Capitolo 9

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Sento il cuore praticamente fuori dal petto.

Francesco mi tiene per mano, non avevo mai fatto caso a quanto fosse caldo e confortante. Non ho la minima idea di dove mi stia portando, ma è una cosa irrilevante. Per me. In questo momento. Mi fido di lui e non so come possa essere possibile.

Camminiamo, o forse corriamo. Non lo so. Ho gli occhi chiusi e non mi importa del resto, ci siamo solo io e lui, come in una bolla di sapone, stiamo volando. Liberi, spensierati, voliamo e stiamo attenti agli spigoli. All'improvviso ci fermiamo.

-Ci vengo ogni volta che mi sento solo.- Mi guarda e quegli occhi, giuro, vorrei poterli guardare per sempre.

-Ma ora non sei solo. Adesso ci sono io con te- Gli sorrido e mi sembra di non farlo mai bene. Mi prende per mano e mi accompagna lontano dagli alberi. Si stende per terra e io lo imito. Guardo il cielo e per un attimo mi sembra di essere tornata a quando avevo cinque, sei anni e sorridevo osservando le stelle sul soffitto della mia camera.

Chiudo gli occhi e rivivo per un attimo quei momenti. Papà è vicino a me, mi sta accarezzando i capelli, e mi sussurra delle parole: "La stella più bella c'è l'ho davanti, sei tu.." un sussurro, un lieve e piacevole sussurro. E poi un ricordo. Il più bello, il migliore. Quello che ricorderai per sempre, quello che ti fa sorridere, e quello che ti frantuma l'anima ogni volta. Quello che quando ti viene in mente è sempre la stessa storia. Farà sempre male, tra un giorno, una settimana, due mesi, anche a distanza di anni, sarà sempre quella cosa che ricorderai con un briciolo di amarezza, e magari ti scorrerà una lacrima, ma sarà quel dolore di cui non potrai mai fare a meno.

-Ho paura Chiara.- mi volto a fissarlo, mi giro su un lato per guardarlo meglio.

-Paura? Perché?- domando confusa.

-Che giorno è oggi?- mi chiede.

-Oggi è il 20 novembre. Ma perché vuoi saperlo?

-Dobbiamo solo aspettare...- mi sorride e mi accarezza una guancia.

-Perché non vuoi parlare con me? Non vuoi dirmi perché brilli, perché sei così caldo, perché scompari e ricompari all'improvviso. Perché?

-Perché è complicato. Non capiresti.

-Ma tu almeno provaci!- mi volto di nuovo verso le stelle.

-Non posso. Devi capire.

-Cosa? Cosa devo capire se tu non mi spieghi?- comincio ad innervosirmi.

-Guardami!- prende il mio viso tra le mani. Cerco di scostarmi ma mi riesce impossibile. In un baleno quel nervosismo scompare nel nulla- Chiara quello che sta succedendo tra di noi è pericoloso, troppo. Ma io voglio rischiare perché senza di te non ci so stare. Ti è chiaro? Ti basta come spiegazione?

-Sarà pericoloso, ti credo. Anche se non vuoi dirmi il perché. Ma qualsiasi cosa accada, io rischierò con te- lo abbraccio, lo stringo così forte da fargli mancare l'aria, il suo calore mi trasmette fiducia, mi stringe e mi bacia il collo. Lo voglio. Lo voglio mio e non mi importa quanto difficile potrà essere.

Siamo stati destinati ad incontrarci e riusciremo a viverci, insieme.

-L'hai vista?- mi alzo all'improvviso, l'ho vista, l'ho vista davvero.

-Che cosa?- domanda allarmato.

-Era una stella cadente! Oh dio, l'hai vista Francesco? Esprimiamo un desiderio.- chiudo gli occhi ma Francesco mi blocca.

-Non farlo, non esprimere un desiderio. Ti prego. Ascoltami.

-Ma perché?

-Fidati...- mi guarda quasi sconvolto. Ma io non lo ascolto, chiudo gli occhi ed esprimo il mio desiderio. "Vorrei che Francesco restasse con me per sempre."

-L'ho espresso.- lo guardo di sottecchi.

-L'avevo intuito. Sei un'incosciente Chiara- si alza e mi tende la mano.

-Mi dici che male c'è ad esprimere un desiderio? E poi lo sanno tutti che non si avverano mai. È tutta una stronzata.

-E' qui che ti sbagli. Non è una stronzata. È la cosa più vera che esiste. Devi credermi. E devi avere fede. Solo questo.

-Perché stiamo andando via?- domando non capendo il suo comportamento.

-Si è fatto tardi. Ti accompagno a casa.

-Ma secondo te una stella com'è fatta?- domando arrivata sotto il portone.

-Come tu la vorresti. Credo.- mi sorride.

-Mmh- ci penso su poi rispondo- sarebbe bello se le stelle potessero parlare con noi, vero?

-Già, sarebbe molto bello.- mi da un bacio sulla guancia- ora però vai o tua madre sclera.

-Hai ragione, a domani.

-A domani.

Arrivo a casa, sulla porta d'ingresso c'è un post-it giallo, riconosco la grafia.
"Quando avresti intenzione di iscriverti alla scuola? Un bacio, Edo."

Con tutto questo pensare a Francesco mi ero quasi dimenticata che devo dare una risposta ad Edoardo, gli avevo detto che ci avrei pensato sul fatto di iscrivermi alla scuola. Entro in casa, cercando di fare il minor rumore possibile, mia mamma è stesa sul divano, si è addormentata aspettandomi, forse.

Mi avvicino, prendo una coperta dal mobile e gliela metto addosso, sta sorridendo, forse sta sognando papà, ci scommetterei. Salgo le scale ed entro nella mia stanza, dal mio balcone le stelle non si vedono molto bene, eppure brillano, brillano tanto, ed emanano luce. Che belle. Sarebbe bello essere guardati come se fossimo delle stelle, ci sentiremmo tutti più amati, considerati e desiderati. Infondo c'è gente che aspetta la sera proprio per osservare le stelle, c'è chi le studia, chi invece rimane tutta la notte in attesa di vedere una stella cadere. Nella mia vita ne ho viste solo due.

Una stasera, insieme a Francesco, l'altra la notte dell'incidente di Papà. Ricordo ancora cosa avevo chiesto. Chiusi gli occhi e alzai il viso al cielo, quasi supplicando. "Vorrei solo essere felice." E quella notte fu la peggiore di tutta la mia vita. Bel modo di esaudire i desideri no?

Mi sentivo come se fossi appena stata presa in giro, schiaffeggiata più volte nello stesso punto e non c'era modo di rimediare, non esistevano cure, medicine, pomate in grado di alleviare quel maledetto dolore. Quella notte mi sentivo come se mi avessero presa a botte e non contenti mi avessero pugnalato con migliaia di coltelli.

Avevano usato l'arma peggiore. E mi avevano ucciso, mi avevano ucciso insieme a mio padre. Mi sentivo inerme davanti a quella tomba, il giorno dopo. Mi sentivo impotente, quando invece avrei voluto spaccare il mondo a metà, ma forse era troppo poco. A cosa è servita tutta quella sofferenza? Tutta quella voglia di scappare? Tutta quella paura di non farcela? A cosa è servito tutto questo? A sentirmi fragile, a sentirmi morta anche io in quella macchina, quella sera del 10 agosto. Il mio mondo si era fermato e nessuno aveva avuto il coraggio di premere il tasto 'play'. Tutte le vite continuavano ad andare avanti. E anche la mia, solo che io non me ne rendevo conto. Passavo le giornate chiusa in camera a piangere, a sentirmi inutile, priva di senso, vuota. Passavo le giornate a chiudermi in me stessa, seduta sul mio letto, con le ginocchia al petto e a pensare, pensare a quanto avrei voluto essere con mio padre, quella sera. E adesso, adesso con Francesco cambia tutto. Certe volte penso che sia stato Papà a mandarmelo, il suo stesso nome, i suoi stessi occhi, le sue stesse parole. Coincidenze assurde. Ma una figlia penserebbe questo. Qualsiasi figlia lo farebbe. Una figlia innamorata di suo padre, o meglio del suo ricordo. Fa male, fa male rendersi conto che non c'è più nulla da vivere, che tutto quello che ti fa stare bene è passato, ed è un passato che torna ogni volta a bussare alla tua porta. Ma forse quella stella è caduta per un motivo, e magari non ha fatto in tempo a salvare papà, forse quella ha incominciato da poco a fare il suo lavoro. Magari ha iniziato proprio da Francesco e vuole farmi ripartire proprio da quel punto. Sarebbe bello. Forse quel desiderio è ancora valido e ho solo bisogno di aspettare.

Dicono che la felicità arriva per tutti e io sono disposta ad aspettare anche anni pur di avere un po' di serenità, pur di sentire i brividi sulla pelle, pur di sentirmi per un attimo, anche un solo attimo, nella pace dei sensi.

Tra il cielo e il mare.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora