Complicazioni

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Sophie era entrata dalla finestra barcollando.Sebastian le aveva dato una mano. "Grazie". Disse lei mezza lucida. Lui sorrise:"Prego, adesso vai subito a dormire che tuo padre non deve sapere dove sei stata".
"Vero". Ammise lei.
Si addormentó profondamente.
L'indomani si alzó e cercó di ricordare la serata ma era tutto sfuocato. C'era un ragazzo che ci aveva provato con lei. Sebastian e Paul. Un ululato. Era stata lei. Paul se l'era presa con il ragazzo. Perché? Perché voleva l'aconito?. A che serviva quella rara pianticella? Magari sgordiva gli aggressori. Sophie non lo sapeva. Sentí squillare il telefono. Rispose. Era Rosemary. "Ciao Sophie, come stai? ".
"Bene, mi sono appena svegliata, posso farti una domanda? ".
Chiese Sophie.
"Certo".
"Non ricordo molto di ieri sera ma tuo fratello e tuo cugino mi hanno salvato un ragazzo che ci provava con me e non so per quale motivo Paul ha chiesto a Sebastian di passarli la pianta dell'aconito che peró non aveva e...".
"Oh Sophie". La interruppe Rose:"Eri mezza drogata, non eri cosciente, ti sarai sbagliata, mi pare una cosa insensata".
"Si, hai ragione". Ammise la ragazza. "In ogni caso vorrei ringraziare da lucida entrambi e non so quando mi sarà possibile"."Vieni da noi? Ai miei farebbe piacere conoscere i vicini, magari viene anche tuo padre".
"Non so Rose, se scopre che sono uscita sono nei guai".
"Hai ragione, ma ti invito a pranzo oggi. Nel pomeriggio arrivano i miei cugini cosí puoi ringraziare anche Sebastian".
"Bella idea ma sai qual'è la cosa stupida? Stiamo parlando al telefono quando siamo vicine di casa".
"Ahahaha, esci in cortile allora".
Riattaccarono e Sophie, ancora in pigiama, uscí in cortile dopo aver aperto la porta della sua camera che era rimasta chiusa tutta la notte. L'aria mattutina era fresca e la rugiada imperlava le foglie e l'erba del giardino.Dall'altra parte della staccionata la raggiunse Rose. Quando si videro scoppiarono entrambe in una sonora risata.
I genitori di Rosemary e Paul erano due persone davvero carine e gentili. Papà era contento che la sua bambina avesse fatto amicizia. Sophie li trovó entrambi molto simpatici e gentili. La casa era un elegante villetta. Era davvero grande tanto che per trovare il bagno Sophie si perse. Paul le aveva detto di seguire il corridoio fino a imboccare un ulteriore corridoio a destra poi una porta a sinistra e un'altra a sinistra ma purtroppo la ragazza aveva qualche problema a riconoscere la destra dalla sinistra e andó in confusione. Aprí una porta con delle scale che scendevano. Speró di aver trovato il bagno perchè se la stava facendo addosso. Ma in fondo alle scale c'era un'altra porta, di metallo. Sophie la spinse. Si trovava in una cantina, una specie di laboratorio macabro. Non riuscí a trattenere un urlo nel vedere delle unghie di licantropo su un tavolo, delle boccette di sangue, strani arnesi e armi. E poi delle gabbie con tanto di catene. E ancora tanti oggetti che non conosceva. E ancora alcuni campioni di aconito. Sentí le lacrime venirle. In una gabbia c'era il ragazzo che l'aveva aggredita. Foese era stato sedato perché pareva dormire. Le gambe le cedettero mentre dei passi accorrevano e Rose le si metteva accanto. "Cos'è questo?". Domandó, sentendosi per la prima volta preda e non predatore.

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