13 - L'accalappia-Leo

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13 - L'accalappia-Leo

Parcheggiarono la Subaro nei pressi di quella che il navigatore trovato nel cruscotto individuava come Tryon Street. Ad impostare la meta, era stato Jason. E nonostante Leo fosse deconcentrato per via del buco allo stomaco che non andare da Piggy&Pancakes gli aveva lasciato, non era così tanto fuori di sé da scordare di chiedere una cosa di fondamentale importanza al figlio di Giove. ― Adesso puoi dirci perché ci hai costretto a fare scalo a Charlotte? ― Chiuse lo sportello dell'automobile con un po' troppa enfasi, facendo sobbalzare Piper, scesa accanto a lui. Dall'altra parte della Subaro, Jason lanciò ad entrambi un'occhiata piuttosto imbarazzata. ― Io... devo fare una cosa. Ci metterò poco. Aspettatemi qui.

― Scherzi? ― Il tono di voce di Piper sembrava ferito. ―  Dopo l'episodio di Salmoneo, direi che è meglio non lasciarti da solo quando sei turbato. L'aura negativa di Eris potrebbe ancora avere influenza su di noi.

Jason fece per protestare, ma Leo fu più rapido e diede man forte alla figlia di Afrodite. ― Sì, Pip ha ragione. Qualunque cosa tu debba fare, Fulmini e Saette, contaci nella squadra.

A questo punto Jason arrossì dal collo alla punta più bionda dei capelli. Disse qualcosa tutto d'un fiato, e alle orecchie di Leo giunse un suono del tipo: ― Devoandarealplanetario.

Non volendo fare sforzi di prima mattina, Leo si limitò ad aggrottare le sopracciglia. ― Che hai detto?

― DEVO ANDARE AL PLANETARIO ― scandì Jason, alzando la voce. Il fatto che continuasse ad avere lo stesso colore di un semaforo rosso rendeva i suoi occhi tempestosi ancora più inquietanti. Ma Leo non riuscì a non ridere. ― Cioè, tu... ― La risata aumentò, togliendo le parole di bocca al figlio di Efesto. 

Piper dal canto suo si sforzava di non ridere in modo altrettanto vistoso. ― Ci hai fatto scendere a Charlotte solo perché volevi fare un giro turistico al planetario?

Jason fece il giro della Subaro, raggiungendo i suoi amici. Cercò di darsi un tono, mettendosi le mani nelle tasche dei jeans. ― Voi non capite ― esordì. ― Qui a Charlotte vive il più grande astronauta di tutti i tempi: Charkes Duke! E solo per questa settimana è tutti i giorni al planetario a firmare autografi!

― Stiamo rischiando di non fare in tempo ad arrivare ad Orlando per incontrare un dio che forse può evitare che io distrugga il mondo solo perché tu vuoi l'autografo di un tizio con un casco spaziale? ― Leo non riusciva a non sbellicarsi per quanto fosse ridicola ed improbabile la cosa. ― Giuro, a me a volte vengono idee assurde, ma questa le batte tutte, Jas.

― E' il mio sogno da quando ero bambino ― ribatté Jason, in tono serio. Fece cenno a Leo e Piper di stargli dietro, e si incamminò lungo Tryon Street. I marciapiedi erano affollatissimi e il traffico non scherzava per niente, ma i semidei riuscirono a restare attaccati l'uno all'altro.

― Non sapevo avessi una passione per lo spazio ― disse Pip a un tratto, affiancando Jason. Lui le concesse un mezzo sorriso. ― Figlio di Giove, hai presente? Saette, tuoni... cielo.

― Beh ― si intromise Leo, ― io non ho mica una passione viscerale per le caserme dei pompieri ― Si grattò la testa, ridacchiando. ― Anche se, ora che ci penso meglio...

― Sfotti pure, Leo ― lo richiamò Jason, con fare bonario. ― Quando saremo al cospetto del grande Charles Duke non avrai più tanto da ridere.

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