12. Hogsmeade

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«Dove diavolo eri finita?!», l'urlo quasi disumano di Harry mi fece storcere la bocca per l'imbarazzo.
Non avevo avuto nemmeno il tempo di entrare nella Sala comune di Grifondoro che il mio migliore amico aveva iniziato una di quelle sue tipiche filippiche senza fine.
«Mi hai fatto preoccupare sai?! E non dire che eri in Biblioteca! Perché è il primo posto dove ti ho cercata e non c'eri!», disse, puntandomi contro un dito come per sottolineare maggiormente la mia colpevolezza.
Sperai che la mia mente, ancora annebbiata dalle troppe emozioni provate con Malfoy, si risvegliasse presto, perché avevo bisogno di una buona scusa o comunque di un po' di tatto per spiegargli nei dettagli tutta la faccenda.
«Anzi, non dirmi nulla, tanto so che c'entrerebbe quella Serpe di Malfoy, quindi risparmiami i dettagli!»
Arrossii fino alla punta delle orecchie a quelle parole, prima di sentire un forte fastidio espandersi nel mio corpo. Odiavo quando le persone mi trattavano come una bambina; io ero in grado di cavarmela da sola, non avevo bisogno che mi facesse da baby-sitter o, peggio, da padre!
«Non so se ricordi, ma un paio di giorni fa mi avevi promesso che oggi mi avresti accompagnato ad Hogsmeade, dove devo trovare un modo per avvicinare Lumacorno!»
La rabbia scemò quasi con la stessa velocità con cui era comparsa, anche se continuavo a sentire uno strano fastidio, mentre un nuovo sentimento mi invadeva: il senso di colpa.
«Scusa, Harry, ma...», provai a dire, ma lui mi zittì, sollevando la mano.
«Lasciami finire. Io non ce l'ho con te, è ovvio che se non fosse stato per Malferret, che ti avrà trattenuta e chissà cosa, tu te ne saresti ricordata e mi avresti aiutato. Quindi quello che ti chiedo è di far notare a Malfoy che non ti può rapire come e quando vuole, ma che tu hai degli amici che, se ti chiedono un favore, gradirebbero che tu te ne ricordassi!»
Il senso di colpa aumentò, poi venne sostituito nuovamente da rabbia e poi tornò di nuovo il senso di colpa.
Alla fine provavo una sorta di malessere continuo che mi fece abbassare il viso a terra, mentre tentavo di fare ordine tra le idee.
Il mio cervello era tornato fortunatamente a funzionare correttamente, così non mi ci volle molto per capire cosa dovevo dire: «Mi dispiace, Harry, dammi due minuti per prendere qualcosa da mettere per coprirmi e andiamo, ok?»
Vidi la sua fronte corrucciata rilassarsi nel corso di pochi secondi ed un timido sorriso comparire sulle sue labbra: «Ho esagerato, vero?»
Sentii una stretta al cuore a quelle parole e gli sorrisi a mia volta: «Me lo meritavo».
Lo superai senza dargli il tempo di rispondermi e mi fiondai su per la torre del dormitorio femminile dove, entrata nella mia stanza, evitai per un pelo di inciampare su un paio di libri che a quanto pare mi erano caduti a terra e afferrai un mantello pesante da indossare, dato che fuori pioveva a dirotto.
Tornai di sotto e, prendendo Harry sotto braccio, mi avviai per la strada più corta che ci avrebbe condotti ad Hogsmade.
Durante il tragitto mi costrinsi a non pensare a Malfoy, anche se continuava a spuntare da ogni angolino della mia mente, mentre chiacchieravo di tutto e di più con Harry.
«In che modo pensi di attirare l'attenzione del professor Lumacorno?», gli chiesi, mentre svoltavamo per la stradina che portava ai Tre Manici di Scopa.
«Non lo so ancora... mi inventerò qualcosa sul momento...», disse Harry, mente guardava svogliatamente le vetrine dei diversi negozietti.
«Va bene».
Percorremmo giusto due passi, prima che lui interrompesse di nuovo il silenzio: «Avevo chiesto anche a Ron di venire, ma non ho capito se poteva o no».
Annuii distrattamente alle sue parole, mentre osservavo con astio i nuvoloni che coprivano il cielo.
«Finalmente arrivati!»
Non sentii del tutto l'esclamazione di Harry e mi sedetti nel posto vuoto davanti a lui, in uno dei tanti tavolini di quel locale, persa nei miei pensieri.
Quando Harry aveva pronunciato il nome di Ron non avevo sentito dolore o qualsiasi altra sensazione spiacevole che di solito, soprattutto nell'ultimo periodo, mi capitava di collegare all'amore ormai impossibile che pensavo mi legasse a lui.
Niente, vuoto.
Forse solo un po' di rimpianto ma, oltre a questo, nulla.
Sentii distrattamente Harry ordinare due Burrobirre e poi sorrisi.
Ero guarita, non pensavo più sempre e solo a Ron!
«Non ti ho mai visto quella maglietta addosso, è nuova?»
La domanda di Harry mi portò a lanciare un'occhiata in tralice alla t-shirt nera e al pensiero di un paio di occhi grigi sentii lo stomaco contorcersi e il cuore battere come un pazzo.
«No, in realtà è vecchia, solo che non la metto mai», mentii spudoratamente, sperando che non se ne accorgesse.
Non andava affatto bene.
Ero guarita forse dalla strana fissa che avevo avuto per Ron nell'ultimo periodo, ma ora...
Non potevo innamorarmi di Malfoy!
«Ecco a voi».
Appena mi ritrovai tra le mani la mia Burrobirra incominciai a berla senza prendere fiato, sconvolta di aver anche solo pensato alla possibilità si essere innamorata di Malfoy.
Sentii qualcuno entrare nel locale e l'istante dopo notai la mano di Harry chiudersi a pugno.
Intravidi, andare a sedersi in un tavolino appartato, Ginny con Dean Thomas accanto.
Tornai a guardare il viso del mio amico, dove albergava una smorfia nient'affatto tranquilla, anzi sembrava proprio... geloso.
Afferrai la sua mano e ne accarezzai appena il dorso, per cercare di fargli capire che sapevo come ci si sentiva.
Notai i suoi occhi puntarsi nei miei, quasi spaventati da quello che avessi potuto comprendere dal suo comportamento.
Non abbandonai il suo sguardo e gli sorrisi appena, quasi per rassicurarlo: «Lo so cosa si prova».
Le mie parole erano poco più di un sussurro, tanto che non ero nemmeno sicura che le avesse sentite.
Mi fermai a lungo a pensare a come il contatto con la sua mano fosse piacevole, prima di paragonare quella sensazione con quella che attanagliava ogni singola cellula del mio corpo quando la pelle di Malfoy era in contatto con la mia.
«Dovresti provare a parlarle», gli consigliai, prima di fargli subito segno di tacere, così da poter continuare il mio discorso: «So che non sono proprio la persona più adatta al mondo per consigliarti come comportarti. Sono stata mesi a rimuginare su quello che provavo o no per Ron, per poi vederlo baciarsi con Lavanda Brown, proprio davanti ai miei occhi. Non dovresti commettere il mio stesso errore, anche se io non sono più così tanto sicura che sia stato un errore... forse doveva semplicemente andare così. In fondo io e Ronald siamo così diversi...»
Mi persi nei miei pensieri confusi, dove si rincorrevano uno dopo l'altro tutti i ragazzi che avevo amato o avevo creduto di amare e mi chiesi se Malfoy un giorno sarebbe rientrato per la seconda volta tra essi...
«Perché vuoi dirmi che con Malferrett hai qualcosa in comune?»
Sentii dal suo tono di voce scocciato la conferma che la "storia" tra me e Malfoy non gli andava propriamente a genio, anche se si fidava di me e sapeva che non ero una bambina, continuava a preoccuparsi per me.
Mi chiesi se dovessi sentirmi lusingata dal suo istinto protettivo oppure offesa, ma accantonai subito la domanda, notando in quell'istante il professor Lumacorno seduto ad un tavolo poco distante da noi parlare con un mago che non avevo mai visto prima.
Tornai a concentrarmi sulla conversazione con Harry, decidendo che gli avrei parlato di Lumacorno poi successivamente.
«Sono convinta che Draco sia diverso da come vuole far credere di essere...», ammisi, vedendo i suoi occhi spalancarsi.
Si sistemò a disagio gli occhiali: «Da quando Malfoy è diventato Draco?»
Sussultai, rendendomi conto di come l'avevo chiamato in presenza del mio amico, prima di arrossire fino alla punta delle orecchie, certa di assomigliare in modo spaventoso a Ron quando s'imbarazzava.
«Harmione, dimmi la verità, cosa c'è di preciso tra te e Malfoy?»
Ma, per fortuna, non ebbi l'occasione di rispondere, dato che in quel momento entrarono ai Tre Manici di Scopa anche Ron e Lavanda, che vennero a sedersi al nostro tavolo, interrompendo la nostra conversazione.
«Ciao, ragazzi!», salutò Ron, mentre la sua "LavLav" ci dedicava un veloce cenno del capo come saluto.
«Ciao», li salutammo in contemporanea io ed Harry.
Sul nostro tavolo calò ben presto un silenzio imbarazzante; Lavanda continuava a sussurrare cose senza senso all'orecchio di Ron, io ed Harry ci lanciavamo veloci occhiate di incoraggiamento. Ron sembrava concentrato a trovare una soluzione per quella situazione a dir poco imbarazzante, ma a quanto pare non ci riusciva.
«Buongiorno, signor Potter! Che sorpresa trovarla qui!»
La voce di Lumacorno fece sussultare Harry, che si voltò subito verso il professore, sorridendogli: «Buongiorno professore! Come sta?»
«Oh, non mi lamento ragazzo! Anche se questo freddo non giova affatto alle mie vecchie e povere articolazioni!», notai i suoi occhietti posarsi su Ron e Lavanda, prima di puntarsi in modo insolitamente vispo su di me: «Signorina Granger, buongiorno anche lei!»
«Buongiorno, professore», salutai, accennando un sorriso di cortesia.
«Vi ho incontrati proprio nel momento giusto! Volevo ricordarvi giusto della piccola festicciola organizzata nei miei appartamenti questa sera! Ovviamente potete portare entrambi un amico!»
«Certo, professore», esclamammo insieme, mentre sentivo Lavanda smettere di sussurrare cose indistinte a Ron e guardare con aspettativa il professor Lumacorno, quasi si aspettasse di ricevere un invito anche lei.
«Bene, vi auguro una buona giornata. La cena inizierà alle otto, vi invito a non ritardare!»
«Non mancheremo, professore!», disse Harry, riservando a Lumacorno uno dei suoi sorrisi migliori.
Appena l'uomo se ne fu andato Harry mi lanciò un'occhiata piena di aspettativa e capii che non vedeva l'ora di iniziare la sua impresa per ottenere la fiducia di Lumacorno.
«RonRon, perché il professore non ha invitato anche te? Infondo tu meriti lodi quanto i tuoi due amici!»
La voce squillante di Lavanda mi fece fare una piccola smorfia ma, diversamente dal solito, non era dovuta al fatto che stesse con il ragazzo che credevo di amare, ma per il semplice fatto che quella ragazza non mi era mai stata simpatica.
Vidi Ron scrollare le spalle, a quanto pareva non gli importava di essere stato o meno invitato, ma la Brown continuò a lungo a lamentarsi della stupidità e mancanza di educazione del professore.
Quando esaurii tutta la pazienza, mi alzai in piedi e tirai fuori la scusa che dovevo studiare, per tornare al castello e non sentire più la voce di quell'oca.
Uscita dai Tre Manici di Scopa, mi stupii di non venire travolta dal vento e dalla pioggia che pensavo stessero ancora imperversando, fissando con stupore un pallido sole autunnale tentare di emergere dalla coltre di nubi che ancora copriva il cielo.
Sorrisi di riflesso, felice per quel cambiamento meteorologico, prima di notare Ginny uscire da un negozietto con una busta tra le mani.
Dopo averla vista baciarsi ai Tre Manici di Scopa con Dean non mi ero più voltata a guardarla, a quanto pareva aveva abbandonato da tempo quel tavolino appartato per fare un giro per Hogsmade.
«Ginny!», la chiamai, alzando un braccio per farmi notare, anche se avrei potuto benissimo evitare, dato che la stradina era praticamente deserta.
«Hermione! Che ci fai qui?»
La raggiunsi, notando però come i suoi occhi erano leggermente arrossati.
Il sorriso che avevo in viso si spense all'istante, mentre capivo all'istante quale fosse il problema.
«Hai di nuovo litigato con Dean?»
Non mi lasciò nemmeno il tempo di finire la frase che alcune lacrime comparvero a rigarle il volto.
La abbracciai di riflesso, sperando di poter diminuire il suo dolore, mentre le accarezzavo i capelli e la schiena.
«Che è successo?»
«Era inutile continuare a mentirci, tra di noi era finito tutto da tempo, anche se ci ostinavamo a tornare insieme dopo ogni litigio», disse tra un singhiozzo e l'altro, mentre scioglieva l'abbraccio e mi prendeva a braccetto.
«Ma non ci voglio pensare! Dimmi, invece, come è andata ieri sera con Malfoy?»
Mi ritrovai per l'ennesima volta in quella giornata ad arrossire come non mai, mentre cercavo di non strozzarmi con la mia saliva.
«Tutto bene», dissi, rimanendo sul vago.
«Bene nel senso che te lo sei fatto?», domandò con gli occhi sgranati.
«Ma no!», esclamai, evitando di specificare quanto ci fossimo andati vicini.
«Fidati, Hermione, Malferrett è totalmente preso da te! Si vede benissimo dal modo in cui ti guarda!»
Scrollai le spalle, anche se avrei voluto credere totalmente a quelle parole, continuavo a sentire una vocina di avvertimento che mi diceva di non accelerare i tempi con Malfoy.
Decisi di cambiare argomento, per non rischiare di montarmi troppo la testa: «Anche tu sei stata invitata alla festa di Lumacorno?»
Ginny annuì con entusiasmo: «Sì, solo che a questo punto non so più con chi andarci...»
«Ah...»
Ecco, ero finita coll'iniziare il discorso sbagliato...
«Tu invece ci vieni con Malfoy, vero?»
Sì, era proprio il discorso sbagliato, accidenti!
«In effetti fino a un paio di ore fa non mi ricordavo nemmeno che ci fosse questa festa, quindi non ho invitato ancora nessuno», ammisi.
«Beh, hai ancora tempo di andare da Malfoy e...»
Proprio in quell'istante vedemmo in lontananza Blaise Zabini che camminava con un'andatura annoiata verso il castello e Ginny pensò bene di aumentare il passo per raggiungerlo.
Non capii del tutto le sue intenzioni fino a quando non gli fummo accanto e lei gli chiese se quella sera Malfoy avesse qualcosa da fare, che lui sapesse.
«No, perché? Vuoi continuare quello che ho interrotto questa mattina?», chiese Zabini, facendomi l'occhiolino, mentre Ginny iniziava a ridacchiare in maniera fin troppo maliziosa.
«Dopo poi mi racconti i dettagli!», disse rivolta a me, prima di tornare a parlare a Zabini: «Grazie per l'informazione, ci si vede!»
In quelli che mi parvero secoli percorremmo gli ultimi tratti che ci dividevano dal castello, Ginny con le orecchie ben aperte, pronta a captare ogni mia parola ed io costretta ad ammettere ogni singola cosa che era accaduta quella mattina nella stanza di Malfoy.

Mai scommettere col nemico #1 (Dramione)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora