Fu il primo a svegliarsi.Si stiracchiò lentamente, intorpidito dalla strana posizione in cui aveva dormito. Fissò il soffitto per qualche istante, sinceramente confuso. Poi realizzò di essere a casa di Strawberry.S'irrigidì ed ebbe l'impulso di scalciare via le coperte e scappare.Con attenzione si voltò a guardarla: stava ancora dormendo, le membra rilassate. Sentiva il contatto col suo corpo e quello non lo aiutava molto. Soprattutto considerato che era mattina.Si passò una mano sugli occhi, prendendo un respiro profondo.Cercò il cellulare nei jeans e trovò un messaggio di Kyle, che gli chiedeva dove fosse finito. Gli rispose scusandosi per non averlo avvertito e dicendogli che stava bene."Spero di non svegliarlo...", si disse, notando che erano appena le sei e mezza. Era abituato ad alzarsi presto, prendersi i suoi tempi e approfittare della calma mattutina per ragionare. Fu quello che fece anche in quell'occasione.Lanciò un'occhiata alla ragazza di fianco a sé e poi appoggiò la schiena alla testiera, pensoso. L'unica cosa di cui era certo, in quel momento, era che se uno dei genitori di Strawberry fosse entrato, per lui sarebbe finita molto male.Sollevò un angolo della bocca, immaginandosi la scena. Sarebbe stata uno spasso, almeno per chi stava a guardare."Lucas lo troverebbe divertente.", realizzò. Il suo pensiero andò al dampyr e si rese conto che non avevano più ripreso gli allenamenti, dopo averli interrotti. "Dovrò parlare con lui."Quello che gli premeva di più, in quel momento, era la gattina che gli ronfava affianco, beatamente addormentata.Le sfiorò una guancia e lei mugugnò qualcosa, scacciandolo.Ridacchiò, divertito."Chissà se le cose con Mark si sono veramente sistemate.", si chiese. Quando l'aveva vista in lacrime aveva capito che gli aveva rivelato tutto, ma non sapeva come l'aveva presa lui. Scosse la testa, riavviandosi i capelli biondi. "Che casino.", sospirò. Desiderava con tutto se stesso poter stare con la mew neko, ma non si sarebbe sentito a proprio agio fino a quando non avesse avuto la certezza che la relazione con Aoyama fosse finita. E, anche allora, non sapeva veramente come si sarebbe comportato.Era molto tempo che non si fidava completamente delle persone, Kyle escluso. Era molto più facile e preservava da inutili dolori.Mentre rimuginava sentì alcuni rumori provenire dal corridoio. Si allarmò e si affrettò a trasformarsi in Art, la sua forma felina. Sgusciò sotto le coperte e si appallottolò vicino al viso di Strawberry.Udì suo padre borbottare qualcosa e scendere le scale, diretto probabilmente a lavoro.Attese fino a quando non fu sicuro e fece per uscire, ma si sentì tirare per la coda. Soffocò un miagolio di protesta e si voltò, trovandosi avvinghiato tra le braccia della sua attuale fidanzata."Ti prego. Non iniziamo la giornata nel modo sbagliato.", tentò di sgusciare fuori dalla sua presa, ma lei sembrava non voler cedere.Studiò la sua espressione, tentando di capire se fosse ancora addormentata o meno.Sembrava stesse veramente dormendo."Ho poco tempo."Allungò il proprio corpo per tentare di guadagnare una via di fuga, ma nulla.Sbuffò, iniziando ad innervosirsi. Non aveva voglia di beccarsi degli insulti una volta che la rossa si fosse svegliata. Non stava facendo nulla di male.Riuscì ad estrarre una zampa e tentò di far leva. La presa della ragazza si allentò all'improvviso e lui fu libero.-Ryan...?I suoi occhi celesti si puntarono su quelli color cioccolato di lei. Strawberry lo guardò, ancora assonnata e sembrò non capire.Purtroppo il tempo della trasformazione scadde in quel momento. C'era qualcosa che non quadrava.Perché si trovava sotto le coperte, avvinghiata a Ryan? Sembrava stessero svolgendo attività di dubbio genere!Aprì la bocca, pronta a protestare, ma lui la inchiodò col suo sguardo.-Che stai facendo?- sussurrò allora, arrabbiata.-Evitavo di farmi scoprire da tuo padre.- replicò il biondo, tentando di apparire il più sincero possibile.Strawberry si accigliò. -Mio padre? Cosa c'entra?L'americano sbuffò. -E' uscito per andare a lavoro. Non sapevo se sarebbe entrato in camera o meno. Ho preferito non rischiare.- le spiegò. -Ora ti è chiaro? O sei ancora nel mondo dei sogni?Lei gonfiò le guance, irritata dal suo tono. La stava prendendo in giro, era chiaro.Si agitò, tentando di liberare le braccia e colpirlo. Nel farlo gli finì praticamente addosso (come se non fossero abbastanza vicini) e si ritrovarono a pochi centimetri l'uno dall'altra. Trattenne inconsciamente il fiato, emozionata.In quella insolita penombra, calda e accogliente come un abbraccio, gli occhi di Ryan erano scuri come le profondità del mare. Ed intensi, dannatamente intensi.Sentì le guance andarle a fuoco.Lui lo notò, perché sorrise e gliene sfiorò una, leggero. Poi la sua mano scivolò dietro la nuca di Strawberry, tra i suoi capelli.La fissò per pochi istanti, poi l'attirò a sé, baciandola.Fu un contatto lento e tremendamente dolce. Ryan si prese tutto il tempo per gustarla, esplorare la sua bocca. La mew, dal canto suo, lo lasciò fare, sentendo il basso ventre contorcersi.Rimasero a baciarsi fino a quando non esaurirono la scorta d'aria e dovettero sbucare da sotto le coperte.Si fissarono, scompigliati e leggermente arrossati, e ridacchiarono.-Buongiorno.- la salutò lui.La rossa sorrise. -Ciao. Ti ho dato dei calci, stanotte?- fece, preoccupata. Ci pensò su e poi scosse la testa. -Per fortuna. Sai, tendo a rotolare di qua e di là.-Non è difficile da immaginare.- la punzecchiò.-Ehi! Tu dormi come un sasso, fermo immobile?- replicò, piccata. Le scoccò una rapida occhiata. -Non rotolo per il letto.Incrociò le braccia, infastidita. Possibile che fosse già intrattabile di prima mattina? "Ma con chi mi sono messa?", si chiese. "E poi, un attimo, che ore sono?"Mise fuori le braccia e, facendo leva sul materasso, si sporse per controllare la sveglia. Ryan la fissò in silenzio, seguendo ogni suo movimento.-Cavoli, è prestissimo!- esclamò, stupita. Non sentendo nessun commento voltò lentamente il capo e si ritrovò a fissare i suoi occhi, azzurri come il cielo.Arrossì fino alla punta dei capelli.Tentò di tornare al proprio posto, ma scivolò e gli finì addosso. -Ehi, calma!- il biondo cercò di farla rimettere dritta, ma lei non era esattamente collaborativa.Si agitò così tanto che gli finì a calcioni sulle gambe.-Fermati!Finalmente riuscì ad afferrarla per le spalle e bloccarla. Si fissarono e Strawberry fu improvvisamente consapevole del fatto che Ryan fosse un uomo."Non abbassare lo sguardo.", s'ingiunse. Non voleva sentirsi rimproverare di essere maliziosa o che altro.Sostenne lo sguardo del ragazzo fino a quando la tensione non raggiunse il limite e lei divenne una gattina nera.Il giovane la fissò stupito, ritrovandosela improvvisamente in grembo. -Strawberry... tutto ok?- le chiese. In risposta ebbe un miagolio.Sospirò e la sollevò, portandosela vicina al viso. -Ti avevo detto di non agitarti.- brontolò e le diede un piccolo bacetto per farla tornare normale.Poco prima che questo succedesse la depose sul letto, giusto per evitare altri incidenti.-G-grazie...- mormorò lei, imbarazzata.-Non ti succedeva da un po'.- le fece notare. Lei annuì rapidamente, evitando di guardarlo. -Ehi, guarda che non ti mangio.- aggiunse, notando la sua espressione.-Ryan...- iniziò la mew.-Dimmi.-Ehm... è... è normale, vero? O è colpa mia?- domandò.Seguì il dito di Strawberry e capì subito a cosa si stava riferendo. Sorrise, divertito. -Tranquilla, normale amministrazione.-Oh. Ok.- fu la risposta.Il biondo si mosse leggermente, sistemandosi meglio contro il cuscino. -Senti, mi dici perché sei così ossessionata dal sesso?- le domandò, franco. A quelle parole, la leader delle Mew Mew non seppe cosa fare, se non sentirsi immensamente stupida.-Be'... tu sei più grande e a scuola, le mie compagne...- iniziò.-Ferma. Sei sempre così agitata, quando stai con me, per sentito dire?- la fissò, incredulo. Lei esitò un attimo, poi alzò lo sguardo ed annuì. -Ma è assurdo! Io sono diverso dagli altri. Ogni persona è un mondo a sé, un modo di ragionare a sé stante.Nelle sue parole colse un'accusa. Ryan non sopportava di essere paragonato agli altri o di essere trattato come se fosse uno qualunque: voleva che venisse rispettata la sua individualità.-Scusami.- disse, mortificata.Rimase a guardarla, in silenzio, poi sospirò. -Vieni qui.- fece, burbero. Le passò un braccio attorno alla vita e l'attirò contro il proprio fianco. -Se ti senti a disagio, se hai una domanda... per qualsiasi cosa, fai riferimento a me. Non alle tue compagne o alle chiacchiere di corridoio.- le disse, accarezzandole i capelli.La sentì muovere la testa in segno d'assenso. -Posso chiederti una cosa...?- sussurrò.-Ah, inizi subito? D'accordo.- ridacchiò.Si sentiva bene, in pace con se stesso. E al caldo, ma non un calore fisico, un calore emotivo.-Sei mai stato fidanzato?- azzardò a chiedere.Sbirciò il viso dell'americano dai ciuffi di capelli che le cadevano sulla fronte, in attesa di una risposta. Non sembrava a disagio o arrabbiato, solo pensieroso.-No. Non ho mai sentito il bisogno di stare con una ragazza.- rivelò, sincero.La scoperta la stupì. -Davvero? Con nessuna?Abbassò lo sguardo. -La cosa è così strana?- domandò, perplesso. Scosse la testa. -No, no... è che... non sembra.- ammise, arrossendo un poco. Ryan sollevò un angolo della bocca, gongolante. Aveva appena ricevuto un complimento indiretto e questo lo rendeva felice."Dipendo già da te.", si rese conto, un po' allarmato.-Faremo le cose insieme, contenta?- piegò la testa di lato per poterla vedere negli occhi. -Non ti metterò fretta. Ognuno rispetterà la volontà dell'altro... giuro che non ti legherò a nulla, a meno che tu non lo voglia. Quando Strawberry recepì le sue parole, divenne bordeaux e lo colpì con il cuscino, indignata. L'americano scoppiò a ridere, senza tentare nemmeno di difendersi.Si lasciò colpire per un po', poi la catturò e la costrinse a stendersi sulle proprie gambe. Si fissarono, cielo e terra insieme, e poi si chinò per rubarle un bacio.Inaspettatamente lei rispose attivamente e gli affondò una mano tra i capelli biondi. Se avesse potuto scegliere, l'avrebbe baciata per sempre.Non perché avesse gli ormoni in circolo, ma per le sensazioni che gli trasmettevano quei contatti. Si sentiva desiderato, importante.Lo stesso poteva dirsi della rossa, che sentiva le farfalle fare su e giù per tutto il proprio corpo. Non avrebbe mai creduto di trovare così tanta complicità e passione in un ragazzo come Ryan. E in se stessa.Ma le piaceva, anzi, piaceva ad entrambi.-Credo che dovresti scendere.- disse ad un certo punto. Stavano chiacchierando del più e del meno, imparando a conoscersi. Strawberry alzò lo sguardo e fissò il quadrante della sveglia. -Hai ragione... tra un po' mia mamma verrà a cercarmi.- dovette dargli ragione.-Ci vediamo al Cafè nel pomeriggio.- Ryan scostò le coperte, posando i piedi nudi sul pavimento di legno.-D'accordo... ah, Ryan!Si voltò a guardarla, in attesa. -Cosa...?Lei si aprì in un sorriso colmo di gratitudine. -Grazie, per ieri.-Figurati. Anche questo fa parte dell'essere una coppia.- le rispose. Si rimise le scarpe e poi tornò a fissarla. -Noi siamo una coppia, vero?- chiese conferma.-Un po' strana, ma sì. Perché?-Mark.- mormorò.La rossa perse un po' del proprio sorriso, poi lo recuperò. -Mark ha capito. Ci siamo lasciati senza litigare.- rivelò.-Bene. Sono stanco di combattere con lui.- ammise, sospirando. -Ci vediamo più tardi, allora. Ciao.- gettò una gamba oltre il davanzale della finestra, le sorrise un attimo e poi si calò giù.Atterrò silenziosamente, affondando le mani nella neve cristallizzata.Recuperò la moto e poi uscì dal cancello, non visto.-Strawberry! Svegliati!Aprì la porta e diede voce a sua madre:-Arrivo!-Abbiamo passato la notte fuori, eh?Si bloccò, facendo roteare gli occhi. Possibile che fosse peggio di una suocera? Si voltò a fissarlo. -Sei proprio un impiccione, sai?- lo rimproverò.L'altro fece spallucce. -Sono il tuo tutore. Devo interessarmi alla tua vita.- disse con nonchalance.-Kyle.- il biondo scosse la testa, divertito dal suo tono.-Ryan.- gli fece il verso. -Com'è andata?Si fissarono per qualche istante. -Cosa vorresti sentirti dire?- s'informò. L'amico spostò un attimo la propria attenzione sulla cucina, poi tornò a guardarlo, facendogli capire che andava bene tutto. -Be', stiamo insieme. Abbiamo parlato... credo di non aver mai parlato così tanto con qualcuno.Il moro sorrise. -Stare con lei ti fa bene.- osservò.-Tu credi?- chiese, stupito. In effetti si sentiva diverso, più rilassato. -Oh, sì. Lo credo.- annuì. -Mi fa piacere che finalmente abbiate combinato qualcosa. Non ne potevo più di vederti...Lo interruppe dicendo:-Lo so, lo so. Andavo in giro con l'espressione da cane bastonato o sembravo un pazzo furioso.-Esattamente.- approvò la sua breve sintesi, ridacchiando. Poi si ricompose, facendosi serio. -E' ufficiale o volete tenervelo per voi?Ryan fece spallucce. -Non ne abbiamo parlato. Che importa?-Oh, nulla. Era per chiedere.- rispose.L'altro annuì, restando a fissarlo in silenzio. -Posso andare o l'interrogatorio deve continuare?- chiese dopo un po'.-No, no, vai a sognare cuori rosa.- lo liquidò, ridendo. L'americano lo guardò con espressione incredula, stentando a credere alle proprie orecchie. Il cuoco gli fece l'occhiolino e sparì in cucina.Scosse la testa, sollevando un angolo della bocca con fare divertito. -Sognare cuori rosa...- ripetè tra sé, iniziando a salire le scale.Una volta arrivato in camera si spogliò ed andò a fare una doccia. Si sentiva addosso un odore estraneo, ma allo stesso tempo conosciuto. Era insolito, ma gli piaceva perché era il suo odore. Il profumo della pelle di Strawberry e dei suoi baci.Ci rimuginò su per un po', crogiolandosi nell'idea che fossero una coppia."Ryan, smettila. Stai sognando cuori rosa sul serio.", si rimproverò ad un certo punto, tornando in sé.Riassunse un po' di contegno e chiuse l'erogatore dell'acqua, uscendo dalla doccia. Si rivestì e poi scese di sotto, intenzionato a blindarsi in laboratorio. Mentre imboccava la porta, l'occhio gli cadde sulla cartellina che usava a scuola.-Fortuna che sono un genio, se no avrei anche i compiti.- si disse.Stava terminando di sistemarsi il collo della maglia quando con la coda dell'occhio vide Lucas. Rallentò e lo salutò.-Non ti facevo così intraprendente, Shirogane.- rispose lui.-Come, scusa?- si bloccò, perplesso.Il dampyr sogghignò, malizioso. -Kyle mi ha detto che sei appena tornato. Sei stato da Strawberry?- lo punzecchiò.Il biondo tentò di mascherare un certo rossore, senza molto successo. -Non sono affari tuoi. Sono sotto sorveglianza, per caso?- sbottò. L'altro scosse il capo, divertito dalla sua reazione. -Perché sei già qui?-Oh, non avevo nulla da fare. Revenge non sembra intenzionato ad uscire dal suo buco: mi annoiavo.- ammise.-Vorrei potermi annoiare anche io.- sbuffò Ryan.-Be', non cercano d'ucciderti da un po'. Dovresti apprezzare questo periodo di quiete.- gli fece notare Lucas.Il giovane gli lanciò un'occhiata di traverso. -Lo sto facendo.-Sei scontroso come sempre, eh? E io che credevo che l'amore rendesse più dolci.- brontolò.Il diciottenne sospirò. -Lucas, smettila di punzecchiarmi. Se non hai nulla da fare, va' ad aiutare Kyle.- gli disse. Poi gli tornò in mente una cosa. -Ah, no aspetta.Si voltò, tornando a fronteggiarlo. -Che c'è?-Gli allenamenti. Dobbiamo riprenderli. C'è qualcosa... una sensazione. Sento che devo essere pronto.- disse.Lucas lo fissò per qualche momento, meditabondo. -E' una sensazione alla bocca dello stomaco, vero? La sento anche io.- confermò.-Cos'è?- domandò, stupito.-Sesto senso. È un bene che tu ne sia dotato. Comunque d'accordo, riprendiamo pure gli allenamenti. Anche ora, se vuoi: sono libero.Ci pensò su, poi annuì. Le ricerche potevano aspettare, considerato che ultimamente non si erano fatti vivi né gli alieni né il vampiro.Era tutto troppo tranquillo, ma sapeva di dover approfittare di quel momento di calma. Era il respiro prima del grande balzo."Tra un po' ci sarà la resa dei conti.", realizzò, seguendo il collega giù nel magazzino.***-Trovate un modo per farmi arrivare sulla Terra.- ingiunse Profondo Blu.Ormai era un po' di tempo che gli alieni non facevano incursioni sul pianeta degli umani, tutto perché il loro Signore doveva cercare di potenziarsi il più possibile per poter affrontare i loro nemici. Non che fossero così potenti, ma la prudenza non è mai troppa.Revenge si era rivelato un alleato volubile e aveva dovuto parlamentare con lui a lungo, per poter giungere ad un nuovo accordo. Non voleva più che gli venissero procurate delle prede, ma solo poter uccidere il dampyr e l'umano chiamato Shirogane."Non posso nemmeno vendicarmi di te, stupido vampiro. Tu hai ucciso il Cavaliere Blu, indebolendomi. A che razza di gioco stai giocando?", meditò, aspettando che i fratelli Ikisatashi comparissero.Si voltò, prendendo a misurare il salone a grandi passi.-Ci avete chiamati, Signore?- Pie fece la sua comparsa, inchinandosi, subito seguito dai fratelli più giovani.-Sì, finalmente.- sbottò, esasperato. -Come procedono le tue ricerche, Pie?-Sono a buon punto. Il tunnel spazio-temporale è quasi pronto.- annunciò, sperando di soddisfarlo.-Mhm... bene. Avete trovato altra Mew Acqua?- domandò.-Due piccoli frammenti. Pare siano sfuggiti alle nostre avversarie.- Quiche glieli mostrò, appoggiati sui palmi delle sue mani diafane.Profondo Blu si avvicinò e ne prese uno tra indice e pollice, osservandolo. Il piccolo cristallo pulsò di luce propria, vivo.-Non c'è male. Meglio di niente.- commentò, ingoiandolo assieme all'altro. Si sentì immediatamente più forte, più solido.Mantenere forma umana in quella dimensione era abbastanza semplice, ma non lo sarebbe stato altrettanto sulla Terra.Lì, lui non esisteva.-Signore...?Spostò gli occhi di ghiaccio sul più piccolo dei suoi servitori, in attesa della domanda. -Parla.-Dobbiamo attaccare le Mew Mew?- chiese.-No, risparmiate energie.- rispose.-Ma non sospetteranno qualcosa?- s'intromise Pie.Sorrise. -Lascia pure che sospettino. Non arriveranno mai a sapere da quale fronte giungerà l'attacco. Almeno, non fino all'ultimo.- sogghignò, sornione.L'alieno chinò il capo, sottomesso.-Potete tornare al vostro lavoro.- li congedò poco dopo. Diede loro le spalle ed andò a sedersi sul proprio scranno, ragionando su come potersi liberare di quegli stupidi e fastidiosi umani. E vendicarsi di Revenge, nel caso.*** Erano passate due settimane da quando Ryan aveva ripreso gli allenamenti.Lui e Lucas ci stavano mettendo ancora più impegno di quando avevano cominciato e l'americano sembrava intenzionato a raggiungere l'abilità di un samurai. Combatteva fino a sfiancarsi, desideroso di possedere abilità con cui difendersi.-Ryan, rallenta. Stai esagerando.- lo rimproverò il dampyr. Il suo avversario trasse un respiro profondo e si deterse il sudore dalla fronte. -Stai ansimando e sei sotto sforzo.-Sto... bene...- rispose, accaldato.Ma l'altro scosse la testa. -No. Per oggi basta.- si rifiutò di continuare. "Non voglio vederti collassare.", aggiunse mentalmente.-Lucas...-No, ho detto che per oggi basta.- ribadì. -Trova un altro modo per tenere occupata la mente.Il vero motivo per cui il biondo ci stava mettendo anima e corpo era il ritorno a scuola di Mark. Il ragazzo era stato dimesso una settimana prima e ormai aveva recuperato tutta la memoria. La cosa che lo preoccupava era una sua possibile ricomparsa nella vita di Strawberry.-D'accordo, andrò in palestra.- disse, raddrizzandosi.-Trova un modo che non sia spomparti fisicamente.- l'europeo lo guardò male, rinfoderando la katana.-Non sono affari tuoi.- sbottò Ryan.-Credi? E cosa succederà se dovessi finire ricoverato in ospedale? Stai portando avanti il progetto Mew, stai tentando di difendere la Terra. Non ci sono sostituti, per questo.- gli ricordò.Lui allora abbassò lo sguardo, colpito dalle parole dell'amico. -D'accordo.-E poi, Strawberry non gli ha nemmeno mai parlato.- gli si avvicinò, battendogli una mano sulla spalla.-Non è lei a preoccuparmi.- rispose.-Ma Mark, lo so. L'abbiamo capito tutti: ogni volta che lo senti nominare scatti come se fossi stato morso da un serpente.- sorrise, divertito.Il biondo raccolse la propria arma e la mise nel fodero. Poi sospirò e disse:-Vado a farmi una doccia. Grazie per il tuo tempo.-Figurati. Mi serve per tenermi in allenamento.- disse.-Per uccidere Revenge?-Sì, il mio caro paparino.- fece una smorfia, mentre i suoi occhi cambiavano colore, virando ad un verde elettrico.-Lucas, sei inquietante. Smettila.- gli disse il giovane. L'altro si riscosse e recuperò la calma. -Meglio. Be', vado. Vedi di non strapazzarti troppo: non abbiamo altri dampyr.Un angolo della sua bocca si sollevò. -A domani.Si salutarono ed ognuno se ne andò per la sua strada. Mentre saliva le scale dopo aver riordinato e chiuso il magazzino, Ryan incontrò Strawberry.-Ciao!- esclamò lei, sorpresa.Le rispose con un cenno del capo, poi si fece perplesso. -Che fai ancora qui?Lei abbassò lo sguardo, arrossendo. -Ti... ti aspettavo.Non se l'aspettava. -Oh.- disse solo.-Ho fatto male?- la rossa lo guardò negli occhi, preoccupata. Non sapeva bene come doveva comportarsi, con lui. Era diverso da Mark, era molto più cosciente di se stesso ma al tempo stesso nuovo a quel tipo di esperienza.Dentro di sé sentiva il bisogno di fare qualcosa per lui, con lui.Si riscosse e la guardò. -No... non me l'aspettavo, tutto qui.- ammise. La vide lanciare uno sguardo alle proprie spalle e poi torturarsi una ciocca di capelli. -Stavo salendo. Vieni con me?-I-in camera tua?Annuì. -Sì. La doccia è lì e devo proprio darmi una ripulita.- disse.-Com'è andato l'allenamento?- chiese lei. L'occhio le cadde sulla maglietta del giovane, fradicia. Poteva vedere i suoi muscoli attraverso il tessuto, diventato trasparente.-Al solito. Non so quando attaccheranno, ma mi voglio far trovare pronto.- rispose, prendendola distrattamente per mano e guidandola al piano di sopra.Strawberry sentì il calore di quel contatto diffondersi a tutto il suo corpo ed arrossì.-Tutto bene, in sala?- le chiese dopo un po', facendola entrare in camera sua. Accese la luce e poi le indicò il letto.-Sì... tutto come al solito. Lucas riscuote sempre un certo successo.- ridacchiò, nervosa. Essere in quella stanza, in quel momento, le faceva sembrare le precedenti incursioni qualcosa di lontano, estraneo, sbagliato.Sentiva che era quella l'atmosfera che avrebbe dovuto esserci tra di loro, anche se non l'avrebbe mai immaginato, prima.-Mi lavo e ti accompagno a casa, ok?- le disse. Annuì, lanciandogli un'occhiata.-Come... come va tra noi due...?- chiese ad un certo punto.Ultimamente si sentiva più coraggiosa, in sua presenza, e riusciva a porgli le domande che le frullavano in testa senza problemi. A parte l'imbarazzo.Ryan si bloccò, le scarpe affondate nella neve fresca. -In che senso?-Be'... sto andando bene? Hai detto che ero in prova.- mormorò. "Ottimo, molto stupido, Strawberry.", si rimproverò.Il biondo sorrise, divertito dalla sua espressione timorosa. -Oh, direi che sei assunta.- disse.-Ah... ok.-Però il discorso vale anche al contrario. Potrei non andarti bene io.- si indicò. Dire quella frase gli era costato molto, perché significava darle la possibilità di ritrattare quello che stava nascendo tra di loro. Di porgli un freno. E lui non voleva.La mew fu colta impreparata da quelle parole e rimase a fissarlo con la bocca leggermente socchiusa. Quando si riprese farfugliò:-No... cioè... io...-Ti vedo confusa.- ridacchiò, divertito.Arrossì completamente, abbassando gli occhi. -Tu vai bene così...Senza nemmeno pensarci annullò la distanza tra di loro e l'abbracciò. -Mi fa piacere.- sussurrò. Dopo un attimo d'esitazione, sentì le braccia della ragazza avvolgerlo.Rimasero così per un po', poi lui si scostò e si chinò per darle un tenero bacio sulla punta del naso. Strawberry sorrise e gli diede una leggera testata.-Ehi!- protestò, dandole un pizzicotto sul fianco che la fece contorcere. La tenne stretta a sé e pose fine alle sue lamentele con un bacio. -Ok... mi sta venendo la carie. Il momento coccoloso è finito.- si staccò.Lei lo fissò con tanto d'occhi. -Come?-Ti sembro il tipo da coccole davanti al cancello di casa?- le domandò. La giovane si guardò attorno.-Be', a me piaci così.- rivelò. Quando vide la sua espressione seria pensò di doversi rimangiare le parole.-Stavo scherzando, non sono borderline. Però non diventerò mai uno di quei fidanzati appiccicosi e smielati come caramelle.- l'avvertì.Si alzò in punta di piedi e gli diede un bacio sulla guancia. -Vai bene così, Ryan.- sorrise. Lo salutò ed entrò nel giardino di casa.-Ciao, gattina.- fece un cenno con la mano e si avviò verso casa.Nessuno dei due sospettava minimamente di essere stato visto.E soprattutto, nemmeno nei loro incubi peggiori l'osservatore sarebbe stato Shintaro Momomiya. Da quando aveva recuperato la memoria si sentiva di nuovo se stesso.Tutto era andato al suo posto, compresa l'aggressione.Ora, l'unica cosa che non funzionava, era Strawberry. O meglio, il suo nuovo fidanzato.Quando era venuta in ospedale per dirgli che era finita aveva ceduto, indebolito dai farmaci e dall'assenza dei propri ricordi. Ma ora voleva rimettere le cose a posto.Non l'avrebbe lasciata ad un altro, tanto meno a Shirogane.Svoltò l'angolo ed accelerò il passo, diretto verso quella casa che ormai conosceva bene. Quando si ritrovò davanti alla porta d'ingresso prese un respiro profondo e bussò.Gli venne ad aprire Strawberry in persona.-M-Mark... ciao. Che fai qui?- lo fissò perplessa. Probabilmente non si aspettava una sua visita.Sfoggiò il suo miglior sorriso. -Ciao. Dovrei parlarti, hai un po' di tempo?Lei lanciò un'occhiata dentro casa, poi accostò la porta alle proprie spalle, senza chiuderla. -E' successo qualcosa?- domandò, accigliata.Non avevano parlato molto, da quando lui era tornato. Non perché fosse scoppiato uno scandalo, a scuola: né lei né Ryan avevano sbandierato la loro relazione ai quattro venti. Semplicemente non aveva avuto il coraggio di affrontarlo.Si sentiva sporca, o almeno, una parte di lei.-Senti... è vero che ti piace Ryan? Seriamente?- chiese in un sussurro. Dirlo lo rendeva quasi reale, ma ancora inconcepibile.La rossa, da principio, fu spiazzata dalla domanda, ma poi rispose:-Sì.-E state insieme?- continuò con l'interrogatorio.-Mark, non ti ho detto una bugia, all'ospedale.- gli fece presente. Lui allora si rabbuiò. -E non capisco perché tu sia venuto a casa mia.-Per rimettere le cose a posto. Tu devi stare con me, non con lui.- spiegò.Lei incrociò le braccia al petto. -E perché?-Come perché? Siamo fatti per stare insieme. Non ti ricordi tutti i momenti che abbiamo passato...?- la guardò con tanto d'occhi.Strawberry annuì. -Sì, li ricordo. E li ricorderò sempre, non ti ho dimenticato. Ma quello che provo per te non è amore.- tentò di essere chiara.-Ryan ti ha fatto il lavaggio del cervello.- asserì, convinto. Abbassò un attimo lo sguardo e poi lo puntò in quello della ragazza. -Torna con me.-No.- rifiutò la rossa.-Strawberry, ragiona! Io vado bene per te, lui no! Chissà quante ragazze gli girano attorno!- alzò la voce.-Non inventarti bugie sul suo conto! Non sei così meschino.- lei lo imitò.I toni si stavano facendo accesi e il padre di Strawberry venne distolto dalla lettura della pagina economica. Ripiegò il giornale e lo abbandonò sul bracciolo della poltrona, intenzionato a controllare la situazione.Non sapeva con chi stesse parlando sua figlia, ma la conversazione si stava accendendo. Si avvicinò alla finestra e sbirciò oltre la tenda, senza farsi vedere."Mark?", pensò stupito. Era da un po' che non lo vedeva, praticamente dall'incidente. Strawberry aveva evitato di parlarne, in ogni caso e lui non aveva insistito, credendo che ci fossero problemi tra di loro.Il bacio con Shirogane, alcune sere prima, glielo aveva confermato.-Voglio solo che torni tutto come prima!- venne distratto dalla replica del ragazzo. La sua piccola scosse la testa, agitando in aria le mani: si stava innervosendo.Mark non gli era mai andato completamente a genio, ma lo aveva accettato perché Strawberry ci teneva veramente, a lui. Ryan, invece... si poteva dire che era stato amore a prima vista. Se lo poteva immaginare come suo genero senza problemi. Il che aveva dell'incredibile, considerato quanto fosse geloso della sua unica figlia.-Mark, mi dispiace. Ma non cambierò idea. Non credere che abbia deciso così, alla leggera! Ci sono stata male per giorni!- la ragazza alzò ulteriormente la voce, arrivando quasi a gridare nel tentativo di inculcargli la dura verità.Il moro non sembrò prenderla bene.Lo vide allungare una mano, intenzionato a strattonarla. Allora decise di intervenire.Uscì sulla soglia, comparendo alle spalle di Strawberry.Lei si voltò, sentendo la porta aprirsi. -P-papà?- arrossì, colta in flagrante. "Oddio, ha visto tutto.", si disse, allarmata.-Che succede, qui?- domandò l'uomo, calmo. Il suo sguardo si posò sulla mano del giovane di fronte a lui.-Signor Momomiya.- Mark chinò il capo, remissivo. -E' un piacere vederla.-A quanto pare, per mia figlia non lo è vedere te. Mi sembra che non abbia altro da dirti, ma tu continui ad insistere.- replicò.Il suo interlocutore deglutì, a disagio. -M-mi dispiace, io...-Ti devo chiedere di andartene. Per favore.-Ma...- il ragazzo alzò la testa di scatto. La rossa, invece, lo fissò a bocca aperta.-Mark. Per favore.- indurì la propria espressione.Infine lui cedette. -D'accordo. Arrivederci.Lo osservò allontanarsi a passo lento, il capo chino. -Vai dentro, piccola.- mormorò, spingendola dentro casa. Lei non protestò, reprimendo un brivido.Restò a fissare l'ex fidanzato di sua figlia, pensieroso. Aveva il sospetto che la questione non sarebbe finita lì.Non avendo ottenuto niente da Strawberry, forse sarebbe andato dall'altra parte coinvolta."Non voglio che la situazione degeneri.", decise. Rientrò, recuperò il cappotto e se lo infilò. -Esco, torno presto.- disse.-Dove vai...?- la mew tornò nell'atrio, ma suo padre era già sparito. -Strano. Conosceva perfettamente la strada, quindi non ci avrebbe messo molto a raggiungere il Cafè Mew Mew.Infatti, poco dopo, ecco comparire davanti a lui la graziosa costruzione rosa."E pensare che è gestito da due ragazzi.", considerò, osservando le finestre a forma di cuore. Si era sempre chiesto cosa li avesse spinti a mettere in piedi un'attività del genere. Avrebbero potuto scegliere qualcos'altro, come copertura. Fece il giro per poter raggiungere il vialetto d'ingresso.Aveva nevicato ancora, qualche giorno prima, e le temperature si erano abbassate di colpo. La distesa di neve ricopriva ogni cosa, scricchiolando ad ogni passo.Trovò Ryan in piedi su una scala, intento a staccare il ghiaccio dai rami di alcuni alberi. Che insperato colpo di fortuna!-Devo ricordarmi di assumere un giardiniere.- brontolò il biondo, staccando l'ennesimo pezzo di quella patina ghiacciata. Aveva le guance arrossate per lo sforzo e le dita intirizzite nonostante i guanti.Si fermò un attimo, prendendo un respiro e si rese conto di essere osservato.Voltò il capo e si trovò davanti Mark. Lo fissò, accigliato.-Cosa fai qui?- non usò nessuna forma di cortesia. Non era ben voluto.-Devo parlare con te.- gli disse.-Ah, sì? Mi stavo chiedendo quando saresti venuto.- sogghignò, scendendo dalla piccola scaletta di metallo. Fece scrocchiare le ossa delle falangi, pronto a tutto.-Ridammi Strawberry.Alzò un sopracciglio. -Non mi sembra sia una cosa. Le persone non si restituiscono.- rispose, calmo. "E' arrabbiato.", realizzò, osservandolo. Lo vedeva stringere spasmodicamente i pugni.Cavolo, non lo aveva mai visto infuriato, tranne quando il Cavaliere Blu prendeva il controllo del suo corpo.-Sai benissimo cosa intendo.- ribatté.-Mi sembra che lei ti abbia parlato, giusto? Non è stata chiara?- indagò. -Era confusa. Ero confuso anche io, non avevo più i miei ricordi.- disse, come se quello spiegasse tutto.Il biondo scosse la testa. -No, Mark. I suoi sentimenti per te sono cambiati, è questa la spiegazione. Quindi non capisco perché tu sia qui.- replicò. -O meglio, sei qui per un motivo. Ma non vuoi parlare con me, quello è solo un pretesto.Mark sospirò. -Hai ragione. È solo un pretesto. Non credevo sarei mai arrivato a questo, ma mi dai proprio sui nervi, Ryan Shirogane.E detto questo si slanciò verso il ragazzo, deciso a colpirlo. L'americano era pronto ad accoglierlo, i pugni alzati accanto al viso. Il primo colpo del campione di kendo non andò a segno, perdendosi nell'aria, ma il secondo lo raggiunse al fianco. Incassò e glielo restituì con gli interessi: poteva non essere un abile samurai, ma aveva molta più esperienza per quanto riguardava la boxe.Il moro vacillò, portandosi una mano alla mascella.-Ti alleni?- chiese, leggermente stordito.-Quando sono nervoso. Mi serve per scaricare la tensione.- fu la risposta. Il suo avversario si guardò intorno ed individuò un ramo caduto, abbastanza dritto per servire al suo scopo. Lo impugnò e glielo puntò contro. -Bene... vedo che hai trovato la tua spada.-Adesso siamo pari. Ognuno con le sue armi.Sollevò la spada improvvisata, intenzionato a colpirlo alla spalla, ma Ryan si scostò di lato e la bloccò con entrambe le mani. Fece forza e respinse Mark.Divaricò leggermente le gambe per avere una presa migliore sul terreno gelato."Dov'è Kyle, quando serve? Non ho voglia di prendermi una bastonata in faccia.", pensò, leggermente irritato. Picchiare Aoyama era da sempre uno dei suoi sogni proibiti, ma in quel momento non ne aveva proprio voglia.Soprattutto perché il suo avversario non era completamente lucido.Lo vide abbassare l'arma, pronto ad un nuovo assalto, quando una voce tuonò:-Fermi!Si bloccarono entrambi, stupiti.Ryan individuò subito il proprietario della voce e i suoi occhi si sgranarono. Cosa ci faceva lì? Shintaro avanzò verso i due ragazzi con passo deciso.-Cosa diavolo stai facendo, Mark? Sei impazzito?- lo accusò. Il ragazzo mollò la presa sul bastone, che venne inghiottito dalla neve.-Io... non credo siano cose che la riguardano.- mormorò, la voce piena di rabbia. -Certo che mi riguardano. Non voglio vedere due ragazzi che fanno a botte, qualsiasi sia il motivo.- rispose. Raccolse il bastone e lo lanciò lontano, tra i cespugli.-Cosa fa qui, signor Momomiya?- domandò Ryan.L'uomo si voltò a fissarlo. -Ho seguito Mark. Prima è venuto a casa mia, per parlare con Strawberry.- spiegò.Il ragazzo spostò lo sguardo sul proprio avversario, stupito. -Cosa le hai detto?- gli si avvicinò. Se le aveva fatto del male o l'aveva offesa in qualche modo... non avrebbe risposto di se stesso.-Volevo farle cambiare idea.- spiegò semplicemente.-Non puoi cambiare i sentimenti di una persona! È così difficile da capire?- sbottò l'americano.-Ryan ha ragione.- confermò il padre della rossa. -Non so cosa sia successo, ma se mia figlia ha scelto Shirogane, un motivo ci sarà. E tu devi rispettare la sua decisione.-No, io non... lei non capisce...- iniziò.-E' vero, forse non capisco. Ma sono stato ragazzo anche io: so come vanno queste cose.- sospirò, calmandosi. Quando li aveva visti combattere aveva visto rosso.Vedendosi sconfitto per l'ennesima volta, il ragazzo più popolare della scuola fu costretto a dichiarare sconfitta. Qualcosa si era rotto, dentro di lui, e non sarebbe stato facile superare quel cambiamento. Sicuramente avrebbe evitato il Cafè per un po', almeno fino a quando le ferite non si fossero rimarginate. Finalmente aveva capito che non poteva cambiare le cose: Strawberry e Ryan si piacevano. Il loro sentimento era qualcosa di più di semplice infatuazione e lui non c'entrava niente con loro. Non più, ormai.Senza una parola, si voltò e si incamminò verso il parco Inohara. Aveva bisogno di pensare.I due rimasero a guardarlo allontanarsi, poi Shintaro disse:-Io e te dobbiamo fare un discorsetto.Ryan impallidì. -Sì, signore.- rispose.
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Un angelo a scuola
FantasySe Ryan fosse costretto a riprendere gli studi a causa di un nuovo nemico? E se questo nemico fosse, strano ma vero, un Gangrel?Un vampiro in grado di trasformarsi in animale è diffilce da scovare, ancor di più quando sembra che si nasconda nella sc...