«Dobbiamo dirlo alla McGranitt», dissi con voce ferma e, afferrando con decisione il braccio della Parkinson, cominciai a dirigermi verso l'ufficio della professoressa di Trasfigurazione, trascinandomela dietro per un certo tratto.
«Che cosa?!», esclamò la ragazza dopo pochi secondi, liberandosi dalla mia presa e facendo un paio di passi indietro, come se volesse mantenere le distanze.
Alzai un sopracciglio, stupita dalla sua reazione fulminea ed osservando con attenzione il suo volto.
Aveva i lineamenti del viso tesi, chiaro sintomo di nervosismo, la pelle era più pallida del solito e le pupille degli occhi erano leggermente dilatate da quella che sembrava paura.
Assottigliai lo sguardo, facendo due più due e capendo all'istante che la Parkinson mi stava nascondendo qualcosa di fondamentale.
Che mi avesse mentito?
No, quando aveva parlato di quello che sarebbe successo dopo mezzanotte sembrava sincera e terrorizzata quanto me, ma allora perché non voleva che la McGranitt venisse informata?
In pochi secondi il volto della Serpeverde tornò impassibile, ma si vedeva sulla fronte una piccola ruga di preoccupazione.
Qualcosa non quadrava, ma cosa?
«Che cos'è che non mi hai detto?» le chiesi, scandendo chiaramente le parole e facendole capire quanto fosse scarsa la mia pazienza e che non ero in vena di scherzi.
I suoi occhi si assottigliarono: «Ti ho detto tutto ciò che dovevi sapere».
Quelle parole mi fecero chiaramente capire che stava nascondendo qualcosa e il mio sguardo interrogativo e spazientito le fece affilare ancora di più lo sguardo: «Il fatto che non ci uccideremo a vicenda nelle prossime ore non significa che siamo diventate amiche del cuore e che io sia costretta a parlarti di cose private!» esclamò spazientita.
«E invece dovresti, dato che queste "cose private" ci impediscono di fare ciò che dobbiamo...»
«E perché mai dovremmo avvisare la McGranitt?!»
«Per dirle che siamo in pericolo! Se no come facciamo a prepararci per affrontare le "sagome scure"?!»
Avevo ragione, lo sapevo io e lo sapeva pure lei, eppure ero certa che non sarebbe servito a potarla a confessare dov'era il problema.
Perché era lì, racchiuso da qualche parte, il pezzo del puzzle che avrebbe cambiato del tutto le carte in tavola e che lei non voleva assolutamente dire.
«Non posso, Granger», distolse lo sguardo mentre parlava e capii che la conversazione era ormai ad un'impasse.
Avrei voluto continuare all'infinito a chiederle spiegazioni, magari assumendo il mio tipico atteggiamento e la mia posa con le mani sui fianchi che precedeva una lunga sgridata, ma sapevo che non sarebbe servito a nulla.
L'ultima mia carta da giocare era quella della ragazza comprensiva e non quella aggressiva.
Abbandonai quindi la mia posa rigida e sospirai, allungando una mano e facendo per appoggiarla sulla sua spalla, prima di bloccarmi, certa che non avrebbe gradito.
«Troveremo una soluzione insieme, Parkinson. Se me ne parli possiamo unire le forze e pensare a come risolvere tutto».
Per un istante, uno soltanto, vidi una scintilla di speranza e fiducia nei suoi occhi.
Ebbi giusto il tempo di scorgerla perché subito dopo quella luce era morta.
«Non ho bisogno del tuo aiuto, Granger», il suo sguardo furioso mi stupì e non potei fare a meno di provare compassione per lei.
La Parkinson non mi era mai sembrata così sola e bisognosa d'aiuto, nemmeno durante il nostro incontro avvenuto cinque mattine prima mi era sembrata così impaurita e delusa.
Sì, la Serpeverde era profondamente delusa della sua vita, glielo leggevo in faccia.
Capivo però il suo bisogno di non cedere e lasciar vedere il fianco ferito, perché erano cinque giorni che mi comportavo allo stesso modo con chiunque mi chiedesse di Malfoy e dove fosse finito.
Erano cinque giorni che fingevo la mia solita indifferenza al mondo intero, ma dentro ero sempre più fragile ed insicura.
«Ne hai parlato almeno con un'amica?», le chiesi, sperando che almeno lei avesse trovato il coraggio di dirlo a qualcuno, mentre io mi ero semplicemente barricata nella mia fortezza senza lasciar entrare nessuno al suo interno.
Ero diventata un'isola, alla faccia di Donne (*), c'ero riuscita.
E malgrado avessi odiato la Parkinson per anni, in quel momento trovandomi nella sua stessa situazione di isolamento autoimposto non potevo non sentirmi in un qualche modo vicina a lei.
Avrei voluto che mi parlasse dei suoi problemi, forse per avere la scusa perfetta per scaricare sulle sue spalle anche i miei. Uno scambio equo, insomma.
La leggevo nei suoi occhi, la stessa scintilla di autoconservazione che c'era nei miei, la stessa luce di dolore e preoccupazione.
Mi chiesi se anche lei, come me, fosse preoccupata per Malfoy.
Eppure cinque mattine prima mi aveva sputato addosso tutto l'odio che provava nei confronti del biondo, era possibile che ne fosse lo stesso innamorata?
Oppure stava soffrendo per qualcun altro?
Sul suo volto comparve un'espressione di scherno: «Se anche fosse, sono comunque fatti miei, Granger».
Anche lei era un'isola, proprio come me e, se da una parte ero triste per lei, dall'altra non potevo fare a meno di sentirmi meno sola e felice di aver trovato una mia "simile".
«Abbiamo abbassato la bacchetta di guerra da dieci minuti e già ho voglia di schiantarti, Granger, non tirare la corda».
Ghignai a quella parole, felice che fosse riuscita a riportare la conversazione su argomenti meno pungenti e dolorosi.
«Il sentimento è reciproco, Parkinson, ma rimango comunque dell'idea che dovremmo informare la McGranitt dell'accaduto».
«Io invece penso che non parlerai a nessuno di quello che ti ho detto fino a quando non lo deciderò io».
Aggrottai profondamente le sopracciglia, scandagliando la sua espressione impassibile: «E perché mai dovrei fidarmi, Parkinson?»
Sul viso della Serpeverde comparve un ghigno: «Per lo stesso motivo per cui io mi sono fidata di te, parlandotene; perché non abbiamo nessun'altro».
Le sue parole mi colpirono in pieno viso come un pugno e, prima che potessi ribattere, mi aveva già liquidata con un veloce cenno del capo e se ne era andata.
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Mai scommettere col nemico #1 (Dramione)
Fanfic[STORIA COMPLETA] [Primo libro della serie "Mai scommettere col nemico"] Hermione Jean Granger non aveva mai scommesso nulla in vita sua. Cosa accadrebbe se fosse costretta a scommettere se stessa? E se si ritrovasse nelle mani di Draco Malfoy p...