Capitolo 19

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-Mamma quando hai conosciuto papà?- sento mia madre sospirare.

-Perché queste domande?- prende i bicchieri dalla dispensa e li mette in tavola.

-Non me lo hai mai raccontato- le sorrido.

-Beh, un giorno lui vagava da solo per strada- ci pensa un po' su, poi continua- e io correvo perché avevo fatto tardi a scuola. Ci siamo scontrati e conosciuti. Tutto qua.

-Tutto qua?- rimango delusa. Sembra più un film che una storia vera.

-Si, tutto qua. Cos'altro vorresti sapere?- sembra ironica ma percepisco del nervosismo nella sua voce.

-Mamma ti ricordi delle storie che papà mi raccontava sugli angeli?- mi siedo a tavola, il rumore di un piatto che cade mi fa sussultare.

-Che sbadata che sono- ribadisce lei, sorpresa.

-Ti aiuto..-mi accovaccio e comincio a prendere pezzo per pezzo i cocci di ceramica.

-Cosa dicevi su tuo padre?- domanda prendendo le posate.

-Ti ho chiesto se ti ricordavi delle storie sugli angeli.

-No, non mi ricordo proprio- sembra confusa.

-Mamma, io...

-Chiara mangiamo, o si raffredda- mi sorride e in quel sorriso percepisco tutta la tristezza del mondo.

****

Rimango nel letto a fissare il soffitto mentre Francesco cammina avanti e indietro nella mia stanza. È sempre così bello lui. Soprattutto quando è pensieroso. Lo guardo sorridendo.

-Non guardarmi in quel modo- esclama all'improvviso.

-In quale modo?- domando mordendomi un labbro.

-Come se stessi guardando un Dio.

-Beh, sto guardando un angelo, la differenza è minima.- scoppia a ridere.

-Non sono un angelo, lo sai.

-Allora sei una stella, una bella, di quelle che brillano di luce propria.

-Sono un Eletto e se fossi una stella brillerei solo per te.

-Sei la mescolanza di due cose meravigliose, gli angeli e le stelle. Esiste qualcosa di più perfetto?
-Si, esiste e sei tu.

-Non dire scemenze. Io sono lo sbaglio in persona.
-Sei lo sbaglio più bello allora.

-Beh, in un certo senso sono figlia di un Eletto no?- ridiamo insieme e percepisco in questa risata tutto quello di cui ho bisogno. Sento che niente mi potrà separare da lui, nessun vuoto di memoria, nessuna dimenticanza. Lui mi appartiene e io gli appartengo.

-Ricapitoliamo un attimo, secondo la tua teoria tuo padre sarebbe un Eletto e tua madre lo saprebbe?

-Non è una teoria. È la verità. È l'unica cosa possibile.

-Chiara ma tu sei sicura di quello che stai dicendo?- si siede accanto a me.

-Si, ne sono sicura. Bisogna solo che qualcuno verifichi.

-Non si può accedere all'elenco degli Eletti, è proibito.

-Anche il nostro amore era proibito- gli do un bacio sulla guancia.

-E infatti sappiamo quali saranno le conseguenze.

-Conseguenze che possiamo sempre risolvere, vero?

-Sai che non la penso così. Siamo a Marzo e tra qualche mese tutto questo finirà, non hai paura?- non me lo sarei aspettato da lui.

-Tu ce l'hai?- rifletto la domanda su di lui.

-Un po'- si alza e si avvicina alla porta.

-Io non ci credo alla paura. La paura esiste solo se tu vuoi farla esistere. Se tu sei convinto dei tuoi sentimenti e io lo sono dei miei non esiste nient'altro. Quando quel giorno io e te ci allontaneremo non sarà mai davvero. Perché il giorno dopo tu devi venire da me e devi guardarmi negli occhi. Sono sicura che ti riconoscerò o per lo meno non mi sarai indifferente. Perché io i tuoi occhi li riconoscerei tra mille. Non lasciare che tutto questo ci distrugga, io e te dobbiamo essere più forti di queste stupide leggi perché io e te siamo una cosa sola. Un Eletto e un umano. E insieme possiamo fare qualsiasi cosa, devi crederci come ci credo io. Solo così ce la possiamo fare.- una lacrima mi riga il viso.

-E perché piangi allora?- si avvicina e mi accarezza la guancia.

-Perché senza volerlo ho trovato la mia salvezza. E questa salvezza sei tu- rimango impietrita vedendo il suo viso negare il tutto.

-Non ti lascerò mai. Te lo giuro Chiara. Se mai fosse necessario ti riconquisterò altre milioni di volte ma io e te staremo insieme, costi quel costi.- si avvicina lentamente, prende il mio viso tra le mani.

Mi sembra quasi di scomparire mentre lui si fa avanti. I nostri nasi si sfiorano e le nostre labbra si toccano. Mi bacia, mi bacia come se avesse fame d'amore. E mi fa sorridere pensare che quell'amore sono io. Lui ha fame di me e questa cosa mi rende felice. Mi bacia e i nostri corpi sono un tutt'uno. Le nostre mani si intrecciano alla perfezione. Tutto, tutto mi fa pensare che io e lui siamo stati creati per stare insieme. E ci credo nel destino, ci credo davvero tanto. Lui incomincia a brillare, la stanza si illumina. La mia stella. La mai essenza. La mia opportunità. La mia scelta. Perché ho scelto, ho scelto lui tutta la vita. E non intendo cambiare idea. La mia camera è piena di luce e com'essa anche ogni angolo di me.

-E questo che cos'era?- domando quando ci siamo staccati.

-Tu come lo chiami?- sorride.
-Io lo chiamo amore.

-Io più che amore, lo chiamerei destino. Io e te siamo il nostro destino.

Sorrido, non posso non farlo.

-È una promessa?- mi avvicino a lui.

-Lo è. È una promessa di permanenza.

-In che senso?

-Nel senso che ho intenzione di prendere casa nella tua vita- scoppio a ridere.

-L'affitto l'hai messo in considerazione?

-Credevo fosse gratis- mi abbraccia e sento in quest'abbraccio che le forze per andare avanti io le posso pure trovare, ma ho bisogno di lui per farlo.

Ci baciamo di nuovo e ci buttiamo sul letto. Ci baciamo ancora, e ancora, e ancora.

Sento scosse ovunque, sento che gli occhi mi bruciano dall'emozione, sento che sto per morire ma che ho già visto il paradiso, sento che niente sarà più lo stesso, e non me ne rendo conto ma sono già piena, piena di un amore incontenibile, piena di qualcosa che è troppo grande per spiegarlo, piena di un sogno che ha il nome di Francesco, piena di lui, questa volta nel vero senso della parola.

Tra il cielo e il mare.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora