La nuova città

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"Sei pronta?". Le chiese il papà caricando le valigie.
"No". Rispose Sophie. Cercó di trattenere le lacrime ma le uscirono a fioti. "Hey". Papà le mise un braccio sulle spalle e la accompagnó in macchina. Lei si lasció trascinare. Si sedette e lasció vagare i pensieri. Anita le aveva lasciato una piccola palla di neve in cui era collocato un bosco in miniatura."Ti sentirai un po' piú a casa". Le aveva detto. Phil, Jonah e Chris le avevano scritto una lettera che avrebbe dovuto leggere solo una volta raggiunta la meta. Louis l'aveva rincuorata dicendole:"Tornerai, non devi partire per la guerra". Tutti avevano sorriso a lei, che era la piú piccola ed inesperta. Le avevano sorriso e l'avevano abbracciata. I suoi fratelli le sarebbero mancati. La macchina partí. "Folkville ti piacerà". Aveva detto il padre."Questo viaggio ti farà bene, è necessario. Ti servirà per avere piú contatto con le persone comuni,con una realtà diversa". Sophie aveva sorriso gravemente. E lui aveva aggiunto:"La scuola è buona ed è solo per un anno. Magari ti farai degli amici e...". A quel punto la ragazza decise di alzare la musica dell'ipod e coprí un po' la voce del padre. Il viaggio fu abbastanza lungo e stancante. Sophie sonnecchió per quasi tutto il tempo. Folkville era piccola, una cittadina semplice, di quelle dove tutti si conoscono o sono imparentati tra di loro. Si sarebbe sentita una completa sconosciuta. La casa che presero in affitto era semplice. Su un unico piano era divisa in cucina, salotto, bagno e due camere da letto. Un grazioso giardinetto circondava tutto. Appena arrivarono lei si chiuse in camera e si buttó sul letto con la pancia per aria. Restó un momento cosí e poi si alzó. C'era uno specchio davanti all'armadio. Ne vide riflessa una ragazza dalla pelle chiara, i capelli mossi castani e gli occhi nocciola. Non era ne troppo alta ne troppo bassa. Neppure grassa, ma neanche magra cadaverica. Sa questo punto di vista stava bene. Tiró fuori le valigie e sistemó le sue cose. La palla di neve la mise sul comodino e la lettera la mise dentro un cassetto. Si decise a leggerla una volta che avesse finito di sbaraccare tutto. Piú tardi suo padre la chiamó per la cena. Adorava l'arrosto di tacchino con le patate ed era abbastanza sicura di avere una fame da lupi. Quando ebbero finito chiese a suo padre:"Posso andare a correre?". "A quest'ora?". Fece lui. Sophie insistette:"A casa mi lasciavi".
"Perché stavi con gli altri". Rispose lui.
"Dai". Lo imploró.
"Daccordo, ma non tornare troppo tardi". Acconsenti lui. Sophie diede un bacio sulla guancia all'uomo e corse fuori. In realtà prima aspettó di digerire e poi si lasció andare. Seguí la strada principale e poi si innoltró in un sentiero che portava all'area boschiva. Si sentiva viva. La luna era calante, quasi in novilunio. Correre le piaceva troppo. Quando tornó si coricó tranquilla e il giorno dopo si alzó di buon ora. Qualcuno suonó al citofono. Sophie aprí e il postino le consegnó il giornale. Rimase a bocca aperta dalla prima notizia:"Grosso Lupo nei boschi".

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