14 - Chimere Terminator (e un bus di nome Pegaso)

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14 - Chimere Terminator (e un bus di nome Pegaso)

C'erano diversi modi per arrivare a Orlando. Ma Leo si chiedeva perché tra tutti alla fine la sua fantastica squadra di semidei avesse scelto il bus. Non che il figlio di Efesto avesse problemi con quel tipo di mezzo di trasporto in particolare - non soffriva nemmeno il mal d'auto. Leo aveva solo un piccolo disagio con il restarsene immobile, fermo, zitto e buono in un posto per tanto tempo. Tipo quattordici ore, la distanza tra Charlotte e Orlando, minuto più, minuto meno.

― Guarda il lato positivo ― disse Piper, per cercare di tirare su il morale di Leo ― qui dentro nessuno può proporti matrimoni dell'ultimo minuto o attaccarti per sgraffignarti le barrette di nettare.

― E abbiamo del tempo per dormire ― notò Jason ― e non c'è bisogno di fare turni di guardia. L'essere più preoccupante nei paraggi è quella signora anziana seduta là davanti. A meno che non si trasformi in una delle Gorgoni, possiamo fare sonni tranquilli.

C'è bisogno di dirlo? Ovviamente l'adorabile signora anziana si trasformò. Ma per buona pace di Jason, non in una Gorgone. E per buona pace del sonno di Leo, non all'istante. Il figlio di Efesto ebbe il tempo di appisolarsi, fare lo stesso orribile sogno che aveva fatto in aereo - con la voce inquietante che diceva cose inquietanti - per poi svegliarsi serenamente dopo ben cinque ore spese nel mondo di Morfeo. Beh, il "serenamente" fu appropriato per i primi dieci secondi di attività cerebrale di Leo. Poi un ringhio mostruoso gli scosse la gabbia toracica, al punto da sembrare che le costole avessero preso la decisione di andarsene e usare l'uscita d'emergenza sul tetto del bus. Quando Leo mise a fuoco, si ritrovò il muso di un gigantesco leone ad un palmo dal naso. 

La prima domanda logica che riuscì ad elaborare nei tre secondi successivi fu: "Perché ho scelto il posto corridoio?". La seconda: "Perché non ho preteso di stare vicino a Jason?". La terza: "Perché deve essere sempre un mostro?". La quarta e ultima: "Perché sempre a me?".

Leo non ebbe tempo per elaborare alcuna risposta. La sua unica reazione di fronte alla fauci spalancate del leone fu: ― AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAH!

Il mostro non apprezzo la conversazione di presentazione. Fece per chiudere i suoi affilatissimi denti bavosi in una morsa che avrebbe tagliato di netto la testa di Leo, ma qualcosa lo colpì brutalmente su un fianco, allontanandolo dall'intento. Era Jason. Doveva essere stato colto anche lui totalmente alla sprovvista dalla creatura, perché la sua linea di attacco fu dare una spallata potente al fianco della bestia, scaraventandola più avanti lungo il corridoio del bus. Leo si alzò in piedi sul sedile, per osservare la scena con gli occhi fuori dalle orbite. Il suo primo pensiero andò agli altri passeggeri del bus.

Quando erano partiti, i posti erano stati quasi tutti occupati, ma durante le cinque ore di pisolino che Leo aveva schiacciato il bus doveva aver fatto molte fermate, perché il numero dei viaggiatori era decisamente sceso a picco. C'era una famiglia, con tanto di neonato al seguito, che occupava i primi posti dietro l'autista; una coppia anziana, qualche sedile più indietro; e un gruppo di sei turisti in fondo. Il neonato piangeva come un ossesso, ma tutti gli altri dormivano beatamente. In qualche modo, Leo non ne fu molto sollevato. Si sentì ancora peggio quando osservando meglio il leone capì che non era affatto un leone. 

― Una chimera ― disse Piper, balzando sul corridoio, un passo dietro Jason. ― Su un pullman per Orlando! Quando dicono che i semidei attirano i mostri, eh?

― La prendi con così tanta filosofia? ― sbottò Leo. ― Quell'affare vuole mangiarci vivi! E non farti venire in mente una via di fuga che contempla quella botola sul tetto. Io non sono Sundance Kid, non cammino su mezzi di locomozione in corsa!

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