Capitolo 15

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Mi siedo sulla sabbia, il vento mi scompiglia i capelli, i ciuffo riccio vola finendomi sugli occhi, non mi importa di sporcarmi, mi stringo su me stessa, le ginocchia al petto e mi lascio andare al dolce rumore delle onde del mare che si frantumano sulla battigia.
Un paio di gabbiani volano liberi qua e là nel cielo.
Prendo il cellulare tra le mani, lo rigiro tra le dita fredde. Una mano mi sfiora la spalla, mi volto sospirando, Fanny mi sorride.

-Che cosa fai qui da sola?- domanda poi.

-Non lo so, sono venuta per ammirare ciò che mi divide da Francesco forse.

-Non è stare qui che ti aiuterà.- mi prende la mano e me la stringe.

-E cosa dovrei fare? Rassegnarmi? Devo rassegnarmi a questo amore impossibile?- sento gli occhi gonfi divorarmi il viso. Sento che sto quasi per scoppiare, da un momento all'altro ci sarà un botto e io scomparirò nel nulla.

-Ma che dici? Sciocca. Dovresti provare a parlare di nuovo con lui.

-Che senso avrebbe? Spiegamelo. Ha ragione lui, come dargli torto? Io mi dimenticherò. La nostra storia, il nostro amore è destinato a finire.- mi volto a guardare l'orizzonte- quella è la sua casa, è lì che deve stare, ed è colpa mia se adesso è costretto a vivere qui. Non è giusto.

-Non è colpa tua Chiara, qualcosa dentro di voi è scattato. Probabilmente in Francesco c'è ancora qualcosa di umano che lo ha portato ad innamorarsi di te, perché è così, lui ti ama.- le lacrime fuoriescono dagli occhi, come al solito non riesco a trattenerle.

-Se mi ama dovrebbe essere qui, con me- dico singhiozzando.

-Non ti arrendere Chiara. Non farlo. Non lasciare che tutto questo distrugga ciò che ti porti dentro.- si alza e se ne va, sento i suoi passi mentre si allontana da me.
Qualcosa dentro di me vuole uscire, qualcosa che non riesco a fermare e che forse non voglio fermare, l'amore che provo, quei sentimenti, le sensazioni che si prendono parte di me uccidendomi di desiderio. Non mi arrenderò. Non permetterò a nessuno di dividermi da lui, che sia anche Dio in persona io lo affronterò. Niente mi fermerà, lotterò contro tutto e tutti, a costo di cambiare l'equilibrio del mondo, io questo mondo lo voglio cambiare. Perché l'amore che mi porto dentro è più forte di qualsiasi altra cosa adesso, anche del destino ed è questo amore che ci rende così stupidi. Ogni giorno aspettiamo una chiamata, un messaggio, una lettera che sappiamo non arriverà mai ma restiamo comunque lì, incollate al telefono aspettando la vibrazione giusta, e ogni volta è un colpo al cuore, un insieme di emozioni, di disincanti, di illusioni. E ci rimani un po' male quando passa un'intera giornata durante la quale non ti ha mandato nemmeno un messaggio, nemmeno uno smile, nemmeno un puntino. Niente. Il vuoto. E alla fine ti senti un po' vuota anche tu. È che l'amore ci rende ciò che non vogliamo essere, e non lo accettiamo, ma in realtà ci mostra solo come siamo davvero, con le nostre piccole fragilità, i nostri sogni infranti, le notti in bianco, le speranze vane, i sorrisi mancati e quelli finti da una vita. L'amore è uno specchio che sussurra "Guardati sciocca, tu stai amando. E sei così: stupida, ingenua, illusa. Ma sei forte e ce la farai!" Ecco, questo è l'amore.

Sentirsi bene ma mai abbastanza. Quelle sere prima di dormire che resti attaccata al vetro del balcone, alitando su di esso, con in mano una cioccolata calda. Quelle sere in cui fa freddo, in cui servirebbe solo un abbraccio per riscaldarci.

Quelle sere che sai già ti faranno un po' male, perché passate a pensare, resti a scrutare il cielo rosso e rosa e a sorridere alla vista del tramonto. Sorridi, si, e pensi a come sarebbe stato bello vederlo insieme a lui. Perché tu lo ami, lo ami e non respiri senza di lui. E non ci sono barriere, forze di gravità o orizzonti che tengano, poiché niente potrà mai impedirti di farlo. Perché tu lo ami con tutta te stessa, lo ami come solo tu puoi fare. E socchiudi gli occhi e ricacci indietro le lacrime. Non vuoi dormire per paura di sognarlo. Perché sai quanto potrebbe far male vedere i suoi occhi anche solo per trenta secondi. Sai quanto dolore ti provoca quando per sbaglio ti sfiora la mano, perché lui non può essere tuo.

E vorresti soffocare il mondo, vorresti buttare giù i muri, affondare i mari, vorresti distruggere tutto ciò che ti circonda, tutto ciò che è bello, tutto ciò che fa gioire. Ma non ce la fai, perché oramai lui ha distrutto te con poche e semplici parole, e sei a terra, in ginocchio, con le mani tra i capelli, a piangere. Rimani appoggiata al vetro e anche la cioccolata calda è diventata amara, e non la vuoi più, la metti sulla scrivania e ti siedi sul pavimento, ti appoggi al muro rabbrividendo al freddo del contatto con esso, la testa verso il cielo e cominci a fare grandi respiri. Prendi il cellulare e cominci a scrivere "Ciao, come stai?

Che domanda sciocca. E' ovvio che stai bene, bene senza me. E' quel 'senza me' che fa più male sai? Ora inizio a piangere. Ti giuro, tornerei indietro anche solo per parlarti un solo istante. Solo per guardarti una sola volta negli occhi. Perché io non ti ho dimenticato, e non so se un giorno avrò la forza per farlo. La forza di alzarmi da quell'angolo di quella stanza e dire che ce l'ho fatta" Ti fermi per un attimo e singhiozzi, il cuore ti sta cadendo dal petto, lo fermi con una mano stringendola sul petto, forte. Chiudi gli occhi per un attimo. Poi riprendi. "Sto aspettando che qualcuno mi raccolga, che qualcuno mi prenda in braccio e mi culli cantandomi una ninna nanna. Sto aspettando che un giorno quel qualcuno arrivi a farmi una sorpresa, che mi guardi negli occhi e mi dica che è stato tutto un errore. E forse quel qualcuno sei proprio tu. Ma tu ti ricordi di me? Di com'ero? Io no. Io non mi ricordo di me, di com'ero. Non mi ricordo nemmeno come mi sono ridotta a stare così, sinceramente. Ricordo solo che c'erano dei sorrisi e c'era felicità, poi una cosa bella, c'eravamo io e te. Ricordo che stavo bene. E ora non lo so. Sembra quasi polvere, un mucchietto che non potrò mai spolverare ma che un po' mi provoca allergia. Sembra un cassetto pieno di roba, pieno di sogni, di speranze. Che poi ci ho creduto davvero. Ma forse c'ero solo io, tu non ci sei mai stato. Non ci sei mai voluto stare. E io non ce la faccio più. Vorrei che tutto questo dolore finisca, vorrei che le cose cambino, vorrei solo che il passato si scordi di me per una volta. Perché non ce la faccio. E non ce la farò. Ma cosa ho fatto di tanto sbagliato? Vorrei tanto saperlo. Sapere perché sei andato via, così, senza una ragione. Sei volatilizzato. E poi dimmi, perché hai portato con te la mia felicità? Che cosa te ne sei fatto? Mi hai distrutta. Te ne rendi conto? E forse non volevi nemmeno farlo apposta. Ma io non dimentico. Ed è questo il peggio. Tu non passi. Tutto passa, il tempo, le storie, le vite. Ma tu no, tu rimani dove sei. E non so perché. Forse va bene così. Forse si.

Che poi, a pensarci, forse non dovevo chiederti come stai tu, ma come sto io."

Rileggi velocemente il messaggio, e soffri nel vedere come quelle parole siano vere, e vorresti che lui ti rispondesse "Io ci sono" ma sai benissimo che un risposta non ci sarà, non ci saranno abbastanza parole per descrivere quel momento, che non ci saranno mai discorsi tanto adatti per far sì che lui ritorni. Stai per premere il tasto invio ma qualcosa dentro di te si blocca, qualcosa ti impedisce di farlo.

E non è paura, non è orgoglio, è semplicemente che ti sei arresa al suo abbandono, e forse te ne fai una ragione. Batti il pugno per terra e cancelli tutto, parola per parola e piangi. E non esagero. Per niente.

L'amore è questo. È sentirsi morti quando in realtà si è maledettamente vivi.

Tra il cielo e il mare.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora