11. Tenderness

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Ci stavo facendo l'abitudine a quel braccio intorno alla mia vita che mi stringeva.
Allo stesso modo mi stavo adattando prefettamente alla figura che, alle mie spalle, era la più vicina fonte di calore.
Feci una smorfia, rendendomi conto di non star più dormendo, prima di muovermi appena per incastrarmi maggiormente tra il braccio non mio e il materasso, spostando con fastidio alcune ciocche di capelli ribelli che erano ovunque sulla mia faccia.
Il respiro regolare di qualcuno contro la mia spalla mi fece sentire piccoli brividi e mi provocò un imbarazzante strato di pelle d'oca lungo le braccia e la schiena.
Mi chiesi se tutte quelle sensazioni facessero ancora parte di un qualche mio sogno, quando sentii il braccio avvolgersi maggiormente intorno alla mia vita.
Sospirai a quel contatto, provando una piacevole sensazione all'altezza del ventre sentendo quella pelle calda sfregare appena con la mia.
Continuai a tenere gli occhi chiusi, anche se ormai non stavo più dormendo e provai invano a ricordare qualcosa di quello che era successo la sera prima; nella mia testa sembrava esserci solo un grande buco nero.
Più provavo a concentrarmi su qualche dettaglio, più questi si divertivano a sfuggire e allora dopo un paio di tentativi mi arresi, portando il mio braccio in contatto con quello che mi stringeva.
Sfiorai quella pelle morbida con una lieve peluria e sorrisi quando percepii su di essa un po' di pelle d'oca.
Sentii le labbra di Draco baciarmi appena la spalla e il sorriso da ebete che avevo in faccia si allargò pericolosamente.
«Buongiorno», lo sentii sussurrare.
Mi mossi nel letto, fino a ritrovarmelo di fronte e gli gettai le braccia al collo, affondando il viso contro il suo petto nudo.
«Buongiorno», dissi a mia volta, inspirando a fondo il suo odore: «Giusto per sapere, quante cose imbarazzanti ho detto e fatto questa volta?»
Lo sentii ridacchiare e mi immaginai il suo ghigno da Serpeverde stampato in volto.
«Non penso di ricordarmele tutte», mormorò.
Alzai il viso, immergendo gli occhi nei suoi, sentendomi in imbarazzo come poche volte mi era capitato in vita mia, temendo di aver detto qualcosa di compromettente o, peggio, di aver fatto qualcosa di stupido a causa dell'alcool che avevo bevuto la sera precedente.
Un ricordo improvviso mi fece sgranare gli occhi.

«Ti piacciono le mie calze?»
«Molto belle, se potessi te le strapperei di dosso...»
«Draco?»
«Si?»
«Baciami».

Strinsi la presa delle mie mani sulle sue spalle, mentre continuavo a guardare un punto non ben definito accanto al suo orecchio sinistro e a chiedermi se quello che avevo ricordato faceva parte di un sogno, della mia fantasia o della realtà.
«Granger? Tutto bene?»
La sua voce leggermente preoccupata mi fece spostare lo sguardo in quelle pozze grigie che erano i suoi occhi.
«Io... insomma... tu hai... noi abbiamo... quella cosa lì?», chiesi confusa e terrorizzata che mi rispondesse affermativamente.
«Fammi capire un attimo. Mi stai chiedendo se abbiamo fatto sesso?»
Io annuii, imbarazzata da quella situazione, mentre pensavo che dovevo smetterla di ubriacarmi.
Era la terza volta che mi trovavo nella posizione di non ricordare nulla di una notte intera e cominciava ad essere fastidioso dover chiedere spiegazioni a Malfoy.
«Credimi, se l'avessimo fatto te ne ricorderesti.»
Il suo tono di voce arrogante mi fece storcere il naso, mentre abbassavo lo sguardo per evitare i suoi occhi indagatori.
Mi sentivo così piccola tra le sue braccia, così insicura e dolcemente protetta...
"Cosa mi stai facendo, Malfoy?", mi chiesi, sentendo le sue labbra depositare un semplice bacio contro la mia fronte.
Mi mossi appena contro di lui per sistemarmi e mi resi conto con orrore che le uniche cose che indossavano erano le auto reggenti, le mutande e il reggiseno abbinato.
«Se non abbiamo fatto nulla perché sono mezza nuda?», chiesi con un tono leggermente stridulo e agitato.
«Hai fatto tutto da sola. Dopo neanche cinque sorsi di Firewiscky hai incominciato a dire che volevi farmi vedere il completo che ti aveva regalato la Piattola. Io ho provato a fermarti, ma devo ammettere che ero un po' troppo ubriaco anche io per avere la lucidità di non incoraggiarti...»
«Tu sei vestito, vero?», domandai con gli occhi leggermente fuori dalle orbite, mentre speravo in una sua risposta affermativa.
Lo sentii ridere forte, per poi affondare il viso tra i miei capelli e riemergerne con il fantasma di un sorriso ancora sulle labbra: «Il tuo viso scandalizzato è stupendo!»
Tornò a ridere e io cominciai a sentire le mani prudermi mentre mi chiedevo quando aveva intenzione di rispondermi.
«Allora?», fui costretta a domandargli alla fine.
Vidi comparire sul suo viso uno sguardo malizioso: «Se proprio ci tieni puoi sempre controllare...»
La sue parole mi fecero arrossire come non mai e rimasi a lungo a pensare ad una brillante risposta da rifilargli.
Sfortunatamente ci misi troppo e alla fine fui costretta ad alzarmi dal letto, lanciandogli contro la mia parte di coperta, per cercare di mantenere vivo il mio orgoglio.
Cercai come una pazza i miei vestiti, non trovandoli da nessuna parte, prima di voltarmi verso di lui e di lanciargli uno sguardo assassino.
«Dov'è la mia divisa?», chiesi furiosa.
In quell'istante mi resi conto di esser mezza nuda e di aver offerto a Malfoy la vista del mio completino sexy per tutto quel tempo e diventai ancora più rossa.
Recuperai da terra la sua camicia la indossai con il volto paonazzo e movimenti nervosi.
«L'hai fatta scomparire subito dopo essertela tolta», mi spiegò, osservando le mie mani che mettevano ad uno ad uno i bottoni nelle asole di quella camicia.
«E perché avrei dovuto?»
«E come faccio io a saperlo?»
Gli lanciai uno sguardo assassino e lui mi sorrise, lasciando che i suoi occhi di ghiaccio si sciogliessero solo per qualche istante, trasmettendomi una forte sensazione di tenerezza.
Tornai ad avvicinarmi a lui, animata da una strana emozione all'altezza del petto, che mi fece inginocchiare accanto a lui sul comodo materasso e prendergli il viso tra le mani, prima di prodigarmi a riempirgli le labbra di piccoli baci fugaci.
Lo sentii borbottare qualcosa contro la mia bocca, ma feci finta di nulla e continuai quella mia lenta seduzione improvvisata.
«Mezzosangue, cosa...?»
Soffocai le sue proteste con un bacio più profondo, affondando la lingua all'interno della sua bocca, sentendo una forte scossa all'altezza del ventre e la voglia di cristallizzare quell'istante nel tempo.
Morsi piano le sue labbra, sentendomi potente e così ingenua allo stesso tempo.
Incredibile come con lui avessi sempre la sensazione di essere una bambina inesperta che cerca di attirare l'attenzione di una persona molto più matura.
Sentii il rumore di qualcuno che bussava alla porta e sussultai, lanciando uno sguardo allarmato a Draco, che mi fece segno di nascondermi nel suo armadio.
Seguii il suo consiglio e sentii Malfoy dire con voce scocciata: «Avanti!»
La porta si aprì di colpo e sentii dei passi trafelati.
«Cosa vuoi Pansy?», lo sentii chiedere.
Istintivamente strinsi le mani a pugno e mi morsi forte l'interno guancia, imponendomi di non uscire dall'armadio e di non prendere a schiaffi la Serpeverde che ci aveva interrotti.
«Dray, ti ho svegliato?»
La sua voce da gatta morta mi fece sentire un conato di vomito salire dello stomaco.
«No, ero già sveglio. Cosa vuoi?»
Non sentii nessuna risposta, nessuna parola, così socchiusi appena le ante dell'armadio, vedendo la Parkison avvicinarsi al letto di Malfoy muovendo i fianchi in provocante.
Sbarrai gli occhi, chiedendomi cosa aveva intenzione di fare e se Malfoy glielo avesse lasciato fare, prima di sentire lei parlare a bassa voce: «È da tanto che non passiamo un po' di tempo insieme, mi manchi, sai?»
Non sono gelosa.
Non sono gelosa.
No.
No.
Oh, al diavolo! Lo sono eccome!
Stavo per uscire e prenderla per i capelli per buttarla fuori da quella camera, ma le parole di Malfoy mi fermarono: «Pensavo di avertelo detto chiaramente, Pansy, tra di noi non c'è più quel tipo di rapporto, vai pure a cercarti qualcun'altro».
Sentire il versetto scandalizzato e offeso che emise la Parkinson prima di andarsene sbattendo la porta mi fece ridere di gusto, prima di uscire dal mio nascondiglio e di richiudere le ante alle mie spalle, appoggiandomici poi contro.
Draco puntò subito i suoi occhi su di me, sondando con uno sguardo malizioso le mie gambe quasi interamente scoperte, tranne per le auto reggenti.
Mi fece segno di avvicinarmi e io scossi la testa, sorridendogli però, per fargli capire che non ero arrabbiata.
Ovviamente lui fece quello che proprio non mi aspettavo; uscì di scatto dal letto e cominciò a rincorrermi per la stanza, permettendomi di notare come indossasse solo dei boxer grigi e di poter ammirare il suo fisico asciutto ma tonico che non lasciava certo spazio a pensieri casti.
Alla fine quando mi riuscì ad acciuffare finimmo col cadere entrambi sul materasso del suo letto, ridendo come degli stupidi.
Ci misi parecchio a rendermi conto della posizione sconveniente in cui ci trovavamo e del duro rigonfiamento che sentivo contro la mia coscia.
I nostri sorrisi si spensero all'istante e gli occhi di entrambi si velarono di quella patina maliziosa che ultimamente avevo cominciato a riconoscere come l'avvertimento che i giochi erano finti e che si iniziava a fare sul serio.
Sfiorai il suo naso con il mio, allacciandogli le braccia intorno al collo, mentre mi perdevo nei suoi occhi argentei.
Mi chiesi per svariati secondi se quello che stava succedendo tra di noi fosse giusto, perché per quanto quella sensazione di completezza che non avevo mai provata con nessuno fosse piacevole, cominciavo a temere la forte attrazione che provavo per lui.
Continuavo a pensare al giovane Malfoy incontrato sull'Espresso di Hogwarts e al suo sorriso e non facevo altro che sovrapporre il ricordo di quel viso con quello che in quel momento mi ritrovavo davanti.
«Draco», sussurrai, prima di baciarlo a fior di labbra.
Non passò molto tempo che quella piccola effusione si trasformasse in qualcosa di molto più profondo e passionale.
In un ultimo sprazzo di lucidità mi chiesi se avesse chiuso a chiave la porta di camera sua, ma quel pensiero venne spazzato via nell'istante in cui le sue mani impazienti mi fecero sdraiare meglio sotto di sé e allargassero le mie gambe per potercisi infilare in mezzo.
Sentii le sue dita esplorare attentamente ogni centimetro della mia pelle esposta, prima di spostare il reggiseno di pizzo nero (non mi ero neanche resa conto che mi aveva sfilato la sua camicia) e di avventarsi con le labbra sulla pelle del mio seno.
I gemiti che avevo provato a trattenere fino a quel momento fuoriuscirono dalla mia bocca in modo scandaloso, o almeno questo era quello che pensai, mentre notavo come Draco riuscisse chissà come a trattenere ogni ansito troppo rumoroso.
Quando spostò le mani sulla mia schiena, che inarcai per facilitargli il compito, riuscì con un unico movimento veloce a slacciare il mio reggiseno ed a sfilarmelo, prima di lanciarlo da qualche parte nella stanza.
Tornò a baciarmi in bocca, mentre cominciava a massaggiarmi con le dita esperte i capezzoli fin troppo esposti alle sue attenzioni.
In quell'istante mi feci più temeraria e cominciai a scorrere le mie mani lungo la sua schiena, sentendo i suoi muscoli tendersi e poi rilassarsi al mio passaggio.
Quando raggiunsi il bordo dei suoi boxer sorrisi maliziosa, prima di afferrare con fermezza i suoi glutei sodi e di sentirlo emettere un verso strozzato contro le mie labbra.
Mi sentii potente in quell'istante e spostai le mani sul davanti, percorrendo i pettorali e gli addominali, quando il rumore di qualcuno che bussava mi fece sussultare e voltare il viso verso la porta.
Draco ebbe giusto il tempo di coprirmi con un lenzuolo, prima che Zabini entrasse senza aspettare di essere invitato.
Vidi il Serpeverde appena arrivato sgranare gli occhi alla vista di me e Draco troppo vicini e troppo poco vestiti, prima di scoppiare a ridere.
«Possibile che tutte le volte non abbiate la decenza di chiudere la porta a chiave?», disse tra una risata e l'altra, mentre Draco gli lanciava uno sguardo assassino.
«Se non te ne fossi accorto hai interrotto qualcosa, quindi gradirei che te ne andassi», disse tra i denti Malfoy.
Io intanto mi ero coperta il volto con il lenzuolo, imbarazzata come non mai, mentre speravo che il nuovo arrivato se ne andasse in fretta.
«Mi dispiace, ma pensavo che voleste sapere che Potter sta cercando la nostra cara Granger per tutta la scuola e che rischiavate di essere beccati da lui, invece che dal sottoscritto».
Quelle parole mi fecero sussultare e riemergere dal mio nascondiglio: «C-cosa?», domandai stupita: «Perchè mi sta cercando?»
«Non lo so, ma penso che abbia temuto che quello che sta succedendo qua dentro stesse accadendo, non vedendoti a colazione», spiegò Zabini, raccogliendo da terra il mio reggiseno ed ammirandolo con occhio critico: «Non male, Granger!»
Vidi Draco sporgersi dal letto per prendere dalle mani del suo amico il mio indumento intimo, prima di ringhiargli contro poco educatamente: «Ti vuoi levare dai coglioni?!»
Zabini fece una piccola smorfia offesa: «Dracuccio, come puoi trattarmi così?»
Con quelle parole se ne uscì dalla camera e, appena si chiuse la porta alle spalle, lo sentii ridere sguaiatamente.
Draco tornò a guardarmi con uno sbuffo: «Temo che anche questa volta dovremmo...»
Io annuii, uscendo del tutto dal lenzuolo che mi copriva.
Mi porse il reggiseno e io lo afferrai, indossandolo immediatamente.
Mi chiesi come avrei dovuto fare per recuperare i vestiti, quando lo vidi afferrare da un suo cassetto una cravatta color verde-argento e trasfigurarla in un paio di jeans, che mi passò, prima di recuperare una sua maglietta nera e di passarmela.
Avrei voluto dire qualcosa, ma l'imbarazzo che sentivo mi bloccava.
Trasfigurò anche le scarpe col tacco in un paio di scarpe da ginnastica.
«Grazie», dissi, mentre lo vedevo indossare la sua divisa.
Lo aspettai per uscire dalla stanza e prima che potesse aprire la porta lo afferrai per il braccio, facendolo voltare verso di me e gli stampai un veloce bacio sulle labbra.
Ci sorridemmo, prima di uscire e dirigerci all'entrata del Dormitorio di Serpeverde.



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NOTE (27/06/20):

In questo capitolo l'unico appunto che mi sento di fare è nei confronti della povera Pansy Parkinson, che Hermione descrive come "gatta morta". 

Essendo gelosa Hermione è portata a fare pensieri poco carini che non sono comunque giustificabili.

Pansy non è la cattiva della storia, non è una stronza, non è una troia.

Pansy è una ragazza innamorata, che cerca di attirare l'attenzione del ragazzo che ama con i metodi che ritiene lei opportuni.

Il mio è un appello a tutti e tutte voi che state leggendo: smettiamo di giudicare le ragazze che hanno una vita sessuale più attiva della nostra delle troie. Non sono delle troie, sono delle persone sfaccettate e complicate e adorabili quanto lo può essere chiunque.

Smettiamo di dividere la popolazione femminile in vergini e troie, siamo semplicemente donne, alcune più libere dal tabù del sesso, altre meno, ma non per questo meritiamo di essere giudicate per la nostra vita sessuale, che riguarda noi e noi soltanto.


Mai scommettere col nemico #1 (Dramione)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora