La lettera

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A cena non disse niente al padre di quanto accaduto. Non sapeva come fare. Pensava che la cosa migliore fosse mettersi in contatto con l'Alpha, lui sapeva sempre cosa fare. Temeva per suo padre, per se stessa. Si finse molto felice della giornata. Alle sue domande rispose con allegra positività e lui cadde nell'inganno. Nonappena potè si chiuse in camera e scoppió in pianto. Aveva tanta paura e si sentiva tanto sola. Poi si ricordó della lettera. La prese dal casetto e lesse:
"Cara Sophie,
Conosciamo le difficoltà cui potresti andare incontro nella nuova città e abbiamo ritenuto oportuno sostenerti a modo nostro, anche se a distanza. Con questa lettera ti facciamo un dono prezioso, un aiuto concreto in questa difficile situazione. Ti chiederai perché non te ne abbiamo parlato. È molto semplice. Dovevi partire con l'idea di potertela cavare da sola ma come ben sai la forza del lupo è il branco. Per tale ragione dal primo settembre per qualunque necessità potrai rivolgerti alla seguente mail... Gloria.Whitelock@gmail.com. Lei potrà aiutarti. Lei conosce il nostro segreto e le sue difficoltà. Non è come noi ma ha molta esperienza nel settore. Adesso ti domanderai come mai il suo aiuto ti puó venire solo dopo la luna piena...ebbene devi sapere che imparare a cavarsela da soli è indispensabile per sopravvivere. Una volta che avrai superato questa prova di coraggio tutto ti sarà piú facile.
Con tanto affetto ti salutiamo. Un arrivederci alla nostra piccola, cara Sophie".
Posó la lettera in tempo per sentire bussare alla finestra. Si giró di scatto, come sono soliti fare i licantropi quando vengono sorpresi. Alla finestra c'era Rosemary. Sophie infiló la lettera nel cassetto e aprí la finestra. "Cosa ci fai qui?". Le domandó. La ragazza per tutta risposta saltó il balconcino ed entró nella camera. "Posso entrare? Oh sono già dentro, scusa". Ridacchió lei. Sophie si sforzó a ridere. Sembrava abbastanza agile la ragazza. "Hai pianto?". Osservó. "Nostalgia". Mentí l'altra. "Ah, cosa stavi leggendo?". Osservó Rose.
"Una lettera da amici che ho lasciato". Sophie si sentiva un pesce fuor d'acqua di fronte a Rosemary. La ragazza si sedette sul letto:"Ti manca casa tua?". Si fece improvvisamente malinconica.
"Si, molto". Sorrise amaramente Sophie. Si sedette accanto alla nuova nemicamica. "Sai".Continuó Rosemary. "Prima di compiere 12 anni vivevamo in una verde campagna. Eravamo felici. Eravamo una famiglia normale. Poi le cose sono cambiate il giorno del mio compleanno. Una creatura mostruosa ha attaccato mia nonna. L'ha quasi uccisa. Se non fosse stato per mio padre sarebbe morta". Sophie rabbrividí. "Perché mi racconti questo?".
"Perché l'hai presa bene, hai preso davvero bene tutta questa faccenda e per una volta vorrei avere un'amica che mi conosca a fondo. Voglio vedere fino a dove resisti prima di scappare da me".
"Perché mai dovrei?".Mentí Sophie.
Rosemary riprese:"In questo momento sei coinvolta in una grossa facenda, tosta da sopportare".
"Avanti raccontami tutto Rose". Era la prima volta che la chiamava cosí. Ma lei era il nemico, non doveva scordarlo. Eppure aveva un aspetto cosí dolce, innocuo. Rosemary respiró a fondo e riprese:"Mio padre mi raccontó tutta la verità. Da allora divenni un'altra, piú forte. Non ho paura di loro, sono pronta ad uccidere per la mia famiglia".Una luce si accese negli occhi di Rose. Sophie ne ebbe paura.
"È nobile da parte tua". Sorrise nonostante l'orrore che le provocasse il pensiero. Rose ne sembró convinta:"I miei si erano ritirati dall'attività sai?.Volevano condurre una vita tranquilla con me e Paul ma dopo quella volta...Sono ritornati in azione".
"Ma quindi voi cacciate e uccidete licantropi? ".
"Esatto, è meraviglioso vederne il sangue sgorgare mentre invocano pietà". Un sorrisetto malvagio le apparve. Sophie si irrigidí. Dentro di se si ripeteva:"Controllati, controllati". Respiró a fondo e aggiunse:"Sei inquietante".
"Ma ti piaccio ancora vero?". Sorrise Rose maloziosa.
"Si, tranquilla".
La notte passó agitata. Sophie sognó Sebastian che incatenava alla luce della luna piena. Poi arrivava Rose con un pugnale. "Sophie". La ragazza aprí gli occhi, stava piangendo. Il viso familiare di suo padre incombeva su di lei che stava tremando. La luce filtrava dalla finestra. "Hai urlato". Disse David preoccupato. Lei si mise a sedere. Sprofondó tra le braccia del papà singhiozzando. "Hey bambina mia cosa c'è?".
"Secondo te sono un mostro?". Domandó con la voce rotta dal pianto.
"Ma perché ti fai queste idee?". Sophie non rispose. Disse solo:"Voglio tornare a casa".
I giorni seguenti passarono lenti, inesorabili. Le giornate di Sophie passavano con Rose che nonostante la sete omicida si era dimostrata una buona amica e le voleva bene. Era una ragazza particolare. E poi c'era suo fratello, misterioso, ombroso. Sophie non lo capiva.I suoi cugini si facevano vedere di rado. Sophie non riusciva a capire il perché ogni volta che incrociava lo sguardo di Sebastian si sentiva avampare le guance. Doveva ammettere che aveva un certo fascino. Sua sorella Luisa invece la guardava male. A Sophie facevano tutti un po' terrore ma cercava di tenerseli buoni per il momento. Un giorno aveva chiesto a Sebastian di farle sentire suonare il piano. Era davvero curiosa.
"Domani ti passo a prendere ok?". Aveva detto lui e lei si era sentita strana. Quella frase le suonava confusa. Si sentiva una preda in balia di un cacciatore pronto ad abbatterla, ma allo stesso tempo ne era attratta e non sapeva come spiegarsi la cosa.

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