trovare un regalo per Lory!E così passarono il tempo tra gli scaffali, cercando il regalo per l'amica e scambiandosi ogni tanto qualche innocente bacio. Alla fine uscirono dal negozio con tre pacchetti: oltre al regalo per le ragazze era saltato fuori anche quello per Kyle, dato che era stato disponibilissimo ad aiutarla sin da quando si erano conosciuti. -Scusa, ma non ti manca un regalo?- le fece notare Mark, mentre stavano uscendo dall'edificio. Strawberry si girò e lo vide chiaramente perplesso. Oddio, che si fosse veramente dimenticata il regalo di qualcuno?!-Come? Davvero?- domandò controllando all'interno dei sacchetti. -Non fai un regalo al tuo capo? Ormai l'hai fatto a tutti gli altri.- lo disse con l'espressione più innocente possibile, ma sotto sotto il solo pensare che la sua micetta avrebbe potuto fargli un regalo lo scombussolava. -Cosa?!? Un regalo a quel prepotente di Ryan?! Ma neanche morta!- esplose lei. In verità questa sua reazione esagerata era data dal fatto che aveva veramente comprato il regalo per il biondo e se ne vergognava parecchio, inoltre non voleva assolutamente rivelarlo a Mark. Tra i due non scorreva buon sangue e lei non voleva rischiare una guerra. -Non avete un buon rapporto, vero?- osservò. "Per fortuna... uno così, se solo lo volesse, se le mangerebbe le ragazze.", pensò dentro di sé, ma se ne pentì subito dicendosi che l'americano non sarebbe mai stato tanto scorretto da provarci con la sua Strawberry. -Direi che tra noi non c'è proprio rapporto.- disse brusca. "In verità tra noi... non so neanche io cosa ci sia.", rifletté. -Non si può andar d'accordo con uno che appena ti vede ti dice su e tanto meno gli farò mai un regalo!- aggiunse decisa. -Va bene, ho capito. Non toccherò mai più questo argomento.- promise, vedendola paurosamente su tutte le furie. -Scusa... ma al solo pensiero divento una belva.- disse calmandosi. -Non fa niente.- sorrise lui. Per dimostrarle che l'aveva perdonata le diede un piccolo bacio. Subito lei arrossì. -M-Mark!- farfugliò ed abbassò lo sguardo.-Non posso baciare la mia fidanzata?- chiese innocentemente. Se possibile la mew arrossì ancora di più. -Sì, si puoi ma...- per caso le cadde l'occhio sull'orologio. -Oddio! È tardi! Devo tornare a casa! Ci vediamo stasera!- gli strappò frettolosamente le borse di mano e fece per correre via, ma Mark l'afferrò per il polso e la costrinse a voltarsi. -A stasera.- sussurrò baciandola.-C-ciao.- balbettò lei arretrando. Quando rischiò di cadere si voltò e corse via. Correndo come una pazza superò la stazione ferroviaria e procedette spedita, cercando di non andare addosso alle persone e al contempo individuare l'entrata della sua scorciatoia. Quando la trovò vi ci si infilò dentro e accelerò ulteriormente, schivando un gatto per un pelo. Aveva scoperto quella viuzza un po' di tempo fa e si era accorta che le consentiva di arrivare a casa con circa sette minuti d'anticipo sul percorso abituale. "Ce la devo fare o mamma mi ucciderà!", pensò dentro di sé. Rallentò un po' l'andatura per voltare l'angolo del muro di cinta di una casa e poco dopo si ritrovò per terra. -Ahio! Che male!- protestò. Si portò una mano dietro la nuca per massaggiarla e lentamente socchiuse gli occhi. Si era scontrata con qualcuno. -Caspita alzati!-Perché dovrei?- fece maliziosa una voce a lei famigliare.Spalancò gli occhi di colpo ed esclamò:-Quiche!-In persona, chérie.- confermò ad un centimetro dal volto di lei. Resasi conto della vicinanza con l'alieno la ragazza arrossì. -Oh, che carina. Sei arrossita.Iniziando ad irritarsi Strawberry cercò di liberarsi dalla sua presa. -Alzati subito!- sibilò. -No.- fu la ferma risposta. -Sono venuto per augurarti Buon Natale, anche se in anticipo.- aggiunse.La mew smise per un attimo di divincolarsi e lo guardò stupita. Ora era proprio ammattito del tutto. Come si sognava di venire sulla Terra per farle gli auguri? E poi c'era bisogno di buttarla per terra? -Tu sei tutto matto!- sbottò.-Perché, sulla Terra non vi scambiate gli auguri di Natale?- chiese confuso. -Sì, ma non con un alieno! E soprattutto non con te!- replicò lei. Era quasi riuscita a liberare un braccio quando Quiche fece aderire ulteriormente i loro corpi, impedendole di muoversi. -Così mi ferisci... e io che ero venuto per portarti il mio regalo.- disse, fingendosi emotivamente colpito dalle sue parole. In realtà si stava divertendo, e non solo, a stuzzicarla e farla arrabbiare. -Puoi tenertelo, non lo voglio!- fece con disprezzo. -E lasciami!- tentò di muovere le gambe, ma l'alieno gliele imprigionò con le proprie. Era più forte di lei nonostante l'aspetto gracilino. -Non si rifiuta un regalo fatto col cuore.- ribattè lui. E detto questo avvicinò ulteriormente il proprio viso a quello della mew rosa, di cui era invaghito. Lei, avendo intuito cosa voleva fare, cercò di sottrarsi al contatto volgendo la testa da un lato e dall'altro come una pazza, urlandogli di lasciarla libera. Senza ascoltare le sue proteste, Quiche la zittì unendo le loro labbra. Strawberry s'irrigidì, rimanendo basita. Il contatto fu breve e il ragazzo si staccò subito con l'intenzione, palese, di assaporare nuovamente le labbra di lei. Nuovamente tornò ad abbassarsi ma, quando si ritrovò ad un soffio dal baciarla, si bloccò come fulminato. La ragazza, che aveva chiuso gli occhi, li riaprì adagio chiedendosi come mai si fosse fermato."Dannazione! Questo è il suo odore!", pensò con rabbia l'alieno dagli occhi d'oro. "Devo andarmene prima che Revenge mi scopra..."Di scatto abbassò lo sguardo fino ad incrociare quello sconvolto della rossa. Strawberry notò l'improvvisa luce di preoccupazione che andò ad illuminargli gli occhi. -Quiche?Lui si riscosse e sfoggiò uno dei suoi soliti sorrisi beffardi. -Devo andare, gattina.- disse rialzandosi e lasciandola finalmente libera. -Vedi di non farti uccidere da lui. Quello è un piacere che spetterà solo a me, se e quando sarà necessario...- si raccomandò, prima di sparire nel nulla. La mew neko si tirò su a sedere, fissando interrogativa il punto in cui era scomparso l'alieno. Non ci capiva più niente: quel ragazzo sapeva cambiare umore con la facilità di uno schiocco di dita e poi perché all'improvviso era parso allarmato e subito dopo preoccupato?"Inoltre ha detto di non farmi uccidere da lui... ma lui chi?!" si chiese la ragazza rialzandosi. Recuperò le borse e si sistemò il cappotto tutto spiegazzato e leggermente sporco. Non si rese conto che non molto distante da lei c'era qualcuno di molto pericoloso, che altro non attendeva se non attaccarla o peggio sfruttarla per i suoi scopi. Un brivido le percorse la schiena e sentendosi osservata si voltò verso il nascondiglio dell'osservatore.Vi furono attimi di tensione. Ma alla fine, non vedendo nulla tornò a voltarsi. Appena ebbe distolto lo sguardo due occhi di ghiaccio si socchiusero nell'ombra per poi scomparire. A sua insaputa era stata risparmiata e di questo doveva forse ringraziare il sole o la sua buona stella. Solo dopo aver risistemato il contenuto delle borse si ricordò di essere in ritardo, quindi sfrecciò verso casa come una furia. -Strawberry! Sei in ritardo!- tuonò sua madre. Era appena rientrata e stava cercando di fare meno rumore possibile per non farsi scoprire. Purtroppo sembrava che le sue precauzioni fossero state superflue. -Vieni in cucina!-Subito, mamma.- disse accondiscendente. Si sfilò gli stivaletti e mise le pantofole. -Eccomi.- si annunciò entrando nella stanzetta. -Dove sei stata fino ad adesso?- la interrogò. Ogni volta era la stessa storia!-A Ginza con Mark.- confessò. La madre era già pronta a ribattere, ma quando sentì il nome di Mark si rilassò e sul suo viso comparve un piccolo sorriso. Strawberry la guardò incredula non riuscendo a capacitarsi del suo comportamento.-Perché sorridi?- chiese confusa. -No, niente. Stasera viene Mark?- disse, spingendola verso le scale. Alla risposta affermativa della figlia il sorriso si allargò ancora di più e trillò:-Bene. Allora vai a prepararti.L'altra fece come detto chiedendosi, mentre saliva le scale, se sua mamma avesse tutte le rotelle a posto. Venne rapidamente l'ora dell'appuntamento e stranamente Strawberry era già scesa in salotto quando il campanello suonò, annunciando l'arrivo del suo fidanzato. -Questo dev'essere Mark!- disse felice andando ad aprire.-Ciao Strawberry.- la salutò infatti il ragazzo. -Ciao Mark!- sorrise lei. -Vieni. Prendo il cappotto e andiamo.Gli fece strada fino in sala e lì lo lasciò in mano ai suoi genitori. Per fortuna non ci impiegò molto a mettere scarpe e giubbotto e di conseguenza il moro non dovette subire un lungo interrogatorio. -Allora riportala per le undici e mezza.- si raccomandò il padre col solito cipiglio minaccioso. -Non si preoccupi, signore.- lo rassicurò Mark con un piccolo sorriso. -Sono pronta!- annunciò Strawberry. -Andiamo.- aggiunse, prendendolo a braccetto e avviandosi verso la porta.-Ah, Strawberry?- chiamò sua madre affacciandosi dalla stanza. -Sì?-Domani mangi con noi, vero?-Sì. Poi vado al Cafè.- confermò la ragazza.-Ah, bene. Io e tuo padre ti dobbiamo parlare di una cosa. Ora non ti preoccupare, vai.- disse facendole segno di uscire e non angosciarsi. La figlia per nulla convinta obbedì.-Chissà di cosa devono parlarmi...- mormorò in strada. -Vedrai che non sarà niente di che.- assicurò Mark stringendola. Quella sera faceva freddo e aveva iniziato a fioccare. Sicuramente quello sarebbe stato un bianco Natale. In un altro posto qualcuno stava rientrando in casa, se così la si poteva chiamare. In effetti di una "casa" aveva proprio poco. Il ragazzo percorse il selciato affiancato da bassi cespugli ed inserì la chiave nella toppa del portone di legno, mentre i primi fiocchi si posavano su di lui e su tutto il paesaggio all'intorno. "Fa un freddo cane.", pensò armeggiando con le chiavi. A causa della bassa temperatura aveva perso la sensibilità delle dita, essendosi dimenticato i guanti. Finalmente la chiave girò e lui potè entrare al caldo. -Sono tornato.- si annunciò. Si sfilò la sciarpa e depose il pesante borsone sul bancone, massaggiandosi le mani per riscaldarle. -Kyle!-Arrivo, un attimo!- lo sentì protestare Ryan. Nell'attesa il biondo si tolse anche il giubbotto. -Eccomi... sono qui.- disse il cuoco comparendo sulla soglia del salone. -Be'? Dov'eri finito?- gli chiese Ryan. -Stavo finendo di preparare la cena.- disse. -Che bello... passeremo la Vigilia solo io e te.- commentò, fingendosi abbattuto. -Eddai! Tanto domani verranno le ragazze.- gli ricordò. -Ancora peggio!- scherzò il ragazzo. Passò di fianco all'amico, che gli assestò una bella pacca sulla spalla. -Su, vai a lavarti.- lo istigò.-Sì, vado... anche perché sono zuppo.- mormorò l'altro. Così il biondo si avviò su per le scale, entrò in camera e, dopo essersi liberato dei vestiti, si buttò sotto la doccia. Subito il getto caldo lo fece rabbrividire, ma poi sentì i muscoli sciogliersi. Si guardò le mani e vide che avevano ancora qualche piccola escoriazione. "Sto migliorando...", pensò con un sorriso passando la testa sotto l'acqua. Quando ebbe finito tornò giù da Kyle con lo stomaco in protesta. -Ho una fame...- annunciò sedendosi. -Bene, perché questo tacchino è un po' grande per una sola persona.- Kyle estrasse il tegame dal forno e prese a tagliare l'animale sotto lo sguardo insolitamente famelico del biondo americano. -Be', buona Vigilia.- augurò il ragazzo, suscitando un sorriso nell'amico. Il giorno di Natale.Tutta Tokyo era interamente ricoperta di neve, merito della nevicata della notte precedente. In ogni casa si potevano sentire i cori dei festeggiamenti, le canzoni, le risate. Anche in casa Momomyia era lo stesso.-Auguri!!!- esclamò Shintaro Momomyia. -Auguri di Buon Natale!-Auguri pa', auguri ma'!- Strawberry diede un bacio a entrambi. -Posso aprire i regali?-No, prima si mangia. Avresti dovuto svegliarti prima, dormigliona!- la rimproverò il padre. In effetti si era svegliata solo mezz'ora prima e aveva avuto giusto il tempo di prepararsi. -Ufffa!- protestò lei incrociando le braccia. -Su, a tavola.- sua madre arrivò alla tavola con ogni ben di Dio. Strawberry e il padre furono i primi a gettarsi sul cibo e il pranzo trascorse allegro e spensierato tra i loro battibecchi e le risate. Erano arrivati al dolce quando Sakura decise di parlare alla figlia. Guardò il marito e sorrise prima di prendere la parola:-Strawberry, noi ti dobbiamo parlare.-Mi devo preoccupare? Aspetti un bambino, mamma?- chiese già preoccupata. Sua madre ammiccò al sentirsi chiedere se fosse nuovamente incinta, ma si riprese quasi subito. -No, non sono incinta.- smentì. La ragazza tirò un sospiro di sollievo. -Riguarda il lavoro di tuo padre.- annunciò calma e sorridente."Se sorride vuol dire che non è niente di grave... devo stare tranquilla...", cercò di rassicurarsi la mew. -Dimmi...-Ho avuto una promozione!- finalmente aveva rivelato la grande notizia. Per un istante tutto fu silenzioso poi Strawberry si riprese e si gettò al collo del padre urlando:-E' fantastico papà! Congratulazioni!-Grazie, bambina mia.- disse lui, abbracciandola stretta. A quella scena la moglie sorrise. -Però devo fare una puntualizzazione...- intervenne Sakura. Allora la figlia tornò a concentrarsi su di lei. La donna iniziò a giocherellare con una ciocca di capelli carmini. -Questa sera tuo padre deve partire per Osaka.- concluse.-Cosa?! Osaka!?- ripetè allibita. -Sì e starà via per circa due settimane.- rivelò. -Due settimane?- questa volta il tono di voce della ragazza era sconsolato. -Ma è tanto tempo...-Non è tutto... io devo andare con lui.Silenzio.-D-devi andare con lui?- bisbigliò Strawberry. Come se sussurrare potesse rendere meno reale la notizia. -Perché? E io?- chiese. -Dovrà presenziare ad alcuni ricevimenti e io lo accompagnerò, inoltre il capo della sua ditta sta portando avanti un progetto importante e ha bisogno di tuo padre per tutto il tempo delle trattative.- spiegò calma. -E' un affare importante, Strawberry.- aggiunse suo padre, cercando di farle capire che tutto quello era necessario.La ragazza abbassò lo sguardo sul piatto, pensierosa. Dopo qualche minuto lo rialzò e li guardò. -Capisco... sono rimasta un po', come dire, stupita. Ecco... io come farò?-Be' noi volevamo portarti ad Osaka, ma abbiamo pensato che non sia giusto, così vorremmo affidarti la casa. Te la sentiresti?- disse sempre suo padre sporgendosi per sollevarle il volto. Strawberry aveva gli occhi lucidi. "Dovrò rimanere a casa da sola?", pensò intrigata dalla novità. Non sarebbe stato poi così male ritrovarsi in una casa deserta.-Ma...-Però ad una condizione: che ogni tanto Kyle venga a controllarti.- impose sua madre. "Ah, ecco.". -Be', va bene... sì, rimango a casa. Non c'è problema.- accettò infine. -Bene, sono contenta che tu l'abbia presa bene. Sentirò tanto la tua mancanza.- disse Shintaro fingendo di piangere.-Oh, papà!- Strawberry gli si sedette sulle ginocchia e lo abbracciò. -Anche tu mi mancherai.Sakura sospirò, sorridente. Tutto si era risolto per il meglio. Terminata la conversazione presero a sparecchiare, poi Strawberry e suo padre si misero a guardare la televisione, mentre sua madre era intenta a lavare i piatti. La festa al Cafè ci sarebbe stata verso le 16.30 e aveva ancora tempo per rilassarsi. Verso le 15.30 però suonarono alla porta e tutti e tre i Momomyia si voltarono stupiti. Strawberry sgranò gli occhi allarmata, ma vedendo dall'orologio che mancava ancora un'ora, si rilassò. -Chi sarà?- chiese suo padre a nessuno in particolare. -Non lo so.- ammise la figlia. -Vai ad aprire.- le consigliò Sakura. Annuendo, Strawberry si diresse ciabattando alla porta. Svogliatamente, pensando che fosse uno dei vicini venuto per fare gli auguri, la nostra eroina aprì la porta. Quando si rese conto di chi aveva davanti per poco non svenne. -Ryan!?- esclamò stupita. -Ciao, Buon Natale.- disse lui. Vedendo l'espressione scioccata della ragazza si affrettò a dire qualcosa che sicuramente l'avrebbe riscossa. -Non ti aspettavi di vedermi, vero?Come volevasi dimostrare la rossa si riprese e scosse la testa. -Cosa ci fai qui?- volle sapere. -Sono venuto a prenderti.- rispose semplicemente. -A prendermi? Ryan sei in anticipo di un'ora!- gli fece notare.-Lo so.- convenne lui con un mezzo sorriso. Lei stava per ribattere qualcos'altro, ma la voce della madre glielo impedì:-Strawberry, chi è alla porta?Guardò il ragazzo di fronte a sé.-E' Ryan.- rispose, leggermente tesa. "Kami perché lo hai fatto arrivare così presto? Adesso mi caccerò sicuramente nei guai...!", pensò disperata. -Ryan? Fallo entrare.- disse la donna. "Lo sapevo.", senza far trasparire la propria agitazione si scostò e fece segno al ragazzo d'entrare. -Grazie.- disse cortesemente lui. Levò le scarpe e con l'aiuto dei denti anche i guanti, irrigiditi dal freddo. Strawberry notò che aveva le dita intirizzite. -Che c'è?- chiese, accorgendosi del suo sguardo.-Niente... solo, hai le dita irrigidite.- osservò. -Vero. Ha nevicato un po' mentre stavo camminando.Non sapendo cos'altro aggiungere lo scortò in salotto. Appena l'americano ebbe varcato la soglia della sala i suoi genitori s'immobilizzarono."Caspita. Ryan fa più o meno questo effetto a tutti.", pensò leggermente sconvolta. Anche su di lei aveva quello strano potere, doveva ammetterlo. Si vedeva chiaramente che i due coniugi Momomyia non si aspettavano quel genere di persona perché non riuscirono a rompere il silenzio creatosi, cosa che invece fece proprio Ryan. -Buongiorno, sono Ryan Shirogane, proprietario del Cafè dove lavora Strawberry.- si presentò inchinandosi rispettosamente com'era usanza giapponese.La prima ad andargli incontro fu la madre della ragazza che, sorridente, disse:-Piacere Ryan. Sono Sakura Momomyia.- al che il ragazzo le fece un leggero inchino. Shintaro si alzò lentamente in piedi e gli si avvicinò, scrutandolo truce. Era risaputo che fosse ostile a tutti i ragazzi che frequentavano sua figlia e la gelosia si accentuava se erano tipi come Ryan. Inoltre il ragazzo in questione lo superava anche in altezza, di poco, ma lo superava. -Piacere, Shintaro Momomyia.- si presentò porgendo la mano. Lui la strinse senza esitazione. -Tu cosa sei per mia figlia?- aggiunse. Strawberry arrossì di botto mormorando un:-Papà, ma che domande fai?!Sua madre invece osservò la reazione del nuovo arrivato, che di fronte alla domanda e alla malcelata ostilità del marito non aveva battuto ciglio. -Sono tutto quello che lei vuole che io sia.- rispose, spiazzando non poco l'uomo. Nessuno gli aveva mai risposto in modo così sfacciato, ma allo stesso tempo sottomesso. Uhm, quel ragazzo sapeva il fatto suo. -Di sicuro sai trattare con la gente.- commentò.-Grazie, signore.- Ryan fece un breve cenno del capo. -Cosa pensi di dover essere, adesso, per lei?- tornò nuovamente all'attacco indicando la figlia.Il biondo abbassò lo sguardo su una Strawberry alquanto agitata e imbarazzata e istintivamente gli venne da sorridere. -Solo il suo capo e la persona che la accompagnerà al Cafè e poi a casa.- rispose sicuro. L'uomo lo fissò in silenzio per qualche secondo, inchiodando il proprio sguardo in quello del ragazzo. Stupendosene, se ne ritrovò intimorito. -Mi piaci, Ryan.- concesse infine. -Per quanto riguarda il fatto di riaccompagnarla a casa direi che non ce n'è bisogno.- aggiunse.Questa volta l'americano lo guardò interrogativamente. Shintaro, intimamente compiaciuto di averlo colto impreparato, si premurò di spiegargli la situazione. -Questa sera io e mia moglie partiamo per Osaka e ci siamo accordati con il tuo tutore per far dormire Strawberry al Cafè da voi.- chiarì. Ryan si scambiò un'occhiata con la ragazza ed infine disse:-Kyle non me ne aveva parlato, ma per me non ci sono problemi. Quanto starete via?-Circa due settimane.- rispose la moglie. -Capisco... e Strawberry dovrebbe rimanere a casa o da noi, al Cafè?-Le abbiamo proposto di restare a casa, con la promessa da parte di Kyle di venire a controllare ogni tanto.- spiegò il moro.-Ma non sarebbe meglio che Strawberry venisse direttamente a stare da noi?- fece perplesso, abbassando lo sguardo sull'interpellata. Lei prima arrossì, poi gli fece segno d'abbassarsi e gli sussurrò all'orecchio che mai e poi mai sarebbe andata a dormire sotto il suo stesso tetto. Lui sorrise come a dire che non l'avrebbe mai obbligata.-Ryan scherzava.- si affrettò a sottolineare la mew. -Sei sicura? Non è una proposta malvagia.- disse suo padre, prendendo in considerazione la cosa. -Ma se io vado a stare al Cafè chi si occuperà della casa?- chiese cercando di salvarsi. -Vero. Be', magari Ryan potrà venire a darti una mano ogni tanto.- propose sua madre. -Sì, magari...- mormorò a denti stretti la ragazza, per nulla entusiasta. Sapeva che sarebbe stata un'impresa impossibile convivere col ragazzo anche a casa propria. -Allora, parlaci un po' di te, Ryan.- disse il padre di Strawberry. Tornò ad accomodarsi sul divano e fece segno al ragazzo di prendere posto su una poltrona. Il biondo obbedì, ma vedendo l'espressione implorante della ragazza, tentò di dissuadere l'uomo dal suo intento, ossia fargli il terzo grado. -Non vorrei essere sgarbato, ma io e Strawberry dovremo andare.- disse accennando all'orologio. -Ma come? Strawberry mi aveva detto che la festa iniziava alle 16.30... quindi c'è ancora tempo.- questo era un modo gentile per dire che non gli avrebbe impedito di fare il proprio interrogatorio. Sconfitta anche la rossina prese posto sul divano e quando alzò gli occhi incontrò lo sguardo acquamarina del proprietario del Cafè, che sembrava volersi scusare per non essere riuscito a portarla fuori di lì. Accennando un sorriso scosse la testa e tornò a concentrarsi sul padre. Quello si schiarì la voce con un colpo di tosse ed attese che anche la moglie si accomodasse; quando tutta la famiglia fu riunita iniziò a porre domande, le più disparate.La prima però toccò alla signora Sakura, che lo batté sul tempo. -Ryan, dimmi, sei giapponese puro?- chiese, protendendosi un po' verso il ragazzo. Lui la guardò un attimo in silenzio, come se stesse soppesando le sue parole, poi rispose:-No. Sono per metà americano.-Ah, capisco... un così bel ragazzo non poteva essere un giapponese puro...- commentò civettuola. Alla sua allusione lui arrossì leggermente, cosa che notò Strawberry e che la fece sorridere. Shintaro lanciò un'occhiata un po' meno accondiscendente: oltre ad essere geloso della figlia lo era anche della moglie."Allora anche Ryan Shirogane sa arrossire...!", constatò vittoriosa la mew. Stava cercando in tutti i modi di non ridacchiare tra sé.-Quanti anni hai, giovanotto?- questo fu il turno del capofamiglia di fare una domanda. -Diciotto, signore.- rispose rilassato Ryan. Anche se questo genere di cose non gli andavano molto a genio sapeva comunque gestire egregiamente il proprio fastidio. Entrambi i coniugi Momomyia rimasero senza parole. Com'era possibile che un ragazzo di soli diciotto anni fosse il proprietario di un Cafè?Shintaro decise di indagare. -E quale scuola frequenti?Il biondo americano lanciò un'occhiata fugace alla rossa, come per chiederle il permesso di rivelare che al momento frequentava la sua stessa scuola. Lei, intuendo quello che voleva dire, mise su un'espressione corrucciata e scosse la testa. Ryan capì che non doveva rivelare quel piccolo dettaglio.-Al momento non frequento.- ammise, con l'espressione più angelica che sapesse sfoggiare. Sapeva per certo che quella risposta gli avrebbe fatto perdere punti. Infatti le espressioni dei due da sbalordite divennero shockate. Decise quindi di rimediare almeno un po'. -Ho una laurea in ingegneria genetica, se questo la tranquillizza...- aggiunse.Per poco all'uomo non venne un infarto. Aveva una laurea in ingegneria genetica a quell'età? Era forse un nuovo Einstein? Anche Strawberry lo guardò allibita. Lei non lo sapeva... e la cosa le diede intimamente fastidio.-La vedo sorpreso.- osservò gentilmente il ragazzo. L'altro sbatté qualche volta le palpebre prima di raddrizzarsi sul divano e tornare serio come prima della rivelazione. -Be', non conosco molti diciottenni con una laurea in ingegneria genetica.- fu costretto ad ammettere. -Da questo deduco che tu sia molto intelligente.-Direi di sì, signore. Ho un quoziente intellettivo di 180.-Sei un genio?! Una mente superiore?!- esclamò Sakura, rizzandosi sulla poltrona. Stava proprio pensando di chiedere a sua figlia dove trovasse dei ragazzi così... prima Mark e ora Ryan. -Sì.- annuì il ragazzo, abbassando poi lo sguardo. -Su, Sakura, così lo imbarazzi!- la rimproverò il marito. -No, non si preoccupi.- lo rassicurò lui. -Non c'è problema.-Però non capisco...- esordì Shintaro dopo un attimo di silenzio. -Come hai fatto a mettere su un Cafè...?-Diciamo che ho discrete possibilità economiche.- Ryan rimase sul vago, senza dire chiaramente che era ricco sfondato. -Discrete?- ripetè il suo interlocutore poco convinto. -O intendevi ingenti...?-Non va bene vantarsi di quello che si possiede."Ragazzo saggio e intelligente, da tutti i punti di vista. Devo dire che mi piace anche più di Mark... non so, mi dà un senso di sicurezza.", pensò tra sé il signor Momomyia. -Be' questa è una risposta intelligente.- commentò compiaciuto.-Grazie.- nuovamente Ryan fece un cenno col capo, facendo ondeggiare leggermente i propri capelli. D'un tratto però gli cadde l'occhio sull'orologio e si accorse che erano già le quattro meno dieci. Si alzò sotto lo sguardo stupito di tutti. -Scusate, ma ora dovremo proprio andare. Il Cafè non è vicino e le strade sono piene di neve.- detto questo porse la mano a Strawberry, che, un po' impacciata, la strinse e si rimise in piedi. -Ryan ha ragione, se non ci sbrighiamo rischiamo di ritardare.- disse appoggiando per una volta il ragazzo. -Da quello che hai detto desumo che non sei venuto in moto...- aggiunse a bassa voce. Purtroppo non troppo bassa per non essere sentita da suo padre. -Moto? Hai una moto, Ryan?- chiese vagamente irritato il padre della ragazza. Non gli piacevano i ragazzi che guidavano quegli affari come dei matti solo per farsi notare. -Sì, signore. Una Honda Fireblade CBR 1000 RR.- rispose impeccabile. -Uhm, è una gran bella moto.- commentò l'uomo. Anche se aborriva i pazzi che le guidavano non voleva dire che non gli piacessero le moto. -Ma stai attento, quando la guidi.-Certo.Dopo questo si avviò verso la porta, preceduto da Strawberry, già chinata ad allacciare gli stivaletti. Si rivestì, calzando nuovamente le scarpe ed attese che la ragazza terminasse di stringere i lacci. Quando fu pronta e sorridente, Ryan disse:-Arrivederci e auguri di Buon Natale.I due coniugi s'inchinarono e così fece il ragazzo. -Ciao ma', ciao pa'!- salutò a sua volta la rossa, uscendo. Il biondo fece per seguirla quando la voce della madre della prima mew mew lo raggiunse.-Scusa se sono sfacciata, ma sei fidanzato Ryan?- chiese leggermente impacciata. Sfoggiò un sorriso angelico. -No, signora.- e detto questo uscì, richiudendosi la porta alle spalle. -Proprio un bravo ragazzo.- fu l'unico commento di Shintaro Momomyia. -Ed è anche libero...- aggiunse sua moglie. -Mamma mia che freddo!- protestò Strawberry. Avevano fatto appena cento metri e lei già si lamentava che aveva freddo, da non credere! Ryan scosse la testa, rassegnato e continuò a camminare. -Senti... mi dispiace per i miei. A volte sanno essere veramente invadenti.- si scusò dopo qualche minuto di silenzio.-Non ti preoccupare.- la rassicurò il ragazzo, affondando il viso nelle pieghe della sciarpa. -Comunque non credo di essere il primo a dover sopportare l'interrogatorio di tuo padre.- aggiunse, allusivo.-No, lo ha fatto anche con Mark.- confermò affiancandolo. -Anche se con lui è passato direttamente ai fatti e con te ha parlato di più.-Gli avrò fatto una buona impressione, magari.- si vantò."Purtroppo temo di sì... ma forse non è poi così male questa cosa... NO! Ma cosa vado a pensare?", si disse. -Sì, può darsi... inoltre non ha sbraitato per il fatto della moto.-In che senso?-Lui odia i ragazzi con le moto che guidano come indemoniati.- spiegò, alzando lo sguardo per vedere la reazione dell'amico. -Capisco. Ma io non guido come un pazzo.- disse candidamente."Nooo! Quando mai? Nel quartiere di Ginza rispettavi il limite...", lo contraddisse mentalmente lei. -Io non ci giurerei.- disse invece. Il biondo le lanciò uno sguardo divertito, senza rispondere.Dopo questa breve chiacchierata calò un silenzio imbarazzato, interrotto solo dal rumore dei loro passi nella neve. Entrambi si sentivano a disagio: non era mai capitato che iniziassero una giornata senza litigare e questo li rendeva pensierosi, ma allo stesso piacevolmente stupiti. Inoltre Strawberry, sapendo di dovergli consegnare prima o poi il regalo, era ancora più agitata. A conferma di ciò strinse febbrilmente la piccola confezione che conteneva il profumo."Su, cosa vuoi che ti faccia? Mica ti morde... al massimo ti prenderà in giro, ma quello lo fa sempre!", si disse per convincersi. Purtroppo la tattica dell'autosuggestione non funzionava. "Strawberry, cavolo, dagli quel regalo! Prima lo fai e prima ti togli il pensiero!", questa volta le argomentazioni del suo cervello ebbero la meglio sulla paura. Spostò lo sguardo dal manto nevoso che ricopriva l'asfalto e lo puntò timidamente sul ragazzo, che se ne accorse subito, ma non lo diede a vedere. Strawberry deglutì nervosa e senza accorgersene si fermò in mezzo alla strada. Ryan proseguì di qualche altro metro, poi si fermò a sua volta ed alzò il capo al cielo. Alcuni piccoli fiocchi presero a volteggiare lievi nell'aria, posandosi a volte sul suo viso. -Guarda, sta nevicando di nuovo.- disse sorpreso.Non ricevendo risposta si voltò e stupito si ritrovò Strawberry col capo chino e le braccia protese. La guardò confuso e quando scorse il pacchetto rosso che reggeva in mano la sua confusione aumentò. "Ma cosa...?", si chiese stupito.-Questoèperte!- Strawberry lo disse tutto d'un fiato. Alzò la testa, lasciando che i capelli le accarezzassero il viso e fissò ansiosa Ryan, il quale la guardava in silenzio. Notando lo smarrimento del ragazzo trasse un profondo respiro e ripetè la frase. -Questo è per te, Ryan.Il biondo americano aveva già afferrato a grandi linee il significato della frase, ma ne era rimasto talmente sbalordito che non aveva risposto subito. Quando sentì la ragazza pronunciarla nuovamente, ma più lentamente, istintivamente arrossì un poco. La cosa aveva dell'incredibile: Strawberry gli aveva comprato un regalo!"E' uno scherzo?", voleva chiederle, ma vedendo l'espressione teneramente imbarazzata della rossa decise di non farlo e con lentezza le prese il pacchettino dalle mani. Quando le loro dita si sfiorarono la mew represse un brivido: quelle di Ryan erano fredde, sicuramente perché indossava i guanti senza dita. -Grazie.- l'americano le rivolse uno dei suoi rari, meravigliosi sorrisi sinceri. Strawberry non sapeva spiegarselo, ma sentiva di preferirlo così, sorridente, invece che cinico e calcolatore. D'istinto ricambiò il sorriso con uno ancora più smagliante. -Sinceramente non me l'aspettavo...- mormorò. Lei abbassò nuovamente il capo, tesa come una corda di violino. Intanto la neve aveva preso a scendere fitta, spruzzando i loro abiti di bianco. -Però non vuol dire che sia impreparato.- concluse.La mew neko alzò di scatto la testa, facendo scivolare la poca neve che le si era depositata tra i capelli. Cosa voleva dire con quella frase? Non fece in tempo a darsi una risposta perché Ryan frugò nel giubbotto e ne estrasse un pacchetto piccolo, ma abbastanza voluminoso.Lei ci rimase di sasso."E questo?!", si domandò fissando ammutolita la piccola scatoletta ornata da un fiocco argento e rosa. "Ryan mi sta porgendo un regalo o me lo sto sognando?!", era totalmente sconvolta. Non avrebbe mai creduto che quel ragazzo fosse in grado di stupirla ancor più di come faceva solitamente. -E'... è per me?- chiese timidamente. Il ragazzo decise di prenderla un po' in giro. -Vedi qualcun altro qui?Lei mise il broncio e lo guardò truce. -Non è divertente.- sbottò.-Su, scherzavo. Certo che è per te.- disse, tornando a porgerle il pacchettino. Strawberry fece per prenderlo, ma si bloccò. -Non mi stai prendendo in giro, vero?- chiese sospettosa. -No. Sono serio.- rispose, rafforzando la frase con lo sguardo più deciso che potesse sfoggiare. "E' serio. Quindi non è uno scherzo...", realizzò la ragazza. Improvvisamente sentì il cuore balzarle in petto, come se volesse sfondarle la cassa toracica. Sperò ardentemente che lui non lo sentisse.Trasse un respiro profondo, lasciando che l'aria invernale le pungesse la gola e poi disse:-Grazie, Ryan.-E' stato un piacere.Finalmente prese il regalo e lo strinse tra le mani leggermente intorpidite dal freddo. -Posso aprirlo?- chiese un po' sfacciata. -Perché non li apriamo insieme?- propose allegramente lui. Strawberry annuì. Lentamente presero ad aprire i pacchetti e con trepidante curiosità li estrassero dalle confezioni. Non si sa chi dei due fu più stupito. "Cavolo! Questo è il profumo che volevo! Sicuramente glielo avrà detto Kyle... però costa una fortuna per lei, come avrà fatto?", pensò colpito. "Caspita! Questa è una parure d'argento! È troppo bella... questi gattini sono stupendi!", pensò contenta. In effetti quello di Ryan era un gran bel regalo: una parure di argento vero, composta da un paio di orecchini pendenti con attaccati due gattini seduti, dai piccoli occhi di diamante e una collana a girocollo anch'essa con un pendente fatto a forma di gatto. Questo ciondolo però era diverso da quelli degli orecchini: il gatto era leggermente più delineato e il suo corpo sinuoso si arrotolava attorno ad un piccolo (in verità neanche tanto) diamante tagliato a goccia. "Oh Kami! Ma questo è un diamante vero!", realizzò quando la luce fioca venne catturata e distorta in mille colori dal brillante. -Ryan! Ma sei matto?!- l'apostrofò dopo un altro istante di contemplazione. L'interpellato la guardò vagamente disorientato. Perché ora gli dava del matto? -Questo è un diamante!- ecco la risposta al suo interrogativo. Evidentemente Strawberry non voleva che lui spendesse troppo per lei. Quello che lei non sapeva era che avrebbe speso anche tutti i suoi soldi per farla felice. -E' troppo...-Perché dici così? Tu fai tanto per noi, per la Terra, per me... è giusto che io ti ringrazi in qualche modo.- la sua voce aveva una nota di dolcezza quasi ammaliante. "Io faccio tanto per lui?". -Questo non ti dà il diritto di comprarmi una collana con un diamante!- protestò invece.Al che Ryan si irritò leggermente. Non poteva nemmeno immaginare quanto aveva penato per trovarle il regalo giusto. -Cos'è, io non posso regalarti quello che voglio?!- rimandò. La mew rosa indietreggiò: negli occhi del biondo si era riaffacciata la solita freddezza. -Non... non dico questo... solo bastava il pensiero.- farfugliò sulla difensiva.-Infatti questo è un pensiero.- confermò lui. Strawberry fece per ribattere, ma non glielo permise. -Se avessi voluto avrei potuto comprarti anche una collana di diamanti.- le fece presente. -O qualcosa che costa di più. Ti ho comprato un regalo in base alle mie disponibilità finanziarie."Se la metti su questo piano perché non mi hai regalato una casa al mare?", pensò di chiedergli. -Sì, ma le tue disponibilità finanziarie superano quelle di tutte le persone che conosco.- gli rinfacciò con sguardo truce. -Non è colpa mia.- ridacchiò lui. Strawberry lo fissò imbronciata prima di cedere e ridere a sua volta. -Mi perdoni il regalo un po' costoso?- chiese dopo un po'. Tornando seria rispose:-Sì, questa volta può passare.-E lo accetti?-Sì...Si fissarono per qualche secondo poi Ryan distolse lo sguardo, sciogliendo Strawberry dall'incantesimo dei propri occhi. -Io non posso protestare riguardo al regalo, anche perché mi obbligheresti sicuramente ad accettarlo rivangando la storia delle ferite.- si interruppe per osservare la ragazza arrossire. Evidentemente non si era sbagliato. -Posso solo dirti che mi piace e... grazie. Senza darle la possibilità di dire nulla si chinò e le diede un bacio sulla guancia. Avrebbe voluto stringerla a sé e baciarla sulle labbra, ma non voleva complicare la situazione tra loro come l'ultima volta, quando si era abbandonato al desiderio. Le guance della mew neko s'imporporarono immediatamente mentre la loro proprietaria tardò un po' a reagire. -RYAN! Ma cosa fai?!- la reazione era arrivata. Si chinò a raccogliere una manciata di neve e senza perdere tempo ad appallottolarla la scagliò contro il biondo, che prontamente la schivò, ridendo. -Adesso ti sistemo!- gridò iniziando a corrergli dietro. Lui, per nulla intimorito, mise al sicuro in una tasca interna la boccetta di profumo. Fatto questo si abbassò rapidamente per schivare un'ulteriore palla di neve e farne una a sua volta; si rialzò e voltandosi colpì in pieno la rossina, fermando la sua corsa. Lei, ancora più furiosa, spiccò un agile balzo grazie ai geni del gatto Iriomote e atterrò oltre il biondo americano. Fulmineamente lui si girò per colpirla e fu in quel momento che lo vide.Dapprima solo due bagliori azzurro ghiaccio all'ombra di quel vicolo, ma poi vennero a delinearsi i contorni di quello che gli parve un viso umano. Grazie all'udito sviluppato potè sentire un flebile ringhio provenire dalla creatura e poco dopo scorse anche i canini appuntiti. "Canini?", pensò rendendosi conto di quello che aveva visto. E improvvisamente capì. Quello era il vampiro. Lo guardò con uno sguardo tra l'infuriato e lo sorpreso e il suo avversario intuì che lui aveva capito tutto.Con uno scatto al di là delle possibilità umane uscì dalla protezione della viuzza e puntò dritto verso i due ragazzi. Ryan, senza ragionare, spinse Strawberry di lato e miracolosamente riuscì a salvarla dal colpo del vampiro che si abbatté dolorosamente, ma con forza stranamente calcolata, sul suo stomaco. Con un urlo di dolore venne scaraventato a terra e rotolò per alcuni metri prima di fermarsi col viso nella neve. Boccheggiando, si portò una mano allo stomaco cercando nel mentre di guardare cosa stava succedendo. Non vi riuscì subito perché fu costretto a chinare il capo e sputare un po' di sangue. Quel maledetto ci era andato pesante anche se si era trattenuto dall'ucciderlo. Nel frattempo Strawberry, ancora un po' intontita dalla caduta, era riuscita ad alzarsi. Con la vista annebbiata a causa della neve cercò Ryan, ma si ritrovò davanti un viso sconosciuto, di una sconvolgente bellezza mortale. Istintivamente balzò lontana da lui, si arrotolò a mezz'aria ed atterrò sulla neve fresca, incespicando leggermente. Il suo istinto animale le aveva detto di allontanarsi il più possibile da quell'essere e lei lo aveva fatto, senza pensarci. Con una velocità che non sapeva di possedere estrasse il ciondolo per la trasformazione e diventò MewBerry. Adesso, trasformata, sentì tornarle il coraggio. "Che cosa diavolo è? E soprattutto, dov'è andato?", si domandò scrutando all'intorno, cercando di individuare qualcosa in mezzo alla neve fioccante. Non riusciva a captare la presenza di quella creatura. D'un tratto sentì un respiro freddo sul collo. Sobbalzando si voltò e se lo ritrovò davanti. Quello per nulla sorpreso la fissò con il suo sguardo di ghiaccio, facendola rabbrividire. Aveva un qualcosa di soprannaturale, che però attirava la ragazza. Strawberry si rese conto di non riuscire a muovere un passo. La creatura, vedendo la disperazione crescere nella propria preda, sorrise mostrando i denti appuntiti e affilati come rasoi. In quel momento la mew capì chi aveva di fronte. "Quello è il vampiro!" realizzò ormai preda del terrore più nero. Sentiva le gambe tremarle, ma dentro di sé una vocina ostinata le gridava di non arrendersi e di combattere. Deglutì sentendo uno spiacevole groppo in gola e lentamente riuscì a sollevare la propria arma a mezz'aria. "Non ho speranze di vincere contro di lui, ma almeno ci proverò...!" decise. Il vampiro se ne stupì. -Notevole, ragazzina.- pronunciò queste semplici parole con tutta la derisione di cui era capace. La ragazza sobbalzò all'udire la voce di quello che, apparentemente, sembrava un ragazzo sui diciannove, forse vent'anni. -Dannato! Sei tu il vampiro, il nostro nuovo nemico, vero?- lo interpellò lei. Forse non sapeva di star giocando un gioco pericoloso, probabilmente mortale. -Che intuito.- si complimentò. Dal suo sorriso di scherno era evidente quanto la stesse deridendo.-Se è così, pre...- MewBerry non riuscì mai a finire la frase. Con un colpo impercettibile all'occhio e all'orecchio umano Revenge scaraventò la mew neko contro il muro di cinta di un'abitazione, strappandole un grido. Subito dopo l'impatto il corpo inerme della ragazza scivolò nella neve, rivelando un solco abbastanza pronunciato nella parete di cemento. -MewBerry! No!- l'urlo di Ryan squarciò l'immobilità dell'aria. Aveva assistito a tutta la scena senza poter fare nulla, sentendosi dannatamente inutile. Quando Strawberry era volata contro le mura di recinzione aveva sentito il cuore perdere un battito e, dimenticandosi per un attimo del dolore, aveva tentato di raggiungerla. Peccato che il vampiro avesse pensato bene di rispedirlo a terra. Ora si trovava supino sulla neve capace solo di guardare. -Bene, il gioco finisce qui.- annunciò calmo il suo avversario. All'udire la sua voce fredda, ma attraente la mew rosa si riscosse e lentamente riuscì a raddrizzarsi, usando il muro come sostegno. Alzò a fatica il capo, lasciando che i capelli incrostati di neve le ricadessero pesanti sulle spalle. -Sei coriacea...- fu il commento del non morto. Strawberry ricambiò l'osservazione con uno sguardo truce. -Oh, vuoi spaventarmi?- la sfidò avvicinandosi. L'eroina continuò a mantenere quell'espressione, ma quando quello si inginocchiò davanti a lei tutto il coraggio e la spavalderia la abbandonarono, così come il sangue che sembrò defluirle via dal corpo. Sbiancò letteralmente dalla paura. E questo non fece altro che suscitare un sorriso malefico nell'uomo. Inutilmente cercò di arretrare, ma ottenne solo di ritrovarsi ancora più addossata alla parete. Senza fretta il vampiro le si fece vicino e lei potè notare il pallore cadaverico del suo viso, accentuato dai timidi fiocchi di neve che vi luccicavano. Questo, se possibile, la terrorizzò ancora di più: ora che aveva davanti la morte fatta a persona non si sentiva tanto temeraria come pensava di essere. -Ti attenderò con ansia.- disse il vampiro. MewBerry corrugò le sopracciglia, disorientata. Senza darle il tempo di darsi una risposta, Revenge sollevò una mano inguantata e l'attirò a sé, recidendo nel contatto il collarino rosa a cui era appeso il ciondolo. Poco dopo la ragazza sentì i denti dell'essere affondarle nel collo in cerca del suo sangue. "Ora morirò!", fu il suo ultimo pensiero prima di chiudere gli occhi e abbandonarsi al proprio destino. Ryan, ancora disteso nella neve, sbarrò gli occhi. Il vampiro stava tentando di uccidere Strawberry, la sua Strawberry. Batté un pugno nella neve, imprecando. Sentiva i deboli gemiti della ragazza, ma quello era l'unico segno di vita ancora riscontrabile in lei. E poi, il vampiro, quell'essere diabolico, si stava godendo ogni singola goccia di sangue che gli scorreva in gola data la sua espressione estatica. D'un tratto vide i suoi occhi spostarsi su di sé. Lo stava deridendo e questo il biondo non poteva sopportarlo. "Te la farò pagare!", promise mentre la creatura tornava a concentrarsi sul suo pasto. Dando fondo alle ultime energie si mise in ginocchio e, dopo aver sputato un altro po' di sangue, scavò nella propria coscienza alla ricerca della propria parte felina. Subito dopo divenne Art. Lanciando un basso sibilo si lanciò contro Revenge e miracolosamente riuscì a graffiargli il viso. Stupito, il non morto smise di bere e lo fissò. Ora nei suoi occhi di ghiaccio brillava una scintilla di rabbia. -Non sfidarmi, Ryan Shirogane.- proclamò. Al sentire il proprio nome il biondo americano rimase un attimo interdetto, ma si riprese subito. Sicuramente, si disse, erano stati gli alieni a dargli le informazioni. Si abbassò sulle zampe anteriori, pronto a scattare nel momento in cui la creatura si fosse nuovamente abbassata sul collo esangue della ragazza. Quando questo avvenne, soffiò di nuovo e spiccò il balzo. Come se fosse stato una mosca fastidiosa Revenge lo allontanò da sé, afferrandolo per la collottola e lanciandolo in un cumulo di neve fresca. Scrollandosi la neve di dosso riassunse le sue sembianze naturali. Evidentemente il vampiro se ne accorse perché fece per dire qualcosa, ma bloccò la frase sul nascere.Revenge sentì uno strano bruciore all'altezza dello stomaco e subito dopo il sapore della bile gli invase la bocca. Stranamente si sentiva male, umanamente male, e la cosa non gli capitava da circa duecento anni, ossia quando ancora non era diventato un vampiro. Provò a reprimere quella sensazione sgradevole, ma non ci riuscì per molto e fu costretto a staccarsi dal collo della ragazza che, abbandonata, cadde all'indietro sull'asfalto. Si guardò intorno ed individuò Ryan che, affannato e malridotto, lo guardava astioso. -Guardati le spalle, Shirogane.- con questa frase Revenge si dileguò. Ancora disorientato, il giovane rimase a fissare il punto in cui l'altro era sparito. In un vicolo abbastanza lontano dal luogo dell'aggressione, Revenge si appoggiò al muro portante di una vecchia abitazione cercando di riprendersi. Fu tutto inutile. Un secondo dopo fu costretto a piegarsi in avanti e rigettare tutto il sangue che aveva bevuto dalla mew rosa. Ne tossì un altro po', disgustato. "Non riesco ad assimilare il suo sangue.", realizzò passandosi il dorso di una mano sulla bocca. Leggermente debilitato alzò lo sguardo al cielo, che iniziava ad imbrunirsi. "E' successa la stessa cosa di quando ho provato ad azzannare un vampiro appena nato... forse è colpa delle modificazioni genetiche avvenute nel corpo della ragazza.", ragionò. "Comunque non potrà sottrarsi al veleno..." Lentamente e a fatica, Ryan si trascinò fino dove giaceva il corpo di Strawberry, ritrasformatasi subito dopo la fuga del vampiro. Fuga, esatto, il ragazzo non credeva assolutamente che l'essere avesse terminato il proprio lavoro. Doveva essere successo qualcosa...Scacciando questi pensieri si inginocchiò davanti alla ragazza e osservò il pallore del suo viso: sembrava morta. Sperò ardentemente che non fosse vero. Lentamente si abbassò su di lei per captare i battiti del suo cuore. Chiuse gli occhi e rimase in ascolto... tu-tum tu-tum... eccoli, flebili, ma con la giusta cadenza. Era viva, però aveva bisogno come minimo di una trasfusione. Non c'era tempo da perdere. Con un movimento fluido l'americano si rimise in piedi ed osservò il cielo: le prime stelle iniziavano già a far capolino tra le nuvole ormai libere dal peso della neve. Bene, ce la poteva ancora fare. Trasse alcuni respiri profondi e tornò a riabbassarsi su Strawberry. -Ti salverò...- le promise passandole le braccia attorno al corpo e sollevandola da terra. La cosa gli procurò qualche fitta allo stomaco, ma strinse i denti e si costrinse ad avanzare. Un insistente bussare distolse le ragazze e Kyle dalle loro preoccupazioni. Si stavano chiedendo come mai Ryan e Strawberry stessero tardando tanto e se per caso fossero loro alla porta. Rapidamente il cuoco andò ad aprire. Il vento gli buttò in faccia un po' di neve e fu costretto a chiudere gli occhi. Quando li ebbe riaperti si ritrovò davanti un Ryan molto pallido e tirato con in braccio una Strawberry ancora più livida di lui. -Kyle...- fu l'unica cosa che riuscì a dire prima di accasciarsi al suolo. -Mio Dio, Ryan! Strawberry!- allarmato Kyle si chinò sui due ragazzi. Le ragazze furono subito dietro di lui. -Ragazze! Dobbiamo portarli di là, aiutatemi. Anche se con qualche difficoltà, il gruppo riuscì a portare i due nella stanza al piano terreno. Appena si sentì adagiare sul letto il biondo americano riaprì gli occhi. -Kyle!- afferrò con forza la manica della camicia dell'amico. Quello si chinò su di lui per ascoltarlo. -Strawberry... ha bisogno di una trasfusione... subito!- disse calcando sull'ultima parola e perdendo conoscenza subito dopo. Il moro annuì. Fece per correre a prendere il telefono quando le ragazze gridarono, sbigottite.-Kyle... Strawberry!- Mina lo condusse al capezzale dell'amica.La mew non si era ancora ripresa, ma il suo corpo era diventato iridescente e a tratti sembrava pulsare. -Ma cosa sta succedendo?- il ventunenne non sapeva che pensare. Era la prima volta che gli capitava una situazione del genere. Si inginocchiò di fianco al letto ed esaminò con occhio critico Strawberry. Notò subito i due buchi sul suo collo e capì perché Ryan aveva chiesto una trasfusione. Fece per chinarsi ad ascoltarle il battito quando con una pulsazione più forte il corpo della rossina venne avvolto completamente dalla luce e poco dopo al suo posto apparve una bambina all'incirca sui quattro anni, nascosta completamente dai vestiti di Strawberry. Tutti la guardarono a bocca aperta.
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Un angelo a scuola
FantasySe Ryan fosse costretto a riprendere gli studi a causa di un nuovo nemico? E se questo nemico fosse, strano ma vero, un Gangrel?Un vampiro in grado di trasformarsi in animale è diffilce da scovare, ancor di più quando sembra che si nasconda nella sc...