Se Lavanda Brown non avesse smesso di parlare le avrei tappato la bocca con un incantesimo.
Erano da poco finite le lezioni del pomeriggio e a quanto sembrava entrambe avevamo avuto la brillante idea di andare a vedere come stasse Ron.
Se avessi però saputo che l'avrei incontrata in Infermeria avrei subito cambiato i miei piani pomeridiani, evitando di incappare in quella smorfiosetta che leggeva al suo amato Ron-Ron un articolo di moda su "Strega Moderna".
L'unica cosa che avrei potuto fare per poter dar tregua alle mie povere orecchie era zittire la ragazza con una fattura.
Ma era tutto il giorno che provavo ad andare a far visita al mio migliore amico, venendo sempre bloccata da Madama Chips che si preoccupava abilmente di scacciarmi per motivi che spesso mi erano sembrati ridicoli e fuori luogo, ma a cui non mi ero potuta opporre.
Avevo infatti sentito un coro di angeli che cantavano "Alleluia" quando la medimaga mi aveva concesso di far visita al mio amico - coro che si era brutalmente interrotto quando avevo visto chi c'era già al cospetto di Ron.
«Sai, amoruccio, secondo questo articolo il colore che andrà di moda quest'anno è il bordeaux! Calì invece mi aveva detto che sarebbe stato l'anno del celeste...»
Mi concentrai mentalmente, esorcizzando la mia voglia di dar fuoco a quella stupida rivista come avrei voluto e presi la mano di Ron, pensando che avesse bisogno di un po' di solidarietà.
Commisi forse l'errore peggiore che avrei mai potuto commettere, dato che l'istante dopo Lavanda stava dando in escandescenza come solo una zitella inviperita avrebbe potuto.
In quell'istante la Brown mi sembrava in modo impressionante Madama Pince quando perdeva le staffe e scacciava dalla biblioteca poveri ragazzi o ragazze che avevano osato bisbigliare nel suo luogo sacro.
«Togli immediatamente quella manaccia, Granger! Ron-Ron è il mio ragazzo! Ci sono qua io per assisterlo come si deve!»
Strappò in modo brusco la mano del mio amico dalla mia e se la portò vicino al viso, baciandone il dorso: «Hai già un ragazzo, Granger! Cos'è, ora che hai conquistato Malfoy, cerchi la tua nuova preda? Ron-Ron non è disponibile!»
Inorridii alle parole di quella ragazzina impertinente, prima di alzarmi e di piantare le mani sui fianchi: «Caso mai te ne fossi dimenticata, io sono amica di Ronald! Quindi ho tutto il diritto di essere qui per vedere come sta e di prendergli la mano se ne ho voglia! Inoltre, la mia vita sentimentale non c'entra nulla!»
Anche Lavanda non perse tempo, sollevandosi in modo goffo in piedi e lasciando la rivista sullo stomaco del rosso che sembrava in un coma profondo.
Quando Harry quella mattina, mentre Ginny, Molly, Arthur, Fred e George erano a trovare Ronald, mi aveva raccontato ciò che era successo avevo stentato a credere alle mie orecchie, pensando che fosse tutto un pessimo scherzo.
Il mio migliore amico mi aveva dovuto raccontare la vicenda un paio di volte, senza tralasciare i dettagli, prima che potessi accettare la situazione in modo razionale.
Continuavo a ripensare a quanto Ron fosse stato fortunato a sopravvivere, anche se allo stesso tempo era stato davvero da stolti mangiare quei cioccolatini che non erano nemmeno stati recapitati a lui.
Harry mi aveva raccontato come il nostro amico fosse perdutamente innamorato di Romilda Vane, grande fan del "Salvatore del Mondo Magico" e candidata per le elezioni che avrebbero dovuto stabilire chi fosse la presidentessa del Potter fan club, quando era tornato in stanza dopo essersi addormentato sul divano della sala comune. Non gli ci era voluto molto per capire ciò che era successo e per trovare la soluzione più corretta: portare Ronald da Lumacorno, che avrebbe di sicuro saputo come sciogliere l'effetto della pozione d'amore.
Quando però aveva loro offerto una Burrobirra per aiutare Ron a riprendersi e il rosso era caduto a terra con la bava alla bocca in preda alle convulsioni dopo appena un sorso di quel liquido, era solo grazie alla prontezza di Harry nel ficcare in bocca all'amico un bezoar a cui si doveva la sopravvivenza del ragazzo.
Sentire quella storia la prima volta mi aveva letteralmente gelato il sangue nelle vene e mandato in tilt il cervello, mentre continuavo a pensare a quanto ero stata scortese con Ron prima di quell'incidente e che, se non avessi avuto più occasione di parlargli, me ne sarei pentita per tutta la vita.
«Io credo che la tua vita sentimentale invece c'entri parecchio! Dato che Ron-Ron non fa altro che parlare di come Malfoy non sia adatto a te e bla, bla, bla!»
Rimasi stupita da quelle parole, chiedendomi se Ron fosse seriamente preoccupato per me o se gli desse semplicemente fastidio che io stessi col suo peggior nemico.
«A quanto pare allora trova la tua compagnia altamente noiosa se vi trovate sempre a parlare di me e Malfoy», quella parole cattive non erano da me, o almeno non dalla solita me.
Fino a due settimane prima, per quanto Lavanda mi stesse antipatica, non avrei mai fatto una tale insinuazione.
E seppi di aver centrato un nervo scoperto quando notai gli occhi della Brown farsi più lucidi e le sue mani stringersi a pugno.
Mi pentii di ciò che avevo detto e avrei tanto voluto tornare indietro per mordermi la lingua e non dire nulla, ma ormai il danno era fatto.
«Non ti preoccupare, cara, che so perfettamente come attirare la sua attenzione, se voglio».
Quel contrattacco mi diede fastidio più di quanto avrei creduto, soprattutto il tono malizioso che faceva da sfondo alle sue parole e per il modo sibilante ed aspro - molto più adatto ad un insulto che ad un nomignolo - con cui aveva detto quel "cara".
«Sono felice per te. Allora, quando in futuro tornerete a parlare di me e Malfoy, riferisci pure a Ronald che non deve preoccuparsi e che so benissimo difendermi da sola in caso di problemi»
«Lo farò. Ora, se non ti dispiace, vorrei rimanere un po' sola col mio Ron-Ron.»
Digrignai i denti, resistendo al forte impulso di prenderla per i capelli e trascinarla lungo i corridoi di tutta Hogwarts, certa che la McGranitt non avrebbe apprezzato il mio comportamento.
«Certo che no», sibilai, prima di abbassarmi e di dare a Ron un semplice bacio sulla fronte, venendo avvolta dal suo odore semplice di succo di zucca misto a quello dei medicinali ed erbe che era possibile sentire a qualsiasi ora in infermeria.
Mi staccai bruscamente, sentendo il cuore dolorante a quel contatto, quasi avesse riconosciuto una vecchia parte di se stesso andata perduta.
Quella sensazione mi fece capire quanto tenessi ancora a Ron, anche se ultimamente Malfoy aveva occupato interamente i miei pensieri, evitandomi di pensare al dolore forte di aver perso il mio rosso amico, che pensavo di amare.
«Ci vediamo», dissi, lanciando un'occhiata sprezzante alla Brown che, rossa in faccia, si stava probabilmente trattenendo dal staccarmi la testa a morsi.
Non mi voltai indietro, ma sentii chiaramente Lavanda lasciarsi cadere nuovamente sulla sedia ed afferrare con forza "Strega Moderna" per tornare a leggere il precedente articolo lasciato a metà.
In quell'istante provai veramente pietà per Ron e mi chiesi se Madama Chips sarebbe presto arrivata a salvarlo da quella voce acuta e civettuola, annunciando che l'orario delle visite era finito.
Una volta fuori feci appena due passi prima di rendermi conto che non potevo rimandare ancora a lungo uno scontro con Malfoy. Dovevamo parlare di molte cose, soprattutto di ciò che mi aveva detto la Parkinson, ma anche della scommessa che, per quanto ci tenesse uniti, cominciava ad essere asfissiante il pensiero che avrebbe potuto chiedermi qualsiasi cosa e io avrei dovuto obbedire. Soprattutto ora che mi ero innamorata di lui.
Camminai per un lungo tratto del corridoio senza rendermene conto, persa nella contemplazione dei miei piedi che calpestavano il pavimento e dalla tenue luce di fine Ottobre che filtrava dalle bifore.
Appena girato l'angolo però mi bloccai, osservando le figure di due ragazzine del secondo anno, Tassorosso, che stavano chiacchierando, o forse sarebbe stato meglio dire spettegolando, tra di loro.
Mi preoccupai subito di fare un passo indietro, appiattendomi contro la parete e tendendo per bene le orecchie, pentendomi di non aver mai comprato delle Orecchie Oblunghe da Fred e George.
«... sono così eccitata che potrei urlare!», disse una vocetta lieve lieve, che sembrava contenere l'entusiasmo solo grazie ad una grande forza di volontà.
«Meglio di no, Diane, è un segreto. Se qualcuno dovesse venire a saperlo finiremmo nei guai!», l'altra voce sembrava più matura, quasi saggia e roca rispetto all'altra.
«Hai ragione, scusa... Ma come ci dovremmo vestire?»
«Davvero non lo so! Io ho solo sentito Goldstein che ne parlava con alcuni amici due minuti fa in cortile. Tutto quello che ha detto lo sai già: la festa sarà Sabato sera alle undici e si deve dire la parola d'ordine al quadro di Sir Jork, ricordi chi è, vero? Quell'ometto basso e tozzo con manie di protagonismo del settimo piano? Comunque hanno scoperto che oltre al quadro c'è una stanza in disuso ed è da due anni che ci organizzano feste clandestine senza essere scoperti! Dobbiamo assolutamente partecipare!»
Rimasi a lungo in attesa, sperando di riuscire a sentire altre informazioni utili, ma le ragazzine incominciarono a parlare di vestiti, trucchi, scarpe e ragazzi, non facendo riferimento a quale fosse la parola d'ordine o ad altri particolari interessanti.
Così non persi inutilmente tempo e feci dietro front, pensando a come mi sarebbe stata grata la McGranitt se fossi riuscita a mandare all'aria una festa del genere, prima di rendermi conto che, se l'avessi fatto, avrei rischiato di farmi odiare da tutta Hogwarts.
Accantonai la festa, pronta a tornare al pensiero principale che da quella mattina mi tormentava: parlare con Malfoy al più presto.
Durante le lezioni non l'avevo visto, anche perché con Serpeverde non avevamo nessuna materia in comune, ma avevo sentito chiaramente (forse perché quando ne aveva accennato a tavola Ginny aveva utilizzato un tono di voce abbastanza alto da essere udito da una parte all'altra della Sala Grande) che era tutto il giorno che non lo si scorgeva in giro e che le sue fidate guardie del corpo (Tiger e Goyle) sembravano andare da una parte all'altra della scuola come dei cani che avevano perso il padrone. Ovviamente i due avevano ritrovato immediatamente l'orientamento quando avevano percepito l'odore di cibo che proveniva dalla tavola imbandita per pranzo.
L'unica mia speranza di sapere dove fosse finito era chiedere a Zabini.
La ricerca non fu troppo complicata, dato che lo trovai imbucato dietro una colonna con una bionda dalle forme esagerate che pomiciavano tranquillamente davanti ad un gruppetto di ragazzini del primo anno che, con tanto d'occhi, non si perdevano un movimento dei due.
Sul mio volto spuntò una smorfia di disgusto, mentre mi avvicinavo alla coppia e tentavo di richiamare la loro attenzione, con l'intento di fermare quello spettacolo che avrebbe di sicuro bloccato la crescita a quei poveri undicenni.
«Zabini», dissi con voce chiara e misurata, portandomi le mani suoi fianchi nel mio tipico atteggiamenti pre-rimprovero.
Il moro, che mi sentì di sicuro, fece finta di niente e pensò bene di palpare senza ritegno il sedere della sua compagna che, dal colore della divisa, intuii essere di Corvonero.
«Zabini», ripetei, questa volta riuscendo a mala pena a trattenere il fastidio che provavo nell'essere ignorata.
Quando anche questa volta non ottenni risultati, decisi di cambiare tattica.
«Oh, guarda, sta arrivando la McGranitt!», dissi con tono leggero, ma venendo fin troppo udita dalla ragazza che si allontanò di scatto da Zabini, lanciando uno sguardo allarmato tutt'intorno a sé.
Solo in quell'istante la riconobbi e una smorfia ulteriormente disgustata si dipinse sul mio volto.
«Edgecombe, avrei bisogno di parlare con Zabini», il mio tono freddo avrebbe potuto congelare il deserto del Sahara.
Marietta non mi era mai stata simpatica, anzi, era già tanto se non la schiantavo ogni volta che la vedevo per i corridoi e a lezione.
«Siamo occupati, Granger», disse lei, con tono scocciato, mentre si rendeva conto che all'orizzonte non c'era affatto la temuta professoressa di Trasfigurazione.
«Avrei voluto non doverti ricordare quel bellissimo incantesimo che ti ha colpito l'anno scorso, rendendoti inguardabile, Edgecombe, ma forse avresti bisogno di rinfrescarti la memoria...»
Vidi un lampo di orrore e paura sul viso della bionda, prima che si liberasse delle ventose che aveva Zabini al posto delle mani e di fuggire via.
Di solito non avrei mai minacciato una ragazza in quel modo, ma la situazione era più che seria e necessitavo di un'aiuto.
«Sei insopportabile quando fai così, Granger. Ero a tanto così dal portarmela in camera», disse scocciato, voltandosi verso di me e incrociando le braccia al petto.
Ci fissammo a lungo, prima che io notassi chiaramente il segno rossastro sulla sua guancia e sorridessi: «Harry ti ha lasciato il segno, eh?»
Vidi il suo sguardo incupirsi e i suoi occhi lanciarono lampi di pura furia.
«Potter deve ringraziare di avermi colto impreparato, se no si ritroverebbe in infermeria in questo momento», sibilò con tono furioso.
Ridacchiai, distogliendo un istante lo sguardo e constatando come i ragazzini del primo anno stessero assistendo al nostro dibattito con fare curioso.
«Non avete niente di meglio da fare?», chiesi loro, con un tono di rimprovero.
Dopo due istanti erano scomparsi dal corridoio, lasciando soli Zabini e me.
«Volevi privacy, Granger? Cos'è che non potevi dirmi davanti a dei nanerottoli del primo anno?», il tono canzonatorio mi fece arrossire perché ero certa che sapesse perfettamente che l'avevo cercato per chiedergli di Malfoy.
«Sai dov'è Draco?»
Subito dopo aver parlato mi morsi il labbro inferiore, stupita di aver posto quella domanda senza prima pensare.
Un ghigno si delineò sul viso di Zabini: «Oh, chi l'avrebbe mai detto? La nostra perfetta Granger si è innamorata di una Serpe...»
Arrossi, prima di sbiancare in modo preoccupante davanti a quelle parole.
Come faceva a saperlo?
Era davvero così evidente?
Mi si leggeva in faccia che ero innamorata?
«Cosa te lo fa pensare, Zabini? Gli devo semplicemente parlare», riuscii a mantenere un tono neutro, ma dentro di me sapevo che non ci sarebbe cascato così facilmente.
Infatti la sua espressione maliziosa si accentuò ulteriormente: «Certo, parlare...»
Ci studiammo a lungo, ognuno alla ricerca di un punto debole dell'altro, entrambi orgogliosi ed altezzosi nelle nostre pose rigide.
«Si vede lontano un miglio, Granger. Anche perché se non fossi innamorata di lui, perché dovresti preoccuparti?»
Riuscii a sostenere lo sguardo, prima di ribattere: «Non sono affatto preoccupata, te l'ho detto: gli devo parlare, ma non so dove sia».
Zabini scosse la testa, sembrava sconsolato: «Finirete per farvi male se continuate questo gioco, lo sai, Granger?»
A quelle parole mi tornarono in mente quelle di Pansy e mi insospettii che i due si fossero messi d'accordo, oppure che sapessero qualcosa d'importante che io ignoravo.
«Ah sì? E cosa te lo fa pensare?», chiesi, confusa e ansiosa di ricevere una risposta.
«Vi rincorrete come degli stupidi non capendo di aver già trovato ciò che stavate cercando, mentendo a voi stessi e agli altri...»
«Non ho bisogno di una coscienza, Zabini!», dissi, scocciata per il fatto che le sue parole mi erano sembrate fin troppo adatte alla mia situazione, anche se faticavo a credere che fosse lo stesso per Malfoy: «Ne ho già una e mi basta. Tutto ciò che voglio sapere e dove si trova Draco!»
Strinsi forte le mani a pugno, prima di aggiungere: «Per favore...»
I suoi occhi si sbarrarono, di sicuro non si aspettava che con una Serpe come lui fossi gentile, ma a quanto pare quelle due parole servirono per farlo parlare.
«A me ha semplicemente detto che doveva tornare a casa per motivi familiari, ma che entro due giorni sarebbe tornato», borbottò, quasi arrabbiato con se stesso per avermi informata.
«Cosa?!», esclamai, sconvolta e furiosa.
Perché non mi aveva detto nulla, lasciandomi sola in quel letto?
Perché?
«Ma è una cosa grave? Lui sta bene?», chiesi, facendo un involontario passo avanti verso di lui.
«Ne dubito».
Sbarrai gli occhi a quelle due parole, incitandolo con lo sguardo a continuare.
«Di sicuro non è andato un paio di giorni in vacanza con i suoi genitori, Granger. Molto probabilmente qualcuno ha riferito al vecchio Lucius quanto il suo figliolo famigliarizzi con una certa Mezzosangue, oppure lo schiaffo che Pansy gli ha tirato ieri è giunta alle orecchie di Malfoy senior e vuole prendere dei provvedimenti, parlandone però prima con Draco, oppure...», si bloccò di colpo, come se si fosse ricordato di non dover dire troppo e mi lanciò uno sguardo maledettamente serio: «Ora sei contenta, Mezzosangue? Ora che sai di non poter fare nulla per lui?»
Sentii una dolorosa morsa al petto e provai l'irrazionale istinto di urlare.
Mi sentivo così inutile e debole per poter far qualcosa, qualsiasi cosa!
«Tornerà?», chiesi con un filo di voce, guardandolo timorosa.
Non ero io quella ragazza e provai ribrezzo per quella debolezza che stavo mostrando.
«Certo», disse con tono ovvio, muovendo alcuni passi, allontanandosi.
Credetti quindi che la conversazione fosse chiusa, facendo anche io alcuni passi nella direzione opposta rispetto al Serpeverde, prima di sentire chiaramente la sua voce dire: «La vera domanda senza risposta è se al suo ritorno sarà tutto come prima».
A quella parole non riuscii più a muovermi, sentendo i passi di Zabini allontanarsi e il mio cuore soffrire in silenzio alla forte sensazione di disagio e insicurezza che mi stava assalendo.
*****
NOTE (27/06/20):
Non mi sembra di aver trovato temi particolarmente problematici in questo capitolo, ma nel caso voi doveste notare qualcosa, fatemelo sapere.
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Mai scommettere col nemico #1 (Dramione)
Fanfic[STORIA COMPLETA] [Primo libro della serie "Mai scommettere col nemico"] Hermione Jean Granger non aveva mai scommesso nulla in vita sua. Cosa accadrebbe se fosse costretta a scommettere se stessa? E se si ritrovasse nelle mani di Draco Malfoy p...