Cap. 25 Scoperte

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-Prego, entri pure.- Ryan gli fece strada dentro il locale.Shintaro sfilò i guanti coi denti e poi li nascose nelle tasche, guardandosi attorno. -E' tutto molto... rosa.- commentò.Il biondo ridacchiò. -Sì. Alle ragazze piace.- rispose, divertito. Era più o meno lo stesso pensiero che aveva ogni mattina, quando scendeva per fare colazione. Probabilmente lui e Kyle dovevano essere ubriachi quando avevano scelto il colore delle pareti.-Come mai avete deciso di aprire un Cafè?- indagò l'uomo, accomodandosi dopo essere stato invitato a farlo."Menti, Ryan.", fu il suo primo pensiero. -Be', Kyle ha da sempre la passione per la cucina. E, dato che è il mio tutore legale, ho dovuto appoggiare il suo progetto o mi sarei ritrovato senza un tetto sopra la testa.- si strinse nelle braccia.Il suo interlocutore si massaggiò il mento, scrutando i numerosi tavolini. -E dov'è, adesso?-l'americano sollevò lo sguardo, fissandolo perplesso. -Kyle.- si affrettò a precisare.-Oh. In cucina, probabilmente. Posso andare a controllare...- si offrì. Ma il padre di Strawberry scosse la testa, fermandolo prima che potesse muoversi. -D'accordo. Se non vuole parlare con lui... cosa vuole chiedermi?Prese un respiro profondo. Spesso si odiava per la sua iperprotettività, ma sapeva che era la cosa giusta da fare. A costo di farsi odiare dalla sua piccola.-Ti sei già presentato a me e mia moglie, ma come amico. Ora, voglio sapere cos'è cambiato.- puntò i suoi occhi castani in quelli chiari del ragazzo. Quello che vi lesse lo lasciò impressionato.Ryan si appoggiò ad un tavolino, incrociando le braccia. -Sono innamorato di Strawberry da un anno, circa. Da quando l'ho conosciuta per la prima volta. Fino ad ora ero rimasto in silenzio, per via di Mark. Poi però i suoi sentimenti sono cambiati.- iniziò a spiegare.-Strawberry ha cambiato idea?- chiese, stupito. Lo vide annuire. -Ma era sempre sulle nuvole, intenta a pensare al suo amore...-Oh, lo so bene.- commentò, ironico. -Ma i sentimenti delle persone cambiano, purtroppo. Nel bene e nel male.Shintaro si sistemò sulla sedia. -Che discorsi profondi per un ragazzo così giovane.- lo provocò. In risposta ebbe solo un'occhiata storta, ma nessuna parola. -D'accordo. Torniamo alle cose serie: state insieme?Sospirò. -Sì. Siamo una coppia.- confermò.L'uomo inarcò un sopracciglio, perplesso. -Perché me lo dici con quel tono? La cosa non ti fa piacere?Il giovane sollevò un angolo della bocca. -Non sa nemmeno quanto. Ma ho anche paura che sia tutta un'illusione del mio cuore.- ammise con tono amaro."Questo ragazzo deve aver sofferto parecchio durante la propria vita.", valutò il signor Momomiya, osservandolo. Sembrava quasi che una parte di lui fosse vecchia e oberata dalle esperienze, come un emerito saggio. O come lui, genitore e uomo ormai adulto.Ryan si accorse dello sguardo indagatore del suo interlocutore, ma non disse nulla e lo lasciò trarre le proprie conclusioni. Ognuno era libero di farsi la propria opinione.Dopo qualche attimo di silenzio, Shintaro asserì:-Strawberry è una brava ragazza. Se fossi in te non avrei paura.-Ci proverò.Annuì, distrattamente. -Quindi devo dire a mia moglie di non preoccuparsi, se ti vede vagabondare dalle nostre parti?- domandò.-Direi di no. Spesso accompagnerò Strawberry a casa, con la moto si fa prima.- rispose."La moto... giusto...", ricordò. avrebbe tanto voluto dare un'altra occhiata a quel gioiellino. "Non è il momento.", si rimproverò poco dopo. Si schiarì la voce e passò ad un argomento molto più scottante di una marmitta calda. -Per quanto riguarda... i rapporti di quel genere... ti vieto di andare contro la sua volontà.- finì per borbottare, imbarazzato.Anche Ryan arrossì leggermente. -Stai tranquillo, rispetto la volontà di sua figlia.- disse. "Perché pensate tutti che sia un assatanato? Dannazione!", si tenne quel pensiero per sé. Non era il caso di risultare sgarbato e compromettere quella conversazione.Shintaro lo fissò dritto negli occhi. -Ne sei sicuro?-Certo. Glielo assicuro.- sostenne lo sguardo dell'uomo, per nulla intimorito. Lui, che era un maestro nell'usare il contatto visivo per mettere a disagio le persone, non sarebbe crollato di fronte a quel tentativo. Il signor Momomiya si alzò e fece qualche passo verso il centro della sala, pensieroso. Aveva un'altra cosa da chiedergli, ma non ne aveva il coraggio. Passeggiò avanti e indietro per un po', lanciando qualche occhiata al biondo, che se ne stava in attesa, immobile.Doveva essere abituato agli interrogatori. "Oh Kami!", un pensiero lo fulminò. -Non hai avuto guai con la legge, vero?!- esclamò, bloccandosi di colpo.Per poco l'americano non perse la propria imperscrutabilità. -Mi scusi?-Sì, sei mai stato arrestato o simili?"Do quest'impressione?", si chiese Ryan, sconvolto. -No... mai avuto guai con la polizia.- scosse la testa, lentamente. -Mhm... bene, bene...Lo vide abbassare nuovamente il capo e tornare a misurare la stanza a grandi passi. I lavori di ricostruzione erano quasi completamente finiti: bisognava solo intonacare e sistemare i punti luce.Distolse lo sguardo e tornò a concentrarsi sul padre della sua fidanzata. -Devo chiederti un'ultima cosa... importante.- esordì infine. -Mi dica.Il moro raddrizzò la schiena e gli si piazzò di fronte, le mani sui fianchi. -Puoi assicurarmi che la proteggerai a costo della vita?- chiese.Gli occhi celesti di Ryan si dilatarono leggermente. Se la domanda sottintendeva quello che temeva di aver capito... sarebbe stato spacciato. Lo sarebbero stati tutti, progetto compreso!-Credo di non...- tentò di fare il finto tonto.-Invece capisci benissimo. Non ne so nulla di queste cose, non sono uno scienziato. Ma la paladina tutta rosa è sicuramente mia figlia. Sono suo padre e saprei riconoscerla ovunque.- gli puntò l'indice contro, deciso.Dopo lo shock iniziale, il capo del progetto si riprese. -Chi altri lo sa?Shintaro scosse la testa. -Nessuno. Fino a pochi minuti fa credevo fosse solo una mia fantasia.- ammise.-Bene. Deve rimanere un segreto. Mi ha capito?- la sua voce si era indurita ed era lui ad avere il comando della situazione, ora. Stavano giocando sul suo territorio.-Sì, immaginavo dovesse rimanere una cosa privata. Il tuo tutore c'entra qualcosa?- s'informò. Sentiva il cuore battere velocemente, segno che la rivelazione l'aveva messo in agitazione. Non era normale venire a sapere che la propria bambina si trasformava in una sorta di Sailor Moon con coda e orecchie feline.-Sì, mi ha aiutato a mettere in piedi il progetto. Tutto quanto.- annuì. Non sapeva se essere felice o meno: il fatto che il padre della sua gattina sapesse tutto rendeva le cose più facili. Ma anche più difficili, perché poteva metterli in pericolo.-Contro cosa combattete?Ryan lo guardò. -Dovrebbe saperlo.-Mi è difficile credere agli alieni.- rivelò, sincero.-Oh, be'... nemmeno cinque ragazze che si trasformano in paladine della giustizia sembrano molto credibili.- fu il commento.Si lasciò sfuggire un sorriso. -Hai ragione.Rimasero a scrutarsi in silenzio per parecchi minuti, soppesandosi. Ad un certo punto, però, Shintaro dovette ritenersi soddisfatto, perché si alzò.-Credo sia il momento di andare. Ho avuto le risposte che cercavo.- annunciò.Il biondo si riscosse. -Ne è sicuro? Non vuole parlare con Kyle...?-No. Sei un ragazzo con la testa sulle spalle. Mi fido di te. E non do la mia fiducia al primo che passa.- disse.-G-grazie...- fece stupito.Con un rapido inchino, Shintaro Momomiya si congedò. Tornando alla propria casa, alla propria pagina economica e al proprio lavoro. Fingendo di non sapere nulla circa la seconda identità della figlia.Non appena rientrato si ritrovò premuto contro il muro.Fissò il suo coinquilino con sguardo perplesso. -Che succede, Ryan?- domandò.-Ci hanno scoperti.- disse lui.Spalancò gli occhi. -Come?Il biondo lo lasciò andare e si passò una mano tra i capelli. -Il padre di Strawberry... è intervenuto mentre stavo per darle di santa ragione a Mark e...- ma venne interrotto.-Cosa stavi per fare?! Ma sei impazzito?- sbottò il cuoco. Non poteva crederci, le sue orecchie non avevano veramente captato quelle parole.Il ragazzo annuì, distrattamente, senza vergognarsi dell'ammissione. -E' venuto qui per regolare i conti. Ma siamo stati interrotti. Niente sangue.- la buttò sul ridere, per sdrammatizzare. Peccato che l'amico non fosse assolutamente d'accordo con lui. Sbuffò. -Kyle, non è questa la questione importante.- gli ricordò.Lui allora si riscosse e si diresse in cucina, per appoggiare le borse della spesa. -Cosa ti ha detto? Che andrà a rivelarlo ai media...?- s'informò.-No. Mi ha detto che devo proteggere Strawberry, che mi accetta come suo fidanzato e... che lo stupisce quello che abbiamo messo in piedi. Ma non mi ha minacciato o simili. Però non so se possiamo fidarci.- fece un breve resoconto.Kyle si mise a fissare il tavolo, pensieroso. Messa in quei termini non sembravano correre nessun pericolo. Ma non si poteva mai dire.-Dobbiamo dire a Strawberry di stare attenta, d'ora in poi.- risolse infine.-Sì, è quello che pensavo anche io.- annuì Ryan.Si guardarono per qualche istante, in silenzio, poi il moro disse:-Apriamo. Tra poco le ragazze saranno qui."Mi sento un po' messo da parte...", ragionò.Inspirò la fredda aria invernale e la esalò sotto forma di nuvolette di vapore. Le osservò solidificarsi per qualche istante e poi sparire.Alle proprie spalle sentiva gli schiamazzi dei compagni di scuola, diretti verso la stazione o la fermata dell'autobus per rincasare. Accelerò leggermente il passo per poter rimanere definitivamente solo. L'odore della notte impregnava tutte le cose, in attesa di avvolgere l'intera città: glielo diceva il suo naso soprannaturale.Superò un incrocio e si affrettò verso il Cafè Mew Mew. Da un po' di tempo si sentiva agitato, soprattutto quando si trovava al locale.In cuor suo, Lucas sapeva il motivo di tale agitazione, ma non voleva ammetterlo."A che pro, comunque...?", si disse, sollevando un po' di neve con la punta del piede. Con la coda dell'occhio vide un gatto sparire dietro un muro di recinzione, spaventato dal suo passaggio.O dalla sua stessa persona, chissà.-Dovrò dirglielo, prima o poi.- mormorò con un filo di voce. Per lui era normale fare dei monologhi con la propria coscienza, era cresciuto in solitudine pur essendo circondato da tante persone. La scuola in cui era stato formato insegnava, prima di tutto, a non fare affidamento su nessuno. Sorrise, divertito da quel pensiero. E pensare che ora lavorava con un gruppo di persone per uccidere suo padre, un vampiro secolare ed impedire l'invasione aliena.Lasciò vagare i pensieri per un po', ma alla fine, con suo grande sconcerto, quelli tornarono al punto di partenza.-Basta, ho capito!- sbottò al nulla. Si scompigliò i capelli, arrabbiato con se stesso e i propri sentimenti. Il disagio che provava era dovuto al fatto che, nonostante tutto, era geloso di Strawberry.Perché lei aveva Ryan, interamente, corpo e anima. Ok, forse non aveva ancora avuto il corpo, ma l'anima sì."Evidentemente è destino che rimanga solo.", concluse, mettendosi a correre. Allenare i muscoli forse l'avrebbe aiutato.Peccato che, girato l'angolo, si ritrovò la strada sbarrata.I suoi occhi cambiarono immediatamente colore e lui scattò all'indietro, avvitandosi in aria e atterrando in posizione di difesa.-Che vuoi?- domandò, bellicoso.Una figura animale si mosse verso di lui, mutando forma ad ogni passo. Quando si fermò in prossimità della luce di un lampione aveva assunto sembianze umane.-Ben trovato, figlio.- lo salutò Revenge con tono beffardo.Lucas assottigliò gli occhi, sospettoso. -Cosa vuoi?- ripetè, tentando di estrarre la katana che portava sulla schiena.Aveva imparato a camuffare le armi in modo che nessuno le notasse. Così poteva girare armato praticamente dovunque.-Io non la estrarrei, se fossi in te.- lo avvertì il vampiro. In risposta il suo avversario gli puntò contro la lama. -Come non detto.-Revenge, cosa diavolo vuoi?- il dampyr alzò il tono della voce, spazientito. Poteva essere lì solo per un motivo: ucciderlo.E lui non glielo avrebbe permesso.-Le solite cose, no? Ormai dovresti saperlo.- con uno scatto, il non morto gli comparve davanti. Ebbe appena il tempo di inclinare la katana per proteggersi dalle sue unghie."Non l'ho visto arrivare!", pensò spaventato. Fece forza con le braccia, ma poco dopo si ritrovò disarmato. -Dannazione!-Ops.- sogghignò suo padre, afferrandolo per un braccio e strattonandolo. Lucas sentì l'articolazione della spalla scricchiolare.Tentò di liberarsi facendolo sbilanciare, ma la sua presa non si allentò.Lentamente Revenge gli si avvicinò, arrivando a piegargli l'arto dietro la schiena. -Ho una proposta da farti.- sussurrò, vicinissimo al suo orecchio.-Non ho voglia di sentirla.- sentenziò il giovane, tentando di svincolarsi.-Invece ascolterai.- replicò l'altro. -In fondo sei mio figlio, la mia progenie... no?L'europeo digrignò i denti. Odiava che gli venisse ricordato il loro legame di sangue, lui non aveva niente a che spartire con uno come Revenge.-Diventa mio alleato. Insieme potremo distruggere quelle stupide ragazzine e quegli alieni. Questa stessa città, volendo.- propose, suadente.Lucas strinse i pugni, facendo forza per liberarsi. -Nemmeno morto.-Vorrà dire che morirai. Posso sempre crearne altri, come te.- lo liberò all'improvviso, facendolo barcollare. Giusto il tempo di ritrovare l'equilibrio e venne scaraventato violentemente contro un muro di recinzione.L'impatto fu molto doloroso e la vista gli si offuscò. Concentrò i propri sensi sul combattimento e riuscì a difendersi dall'attacco successivo. Non riusciva a capire perché, ma Revenge era più forte. Forse era in overdose da sangue... era l'ipotesi più plausibile che potesse spiegare l'aumento della sua forza.Purtroppo non poteva chiedergli conferma, dato che il suo avversario era impegnato a mandarlo all'altro mondo.Combatterono per poco tempo, ma la lotta fu intensa.-Non è ancora giunto il tuo momento. Per oggi ti risparmio. Ricorda: la mia offerta non è più valida.- e dopo questo scomparve.Il ragazzo si lasciò cadere nella neve, pesto e stordito.Sentiva il sangue colargli, lento e denso, da una tempia. Doveva raggiungere il Cafè e avvertire Ryan che la resa dei conti era più vicina di quanto credessero.-Ryan, abbiamo un problema!- Paddy entrò urlando nel laboratorio, spaventando il ragazzo.Smise di osservare i monitor, su cui lampeggiavano i segnali della Mew Acqua e si voltò a guardarla. -Paddy... che succede?-Lucas! Vieni... sbrigati!- lo afferrò per un braccio, trascinandolo verso le scale.Il biondo incespicò nei propri piedi, tentando di non caderle addosso. -Ho capito, ho capito! Lasciami il braccio.- protestò.La piccola obbedì e si affrettò al piano di sopra.Una volta giunto nel salone si stupì di trovarlo vuoto. Dov'erano i clienti? Sollevò la testa per controllare che ora fosse, ma la presenza delle ragazze catturò la sua attenzione. Erano tutte radunate attorno ad un tavolino, visibilmente tese.Kyle era chino su qualcosa, o qualcuno. Lucas, probabilmente.-Cosa succede qui?- esordì.-Ryan... Lucas è stato attaccato.- si fece avanti Strawberry, raggiungendolo. Si scambiarono una rapida occhiata e poi l'americano affiancò i compagni di avventura.-Vi ho già detto che non è niente! Volete lasciarmi stare?!- sbottò il dampyr, infastidito da tanto sconcerto.Allontanò con malagrazia la mano di Kyle e fece per alzarsi, ma quando incontrò gli occhi acquamarina del capo del progetto mew si ritrovò bloccato. "Dannazione ai sentimenti!", imprecò dentro di sé.-Ha detto che è stato attaccato da Revenge e...- iniziò Lory, ma il biondo la mise a tacere.-Lucas, vieni giù in laboratorio. Ti sistemo io la ferita.L'europeo sgranò gli occhi, incredulo. -C-cosa?-Ho detto che ti curerò io la ferita. Così la smetteranno di stressarti e mi racconterai tutto.- spiegò, calmo.Il ragazzo abbassò il capo, cercando di mascherare un certo rossore. Kyle lo notò ed allungò il kit di pronto soccorso all'amico, dandogli il suo appoggio.-Preparatevi alla chiusura. Tra poco torneremo per darvi una mano.- disse Ryan. Esitò un attimo, poi strinse la mano di Strawberry, sorridendole fugacemente.Lei sorrise in risposta e si affrettò a raggiungere le colleghe.-Grazie...- mormorò Lucas.-Per cosa? Per averti sottratto all'interrogatorio? Te ne aspetta un altro.- replicò l'americano, scortandolo lungo le scale.Il dampyr fece una piccola smorfia. -Sempre pronto a torturare il prossimo, eh?-Tra simili ci si capisce.- sollevò un angolo della bocca.Entrarono in silenzio nel laboratorio e si chiusero la porta alle spalle. Lucas rimase accanto all'ingresso, osservando ogni movimento del suo capo, attento come sempre.-Puoi sederti su quel tavolo.- gli venne indicato quello alla sua sinistra, libero da computer e altre apparecchiature simili.Obbedì in silenzio, sentendosi come un maglione uscito dalla centrifuga. Si issò sul piano di metallo e attese.Quando Ryan ebbe finito di preparare l'occorrente, gli fece togliere l'asciugamano che stava usando per tamponare la ferita. Quando la vide rimase leggermente basito. -Cos'hai fatto per farti conciare così?- gli domandò.Fece spallucce. -Nulla. Le solite cose.- rispose, evitando di fissarlo negli occhi. Erano da soli, sottoterra, lontani da tutto e da tutti. Quella situazione poteva giocargli brutti scherzi.-Ossia? Vi siete incontrati, avete combattuto e lui ti ha ridotto così...?-No.- sospirò. Concentrarsi sulle proprie parole era difficile, considerato che sentiva lo sguardo del suo interlocutore su di sé. -Mi ha fatto una proposta...-Che genere di proposta?- l'altro si fece guardingo. Terminò di ripulire il taglio e lo osservò. -Avresti bisogno di punti...- sentenziò.-Fai come vuoi. Se non la chiudi tu, lo farà da sola.- disse, noncurante. Era abituato al dolore fisico, ma avrebbe volentieri fatto a meno di quello che sentiva all'altezza del petto. Ormai era al limite.-Non sono molto pratico.- ammise Ryan. "Non voglio combinare casini.", pensò, osservando la linea rossa che attraversava la fronte di Lucas.Aprì gli occhi e li puntò in quelli dell'americano. -Allora lasciala così.-Ok.- si arrese e buttò quello che aveva usato per la medicazione. -Posso almeno metterti un cerotto? Dovresti fare meno impressione alle ragazze.-Credo che il sangue le abbia agitate, sì.- convenne, ridacchiando.Ne recuperò uno abbastanza anonimo, nulla con orsetti e gattini, e glielo applicò sulla ferita. -Finito.-Non mi hai messo quello coi pupazzetti, vero?- Lucas si tastò la parte lesa, cercando di intuire la trama del piccolo oggetto.-Chi lo sa.- lo punzecchiò il collega. In risposta ricevette un'occhiata alquanto significativa. -Va bene, torniamo alle cose serie. Mi stavi parlando di una proposta...Annuì. -Sì. Ha detto che, in quanto suo figlio, avrei potuto diventare suo alleato. Per sconfiggere voi e gli alieni.- riferì, scendendo dal tavolo.-Ha intenzione di tradirli?- fece Ryan, stupito. Aveva immaginato che il loro fosse un accordo abbastanza debole, ma non fino a tal punto.-Probabile. L'unica cosa che gli interessa è se stesso.- rispose, amareggiato. Se solo avesse saputo che suo padre era quel genere di persona, non si sarebbe fatto illusioni su di lui quando era piccolo.-Lo sospettavi?-Cosa?- domandò, alzando la testa. -Che fosse un voltagabbana.- precisò il biondo.Sorrise, ironico. -C'era da aspettarselo, considerato come ha abbandonato mia madre.- commentò."Brutto argomento.", si rese conto. -A parte questo, ti ha detto altro? Notizie sugli alieni?-No. Ma sono quasi certo che attaccheranno a breve.- disse.Ryan si fece pensieroso. -Quanto presto?- chiese.-Abbastanza. Di solito il mio intuito non sbaglia.- ammise, osservandolo misurare la stanza a grandi passi. Quando si concentrava i suoi occhi si perdevano, fissandosi su qualcosa che solo lui poteva vedere.Quella era una delle cose che apprezzava, in lui, oltre alla personalità decisamente spinosa e all'aspetto intrigante. Sobbalzò, sentendo il suo cuore aumentare il ritmo dei battiti all'improvviso. Stava facendo pensieri di quel tipo, pensieri romantici ed era l'unica cosa che non doveva fare. Soprattutto se non voleva farsi scoprire.Con la coda dell'occhio si accertò di non aver fatto nulla di sospetto: Ryan stava ancora meditando."Per fortuna", si disse. Erano passati dieci minuti buoni e, senza sapere bene perché, Lucas si ritrovava ad essere assordato dal proprio battito cardiaco.Nulla di tutto quello che si erano detti lui e Ryan avrebbe dovuto scatenare una reazione del genere. Non sapeva spiegarsi quell'improvvisa agitazione, la gola secca e le mani sudate.C'era solo il suo cuore, insistente ed esigente. E quella fastidiosa voce nella sua testa che gli diceva di buttarsi, di approfittare del momento, perché dopo avrebbe potuto rivelarsi troppo tardi.Si portò una mano sugli occhi.-Tutto bene?- si sentì chiedere. Sbirciò attraverso le dita e vide gli occhi del biondo fissarlo. Scosse la testa, ma non parlò. -Lucas? C'è altro che dovrei sapere?-No.- disse subito. -Sì.- si corresse immediatamente.L'americano alzò un sopracciglio. -Ti vedo confuso.- osservò, perplesso.-Devo dirti una cosa, ma non riguarda Revenge né gli alieni.- ammise, la gola stretta.Gli si avvicinò. -Lucas... devo preoccuparmi?Inspirò profondamente, dandosi mentalmente dello stupido. Poi, senza preavviso, gli si avvicinò talmente tanto che i loro respiri si mescolarono.-Che...?Non gli diede il tempo di fare nulla. Lo afferrò dietro la nuca e lo baciò, rapido e preciso. Il suo io interiore gioì, saltellando di qua e di là e sentì tutta la tensione sciogliersi.Non tentò di approfondire il contatto, anche perché Ryan era abbastanza sconvolto. Ogni suo muscolo era paralizzato. Se solo si fossero trovati in un'altra situazione, se solo fossero stati due ragazzi diversi... be', troppi se. Non avrebbe mai saputo cosa sarebbe successo in un universo parallelo, l'importante era quello che stava avvenendo in quel momento.Quando si staccò, lentamente, si trovò a fissare gli occhi acquamarina del ragazzo di cui era innamorato. Vi lesse una domanda, mille domande.Purtroppo, però, il destino è beffardo.Il radar del laboratorio si mise a suonare come impazzito. L'americano si riscosse e corse a controllare.-No!- sbatté i pugni contro il tavolo.-Che succede?- Lucas si avvicinò, leggermente malfermo sulle gambe. "Troppe emozioni per il mio cuore solitario.", si disse.-E' iniziato. Dobbiamo avvertire le ragazze.- disse solamente, spalancando la porta del laboratorio.-Cosa è iniziato?- il ragazzo lo seguì, perplesso. Ryan raggiunse il salone e per poco non si scontrò con Kyle. -Ho sentito l'allarme... che sta...?-Siamo sotto attacco. Il parco a tema vicino al parco Inohara è invaso da creature aliene!- annunciò.-Cosa?!- proruppe Strawberry. -Ragazze, muoviamoci!- senza dire altro corse al piano di sopra per recuperare la propria katana. Quando tornò di sotto trovò tutte le Mew Mew pronte a combattere.-Andiamo.- disse Mew Berry.

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