La verità

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JACK' S POV

Dopo essermi ripreso e calmato i miei compagni decido di cercare Viola. Guardo una stanza dopo l' altra aprendo ogni singola porta mentre mi sposto svolazzando.

Finalmente la trovo, si trova nella biblioteca personale di North seduta sulla finestra enorme che ora é spalancata, le sue gambe sono penzoloni verso il vuoto. La osservo da dietro sollevato per averla trovata e vedo che alza un braccio verso il viso sfregandolo con la manica del giubbetto. Mi avvicino silenziosamente, forse troppo silenziosamente perché quando le tocco il braccio lei sobbalza. Noto che ha il viso arrossato e le guance sono umidicce nonostante le abbia asciugate.

Entra dell' aria ghiacciata e vedo che rabbrividisce.

J:- É meglio chiudere la finestra altrimenti congeli, a meno che non vuoi buttarti li sotto e far sparire per sempre il tuo corpo-

Finisco la frase ridacchiando ma poi divento serio pensando che quello potesse essere il vero motivo per cui é seduta qui. Si gira verso di me e scende dalla finestra poi la aiuto a chiuderla.

La guardo ancora serio e lei se ne accorge e ride un pochino.

V:- Tranquillo Jack, non voglio ne congelare ne buttarmi-

Una lacrima solitaria le esce dall' angolo dell' occhio sinistro. Prima che possa rigargli tutta la guancia la prendo con il dito che al mio tocco si ghiaccia. La osserviamo entrambi, affascinati dalla veloce trasformazione della gocciolina.  All' improvviso mi abbraccia, rimango perplesso ma poi la circondo con le mie esili braccia. Scoppia a piangere e inizia a sussurrare cose strane tra un singhiozzo e l' altro.

V:- Non é colpa mia.... non è colpa mia.... non l' ho scelto io.... ma giuro che non ho mai fatto del male a nessuno-

Comincia a piangere più forte, le accarezzo lentamente la testa cercando di consolarla e calmarla ma sembra  che non funzioni. La stringo più forte per fargli capire che per lei io ci sono anche se ancora non capisco cosa l' abbia portata a questo pianto senza fine.

J:- Scusa forse é colpa mia, sono stato un po' duro prima-

Scuote la testa e mi dice che io non centro niente.

J:- É una cosa così grave? -

Questa volta annuisce e inizia a calmarsi fino a smettere di piangere. Si stacca da me e, come se si accorgesse solo adesso che mi ha abbracciato per qualche minuto,  inizia a sentirsi in imbarazzo e fa un timido sorriso.

J:- Ti va di raccontarmi cosa ti affligge così tanto? -

V:- Non lo so, non l' ho mai raccontato a nessuno-

Decido di portarla nella mia camera che solitamente uso per dormire nelle notti in cui non rimango in giro. Attraversiamo vari corridoi senza farci vedere da nessuno e quando serve ci nascondiamo in qualche stanza aspettando che elfi e Yeti passino. Come ultima tappa prima di riuscire ad arrivare a destinazione entriamo in uno sgabuzzino. Non é proprio uno sgabuzzino perché é bello grande, tutti gli oggetti come scope, stracci rossi, spazzoloni, bidoni, detersivi e molti altri sono ordinatamente appesi alle pareti, posizionati sulle mensole o appoggiati per terra in modo che non ti diano alcun fastidio. Entrambi ci teniamo le mani davanti alla bocca per non far sentire le nostre risate, perché ogni volta che ci spostiamo lo facciamo in modo buffo,  soprattutto io che faccio strane facce o linguacce ai grossi Yeti appena passano. Dopotutto sono il Guardiano del divertimento e anche se non ho mai studiato psicologia so come far divertire una persona.

Aspettiamo pochi secondi e poi iniziamo a correre verso la mia porta, la apro e poi la richiudo dopo essere entrati.

J:- Ce l' abbiamo fatta-

Una nuova amica per Jack FrostDove le storie prendono vita. Scoprilo ora