Capitolo 25

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Il cuore batte dentro di me come un cavallo imbizzarrito. Le sue parole fungono come pugnalate che mi prendono dritto lo stomaco per ridurlo in mille pezzi. Che cosa c'è di tanto grave dietro questa storia? Quando finirà tutto questo? Le immagini mie e di mio padre svaniscono piano mentre mi rendo conto che i suoi occhi furiosi sono rivolti dietro di me.

-Lui che ci fa qui?- indica con la testa Francesco, cerco i suoi occhi ma ha la testa bassa mentre ascolta le parole di mio padre- io non ci parlo con mia figlia se lui sta qui! Fanny te l'avevo detto.

-Papà lui è...-intervengo ma lui mi zittisce bruscamente.

-So benissimo che è questo ragazzo, e proprio per questo non voglio che lui sia qui. Fallo uscire!- indica la porta con un dito.

Fanny rimane all'angolo della stanza senza dire nulla mentre io guardo Francesco in cerca dei suoi bellissimi occhi dorati, ha le mani incrociate quasi come in preghiera, non alza lo sguardo, i suoi capelli arruffati lo rendono terribilmente tenero e non riesco a distogliere gli occhi da lui.

-Allora?- la voce impaziente di mio padre risuona nella stanza. Non lo riconosco più, cosa gli hanno fatto?

-Io non lo caccerò via papà. Non puoi chiedermi questo.- rispondo decisa e in quel momento sento lo sguardo di Francesco su di me.

-Cosa stai dicendo? Osi disobbedire me?

-Che ti prende? Hai paura che disobbedisca mio padre oppure che disobbedisca un Eletto?- domando provocandolo.

-Entrambe- urla- e ora uscite fuori, tutti e due! Voglio restare da solo con mia figlia.- si rivolge a Francesco e Fanny che eseguono l'ordine senza accennare parola.

Il rumore della porta che cigola sul terreno mi fa sussultare, pochi secondi e poi il silenzio totale. Rimango immobile aspettando un cenno da parte di quello che dovrebbe essere mio padre, un uomo che mi sembra così diverso da non riconoscere nemmeno più la sua voce.

-Non voglio che lo frequenti- rompe il silenzio provocandomi una leggere rottura al cuore. Il fatto che mio padre non accetti il ragazzo che amo mi fa venire la pelle d'oca e nello stesso tempo mi si stringe il petto.

-Perché?- domando cercando di mantenere la calma.

-Non permetterò che succeda di nuovo- la sua voce è quasi sussurrata ma riesco a percepirla comunque.

-Che succeda cosa? Cosa avete tutti da nascondermi? Parla una buona volta- più che una richiesta sembra piuttosto una preghiera la mia. Mi appoggio al muro esausta, prima ancora che possa cominciare a parlare.

-È una lunga storia Chiara- dice poi.

-Sono venuta qui per parlare con te papà, non per fare il gioco del silenzio- spero con tutta l'anima che abbia captato il senso ironico della mia affermazione.

-Qualsiasi cosa succeda, sappi che ti vorrò sempre bene Chiara, tu sarai sempre la mia principessa.

-Parla papà, non ne posso più- la voce mi esce rotta come se stessi già piangendo. Lui sospira poi incomincia a parlare.

-Sono morto per overdose, avevo trentaquattro anni e divenni un Eletto, non so per quale ragione ma mi scelsero e qualche anno dopo fui mandato proprio qui per esaudire il desiderio di una famiglia, un uomo, una donna e una bambina di circa qualche mese. Avevano desiderato la felicità, proprio come te. Restai un anno vicino a loro e più passava il tempo più guardavo quella bambina come si guarda una stella, per modo di dire, come si guarda il tramonto da innamorati. Nella mia vita precedente avevo sempre sognato una figlia, una bambina con cui passare il tempo e vedevo in lei la figlia che non avevo mai avuto.- si ferma come per racimolare tutti i pensieri, poi riprende- allo scadere di quell'anno cercai di trovare un modo per restare ancora con quella bambina ma non mi fu possibile. Tentai il tutto per tutto andando dai Potenti e chiedendo loro un'opportunità ma mi risposero che era troppo tardi, che io la mia vita l'avevo vissuta.

Le lacrime rimangono incastrate agli angoli degli occhi mentre ascolto la voce di mio padre che si affievolisce sempre di più. Non voglio davvero che arrivi alla fine di questa storia, so quanto male mi farà, ma devo sapere la verità o non ne uscirò sana di mente.

-Vai avanti- dico sussurrando.

-Quella notte scrissi una lettera a quella bambina dove le raccontavo tutta la verità sulla nostra stirpe, cose che nessuno avrebbe mai saputo fino a te ovviamente. Fui chiamato dal Magazzino e mi dissero che avrei dovuto bruciare quella lettera, ma non lo feci, ricattai tutti dicendo che se non mi avessero fatto restare avrei lasciato che quella lettera ti arrivasse, l'avevo giurato. Così loro accettarono dicendo che ci sarebbero comunque state delle conseguenze, ma non ci feci caso in quel momento, sapevo che quella bambina per me contava più di tutto. Quando tornai a casa per prenderla lei era uscita con i suoi genitori, me ne andai a casa dispiaciuto e arrabbiato, non sapevo come fare per prenderla fino a quando camminando non vidi qualcosa che mi lasciò di sasso. Erano loro, quella macchina che bruciava la ricorderò per sempre e poi c'era la bambina in braccio ad un pompiere che piangeva, urlava, sbraitava come una piccola guerriera. Capii che era quella la conseguenza, la morte. Feci di tutto per quella bambina, mi presi cura di lei come solo un padre sa fare. Poi conobbi una donna quando la bambina aveva un anno circa, me ne innamorai e insieme decidemmo di prenderci cura di lei. Le raccontai tutto, tanto ormai la mia vita non aveva più senso, conservai quella lettera dopo che ci avevo aggiunto delle cose che avrei voluto dire ma che non ho mai detto. Quella bambina è diventata il mio orgoglio, io la amo più di qualsiasi altra cosa al mondo, Chiara quella bambina sei tu e io non posso permettermi di perderti.

Non dico nulla, rimango immobile mentre le lacrime solcano il mio viso, vorrei urlare, scappare, sbraitare proprio come la bambina del racconto. Non può essere. Il cuore mi scoppia all'interno del petto e non so che cosa dire. Vorrei essere arrabbiata ma tutto ciò che provo è soltanto delusione e tristezza, mi sento incapace di affrontare questa situazione. Queste parole sono come veleno per topi.

-Chiara ti prego, parlami.- fa qualche passo verso di me ma io mi allontano bruscamente.

-Come hai potuto? Come?- urlo prima di aprire la porta e sbatterla dietro di me, qualcuno mi prende mentre le lacrime scorrono veloci.

-Mi dispiace Chiara- la voce di Francesco mi fa tornare alla realtà mentre rimango intrappolata tra le sue braccia.

-Tu...tu lo sapevi? Sapevi tutto?- lo guardo sperando di aver intuito male. Non risponde, fa cenno di si con la testa.

-Perché non me l'hai detto? Perché avete taciuto tutti? Perché?- Cerco di liberarmi dalla sua presa ma mi riesce impossibile.

-Volevo solo che non lo scoprissi così. Era lui che doveva dirtelo.

-Perché non vuole che io ti frequenti?- domando tremando.

-Perché la punizione più grande sarebbe la morte- la voce di papà risuona alle mie spalle, mi volto di scatto uccidendolo con gli occhi.

-Hai lasciato che i miei genitori morissero per il tuo stupido egoismo. Mi fai schifo e non mi interessa se sei un angelo o una stella o qualunque altra cosa, resta che come uomo hai fallito miseramente. Il mio amore ha già avuto una punizione e non permetterò che tu lo rovini. Hai rubato l'elenco degli eletti per far andare la colpa su di lui, cosa speravi di ottenere?

-Volevo solo che ti lasciasse in pace, Chiara. Non avercela con me, sono tuo padre.- la sua voce rotta mi fa rabbrividire ma la rabbia prende il sopravvento adesso.

-Tu non sei mio padre. Hai lasciato di nuovo che il tuo egoismo superasse ogni limite senza pensare a ciò che io desidero davvero.

-Io voglio solo il tuo bene, nient'altro.

-Tu non capisci, io morirò lo stesso quando mi dimenticherò di lui, e non ci sarà niente che mi farà stare meglio. E tu te ne vieni qui dicendo che non vuoi la mia morte? Perché dovrei morire? Perché amo? Perché ho deciso di appartenere a qualcuno? No, non è come dici tu. Le cose non le decidiamo noi, le cose succedono e quando succedono è perché l'ha voluto il destino.

Guardo il suo volto abbassarsi lentamente, non so perché l'ho fatto, perché ho detto quelle cose. Dovrei essere arrabbiata anche con Francesco perché mi ha nascosto la verità, ma non ci riesco.

L'unica cosa che voglio adesso e sistemare i pensieri e prendermi il tempo per accettare tutto questo; voglio leggere quella lettera e scoprire chi erano i miei genitori.

Tra il cielo e il mare.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora