Cap. 6 Quando le supposizioni non bastano

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Un'enorme luna piena brillava nel freddo cielo stellato. Ormai novembre era finito e dicembre era alle porte con i suoi giorni limpidi ma freddi e la sua candida neve. Anche le notti si erano fatte più rigide, ma c'era un essere a cui tutto questo non importava: senza più sapere da quanto tempo stesse girovagando attraverso il tempo, continuava incurante a sopravvivere in bilico tra due realtà. Come ogni notte si era seduto su quello sperone di roccia per ammirare il viso luminoso dell'astro, per ingannarsi di essere un sognatore quando invece ne era un affamato prigioniero. Sospirò, osservando il fiato condensarsi in nuvolette bianche e salire verso di lei, la Madre. Madre, perché era con quell'appellativo che lui chiamava la Luna.Dopo essersi concesso un ultimo sguardo alla volta celeste si alzò, sgranchendosi gli arti. Ormai era quasi ora e sentiva dentro di sé il richiamo primordiale che tutte le notti, giorno dopo giorno, lo spingeva a scendere tra gli esseri umani. Certo, poteva benissimo resistere per più di un mese senza nutrirsi, ma si lasciava sempre andare all'eccesso. Il sangue stava cantando per lui, invitandolo a impossessarsene. Si passò la lingua sulle labbra pallide e voltandosi, si inoltrò nel folto della foresta, accompagnato solo dal fruscio del suo lungo cappotto, nero come la notte più scura. Come ogni volta che camminava tra gli alberi che circondavano le pendici del monte Fuji, sentì la paura serpeggiare tra gli animali addormentati, ma sempre vigili. Ignorando tutto ciò, accelerò il passo fino a divenire parte integrante dell'aria. D'improvviso, dopo parecchi minuti di corsa, gli apparvero davanti i grattacieli della grande Tokyo, quindi si diresse verso un vicolo isolato e tornò alla sua forma originaria. Detestava "scendere nel mondo degli umani", ma il più delle volte ci era costretto e quindi doveva inghiottire la repulsione di avere tante persone attorno a sé e andare avanti. Camminò silenzioso per diversi isolati, seguendo una traccia olfattiva che lo aveva trovato e assuefatto, finché non ne trovò il proprietario o meglio la proprietaria. Si accucciò dietro un angolo, seguendo ogni passo della sua prossima vittima. Era più di un mese, stranamente, che non andava a caccia e sentiva i muscoli fremere per qualche scatto fulmineo. Spostandosi da un'ombra a un'altra più fitta, la seguì finché lei non fu abbastanza vicina: allora con una velocità che aveva dell'incredibile le si fiondò addosso, stroncando sul nascere l'urlo che stava per uscirle dalle labbra. Era così che cacciava, era così che si cibava ed era così che viveva perché la sua era la vita di un essere condannato alla dannazione eterna, lui era un vampiro. "Spero solo di non essere disturbato...", si augurò dentro di sé. Tornando a concentrarsi sul suo pasto terminò di bere e poi nascose il corpo. Sazio, si passò la lingua sui canini ancora sporchi di sangue e s'incamminò lungo la strada scarsamente illuminata. "Per queste vie non c'è mai un cane, in tutti i sensi.". Immerso nei propri pensieri non si accorse di essere osservato da qualcuno, che a suo parere, era molto indisponente e arrogante. Continuò a camminare per altri cento metri finchè i suoi sensi acuiti non gli segnalarono la presenza dell'estraneo, che lui identificò dall'odore. "Tsk. Sembra proprio che io non sia destinato ad avere pace.", considerò con un mezzo sorriso. Osservò l'ombra sulla strada proiettata dalla pallida luce della Madre e il suo sorriso divenne un sogghigno: non si era sbagliato, era proprio lui. "Buffo come io mi sia ridotto a collaborare con esseri ancora più presenti nell'immaginario degli esseri umani, ma comunque non meno stupidi.", si stupì di quanto fosse stato imprudente a lasciarsi coinvolgere, ma la ricompensa era troppo appetitosa. -Quiche.- la sua voce bassa e vagamente metallica aveva un qualche cosa di suadente che attirava le sue vittime. -Lieto che tu ti sia ricordato di me, Revenge.- disse l'alieno, planando davanti al vampiro. Quello rimase immobile. -Fatto buona caccia?Revenge socchiuse le labbra mostrando i bianchi canini e il suo interlocutore lo prese per un sì.-Cosa vuoi?- chiese il vampiro con fare indisponente."Tipico", pensò Quiche. "Ogni volta è la stessa storia: mi devo far mettere i piedi in testa da questo spaccone e solo per il tornaconto di Profondo Blu." Effettivamente si stava stancando di quell'assurda situazione. "E poi... chi si crede di essere?", si chiese quasi schifato. Senza farsi beccare lo squadrò a lungo: aveva capelli color della luna che si arricciavano sulle punte, pelle diafana come la sua, uno sguardo raggelante (sicuramente peggio del suo Signore, questo almeno poteva concederglielo) dato che le iridi e le pupille si confondevano in un penetrante azzurro ghiaccio e un corpo magari più muscoloso del suo, dovuto probabilmente a quei tre o quattro anni in più che aveva rispetto a lui, ma nulla d'eccezionale. Non poteva negare che avesse un suo fascino, ma da lì a sfottere i propri alleati era un altro paio di maniche. -Sono qui per conto di Profondo Blu.- disse infine, puntando le proprie iridi dorate in quelle di ghiaccio di lui. -E cosa vuole sua altezza?- lo disse praticamente con tono di scherno. Quiche odiava questo suo modo di fare: certo, Profondo Blu a volte sapeva essere irritante, ma era pur sempre il loro capo. -I tuoi servigi, come da accordo.- gli rammentò l'alieno. -E scommetto che è un compito tanto infame che pure tu e i tuoi fratelli vi siete rifiutati di potarlo a termine, vero?- insinuò con un sorrisetto irritante. Quiche strinse i pugni, evitandosi azioni avventate. -No. In verità era un compito che volevo ardentemente, ma che lui ha reputato fosse più adatto a te.-Capisco. E questo ti rode... mi dispiace."Ancora più irritante. Io questo lo uccido!". -Ammetto che volevo avere io l'onore. Comunque non è questo il punto. Accetti?- disse ignorando lo sguardo di disprezzo che gli aveva lanciato il vampiro. "E come potresti rifiutare?"-Sono vincolato da una promessa.- gli fece presente l'essere soprannaturale. "E la cosa continua a non piacermi...". -Che devo fare?-Ammazzare un umano.Revenge assunse un'espressione furiosa, fulminandolo con il solo ausilio dello sguardo. Evidentemente la prospettiva di uccidere un umano non gli sembrava tutto questo gran compito e lo riteneva sicuramente più adatto a quei tre alieni che gli ronzavano sempre intorno. Nel suo vocabolario, probabilmente, il termine "far fuori un umano" corrispondeva a dissanguarlo fino a farlo morire o renderlo uno della sua specie iniettandogli un potente veleno, ma ammazzarlo per il semplice piacere di farlo e soprattutto su commissione era un atto che ripugnava persino uno come lui. Per lui gli umani erano cibo e, si sa, non si gioca con il cibo. -Non ne sei capace?Il non morto represse l'indignazione e sembrò calmarsi fino a riassumere la sua classica maschera di fredda lucidità. "Stai osando sfidarmi, Quiche?". -Come potrei fallire in un'impresa di tale difficoltà?- ironizzò. Quiche ridusse gli occhi a due fessure. "Ogni minuto che passa diventa ancora più seccante, perché Pie ha mandato me?". -Pensala come vuoi, a me non interessa. Devo solo riferire la tua risposta.- affermò, facendo spallucce.Revenge si portò una mano al mento, fissandolo pensieroso perché sapeva che all'alieno dava enormemente fastidio. -Vediamo... se non erro la scelta è tra ammazzare un semplice umano o incorrere nelle ire di Profondo Blu.- ragionò. L'altro non batté ciglio. -Direi che preferisco far fuori l'umano, si rivelerà sicuramente più eccitante delle lamentele del tuo capo.- disse infine con un sogghigno. "Anche perché le poche volte che l'ho sentito cianciare, ho capito che è tutto fumo e niente arrosto e non mi divertirei per niente a confrontarmi verbalmente con lui". -Oh, puoi star certo che ti divertirai. Non è un umano come gli altri.- rivelò. L'altro alzò di scatto gli occhi. Quiche, ottenuta finalmente la sua attenzione, continuò a spiegare:-Nel suo corpo ha impiantati i geni del gatto Iriomote, se Pie non ha sbagliato e, comunque, è un tipo irritante quasi quanto te.Revenge sorrise diabolicamente. -Allora pensò che mi divertirò. È sempre interessante un confronto tra mentalità alla pari.- asserì con la sottile ironia che lo caratterizzava."Spero vivamente che il biondino ti levi quel sorriso dalla faccia. Per sempre.", si augurò l'alieno. -Per rendere più adrenalinica la cosa dovresti agire senza informazioni, ma Profondo Blu ti tiene troppo in considerazione per farti questo... quindi prendi!- Quiche gli lanciò dei fogli, levandosi in volo. -Ti saluto. E scomparve. Il vampiro non badò più a lui e si mise ad osservare attentamente il dossier. I suoi occhi passarono velocemente in rassegna il non molto dettagliato resoconto sull'umano e man mano che avanzava si stupì sempre più. Forse, questa volta, il compito che gli era stato affidato non si sarebbe dimostrato noioso, anzi..."Aspettami, Ryan Shirogane." In quello stesso momento, ma in un luogo diverso, proprio Ryan Shirogane era intento a godersi il chiaro di luna. Gli piaceva osservare il cielo invernale trapuntato di miriadi di stelle luminose, ma quella notte non era proprio interessato agli astri. Stava ragionando da un po' di tempo su quel dannato vampiro che avevano adescato gli alieni e non riusciva proprio a trovare il bandolo della matassa, era per questo che si era affacciato alla finestra, sperando di avere un'illuminazione lasciando vagare i pensieri, cullati dalla fredda aria notturna. -Niente. Proprio non riesco ad arrivarne a capo!- sbottò portandosi le mani nei capelli. -E la cosa mi irrita parecchio. Possibile che questo fantomatico vampiro sia trasparente?- chiese a nessuno in particolare. Rimase qualche altro minuto a fissare il vuoto finchè non si decise a richiudere la finestra. -Probabilmente mi è sfuggito qualcosa...- mormorò andandosi a sedere davanti al computer acceso. -Devo trovare sue tracce nei registri scolastici...- prese a digitare sulla tastiera, non staccando mai lo sguardo dal monitor. In poco riuscì ad accedere ai file riservati del liceo frequentato da Strawberry e altrettanto facilmente li scandagliò, cercando alunni iscritti da poco o con qualche corrispondenza alle sue supposizioni. Passarono rapidamente due ore e il ragazzo non era riuscito a cavare un ragno dal buco, dato che sembrava non esistessero informazioni. Sbuffando si appoggiò pesantemente allo schienale della sedia e si mise a fissare il monitor senza realmente vederlo, immerso in complicati ragionamenti. "Ho appurato che non è un nuovo studente, quindi mi sembra inutile continuare su questa pista... non è neanche uno studente anziano partecipante a qualche club... in sostanza non si trova nella scuola. Devo dedurre che sia così abile da aver sviato Kyle. Notevole." Si concesse un sorriso per quella considerazione. Se davvero questo nemico era così arguto sarebbe stata una caccia difficile, soprattutto se confrontata con quelle a cui era abituato. "Se le mie supposizioni sono giuste devo solo capire dove si sta nascondendo e perché si è alleato con gli alieni. Sì, Ryan, è una cosa facilissima!", si passò una mano sugli occhi, dandosi mentalmente dello stupido. "No, devo stare calmo e ragionare lucidamente." Tornò a concentrarsi sul pc e aprì una cartella protetta da password. Qui vi erano tutte le informazioni sui vampiri, sulla loro storia, le loro caratteristiche, la loro organizzazione sociale e su come ucciderli. Aprì il documento che parlava delle caratteristiche delle diverse specie e cercò quella che gli interessava: Gangrel. La prima volta l'aveva letta superficialmente, non credendo possibile che il loro nuovo nemico fosse un non-morto, ma questa volta vi prestò più attenzione e la scorse con più calma. "GANGREL: i solitari nomadi Gangrel vagano di notte attraverso le foreste sconfinate. Al contrario dei loro Fratelli, essi disprezzano le consuetudini della civiltà, preferendo vagabondare in solitudine nelle terre inesplorate. Costituiscono un clan solo nel senso più ampio del termine; i membri tendono ad essere abbastanza individualisti, indifferenti al protocollo sia dei mortali che dei vampiri. Infatti, i Gangrel si trovano più a loro agio con gli animali selvatici che con i mortali che erano o con i vampiri che sono diventati. Sono vampiri animaleschi che predano di notte e possiedono tendenze e fattezze tipiche delle fiere. Raramente si stabiliscono in un luogo: sono dei giramondo, soddisfatti solo quando possono correre soli sotto il cielo notturno. Distaccati, riservati e selvatici, i Gangrel sono spesso individui infelici; sebbene in genere detestino la folla e le costruzioni delle città, la presenza dei licantropi impedisce loro di uscire dai loro confini." Terminata la lettura incrociò le braccia al petto e ci rifletté su, calcolando ogni probabilità senza esclusioni. Sapeva che temevano i licantropi, ma purtroppo per loro non aveva conoscenze tra quelle simpatiche e docili creature, quindi la possibilità di fare uccidere il vampiro dal suo nemico naturale era da escludere tassativamente. Prese un foglio ed elencò tutte le informazioni che aveva estrapolato dal testo, barrando la prima che parlava dei lupi mannari. Passò allora alla seconda e vi trovò sia un lato positivo che uno negativo: il fatto che i Gangrel fossero per natura solitari andava loro a vantaggio perché così sarebbe stato più facile ucciderlo, ma andava a loro sfavore perché il suo essere amante della solitudine lo rendeva anche difficile da scovare.-E' un bel grattacapo...- constatò, scostandosi un ciuffo di capelli ribelli dal viso. -Però devo riuscirci o non potrò mai più guardare Kyle in faccia.- s'impose, tornando a concentrarsi su quel pezzo di carta che racchiudeva tutte le sue informazioni e supposizioni. Passò un'ora e mezza e Ryan era giunto ad una conclusione: dovevano cercare il vampiro in territori isolati o inesplorati. Questo escludeva la città, o quasi tutti i suoi luoghi, mentre aggiungeva alla lista tutte le rovine e i boschi presenti nel raggio di molti chilometri. -Non finiremo mai!- si lamentò alzandosi di scatto. -Devo restringere il campo.Prese a misurare la stanza a grandi passi, lambiccandosi il cervello per trovare una soluzione. D'un tratto la sua attenzione fu attratta da qualcosa fuori dalla finestra. Velocemente si affacciò e scrutò nelle tenebre, lì dove gli era parso di vedere una sagoma. Infatti, tra le siepi di recinzione vide muoversi qualcosa e subito dopo ne uscì un grosso cane, che, apparentemente incurante di essere osservato, camminò lentamente fin ad arrivare all'altezza di un lampione. Quando la luce artificiale lo colpì in pieno, l'americano si rese conto che non era un cane, bensì un lupo! Scosse la testa, non credendo ai propri occhi: cosa ci faceva un lupo in centro a Tokyo? Immediatamente il suo pensiero andò a Pam, che aveva i geni del lupo dal pelo grigio, ma, si disse, era impossibile che fosse lei perché non le era mai capitato di trasformarsi e nel caso fosse successo sarebbe corsa immediatamente ad avvertirli. Tornò a concentrarsi sul canide e, come a confutare il suo ragionamento, scoprì che aveva il pelo del medesimo colore del lupo in via d'estinzione. Ancora più confuso Ryan lo osservò alzare il capo verso l'alto e lanciare un ululato lungo e acuto. -Ma... non può essere!- si lasciò sfuggire. Come ad averlo udito, il grande animale si voltò verso il Cafè e sembrò cercare proprio lo sguardo del ragazzo, che si ritrovò ad osservare iridi di un intenso color ghiaccio, così raggelanti da fargli accapponare la pelle. "Mi sta fissando?!", si chiese incredulo. Il lupo tenne incatenati i loro sguardi per diversi minuti e Ryan potè giurare di avervi visto brillare una strana luce d'intelligenza come se fosse un animale, ma al tempo stesso fosse anche qualcos'altro. Quando la bestia abbassò gli occhi obliqui, il biondo sentì il calore riaffiorargli in corpo come se prima gli fosse stato succhiato via. Il canide lanciò un ultimo ululato rivolto alla luna e se ne andò, sparendo tra le tenebre al di là del cono di luce. Il ragazzo rimase incantato a fissare il punto dove prima c'erano quegli occhi e d'un tratto la sua mente venne attraversata da un pensiero incoraggiante, ma allo stesso tempo sconvolgente. Si precipitò al computer e scorse nuovamente la descrizione dei Gangrel, trovandovi immediatamente riscontro con le proprie supposizioni. "Possiedono tendenze e fattezze di bestie... corrisponde!", realizzò. "Quello non era un lupo normale, era lui! Ne sono certo.", esultò dentro di sé. Prese a digitare velocemente sulla tastiera fino ad avviare il motore di ricerca. Il pc ci mise relativamente poco a consegnargli le informazioni da lui richieste. -Bingo! Ti ho quasi scovato, vampiro.- disse sorridendo compiaciuto. -E se quella di questa sera era una sfida, sappi che l'accetto.- asserì, come se il vampiro fosse lì ad ascoltarlo. Continuò a fare ricerche per tutta la notte o quello che ne rimaneva. Quando ebbe tutti i risultati delle sue ricerche sotto mano li inviò anche al computer di Kyle, sicuro che la mattina dopo avrebbe consultato il portatile. Senza accorgersene, ormai stanco morto, si addormentò sfinito col capo poggiato accanto alla tastiera quando ormai stava albeggiando.-Uhm, impeccabile come sempre, Ryan.- commentò Kyle. Si trovava nella sua stanza, erano circa le sette di mattina e stava consultando gli ultimi dati inviatigli dal collega. -Anche con un gesso a impedirgli i movimenti lavora come se niente fosse...- concluse con un sorriso compiaciuto. Ogni volta si stupiva della caparbietà e serietà con cui il giovane americano portava avanti le sue ricerche. Digitò alcune parole veloci sulla tastiera prima di alzarsi e sfilarsi gli occhiali da vista. -Bene... e adesso al lavoro. La ragazze arrivarono come solito puntuali, escludendo Strawberry che sembrava proprio non voler perdere il vizio. -Aspettiamo ancora cinque minuti.- suggerì Kyle all'ennesimo sbuffo irritato di Mina. Come sempre lui tendeva ad essere dalla parte di Strawberry e comunque non gli piaceva veder le sue cinque principesse litigare. -Sarebbe ora che imparasse cosa vuol dire essere puntuale.- sbottò la mew bird picchiettando nervosamente un piede a terra. -Su, Mina, è domenica. Sicuramente lei è abituata a dormire.- intervenne Lory. -Anche io vorrei essere a letto a quest'ora, ma sono qui!- le sbraitò dietro la ricca ragazza. La mew verde sospirò, rassegnata: ormai non sapeva più come prendere né Mina né Strawberry. -Intanto che aspettiamo potremmo fare qualcosa di divertente!- propose Paddy. Lei era sempre allegra e vitale, che fossero le sei di pomeriggio o le sei di mattina.-Paddy, lascia stare. Ti prego.- la supplicò il cuoco, vedendola salire su uno dei suoi soliti palloni. Lei si fermò e lo guardò per qualche istante. Alla fine ripose la palla di gomma e si acquietò. -Su, vedrete che sta arrivando.- disse Pam, ostentando la solita calma. Al sentire le sue parole Mina si zittì come un cane ripreso duramente dal padrone e si limitò a lanciare sguardi assassini alla porta d'ingresso, mentre gli altri tirarono un sospiro di sollievo. E infatti dopo neanche un minuto videro la porta spalancarsi di malagrazia e una Strawberry piuttosto accaldata irrompere nel locale. Ansimando si appoggiò sulle ginocchia per riprendere fiato. "Accidenti che corsa... sono quasi morta!", pensò rialzandosi. Vedendo lo sguardo assassino di Mina però sembrò riconsiderare quello che aveva appena pensato. "Forse morirò adesso."-Ehm, buongiorno a tutti.- cercò di fingere disinvoltura, ma si vedeva lontano un miglio che stava cercando di non fuggire a gambe levate. -Strawberry, sei in ritardo.- le fece notare Pam. La rossina si voltò verso di lei e imbarazzata disse:-Già, scusatemi.-Fa niente, ormai ti conosciamo.- sospirò Kyle. -Su, vai a prepararti. Dobbiamo metterci al lavoro.La mew neko guardò il cuoco allibita e poi spostò lo sguardo sulle quattro componenti del team. Che questa volta se la fosse cavata senza la solita lavata di capo? Stava per esultare quando Mina, incapace di trattenersi oltre, scoppiò e le urlò dietro tutta la sua irritazione. Le due presero a battibeccare furiosamente e a tono troppo alto tanto che riuscirono a svegliare un altro occupante del locale. Ryan, al sentire gli strilli delle due ragazze, si era svegliato di soprassalto, spalancando gli occhi. Ancora insonnolito si mise a sedere e si stropicciò gli occhi, che gli dolevano a causa del poco sonno. Sbadigliando si diresse alla finestra, spalancandola per far entrare nella stanza l'aria mattutina. "Neanche di domenica si può stare in pace?", si chiese scocciato. Chiuse gli occhi, cercando di assaporare il nuovo giorno, ma le urla spaccatimpani che giungevano dal piano di sotto non glielo permisero. -Adesso mi sentono!Senza nemmeno pensarci su un attimo si precipitò fuori dalla camera e scese le scale, facendo i gradini due a due. L'ingombro del gesso sembrava magicamente scomparso.-SMETTETELA DI FARE BACCANO!- l'urlo rimbombò per il locale vuoto. Le ragazze e Kyle si voltarono verso la fonte della voce e, pur avendone riconosciuto il proprietario, si stupirono di vederlo all'entrata del salone con un'espressione infastidita in volto.-Potete fare meno casino?- ripetè calcando sull'ultima parola. Dal suo sguardo si poteva capire che non era stato un dolce risveglio per lui. -Scusaci Ryan.- si affrettò a dire il cuoco, subito seguito a ruota dalle ragazze, esclusa Mina. Il biondo la guardò interrogativamente e lei, in risposta, mise il broncio. -Mina, non ti ho sentito.- le fece notare. -Tsk! Dovresti rimproverare Strawberry per i suoi continui ritardi. Io stavo solo facendo quello che non fai tu.- rispose piccata. -Sei troppo buono con lei...Strawberry all'udire l'ultima frase dell'amica saltò su, dicendo:-Cosa?!? Ryan non ha riguardo nei miei confronti, altrochè! Mi schiavizza!La morettina stava per ribattere che erano tutte fandonie quando fu proprio il proprietario del Cafè a porre fine alla discussione. -Fate silenzio! Ho dormito poco questa notte quindi vedete di abbassare il tono di voce.- le rimproverò. -Ma...!- tentarono di ribattere le due chiamate in causa.-Niente ma! Ora filate a lavorare.- s'impose lui. Sconfitte dovettero chinare il capo e scusarsi, promettendo di fare meno confusione."Chissà perché ha dormito poco...", s'interrogò Strawberry. Stava per andarsene negli spogliatoi con quel pensiero in testa quando il biondo la chiamò:-Strawberry, vieni un attimo con me. -Cosa vuoi?- chiese sospettosa. Lui sostenne il suo sguardo per nulla intimorito. -Devo parlarti.- disse solamente, ma la ragazza sembrava ancora recidiva. -Ho delle notizie sul nuovo nemico.- si decise finalmente a rivelare. -Davvero?!- fece lei sorpresa. "Convincerti è facile come rubare le caramelle a un bambino.", pensò Ryan con un mezzo sorriso divertito. -Davvero.- confermò.L'esaltazione di Strawberry salì alle stelle, ma in un attimo sembrò precipitare tanto che la cosa insospettì il ragazzo. -Che c'è?- chiese infatti.-Non dovresti riferirlo prima a Kyle?- ecco che il sospetto nei confronti del bell'americano tornò ad insinuarsi in lei. Non si poteva mai sapere cosa passava per la testa di uno come lui. -Kyle lo sa già, non c'è bisogno che tu mi ricordi cosa devo fare.- rispose leggermente scocciato. -Allora, vieni o no?Senza attendere risposta prese a salire le scale. La mew neko, dopo un attimo d'esitazione, lo seguì, raggiungendolo a metà rampa. -Ehm, come stai oggi?- si azzardò a domandare.-Non penso che da un giorno all'altro si possa guarire completamente.- le fece notare con la solita schiettezza che contraddistingueva ogni sua parola.-Scusa se mi interesso a te!- proruppe lei. Ryan finse d'ignorarla e arrivò alla fine della gradinata, percorrendo poi il breve corridoio per arrivare nella propria stanza. -Sto migliorando.- mormorò chiudendo la porta dietro di sé. "Ma perché le rispondi sempre male, cretino?", si rimproverò mentalmente. Strawberry, uditolo, sorrise lievemente. D'un tratto si rese conto che sorrideva più spesso in sua presenza in quel periodo e la cosa la mise in allarme: certo, si era ripromessa di essere più solare con Ryan, ma non fino a quel punto. -Sono contenta.- fece, suonando fredda e sbrigativa. Se ne pentì subito e sperò che il biondo non avesse colto la sfumatura nella sua voce. Lui, però, troppo abituato a nascondersi dietro una maschera, l'aveva colta prontamente e ne era rimasto vagamente turbato. -Allora, di cosa dovevi parlarmi?- chiese guardandosi intorno. "Certo che questa stanza è sempre immacolata... ma come farà?".-Vieni, avvicinati.- la invitò, prendendo posto davanti al computer. Strawberry lo raggiunse chinandosi leggermente sopra la sua spalla per vedere meglio. -Ho scoperto che il vampiro non si trova nella tua scuola, ma che questa potrebbe trovarsi nel suo raggio d'azione.- iniziò a spiegarle.Lei, dapprima stupita della rivelazione, annuì concentrata. -Ma a scuola cosa può trovare?Ryan sospirò, chiedendosi quanto potesse essere ingenua quella ragazza. -E' un vampiro, zuccona, quindi fai due più due!- la schernì. -Scusa tanto se non sono un genio!!- abbaiò lei, portando le mani ai fianchi. Il ragazzo la fissò di traverso e questo bastò a placare sul nascere i suoi bollenti spiriti. -Uffa! Insomma... essendo un vampiro... cercherà del... sangue...?- aveva le guance imporporate mentre tentava di trovare una spiegazione a quello che le aveva detto Ryan. -Vedo che ci sei arrivata.- a quelle parole la rossina rischiò ancora di gonfiare le guance come un criceto per la stizza, ma si contenne. -Comunque, penso che non sia solo quello il motivo: potrebbe anche star creandosi degli alleati.-Alleati?- Strawberry era perplessa. -Esatto.- annuì l'americano. -Oltre a succhiare sangue, i vampiri possono anche iniettare un veleno che permette la trasformazione delle loro vittime in creature identiche a loro.- spiegò. Senza ottenere risposta, si voltò verso la sua interlocutrice e la trovò ammutolita. Evidentemente era all'oscuro di questa capacità, probabilmente il suo metro si basava solamente sul racconto del conte Dracula. -Ti vedo sconcertata.L'altra si riscosse. -No. Solo non sapevo di questa loro abilità.- si giustificò. "Hai ragione ad aver paura, non sappiamo molto di lui.", pensò il biondo. -Allora, continuiamo. Questi sono i possibili luoghi in cui si potrebbe nascondere.- si voltò verso il monitor ed ingrandì la mappa riguardante quella zona del Giappone per mostrarla alla ragazza alle proprie spalle. -Ma... sono tutte foreste!?-Sì. Essendo un Gangrel, ossia un vampiro dalle tendenze e fattezze animali, è piuttosto normale che si sia rifugiato in una foresta. Questo gli dà più forza perché è a contatto diretto con le bestie del luogo.- chiarì conciso. -Capisco...- Strawberry si sporse un altro po' per consultare meglio la cartina. -...però sono lontane da qui, com'è possibile che il vampiro agisca qui a Tokyo?- volle giustamente sapere.-Domanda interessante. Non te lo so dire con precisione, ma sospetto che sia in possesso di facoltà fisiche fuori dalla norma.-Ossia è una specie di Kami?-Non essere sciocca! Anche un essere come lui ha i suoi punti deboli. Comunque rimane molto forte.-Quindi noi come faremo a...?-Non pensarci. Non adesso, almeno.- la interruppe Ryan, zittendola con un'occhiata. Non voleva assolutamente che lei si mettesse a pensare già al peggio, non voleva che si deprimesse prima del tempo. -Sì, ma come lo uccideremo?- insisté lei. Lui si vide costretto a rispondere e, sospirando, tornò a volgersi verso lo schermo lampeggiante.-Sarà difficile.- dovette ammettere. "Sarà quasi impossibile se non trovo il giusto alleato. Quello che può farlo definitivamente fuori.", pensò il ragazzo. -Dovremmo trovare l'unico in grado di ucciderlo. -Non ti seguo...- lo fermò la ragazza. Il biondo, rendendosi conto di starle facendo un discorso troppo complicato senza basi a cui far riferimento, si impose di ricominciare la spiegazione da principio. -Mi sono dimenticato di spiegarti alcune cose.- si scusò. -Siediti.La mew fece come detto e si accomodò sul letto praticamente integro perché Ryan non ci aveva dormito. -Confrontando leggende e testi filosofico/religiosi ho potuto documentarmi sui vampiri. Raccontarti tutto sarebbe inutile e improduttivo quindi ti dirò solo quello che ti serve sapere ai fini della spiegazione.- si bloccò un attimo perché aveva visto Strawberry fremere. Magari lei credeva che la considerasse troppo stupida per capire certe cose? Quanto si sbagliava. -Per prima cosa dimenticati la questione dell'aglio e della croce. Sono solo dicerie: per uccidere un vampiro si deve usare un'arma senza significati religiosi, ossia il gladio romano, la scimitarra islamica o la katana giapponese. -E secondo te dove le troviamo queste armi?- chiese seccata. Le stava raccontando una cosa più assurda dell'altra e pretendeva pure che modificasse la sua concezione di vampiro così, come se fosse un foglio da poter strappare. -Dimmi, ne hai per caso qualcuna nascosta sotto il letto?Lentamente Ryan si voltò a guardarla, le braccia incrociate e lo sguardo glaciale. Già era nervoso di suo e ora ci si metteva anche quella ragazzina dispettosa? All'incontrare i suoi occhi la ragazza impallidì, deglutendo a fatica. -Proprio ieri ho commissionato una katana ad un famoso artigiano.- rispose spiazzandola. "Perché riesce sempre a prevedere le mie mosse? Mi legge nel pensiero?", si chiese la rossa. "Sì, sarà anche così, ma non mi lascerò mettere i piedi in testa!", decise. Aprì la bocca per parlare, ma si accorse di non saper proprio cosa ribattere. Finì per richiuderla, stizzita e ferita nell'orgoglio per non essere riuscita a rispondergli per le rime. Sul volto di Ryan si delineò un sorriso di vittoria che le fece saltare i nervi. -Bene, ora, se non hai più nulla da ribattere, continuerei.- disse, sistemandosi meglio sulla sedia sotto lo sguardo assassino di Strawberry. -Stavo dicendo che ci serve una di queste armi, anzi la terrò io per sicurezza. Il metodo per uccidere un vampiro è un po' cruento quindi è meglio che lo tenga per me.-Mi reputi una bambina?- scattò la ragazza."Affatto, ma so che cercheresti di trovare un altro modo.", pensò, ma invece disse:-Chi lo sa... comunque non ho intenzione di dirti nulla.-Ma...!- fece per ribattere lei. -Inoltre non dovrai ucciderlo tu.- precisò calcando sull'ultima parola. La rossa parve rilassarsi a quella notizia. -Adesso non sbraiti più?- la provocò. -Credevo di... dover...- borbottò abbassando lo sguardo. -Ah! Al diavolo! Non devo rendere conto a te di quello che mi passa per la testa!- si alzò in piedi, fumando come una ciminiera. -Sbaglio o siamo suscettibili?-No! Affatto!- ribattè lei serrando i pugni. Il biondo alzò platealmente un sopracciglio, segno che non le credeva minimamente. La mew abbassò le orecchie feline (spuntate assieme alla coda perché si era agitata troppo) prima di aggiungere:-E non fare quella faccia saccente! Ti odio quando fai così!Odio. Quella parola colpì Ryan dritto al cuore, ma non lo diede a vedere. -Sei una sempliciotta, ti scaldi per nulla.- continuò a punzecchiarla. Lei allora marciò fino alla sedia e gli si piazzò davanti, i loro visi erano a pochi centimetri di distanza. Il ragazzo rimase impassibile.-Finiscila di prendermi in giro, Ryan Shirogane!!- ordinò decisa. Da parte del suo interlocutore neanche una piega. "Cosa? Non si scompone neanche se lo minaccio così?!", pensò indispettita. -Torna a sederti, Strawberry Momomiya.- con quella semplice frase l'americano ribadì che l'ultima parola spettava a lui e che lì tutto quello che diceva era legge. Sconfitta, Strawberry fu costretta ad obbedire. Sbuffando si risedette sul letto e tornò ad ascoltarlo, lanciandogli ogni tanto qualche sguardo in cagnesco. Perché cavolo doveva avere lui l'ultima parola su tutto? In ogni loro diverbio ne usciva sempre vincitore. -Allora... stavo dicendoti che non dovrai uccidere il vampiro. Non è quello il tuo compito. Voi ragazze dovrete liberare le persone che sono state eventualmente contaminate e trasformate e attirare il vampiro verso una trappola.- finì di spiegare. -Va bene, genio, ma hai appena detto che è quasi impossibile da far fuori, come la mettiamo?- lo contraddisse lei. Ryan si concesse un sorrisetto. -E' qui che entriamo in gioco io e te.Strawberry lo guardò stralunata. Cosa stava dicendo?-Deduco che tu non abbia capito nulla, come al solito.- commentò con esasperazione il ragazzo. Subito uno sguardo assassino lo trafisse. Lui ricambiò e la cosa morì sul nascere. -E' vero che a scuola da noi non si nasconde il vampiro, ma c'è qualcun altro da trovare.- disse criptico. "Ecco e secondo te io avrei capito?". -Chi sarebbe questo "qualcuno"?-Il nostro alleato.- rispose prontamente l'altro.-D'accordo, ma avrà pure un nome, una faccia... no?-Non so quale sia il suo aspetto e nemmeno il suo nome.-Quindi dovremmo fare una caccia al tesoro?!-Una specie, se vuoi vederla in questi termini.- asserì tranquillamente lui. -Uffa! Ryan allora sai o no chi dobbiamo cercare?- eruppe lei, al culmine della sopportazione. -Un Dampyr.- fu la risposta. Strawberry rimase nuovamente interdetta ed ammiccò qualche volta. "Ora questo che diavolo è? Non bastavano solo gli alieni?", pensò sull'orlo della disperazione. -Cosa sarebbe..?-Un essere nato da una donna mortale e un vampiro.- il ragazzo lo spiegò come se fosse la cosa più naturale del mondo. La rossina parve congelarsi. Esistevano delle donne disposte a farsi ingravidare da degli essere così... ripugnanti? Insomma, erano dei morti! -C'è di peggio, pensa solo al Minotauro.- si affrettò ad aggiungere, notando la sua espressione. -Ehm, non voglio sapere altro dei suoi genitori.- asserì con voce schifata. -Sai già come trovarlo? -Sì, mettendo un messaggio in codice nella bacheca della scuola.-E pensi che abboccherà?-Sì, se saprò convincerlo. I Dampyr per natura sono cacciatori di vampiri...Strawberry annuì lentamente, per nulla convinta. Non che non si fidasse di Ryan, ma stavano parlando di vampiri e esseri nati da questi... poteva diventare zona minata se non si prestava attenzione. -Ma sei sicuro? Non c'è il rischio che questo Dampyr si rifiuti e magari cerchi di ucciderti perché hai scoperto la sua vera natura?- domandò, facendosi apprensiva. -Uhm... in effetti non ci avevo pensato. È una possibilità, ma la escluderei.- fece riflessivo. -La escluderesti? Ryan, se ho capito bene quel... quell'essere potrebbe farti fuori con un solo gesto!- ribattè sconvolta. -Non ho mai detto che sarebbe stato facile.- osservò greve.-Sì, ma...! Vai consapevolmente incontro alla morte!- controbatté, sentendo già le lacrime premere. Perché doveva essere così cocciuto? Perché non aveva paura dei rischi? Sembrava quasi voler sfidare la morte... e lei, stranamente, non sopportava questo suo atteggiamento. Quando si rese conto dei pensieri che aveva in testa, ne rimase sconvolta. Ryan, la sua sicurezza, la sua testardaggine. Sempre Ryan."Sto impazzendo...!", pensò, perdendosi un attimo nei propri ragionamenti.-Perché devi sempre essere pessimista?- lui alzò inconsapevolmente il tono di voce, scattando in piedi, pronto a un'accesa litigata. Si riscosse e lo guardò. -Non sono pessimista! Penso solo a tutte le eventualità!-Credi che io non l'abbia fatto?!- la sua voce crebbe ancora d'intensità. -No, non lo credo! Altrimenti avresti trovato un modo meno pericoloso!- Strawberry scattò nuovamente in piedi, gli occhi lucidi e le mani tremanti. -So cosa faccio! Non sono un bambino, dannazione!- urlò il ragazzo. Al che la rossa ammutolì e lo fissò prima confusa poi furiosa. Il biondo non ebbe tempo di osservare la sua reazione perché una fitta lancinante gli artigliò il petto, obbligandolo a trattenere il fiato.Lei, accortasi del suo dolore, si precipitò davanti alla sedia, inginocchiandosi. -Ryan! Mio Dio, stai bene?- chiese preoccupata. Si chinò ulteriormente per cercare i suoi occhi celesti, ma li trovò serrati in una smorfia. -Ryan...!- appoggiò una mano su quella del ragazzo e si accorse che stava tremando. -Ho a-alzato troppo la v-voce.- ansimò l'americano. -Che stupido...- mormorò mentre un sorriso gli increspava le labbra. -Non c'è nulla da sorridere!- disapprovò la ragazza. -Come stai...?Lentamente il proprietario del locale aprì gli occhi ed andò a fissare la mew, ancora inginocchiata davanti a lui. -Sto bene.- la rassicurò, facendola alzare. All'udire quella frase Strawberry non riuscì più a trattenersi e gli mollò uno schiaffo. Ryan la guardò allibito senza portarsi però una mano alla guancia colpita. Nei suoi occhi per la prima volta la ragazza scorse incertezza. Che si stesse chiedendo il perché di quel gesto? Probabile e lei lo avrebbe subito accontentato rivelandoglielo. -Brutto deficiente!- imprecò con le lacrime agli occhi. -Pensa un po' anche a te stesso e smettila di buttarti in imprese suicide!Lui non seppe cosa rispondere e rimase a fissarla in silenzio mentre lei cancellava con stizza le lacrime che volevano rotolare sulle sue guance arrossate. -Se è per cercare il Dampyr ti aiuterò, ma smettila di fare tutto da solo!- lo pregò. -Ok.-Poi smettila di ammazzarti di lavoro!-Va bene.-E smettila di farmi preoccupare!!Si aspettava una risposta, ma non la ottenne almeno non come aveva immaginato. Senza poter ragionare o reagire vide Ryan fare perno sui braccioli della sedia per alzarsi e in poco se lo ritrovò a pochi centimetri. In un tempo ancora minore sentì le sue labbra premere contro le proprie e allora capì che quello era un bacio. Il suo primo bacio.Ryan non pretese nulla da lei e si soffermò ad assaporare il suo sapore di fragola per poco, giusto il tempo di farla arrossire fino alla punta dei capelli. Ma per Strawberry quello fu uno shock: anche se non aveva voluto approfondire, quel ragazzo si era preso il suo primo bacio e lo aveva fatto in un modo così sensuale, ma allo stesso dolce che, oddio si vergognava perfino a pensarlo, le aveva fatto balzare il cuore in petto. E cosa ancor più sconvolgente le era piaciuto!!-Te lo prometto.- sussurrò lui allontanandosi. Quando fu abbastanza lontano si soffermò ad osservare Strawberry: si era portata le mani davanti alla bocca, sconvolta e le erano spuntate coda e orecchie. "Era un bacio innocente, micetta, non oso immaginare se avessi approfondito...", pensò dentro di sé il ragazzo. -Vuoi darmi un altro schiaffo?- chiese, assumendo l'espressione più innocente che si fosse mai vista. Lei ammiccò, confusa ed indietreggiò di qualche passo. -Tu... tu hai... mi...-Ti ho baciata?- terminò per lei con fare interrogativo. Lei annuì. -Non sei mica morta, no?- sdrammatizzò lui. La rossina s'inviperì e fece per assestargli un altro schiaffo. Questa volta però lui non la lasciò fare e le bloccò i polsi, attirandola a sé. Strawberry si ritrovò catapultata verso Ryan e in poco fu di nuovo a un soffio dalle sue labbra. "Ma lo fai apposta?", si chiese. -Mollami!- disse invece. -Ti ha dato così fastidio?- le chiese. Lei smise di dimenarsi e lo fissò negli occhi. "No, dannazione! Ed è per questo che devi mollarmi! Non ci capisco più niente!", pensò. -Se vuoi questa volta posso darti un vero bacio.- propose con fare smaliziato. "NO! Assolutamente! Non so come potrei reagire...!", la mew neko scosse il capo con decisione. -Sei sicura?- chiese Ryan, avvicinandosi pericolosamente. "Fermati! Aiuto!", Strawberry chiuse gli occhi e abbassò le orecchie feline, timorosa di quello che sarebbe successo di lì a poco. Da un lato non voleva essere baciata nuovamente da Ryan, ma dall'altro si sentiva attratta da lui. Il biondo stava quasi per annullare la distanza fra di loro quando si bloccò a un millimetro dalle labbra della ragazza e le posò un bacio sulla punta del naso, allontanandosi subito dopo. Lei aprì gli occhi di scatto. Niente bacio? O meglio, niente bacio sulle labbra?Lo fissò interrogativa e lui in risposta sorrise, un sorriso sornione, ma allo stesso tempo compiaciuto. -Tu hai osato baciarmi!!?- la reazione di Strawberry era arrivata un po' in ritardo, ma sarebbe sempre stata terribile. -Come ti sei permesso!?- strepitò additandolo. -Dalla tua reazione deduco che... ehm, Mark non ne abbia mai avuto il coraggio.- commentò incrociando le braccia dietro il capo. -Ed è il tuo fidanzato.- aggiunse aggirandola. La ragazza assunse un'espressione a dir poco furiosa e si voltò di scatto, imitandolo. -Lascia stare Mark! Questa è una questione tra me e te!- lo rimproverò, ma Ryan la ignorò spudoratamente. -Ehi! Ascoltami quando parlo!- protestò correndogli incontro. Il biondo si voltò per ribattere, ma si vide travolto da quella furia di nome Strawberry ed entrambi finirono sul letto. Quando lei riaprì gli occhi si rese conto di essergli praticamente seduta sopra e la cosa le fece assumere un'innaturale tinta accesa. Per di più si trovava ancora una volta a pochi centimetri dalle sue labbra e a stretto contatto con i suoi occhi."Oddio! Cosa faccio?", si chiese letteralmente terrorizzata. "Questa è già la terza volta.", fu invece il pensiero di Ryan, che non era per niente preoccupato di come si sarebbero potute evolvere le cose, oppure, non voleva pensare alle conseguenze di quello che sarebbe potuto succedere.-Sei pesante.- protestò. Strawberry lo guardò un attimo stralunata e poi gonfiò le guance come era solita fare. -Togliti.- senza un'altra parola la sollevò di peso fino a sedersi sul letto con lei ritta davanti a sé. Anche se desiderava rubarle un altro bacio, non poteva rischiare di rovinare tutto.-Non volevo...- mormorò lei torcendosi le mani. Vedendola così, mortificata e coi capelli a coprirle le guance arrossate, non seppe resistere. In fin dei conti rimaneva pur sempre un giovane uomo e quella che stava su di lui era la ragazza di cui era innamorato.Con la fluidità di un felino le si avvicinò nuovamente e la baciò. Seppe con certezza che Strawberry ebbe un sussulto, sicuramente perché l'aveva presa in contropiede. "No! Ryan fermati!", scongiurò la ragazza dentro di sé. Purtroppo per lei le sue difese stavano velocemente cedendo anche grazie ai fugaci baci che il ragazzo le stava posando sul collo. -Ryan...- lo supplicò. "Perché? Perché mi stai facendo questo?", ma la risposta non riuscì a trovarla perché il suo cervello aveva smesso di ragionare all'ennesimo contatto tra le sue labbra e quelle del biondo. Lui continuò però a negarle, quasi fosse un bambino dispettoso, le proprie, torturandole il collo con piccoli baci sensuali: voleva indurla a desiderarlo. -No! Basta...!- la sentì mormorare poco convinta. Ignorandola si spostò nuovamente sulla sua bocca e le impedì di parlare. Questa volta però trovò un consenso che non aveva mai sperato di ottenere e decise di approfondire il bacio. La sua lingua andò in cerca di quella di lei e quando la trovò si mise a giocarci con bramosia. Rimasero a baciarsi per un tempo che a Strawberry sembrò infinto e a Ryan troppo corto, ma alla fine posero fine a quel contatto (sarebbe meglio dire che lei pose fine al contatto). La rossa barcollò un attimo staccandosi da lui, ma poi si riprese e lo andò a fissare dritto negli occhi. "Che cosa mi stai facendo? Dannazione, perché riesci ad avere questo potere su di me?", si chiese cercando una risposta nello sguardo celeste del biondo. Stava per assestargli nuovamente uno altro schiaffo quando lo vide chinare il capo. Si bloccò. -Scusa... non so cosa mi sia preso.- disse lasciando che la frangia gli coprisse gli occhi. "Non voglio metterti nei casini...", pensò, sentendosi uno schifo. A volte avrebbe tanto voluto uccidere il suo io altruista.Non potè giurarlo, ma le sembrò che nella voce del ragazzo ci fosse una nota di amarezza, come se avesse fatto qualcosa di cui poi si era pentito subito. -Ho fatto una cosa stupida e ti ho turbata."Turbata è poco...", fece lei dentro di sé. "... shockata è più adatto!"-Volevo solo prenderti in giro, ma la situazione è degenerata. Mi dispiace.- continuò con voce ancora più colpevole. "Caspita, Ryan, se la metti così sembra quasi che tu abbia tentato di uccidermi!", sdrammatizzò. -Lascia perdere, dimentica tutto.- ordinò sbrigativo dopo alcuni minuti di silenzio, alzandosi dal letto. Strawberry arretrò e lo fece passare, osservandolo in silenzio. -Direi che riguardo alla missione non ho più nulla da dirti. Puoi andare a lavorare, vi raggiungerò tra poco appena mi sarò fatto una doccia. -Ma, Ryan...-Cosa c'è?- chiese voltandosi a guardarla. -Come farai a toglierti la maglia?- gli chiese, già dimentica di quanto accaduto prima. Lui abbassò confuso lo sguardo e si accorse di star ancora indossando la maglia bianca della sera prima, probabilmente non si era nemmeno cambiato tanto era occupato, ma non poteva dirlo con certezza. -Ehm... vado a chiamare Kyle.- Strawberry fece per dirigersi verso la porta quando la voce del ragazzo la bloccò. -Dove pensi di andare?- le chiese con voce falsamente alterata. "Se non puoi essere mia, lascia almeno che ti punzecchi come solito.", pensò.-Perché?- lei si voltò lentamente a fissare quello che, in quel momento, le pareva un diavolo vestito da angelo. Ryan aveva infatti assunto la tipica aria da monello. Che volesse vendicarsi per qualcosa? Per la questione del bacio, magari? Ma no, perché avrebbe dovuto?!-Dammi una mano.La mew neko ci rimase di sasso. Passi il bacio (anche se non era una cosa indifferente da perdonare), ma di spogliarlo non se ne parlava proprio! Convinta, scosse la testa. -Neanche morta!-Se vuoi posso chiuderti qua dentro con me, la chiave è sulla scrivania.- la minacciò. -Ma...!- tentò di protestare sconvolta. -Ma niente! Questa è la punizione per lo schiaffo e per avermi risposto in malo modo.- disse perentorio. Dal tono della sua voce si poteva capire che non avrebbe ammesso repliche, di nessun tipo. Lei, sentendosi ormai persa e in trappola, non poté far altro che mettere il broncio e fermarsi lì dov'era. -Brava, non devi mai far arrabbiare il tuo capo... soprattutto quando sei nella sua camera.- Ryan assunse un'espressione vittoriosa. -Sei odioso...- mormorò tra i denti la rossina. -Sì, a volte lo sono.- le rispose a tono lui. Strawberry volle sprofondare nel pavimento per la vergogna. -Su, vieni qui.La mew eseguì l'ordine molto lentamente, temendo un altro colpo basso da parte del ragazzo. Quando si ritrovarono faccia a faccia il biondo si lasciò sfuggire un sorriso e si sedette pesantemente sul letto, sotto lo sguardo interrogativo della ragazza. -Non ce la faresti mai a sfilarmi la maglia se restassi in piedi, sono più alto di te.- le fece presente.-Non c'era mica bisogno di sottolinearlo... e poi tu sei un maschio!- bofonchiò l'altra. -Muoviti, non ho tutto il giorno.- sbottò lui afferrando i lembi della maglia. La rossa deglutì nervosamente, osservandolo sollevare l'indumento fino all'altezza dello stomaco e fermarsi di colpo. Ecco, ora da lì in poi sarebbe stato compito suo. -Caspita, peggio di ieri!- borbottò tra sé Ryan. Lei rimase immobile. -Cosa peggio di ieri?- volle sapere. Si sa la curiosità è donna. Ed era anche capace di distrarla da quello che era successo poco prima.Quei due ragazzi erano strani: riuscivano a trovarsi in perfetta sintonia e poi se ne dimenticavano subito. O meglio, facevano di tutto per fingere che non fosse successo nulla.L'americano si decise finalmente di incrociare lo sguardo con quello di lei, cosa che non aveva più fatto da quando la cameriera aveva tentato la fuga. -Ogni giorno guardo fino a che punto riesco ad alzare la maglia per vedere se le costole stanno guarendo.- si decise finalmente a spiegare. -Capisco... quindi ieri è andata meglio?-Sì, ma oggi sarà destino che tu mi dia una mano.- affermò con un sorrisetto sornione. Strawberry arrossì e spostò lo sguardo da un'altra parte. -Oggi ti imbarazzi più spesso del solito.- le fece notare dopo un po'. -E' colpa tua! Dici e fai cose senza senso!- gli rinfacciò. Lui ridacchiò divertito prima di prenderle le mani e posargliele sulla maglia. Nuovamente il viso della ragazza assunse tutte le sfumature di rosso possibili. Rimasero a fissarsi per qualche istante poi il contatto con il gesso, che avvolgeva il busto di Ryan, fece rinsavire Strawberry. -Non ti preoccupare, lo toglierò presto.- la rassicurò lui, vedendo la sua espressione. Abbozzando un sorriso la ragazza strinse la stoffa. -Su, ora aiutami.Detto questo la mew prese lentamente a sfilare l'indumento, facendo attenzione a non procurare fastidi al biondo. Lui, dal canto suo, l'aiutò come poteva: quando ormai la maglia era stata arrotolata fino sotto le ascelle alzò le braccia, permettendo alla ragazza si sfilarla del tutto. Finita l'operazione Ryan si ritrovò spettinato a questo donava al suo viso quasi un'aria innocente (un diavolo con l'aureola). Al vederlo conciato così a Strawberry tornò in mente il racconto di Kyle: le aveva detto che il ragazzo era spesso preda delle angherie dei più grandi e tornava a casa malconcio, quindi non poté far a meno di pensare che in quei momenti doveva avere più o meno un aspetto simile, forse accompagnato da un broncio. Senza volerlo le venne da ridere. Subito il ragazzo se ne accorse: avrebbe voluto chiederle il perché della risata, ma si limitò ad osservarla ridere in silenzio, rapito. -Grazie, ora puoi andare.- la congedò con una freddezza improvvisa. -Sicuro che non ti serva altro?- si premurò di chiedere, ignorando il fatto che avesse già indossato la sua solita maschera. -Strawberry, vorresti aiutarmi a togliere anche questi...?- chiese, indicando i pantaloni con un'espressione maliziosa ad illuminargli il bel viso. Senza nemmeno rendersene conto la ragazza arrossì di botto, suscitando le risa del biondino. -Su, vai a lavorare o Mina inizierà ad urlare come una forsennata. Fu solo in quel momento che i nervi di Strawberry cedettero e si ritrovò nella sua forma felina. La trasformazione, che di solito avveniva al primo gesto un po' troppo malizioso di Ryan, questa volta aveva tardato ad arrivare. Forse aveva raggiunto un livello di sopportazione molto più alto, oppure anche i suoi geni erano stati distratti dalle avances del biondo.Fatto sta che lanciò un miagolio, suscitando un sorriso nel ragazzo, ed uscì di corsa dalla camera.

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