Trappola

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SOPHIE aveva freddo e paura. Era incatenata per i polsi al muro della sua cella nella cantina dei cacciatori. Era stata quasi intossicata dall'aconito che l'aveva resa debole e confusa. Si sentiva sola, nella sua mente lo sguardo truce di Rosemary.Poi pensó a Sebastian quando l'avrebbe riconosciuta per ció che era realmente. Sentí una fitta al petto. Poi udí dei passi. La porta della cantina si aprí e Paul fece il suo ingresso. Le parló da oltre le sbarre, gli occhi azzurri e velenosi. "È un vero peccato Sophie". Lei lo guardó dritti in faccio ricambiando il suo sprezzo. Il ragazzo teneva una mano dietro la schiena e Sophie non riusciva a vedere cosa nascondesse. "Ah, sai, ci piacevi. Alla mia famiglia piacevi. Vorrei quasi che tu non fossi un mostro".Continuó lui. Lei allora ribadí con la voce debole:"Non sono ció che credete ".
"Che strano, al ragazzo che avevamo accusato l'aconito non ha fatto lo stesso effetto, ma su di te...Complimenti hai superato il test". Sorrise beffardo e questo fece innervosire la ragazza.
"In ogni caso". Riprese nuovamente Paul:"La conferma la avremo con la luna piena ma non abbiamo dubbi".
"Paul non siamo tutti come credete voi". Cercó di ribadire Sophie.
"Ho sentito il tuo sfogo con l'altro individuo. Dunque sai dirci dove sono gli altri". Tiró fuori la mano che teneva dietro la schiena, aveva un ferro rovente, la cui vista preoccupò la piccola Sophie. Aprí la cella.
"Dicci dove sono e sarai risparmiata dal ferro".
"No". Disse lei con disprezzo.
"Daccordo". Disse lui avvicinandosi di piú mentre la porta si spalancava nuovamente. Ma chi entró non consoló affatto la prigioniera. Era Rose. Paul guardó dritto in faccia a Sophie la quale chiuse gli occhi e si promise di essere forte.
"Paul no". Lo rimproveró Rosemary correndogli incontro. Lui abbassó il ferro e si giró verso la sorella.
"Rosy, lasciami fare". Sembrava frustrato.
La biondina gli prese il braccio. Intanto Sophie aprí gli occhi e assistette alla scena,in silenzio.
"Paul, non si puó, è contro le regole con quelli giovani". Lui sbuffó. Appoggió il ferro ad un tavolo e si lasció trascinare dalla sorellina al piano di sopra. Uscirono senza piú guardare la prigioniera.
Sebastian lesse il messaggio di Rose piú volte.
-CI ERAVAMO SBAGLIATI,Il RAGAZZO È INNOCENTE, LA RAGAZZA È IL LUPO MANNARO. DOMANI SEI CONVOCATO PER L'INTERROGATORIO-.
Si passó una mano fra i capelli. Cosa aveva combinato? Senza pensarci due volte uscí di casa e si avvió con l'auto verso la casa dei cugini. Suonó forte alla porta. Aprí Zia Katrine. "Lei dov'è?". Domandó senza neanche salutare.Sul volto un'espressione addolorata. "Sebastian, mio caro, stai parlando del lupo mannaro che Paul e Rose hanno catturato?".
"Si". Disse lui a denti stretti. Gli occhi verdi brillavano di rabbia. "In cantina, l'interrogatorio è domani, torna a caso, mio caro". La donna sorrise. "Non si puó, cosa le farete?". Il ragazzo era tremante e nervoso.
"Dovresti saperlo Seb...". La spinse via dicendo:"Lascia che le parli, da solo". Si diresse verso la cantina udendo la voce della zia che lo intimava:"Daccordo ma sta attento Sebastian".
Sophie nel veder comparire il ragazzo che aveva baciato trasalí. Lui entró silenzioso. -Non mi sbagliavo-Si disse. Sophie non disse niente. Osservava i suoi occhi verdi. Lui la guardó in silenzio, un lungo silenzio. Poi parló:"Mi dispiace Sophie, non smettere di sperare e svegliati presto domani se ti è cara la vita. Hai capito?". Il suo tono era duro e autorevole."Vorranno delle risposte da te. Lo sai vero?". Lei annuí. E cosí lui prese e se ne andó. Ma non prima di aver aperto l'unica finestra che c'era."Rinfrescati". Disse uscendo. Sophie fu tormentata dagli incubi tutta la notte. Non aveva ancora 15 anni e tutto questo era troppo per lei. I primi raggi dell'alba entrarono dalla finestra aperta. La ragazza si destó. Le dolevano i polsi, erani rossi e un po' sanguinanti. Si decise a non piangere. Non avrebbe detto a nessuno dei cacciatori dove erano i suoi fratelli. No,non lo avrebbe fatto. Si disse che era una ragazza forte. Ma poi vide Sebastian scavalcare la finestra. Entró nella stanza con un'accetta."Non ho trovato di meglio". Disse avvicinandosi a lei. "Non lo fare". Gli gridó lei. Ma lui alzó l'arma e...spaccó le catene. "Avanti, non c'è tempo da perdere". Le prese la mano e si diressero verso la finestra. La intimó a scavalcare e lei gli obbedí. Poi lui fece lo stesso. "Perché l'hai fatto?". Le chiese lei mentre si allontanavano."Sbaglio o stasera abbiamo un appuntamento?".Rispose lui con un sorrisetto.

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