5 - Pony sull'arcobaleno

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5 - Pony sull'arcobaleno

Leo sperava di vedere gli attimi migliori della sua vita scorrergli davanti agli occhi prima dell'oblio finale. Ma a parte il turbinio di penne di ali di pegaso, tutto quello che riusciva a mettere a fuoco erano i capelli color cioccolato di Piper. Si concentrò su una ciocca in particolare, per non perdere il cervello a causa dell'alta velocità. Ma quando Blackjack frenò, per poco Leo non si ruppe il setto nasale sbattendo contro la testa della sua amica. ― Santi numi, Leo!

― Scusa, Pip! Scusa ― ribatté Leo. Ma Piper l'aveva già bruscamente scaraventato giù dal pegaso. Leo atterrò con il sedere per terra in una maniera davvero poco elegante. Qualcuno rise di lui. Era Jason, che gli stava planando accanto, per poi atterrare con estrema grazia, come un Buzz Lightyear senza costume ridicolo. Leo stava comunque pensando che fosse una fortuna che ad assistere alla sua rovinosa discesa da sella ci fossero solo Piper e Jason, quando d'un tratto capì di essere in una situazione peggiore del previsto.

Era piombato nel bel mezzo di una scolaresca. Bambini dell'elementari, ad una prima occhiata. Forse addirittura dell'asilo. In ogni caso, decine e decine di piccoli occhi lo stavano fissando. O forse fissavano il pegaso? No, probabilmente Blackjack stava beneficiando dei poteri della Foschia. Magari agli occhi dei bambini era un cane. O una formica. Leo Valdez invece era Leo Valdez. Un irresistibile teenager caduto rovinosamente a terra dalla groppa di... un cane, se Blackjack era un cane. O una formica. Leo era proprio curioso di sapere che cosa avevano visto quei bambini, ma si sarebbe risparmiato volentieri di porre la domanda. Perciò, con tutta la nonchalance di cui era capace, si tirò su in piedi e stirò un sorriso sulle labbra, pronto ad affrontare qualunque altra cosa ci fosse da affrontare ovunque fosse capitato. Ma una vocina pungente lo fermò. ― Perché ti sei buttato a terra in quel modo?

A porre la domanda era stata una bambina dall'aria davvero antipatica. Aveva una faccia tonda e piena che ricordava vagamente un pallone da spiaggia, con un naso a patata ricoperto di lentiggini. Era infilata in una divisa della scuola elementare Tubman di Washington che le stringeva troppo il torace e le ingolfava le spalle. La frangetta alla Mercoldì Addams poi non la rendeva di certo più piacevole alla vista. Leo però non si tolse il sorriso dalla faccia, e rispose in tono allegro: ― Perché, tu non ti butti mai per terra? Beh, mia cara, non sai cosa ti perdi. Non c'è niente di meglio di una bella caduta! ― La bambina lo scrutò con aria scettica. "Fantastico", pensò Leo, "sono talmente ridotto male che neanche i bambini mi trovano più simpatico". Stava per rassegnarsi alla cosa e andarsene, quando un maschietto pieno di capelli scuri si mise a rimbrottare la bambina antipatica. ― Non è caduto, scema. Stava scendendo dal cavallo.

― Certo, Abel-vedo-i-pony-sull'-arcobaleno. Il cavallo! ― ribatté la bambina. Abel-vedo-i-pony-sull'-arcobaleno non sembrò essere scalfito dal tono malevolo della piccola Mercoledì Addams. Anzi, la ignorò completamente, con un atteggiamento troppo adulto per gli anni che probabilmente aveva. Che dovevano essere più o meno una decina, perché anche lui indossava la divisa della scuola elementare Tubman. Si spostò la massa informe di capelli scuri dalla fronte per piantare gli occhi su Leo. ― Non vedo i pony sull'arcobaleno ― disse in tono serio. Leo non aveva nessuna voglia di contraddirlo. Era solo scombussolato da un pensiero che gli stava ronzando in testa. ― No, certo che no. Tu però... Vedi Blackjack? 

Il ragazzino accennò un sorriso. ― E' così che si chiama? ― A questo la bambina antipatica alzò le mani al cielo con aria disperata e se ne andò, probabilmente poco interessata ad una conversazione tra due folli che vedevano pony sull'arcobaleno. Leo la vide raggiungere il resto della scolaresca, che intanto si era spostata dalla zona d'atterraggio del pegaso. ― Leo ― lo chiamò Jason. Era poco distante anche lui, con Piper, e stavano aspettando solo il capo supremo della spedizione, Leo Valdez, per darsi una mossa. Leo però aveva appena trovato un ragazzino che vedeva attraverso l'incanto della Foschia. Il che significava o che aveva trovato un mortale particolarmente sveglio, come Rachel, oppure... ― Un semidio ― mormorò Leo tra sé e sé.

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