11 - M&E motel

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11 - M&E motel

La parte migliore di essere finalmente su un aereo? Leo poteva dormire. La parte peggiore? Il volo durava solo un'ora e mezza. Leo decise allora di non perdere un solo minuto. Si tuffò a bomba nel regno di Morfeo - che a quanto gli aveva raccontato Annabeth una volta non era un tipo molto simpatico. In ogni caso, Leo era talmente stanco che non faticò per niente ad addormentarsi. La parte migliore? Usò la spalla di Piper come cuscino. Quella peggiore? Fece un incubo coi fiocchi.

Era in una specie di grotta marina sotterranea, a bordo di una barchetta a forma di fenicottero rosa... o forse era un cigno con la rosolia. Non era molto bravo in zoologia, o comunque si chiamasse l'articolata arte del sapere riconoscere gli animali. Comunque, l'acqua sotto la barchetta era dominata da una corrente molto leggera, un flusso che era appena in grado di sospingerla in avanti con piccoli movimenti a singhiozzo. Leo era solo, piazzato su un sedile a forma di cuore - o di chiappe, chi poteva cogliere la differenza?

Una voce profonda e indistinta giungeva dal fondo della galleria. Era un tono maschile, faceva vibrare le ossa sotto pelle anche se non si capiva che accidente stesse dicendo. Leo sentiva solo l'irrefrenabile istinto di darsela a gambe, mentre la corrente lo portava sempre più vicino alla voce. D'un tratto, una pioggia di frecce nere si abbatté su di lui. Non capiva come il soffitto della grotta potesse lanciargli contro delle armi, ma supponeva non fosse esattamente la grotta ad avercela con lui. Prima o poi ti prenderò, risuonò minacciosa la voce in fondo all'oscurità, non mi sfuggirai.

Leo non riuscì a replicare un bel niente. Una specie di scudo invisibile impedì alle frecce di trasformarlo in un puntaspilli vivente. Quelle rimbalzarono per aria, deviando la loro traiettoria e finendo in acqua. Leo non ebbe il tempo di poter gioire. Fu travolto di colpo da un vortice di risate malevole. La voce si stava prendendo gioco di lui. E così, a pelle, Leo aveva l'impressione di trovarsi di fronte a qualcosa contro la quale non sarebbe bastata una battuta sarcastica per riprendere in mano le redini della situazione. La voce veniva dall'abisso. Nell'abisso sembrava intenzionata a trascinare chiunque fosse così idiota da prestarle orecchio. Leo si sentì afferrare per le spalle e scuotere. ― Leo! Svegliati!

La voce malvagia rise un'ultima volta dal profondo della grotta. Poi la visione dell'incubo vacillò, e Leo riconobbe la stretta di Piper addosso. Spalancò gli occhi. ― Chi? Cosa? Mostri? Dove?

― No, va tutto bene ― lo rassicurò Pip. ― Siamo solo arrivati.

― Di già? ― Leo sapeva che il detto "il tempo vola" era alquanto veritiero, ma gli sembrava che a bordo di quell'aereo il tempo avesse volato un po' troppo. ― Ma mi sono addormentato solo cinque minuti fa!

― Hai dormito per tutta l'ora e mezza di volo ― puntualizzò Jason. ― E hai anche parlato nel sonno.

― E che ho detto? ― chiese Leo.

Piper nascose un vistoso sorriso. ― Vediamo. Hai parlato di fenicotteri, cigni rosa, cuori e chiappe. Non voglio davvero sapere cosa stavi sognando.

E invece Leo raccontò il suo sogno lo stesso. Sapeva bene che essendo un semidio i sogni che faceva non erano mai semplici sogni. A volte erano una sorta di modo parecchio invadente che gli dei usavano per comunicare qualcosa agli eroi. A fine resoconto però, né Leo né i suoi amici avevano la più pallida idea di chi fosse il dio che tentasse di comunicare con il figlio di Efesto. Si limitarono a fare congetture per il tempo che ci misero a scendere dall'aereo e uscire fuori dall'aeroporto di Charlotte. Tempo piuttosto lungo che Leo avrebbe preferito spendere dormendo senza voci maniacali nella testa.

Anche Piper e Jason erano decisamente stanchi. Insieme, i tre amici concordarono che una bella dormita era proprio quello che faceva al caso loro in quel momento. Dopo tutto, se fossero crollati come fantocci per mancanza di sonno non sarebbero stati molto utili all'impresa. Decisero di prendere una stanza nel motel più vicino all'Aeroporto Internazionale, un posto squallido con un nome che ricordava una catena di vestiti o un marchio di caramelle: M&E.

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