Non camminai a lungo, prima di sentire un tocco familiare afferrarmi il gomito.
Mi voltai verso Malfoy e non riuscii a trattenere un piccolo sorriso trionfale, mentre mi lasciavo trascinare nella prima aula trovata.
Subito vidi accendersi delle candele che illuminarono fiocamente l'ambiente in cui ci trovavamo.
Rimanemmo a lungo a fissarci, studiandoci a vicenda, entrambi in attesa probabilmente che l'altro facesse la prima mossa.
Vidi Malfoy sorridere maliziosamente mentre chiudeva con un incantesimo la porta e in quel momento capii che non sarei riuscita ad uscire da quell'aula tanto facilmente.
«Vedo che hai seguito il mio consiglio», mormorò, facendo un passo verso di me e la sua voce roca mi fece sentire ancora più accaldata mentre mi appoggiavo alla parete dietro di me.
Non dissi nulla, aspettando la sua prossima mossa, che non tardò ad arrivare.
Tempo zero e vidi le sue mani appoggiarsi al muro dietro di me, mentre i suoi occhi mi scrutavano attentamente.
«Era buona la banana?», mi chiese con un tono leggermente aspro.
Alle sue parole ridacchiai sotto i baffi e annuii, portandogli le braccia intorno al collo: «Molto buona», ammisi, leccandomi le labbra.
Vidi i suoi occhi scurirsi ancora di più, mentre le sue mani si spostavano dal muro; una mi afferrò un fianco e l'altra si immerse nei miei capelli.
«Ti guardava troppa gente, ho rischiato di schiantare l'intera Sala Grande... la prossima volta lo spettacolo lo facciamo in privato, mmh?»
Si avventò sulle mie labbra con irruenza, leccandole e mordendole senza lasciarmi il tempo di respirare. Non ci volle molto che ci ritrovammo entrambi ad ansimare ad ogni minimo contatto, mentre le sue mani si erano spostate e avevano cominciato a vagare per il mio corpo senza il minimo pudore, assaggiando ogni centimetro di pelle che riuscivano a trovare.
Quasi trattenni il respiro quando sentii le sue dita afferrare e palpare il mio sedere.
«Granger» mormorò contro le mie labbra, prima di cominciare ad assaggiare il mio collo con la lingua e le labbra.
In un momento di lucidità mi ricordai le parole di Ginny: "Mai lasciarsi sottomettere, devi comandare tu il gioco" e feci qualche passo verso di lui, facendolo andare a sbattere contro la cattedra di legno scuro, facendolo appoggiare ad essa.
Infilai le mani sotto la sua camicia, toccando con decisione il suo ventre e salendo con le dita lungo gli addominali e il petto.
Cominciai a baciargli la mandibola, l'orecchio, la clavicola e poi il collo, dove, pensando che gli dovevo restituire il favore, mi concentrai per lasciargli il segno di un succhiotto.
Lui sembrava troppo distratto per accorgersene, quindi mi ritrovai parecchi minuti a disposizione per assaggiargli in modo proficuo la pelle, assaporando il suo odore e sapore, certa che non li avrei potuti mai dimenticare.
Gli aprii con lentezza la camicia, mentre continuavo con le labbra a succhiare, mordere e leccare sempre lo stesso punto vicino alla clavicola.
Sentivo sempre qualcosa di duro contro il mio ventre e il pensiero che fossi stata io a provocargli una tale eccitazione non faceva altro che aumentare il mio desiderio nei suoi confronti.
Ginny mi aveva detto quando mi sarei dovuta fermare per non rischiare di fare qualcosa di cui poi mi sarei potuta pentire e, sfortunatamente, sapevo che il momento si stava avvicinando.
Sentii le sue mani afferrare con determinazione i miei glutei e sollevarmi da terra, facendomi appoggiare a lui con le gambe aperte.
Era una posizione molto sconveniente, ma in quel momento ero troppo concentrata a lasciargli un succhiotto anche sul petto per capire bene tutto quello che stava succedendo, una cosa era certa: mi stavo divertendo come non mai.
I dieci rintocchi provenienti dalla torre campanaria mi fecero sussultare e mi resi conto che avremmo dovuto iniziare la nostra ronda invece di stare appiccicati in quel modo.
A malincuore mi liberai dalla sua presa e mi sistemai in fretta la gonna, le calze e la camicetta che era riuscito a sbottonare, mentre lui, ancora appoggiato alla cattedra dell'aula, mi fissava con uno sguardo torbido.
«Cosa fai?», mi chiese, avvicinandosi a me e rubandomi ancora un bacio.
«Dobbiamo andare a fare la ronda», feci per allontanarmi, ma lui mi afferrò per il gomito, girandomi verso di sé.
«Non penso proprio...»
«Prima il dovere e poi il piacere, Malfoy», gli dissi, abbottonandogli la camicia e lasciandogli un ultimo bacio sulla guancia, prima di afferrarlo per il polso e di trascinarlo fuori da quell'aula con me.
Avevo appena fatto due passi quando sentii le sue dita allacciarsi e stringere in modo impacciato e delicato le mie. Sentii una stretta al cuore, sorridendo al buio mentre spegnevo le candele e aprivo la porta con un incantesimo.
Dopo essere riemersi in quel corridoio ritrovammo entrambi un po' di lucidità ed iniziammo a camminare per il castello, guardando ogni aula e corridoio.
Ogni tanto parlavamo tra di noi, ma in generale rimanemmo zitti, ognuno perso nei propri pensieri.
Speravo che quel momento durasse all'infinito, perché avevo paura di quello che sarebbe potuto accadere dopo, anche se allo stesso tempo non vedevo l'ora che arrivasse la fine della ronda.
Mi metteva paura il modo in cui perdevo la testa e la razionalità tutte le volte che lo guardavo e che ci trovavamo troppo vicini l'uno all'altra.
Non capivo se tutta quell'attrazione che sembrava quasi palpabile fosse normale, Ginny aveva ammesso di non aver mai perso la testa per nessuno ancora, anche se io pensavo che qualcuno ci fosse ed ero certa che quel qualcuno si chiamasse Harry Potter.
Lanciai un'occhiata a Malfoy, ammirando di nascosto il suo profilo illuminato dalla luce delle torce che illuminavano di notte il castello ed i corridoi.
Non potevo dire che non fosse bello, quegli occhi così chiari da sembrare trasparenti, la pelle pallida, i capelli biondi...
Un vero principe azzurro, quello che ogni bambina si aspetterebbe di trovarsi alla porta di casa, peccato che non sempre rispecchiasse gli ideali di un vero nobile, anche perché da un Serpeverde non ci si poteva aspettare troppo.
Persa nei miei pensieri non avevo nemmeno capito quello che mi aveva appena chiesto, anche se avevo appena visto le sue labbra muoversi, e rimasi ancora a fissarlo, notando con orgoglio che il succhiotto che gli avevo appena fatto spiccava sul suo collo bianco.
Ci fermammo in mezzo a quel corridoio, non avrei nemmeno saputo dire quale, e rimanemmo a guardarci a lungo, ognuno perso nei suoi pensieri e negli occhi dell'altro.
Incredibile come all'improvviso non me ne importasse più nulla dei cinque anni che avevo passato a farmi insultare e deridere da lui.
Puff.
Tutto sparito.
Solo io e lui, due anime perdute in un mondo immenso, che si erano trovate. In mezzo a quel corridoio semibuio sembrava più che possibile credere al destino o ad altre di quelle fesserie che io avevo sempre considerato poco credibili.
In quella notte, con la luna che guardava complice dal cielo scuro attraverso una bifora, mi sembrava di vivere la scena di una favola.
"Ecco il mio principe...", pensai, rimanendo immobile quando sentii la sua fronte appoggiarsi con delicatezza alla mia.
Non chiusi gli occhi, concentrata nel tentativo di decifrare ogni sua espressione.
La scintilla che vedevo nei suoi occhi mi era totalmente nuova, mai avevo visto quella luce dolce, incerta e fragile negli occhi di Draco...
Sbarrai appena gli occhi, rendendomi conto che avevo pensato a lui con il nome di battesimo e non col cognome.
Ero spaventata da tutte quelle sensazioni contrastanti dentro di me; non avrei dovuto provare quell'infinita sicurezza trovandomi così vicina a lui, non avrei dovuto desiderare che quel momento si prolungasse all'infinito, non avrei dovuto chiedermi cosa stesse pensando sperando che provasse le mie stesse emozioni, non avrei dovuto sentire il mio cuore battere così forte da rischiare di uscirmi dal petto...
Non avrei dovuto essere lì, con Malfoy, il nemico.
Era tutto sbagliato!
Dove era finito il mio amore per Ron?
Perché non provavo più quella forte morsa allo stomaco quando lo vedevo baciare Lavanda?
Perché ora provavo fastidio quando la Parkinson o la Greengrass stavano troppo appiccicate a Malfoy?
Avrei dovuto trovare il modo di tornare indietro nel tempo per cancellare gli ultimi giorni appena vissuta, cancellando quei momenti d'intimità tra me e quel Furetto!
Eppure, per quanto la mia mente lo ripetesse incessantemente, non riuscivo a volerlo davvero.
Non volevo che tutto venisse dimenticato...
Non quando avevo finalmente capito che dietro alla maschera fredda e imperturbabile si trovava in realtà un bambino indifeso che aveva solo bisogno d'aiuto e d'affetto.
Non ora che ero certa che quel bambino avesse bisogno proprio di me...
Alzai lentamente una mano, appoggiandola sulla sua guancia, che con quella luce sembrava appartenere ad una statua in marmo e non ad una persona in carne ed ossa...
Si lasciò sfiorare la pelle, ma nei suoi occhi vedevo che stava combattendo una battaglia dentro di sé, sembrava un animale ferito in una gabbia troppo stretta per lui.
Mi tornò alla mente tutto quello che era accaduto in quei cinque anni di scuola, tutte le volte che avevo pensato che lui fosse il mio inferno personale, l'unica persona che avrebbe potuto zittirmi con le sue battutine pungenti, l'unica con cui mi sentivo sempre in competizione, l'unica che avrebbe potuto prendere voti migliori dei miei...
Sì, lui era la costante della mia vita.
Qualsiasi cosa accadesse ero certa che ci sarebbe stato Malfoy a disprezzarmi...
Ed ora stava cambiando tutto, non riuscivo più ad odiarlo e a vederlo come "il cattivo"...
Forse in realtà avevo sempre saputo che sarebbe arrivato un momento come quello; avevo fatto di tutto per impedire che accadesse, ma non era servito a nulla perché da quando avevo parlato con quel ragazzino biondo e avevo visto quel suo timido sorriso su quel treno qualcosa mi aveva urlato che gli sarei appartenuta.
Desiderai non avergli mai chiesto se avesse visto il rospo di Neville.
Mentre mi perdevo all'infinito nei suoi occhi pensai che avrei fatto di tutto pur di non perdere il controllo di me stessa e dei miei sentimenti, ma sapevo che era impossibile.
Ero certa che presto mi sarei irrimediabilmente innamorata di lui e a quel punto sarebbe stata la fine dell'Hermione che tutti conoscevano...
Chiusi gli occhi per un breve istante e, quando li riaprii vidi con stupore una piccola lacrima trasparente scivolare lungo lo zigomo di Draco, fino a raggiungere la mia mano.
Quando Malfoy allontanò di scatto il viso dal mio, liberandosi della mia carezza leggera mi sembrò quasi di sentire il rumore di vetri infranti.
Era spaventato, stupito, fragile e arrabbiato, potei leggere con facilità tutte quelle emozioni sul suo volto, prima che tornasse la sua maschera imperturbabile a gelare i suoi lineamenti.
Non disse una parola e cominciò ad allontanarsi velocemente per il corridoio.
La mia mente continuava a ripetere che dovevo lasciarlo andare, ma il mio cuore si stava lentamente spezzando, una scheggia per volta...
Lascialo andare.
Lascialo andare.
Lascialo.
Lascialo.
Guardai la mia mano, dove ancora potevo sentire la consistenza di quella lacrima calda e mi sentii soffocare...
Alzai lo sguardo e vidi la sua figura scomparire.
Lascialo andare.
Lascialo andare.
Lascialo andare.
«Draco!», urlai, cominciando a corrergli dietro.
Non mi ci volle molto per raggiungerlo, afferrandogli una spalla e facendolo voltare verso di me.
Il suo sguardo impenetrabile, quello che ormai avevo capito essere solo una maschera mi fece sentire un brivido lunga la spina dorsale, ma mi imposi di non lasciarmi intimorire da lui.
«Vattene, Granger, la ronda è finita».
Fece per allontanarsi ancora, ma io mi misi davanti a lui, bloccandogli il passaggio.
Lo sentii prendere un profondo respiro, come se si stesse preparando ad intavolare una lunga lite, ma io lo bloccai prima che potesse fare qualsiasi cosa e lo abbracciai, affondando il viso contro il suo petto.
Stava per scansarmi, ma le mie parole lo bloccarono: «Che ne dici di ubriacarci?»
Immaginai nitidamente il ghigno che spuntò sul suo viso, mentre mi afferrava per la vita in quel modo possessivo e dolce che mi faceva sempre sentire al sicuro.
«Ci sto, Granger».***
«Ti piace?», dissi, facendo un giro su me stessa, mostrandogli senza neanche un minimo di pudore il completo di pizzo nero che mi aveva regalato Ginny e che fino a quel pomeriggio avevo pensato che non avrei mai indossato in vita mia.
«Molto poco adatto ad una ragazza seria come te, comunque sì, mi piace molto», lo sentii dire con un tono di voce particolare, mentre mi toglievo i tacchi alti senza staccare gli occhi dai suoi.
«Io non sono come pensi che io sia», dissi, avvicinandomi a lui, che era comodamente sdraiato sul letto.
«Ah, no?», chiese ironico, portandosi nuovamente la bottiglia alle labbra, prima di passarmela.
Bevvi nuovamente un sorso di Firewiscky, prima di posare la bottiglia sul comodino e di gattonare sul letto fino ad arrivare a lui e si sedermi su di lui a gambe larghe.
Vidi la sua espressione stupita per la posizione in cui mi ero messa e provai una forte scossa di orgoglio femminile quando lo vidi afferrare con forza i miei fianchi e portarmi più vicina a lui.
Il pensiero che mi volesse quanto lo volevo io mi stava mandando letteralmente in tilt, più di quanto l'alcool stesse facendo.
«Ti piacciono le mie calze?», domandai, sentendo le sue mani accarezzare il bordo delle auto reggenti.
«Molto belle, se potessi te le strapperei di dosso...»
«Draco?», dissi con un gemito, sentendo le sue dita continuare ad accarezzare le mie gambe coperte dalle calze.
«Si?»
«Baciami».
In un momento di lucidità sperai che non avesse colto il tono di supplica che c'era nella mia voce.
Si puntello sulle braccia fino ad arrivare col viso alla mia stessa altezza e depose sulle mie labbra un bacio casto, prima di approfondirlo.
«Draco», ansimai contro le sue labbra: «Facciamo l'amore».
Lo vidi sorridere, prima di smettere di baciarmi: «Perché queste cose quando sei sobria non me le chiedi mai?»
«Perché ho paura di quello che mi potresti dire», ammisi, accarezzandogli il viso con mani fin troppo adoranti.
«Non devi», mormorò.
«Cercherò di ricordarmene», dissi, sbadigliando.
«Vieni qua», sussurrò, portando entrambi sotto alla coperta e stringendomi nel suo abbraccio forte e protettivo.
«Buona notte, Draco».
«Buona notte, Hermione», sussurrò contro la mia nuca, provocandomi brividi lungo la schiena per come mi aveva chiamata.
******
NOTE (27/06/20):
In questo capitolo ci sono alcune questioni che vorrei specificare: non è romantico, non è sexy, non è accettabile che Draco sia geloso di Hermione.
Mi spiego meglio.
La gelosia è assolutamente normale, ma in questo caso la gelosia di Malfoy sfocia un po' troppo nella possessività e quindi il solito concetto di Hermione uguale oggetto.
La gelosia di Draco non ha inoltre senso per due ovvi motivi: loro due non stanno insieme, quindi non hanno un rapporto esclusivo, inoltre è stato lo stesso Draco a dire a Hermione come vestirsi, quindi non ha motivo di essere geloso degli sguardi altrui.
Ritorna il tema dei baci non richiesti/desiderati/voluti, di cui ho già ampiamente parlato nei capitoli precedenti, quindi non mi perderò in chiacchiere inutili.
Trattiamo di un altro argomento che mi preme analizzare: l'alcol.
Bere alcolici non è sbagliato, ma dato che l'alcol può provocare danni all'organismo e creare dipendenza, è meglio farne moderato uso.
In questa fanfiction ho utilizzato i momenti di ubriachezza come espediente narrativo per far avvicinare i due personaggi principali (un po' come in quelle ff dove la protagonista rischia di essere stuprata da un personaggio a caso e il protagonista maschile arriva a salvarla, anche questo è un espediente narrativo per far avvicinare i due protagonisti trito e ritrito), ma mi rendo conto di averne usufruito un po' troppo e quindi vi chiedo scusa, avrei potuto essere più originale.
Con questo non voglio demonizzare gli alcolici, ogni tanto bere in compagnia o in solitudine può aiutare a scaricare la tensione, a rilassarsi o a non pensare, ma come ogni cosa nella vita bisogna farla con moderazione, altrimenti se ne diventa dipendenti.
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Mai scommettere col nemico #1 (Dramione)
Fanfiction[STORIA COMPLETA] [Primo libro della serie "Mai scommettere col nemico"] Hermione Jean Granger non aveva mai scommesso nulla in vita sua. Cosa accadrebbe se fosse costretta a scommettere se stessa? E se si ritrovasse nelle mani di Draco Malfoy p...