21. Jealousy and doubts

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Aprii il volume di Erbologia e lo sospinsi verso il centro del tavolo della Biblioteca, mentre afferravo una pergamena pulita, una boccettina d'inchiostro e una piuma.
Iniziai la relazione che ci era stata assegnata dalla professoressa Sprite sui Pugnacio, sporgendomi ogni tanto verso il volume per prendere spunto, ma senza mai copiare le frasi.
Arrivata però a metà della pergamena sospirai.
Per quanto mi impuntassi a voler concludere quel compito era la terza volta che lo iniziavo e come le due precedenti mi perdevo sempre a pensare a Malfoy. In realtà mi sarebbe piaciuto averlo seduto dall'altra parte del banco, così da poter chiacchierare un po' con lui, vederlo sorridere...
No!
Strinsi la presa della mano intorno alla piuma e tornai al compito.
Rilessi le ultime due righe che avevo scritto pochi istanti prima, ma le parole scivolavano nella mia mente senza significato, come se fossero appartenute ad un'altra lingua a me sconosciuta.
Inspirai a fondo e mi imposi una maggiore concentrazione.
Tornai a svolgere il mio compito e per circa una decina di minuti riuscii egregiamente nell'intento, sentendomi fiera di me.
Poi il ricordo delle sue mani che come fuoco sfioravano la mia pelle mi fece posare la penna e portare le mani al viso, coprendomelo.
Che cosa mi stava succedendo? Dannazione, di solito lo studio era la mia oasi di pace, dove potevo concentrarmi su qualcosa che non fosse la mia vita disastrata ed ora...
Cielo! Che cosa mi aveva fatto Malfoy?
E se mi avesse rifilato dell'Amortentia senza che io me ne rendessi conto?
Inorridii a quel pensiero e scossi la testa, portando le mani sul banco e guardando senza vederlo veramente il compito di Erbologia.
Sentii un rumore di passi ed istintivamente mi voltai verso l'ingresso della Biblioteca.
Vidi Demelza Robins con alcuni libri tra le braccia entrare con passo deciso e dopo poco passarmi accanto, mi fece un veloce cenno con il capo ed io ricambiai il saluto.
La vidi scomparire oltre degli scaffali e tornai al mio compito.
Inutile mentire con se stessi; avevo sperato che a varcare quella soglia fosse un'altra persona, magari di sesso maschile, alto un metro e ottantacinque circa, con dei magnetici e freddi occhi grigio-azzurri e delle labbra ben delineate create apposta per baciare ed essere baciate.
Strinsi le labbra e chiusi le mani a pugno, mentre mi intimavo con veemenza di smetterla immediatamente.
Abbassai come un robot programmato il volto verso il compito e tornai a prendere tra le mani la piuma, vergando con la concentrazione ritrovata ancora qualche riga del compito.
La relazione sui Pugnacio doveva essere consegnata entro nove giorni e non potevo permettermi di rimanere indietro in qualsiasi modo rispetto alla mia tabella di marcia.
Girai la pagina del volume davanti a me e vidi poco distante Demelza che si asciugava gli occhi con un fazzoletto bianco.
In quell'istante realizzai che anche lei faceva parte della squadra di Quidditch e che doveva aver saputo di quello che era successo a Katie.
Mi si strinse il cuore e dal nulla mi comparve un groppo in gola.
La mia vita mi stava letteralmente sfuggendo di mano e non mi sembrava di aver abbastanza tempo per trovare una soluzione a tutti i miei problemi.
Al primo posto c'erano Malfoy e quella stupida scommessa che sarebbe ancora durata circa venti giorni e l'ansia di non sapere quale sarebbe stata la prossima mossa di quel biondo Serpeverde.
Poi era il turno di quel braccialetto stregato e il terrore di non sapere il suo significato, insomma, a chi poteva essere indirizzato? Ad una donna forse? Oppure il fatto che fosse un oggetto femminile non c'entrava  nulla e l'obiettivo era un uomo?
Ed infine nella classifica dei miei problemi c'era Ron, con il quale non parlavo, nemmeno del più e del meno, da quelli che mi sembravano secoli interi e che in realtà mi mancava molto.
Tornai a guardare Demelza che, a parte gli occhi arrossati, non lasciava trapelare nessun'altro segno della sua sofferenza e del pianto che l'aveva colta fino a pochi secondi prima.
Mi morsi forte il labbro inferiore, prima di costringermi nuovamente ad abbassare lo sguardo sulla relazione di Erbologia.
Dopo una ventina di minuti riuscii a concludere la pergamena di compito, prima di tirarne fuori un'altra e di ampliare il compito di alcune righe come ogni volta.
Mi stavo perdendo a descrivere nei minimi dettagli le ultime qualità della pianta quando sentii la sedia di fronte alla mia scostarsi e qualcuno che ci si lasciava cadere con uno sbuffo sonoro.
Sorrisi, sapendo perfettamente chi mi stava di fronte.
«Ciao, Ginny», salutai, prima di alzare lo sguardo e di notare come la mia amica sembrasse stremata.
«Ciao», disse, appoggiando i gomiti sul tavolo e lasciando cadere il volto tra le mani: «Sapevo di trovarti qui ed avevo bisogno di sostegno femminile».
«Sostegno femminile?», chiesi, non capendo a cosa si riferisse, mentre rileggevo distrattamente tutta la relazione, gongolando di felicità al voto strepitoso che avrei preso.
«Zabini mi sta alle calcagna come un mastino e non riesco a capire se sia a causa di un filtro d'amore che qualcuno gli ha per sbaglio rifilato o se non abbia nulla di meglio da fare e per questo mi abbia preso di mira come nuovo giocattolo o se sia davvero interessato a me».
Sospirai alle parole di Ginny, mentre posavo i miei volumi e le dedicavo pienamente le mie attenzioni, chiedendomi se fosse il caso di dirle ciò che sapevo.
«Cosa succede ai Serpeverde? Sono stati morsi dalla tarantola dell'amore?»
Risi alle sue parole, perdendomi a pensare al viso di Malfoy e alla promessa che avevo fatto a me stessa la sera precedente.
Sarai mio, Malfoy, tutto mio...
«A proposito di serpi innamorate, non mi hai detto tutti i particolari della notte passata con Malfoy! Su, inizia!»
Una smorfia mi comparve sul viso: «Ma se ti ho già...»
«Eh no, carina, mi hai detto cos'è successo, ma io voglio ogni singolo dettaglio!»
Sospirai: «Cosa vuoi sapere?»
Un luccichio malizioso nelle sue iridi mi fece pentire di averle lasciato la libertà di chiedere ciò che voleva.
«Dunque... Voglio sapere se ti ha detto qualcosa, in che modo ti ha spogliata, quante volte l'avete fatto... ah! Che incantesimo contraccettivo avete usato? Perché ho sentito che ce ne sono più di uno...»
Stavo per risponderle in modo esauriente quando mi bloccai, la gola di colpo secca e un peso insostenibile all'altezza dello stomaco.
«Hermione? Stai bene? Sei pallida...»
Ma sentii le sue parole solo relativamente, nella mia mente continuavo a ripetere due parole: incantesimo contraccettivo, incantesimo contraccettivo, incantesimo contraccettivo, incantesimo contraccettivo...
"Oh, merda!"
Dovevo cercare Malfoy, magari mi ero solo persa quel passaggio, in fondo la sera prima mi sentivo parecchio tra le nuvole per capire al 100% quello che accadeva...
Merlino, dimmi che non sono incinta!
«Herm?»
"Sono troppo giovane, non posso avere un bambino!"
«Hermione!»
Mi riscossi, mettendo a fuoco il viso preoccupato di Ginny e notando poco lontano altri ragazzi che si erano voltati a guardarmi.
Inspirai a fondo, prima di tentare un sorriso, ma l'unica cosa che venne fuori fu una smorfia.
«Tutto bene», ma dalla mia voce stridula e di qualche ottava troppo alta si poteva benissimo capire che non andava affatto tutto bene.
Mi imposi contegno e mi alzai, afferrando le mie cose: «Andiamo in stanza? Ho bisogno di una doccia».
Appena pronunciai quelle parole però me ne pentii; non volevo perdere l'odore di Malfoy sulla mia pelle...
Strinsi le mani a pugno, mentre Ginny mi affiancava e mi diedi della stupida fino all'arrivo alla torre Grifondoro.
«Maltafinocchia», disse Ginny, ignorando la Signora Grassa che tentava di attirare la nostra attenzione con una canzone stonata.
Per tutto il tragitto mi ero mossa come un robot, ogni passo che facevo era un insulto rivolto a me stessa o a Malfoy o a Merlino stesso, e mentre salivo le scale che portavano ai dormitori femminili continuai imperterrita nella mia litania mentale.
Senza fare troppa attenzione a ciò che facevo posai i miei libri e le pergamene sopra il baule ai piedi del letto, prima di bloccarmi lì, in piedi al centro della stanza con lo sguardo perso nel vuoto.
Ero così patetica che gli insulti rivolti a me stessa erano aumentati considerevolmente, mentre quelli a Merlino erano quasi scomparsi.
In fondo che ne poteva lui?
Ero stata io a sbagliare...
«Hermione, dimmi che cos'hai! Che ti ha fatto Malfoy?»
Mi sforzai di concentrarmi su Ginny e finalmente permisi alla mia maschera impassibile di scivolare, mentre stringevo forte le labbra in una linea retta e aggrottavo la fronte.
«C'è un problema», sussurrai con un filo di voce, ma non le permisi di ribattere, muovevo una mano per intimarle silenzio: «Non mi ricordo che Draco abbia usato un incantesimo contraccettivo».
Vidi i grandi occhi scuri di Ginny spalancarsi e le sue labbra tremare: «Sei sicura?»
«No, è questo il problema».
Vidi Ginny annuire in maniera distratta, prima di correre ad abbracciarmi.
Inutile fingere, quello era proprio il contatto di cui avevo bisogno per calmarmi almeno un po'.
«Devi parlare con Malfoy».
«Lo so, appena termina la cena gli parlerò».
Annuimmo entrambe, stringendoci in un abbraccio stritolatore.
Per quanto cercassi di calmarmi il mio cuore continuava a martellarmi nel petto ed ero tremendamente spaventata.
Ma come poco prima mi imposi di avere coraggio, indossai un paio di jeans e un maglione azzurro, lanciando un'occhiata agli abiti trasfigurati da Malfoy, chiedendomi se dovessi farli tornare alla normalità e riportarglieli.
Venni distratta dai miei dubbi dalla voce di Ginny: «Vuoi farti una doccia o...»
«No, andiamo».
Avevo cambiato idea, volevo illudermi ancora di avere l'odore di Malfoy addosso, anche se senza la gonna e quel maglioncino verde mi sentivo come un soldato senza armatura.
Inspirai a fondo, posando la bacchetta nella tasca posteriore dei miei jeans.
Percorremmo il tragitto fino alla Sala Grande con passi misurati, senza dire una parola, ma ogni tanto ci lanciavamo delle brevi occhiate, quasi volessimo assicurarci della presenza dell'altra.
Appena entrammo notai molti sguardi puntarsi su di noi, ma finsi indifferenza, mentre sollevavo il mento con fare superiore e mi sedevo al tavolo rosso-oro.
La mia tattica di difesa mi fece sentire più tranquilla, ora che avevo innalzato un muro tra me e gli altri potevo rilassarmi almeno un po'.
Il fatto di essere forse in dolce attesa mi rendeva più nervosa del solito e quando sentii una mano posarsi sul mio braccio trasalii.
Mi ripresi quando incontrai un paio di occhi azzurri familiari.
«Ciao, Ron», lo salutai, guardandolo incuriosita.
Era da tanto che non parlavamo e notare come la Brown non fosse appesa al suo braccio mi fece sentire istantaneamente meglio.
Quella ragazza proprio non la sopportavo.
«Ciao», il suo tono imbarazzato mi fece preoccupare.
«Tutto bene?», chiesi, gentilmente, mentre avvicinavo il vassoio dell'arrosto e ne prendevo una fetta.
Lo sentii borbottare qualcosa di indefinito e poi i suoi occhi tornarono a fissarsi nei miei: «Tu mi chiedi se va tutto bene?»
Aggrottai le sopracciglia: «Perché non dovrei?»
Il mio tono aspro doveva averlo allarmato o stupito perché lo vidi riscuotersi.
«Herm, dimmi che tra te e Malfoy non c'è nulla e che la sua visita al nostro tavolo a pranzo era solo un brutto, anzi pessimo, scherzo».
Assottigliai lo sguardo, afferrando un vassoio con all'interno verdure al vapore e ne prendevo un po' nel piatto.
«Perché dovrei, Ronald. In fondo ognuno ha il diritto di stare con chi vuole».
Colpito.
«Certo, lo so», disse quasi ringhiando: «Ma perché proprio Malfoy?»
Sospirai: «È come se io ti chiedessi perché la Brown, Ron. Concorderai con me che è una domanda senza senso».
Ignorai i suoi tentativi di dire altro e mangiai quello che avevo nel piatto con grande appetito.
Studiare mi faceva sempre venire fame.
In quell'istante notai un movimento ai lati del mio campo visivo e notai, alzando lo sguardo, Zabini che si dirigeva a passo deciso verso Ginny, seduta proprio davanti a me.
Lanciai uno sguardo alla mia amica, per dirle di girarsi, ma ormai il moro era già arrivato e si era inginocchiato accanto alla piccola di casa Weasley.
«Ginevra, posso parlarti?», chiese Zabini, prendendole una mano e facendola alzare.
La mia amica sembrava troppo sconvolta per poter opporre resistenza.
«Zabini, cosa...?», iniziò Ginny, ma venne interrotta dal ragazzo: «Ti prego, chiamami Blaise».
Che situazione!
Continuavo a lanciare occhiate tra i due, mentre lui sussurrava alla mia amica qualcosa all'orecchio e lei faceva una smorfia piacevolmente stupita.
Aggrottai la fronte, mentre mi rendevo conto che Ron non stava prestando attenzione alla scena davanti ai suoi occhi, ma continuava a guardare me.
Mi voltai verso di lui per fargli notare le grinfie in cui era finita sua sorella, ma le parole del rosso mi impedirono di parlare, mentre una sua mano aveva afferrato il mio braccio: «Ti ha fatto un incantesimo, Herm! Oppure si sta prendendo gioco di te, ma non lo vuoi capire? E poi Lavanda non c'entra, lei non è una Serpeverde o figlia di Mangiamorte! E guarda caso Malfoy è entrambe le cose! Torna in te, Hermione!»
Guardai Ron sconvolta: «Non essere ridicolo, Ronald! Pensi davvero che io sia sotto l'effetto di un incantesimo? Mi ritieni così... ingenua?»
Voltai lo sguardo verso il mio piatto con fare scocciato e deluso.
Sì, Ronald Weasley mi aveva deluso.
«Ginny, cara...», la voce del Serpeverde mi fece alzare lo sguardo e notai come stesse stringendo le mani della mia amica tra le sue.
«Zabini!»
Quel cognome, pronunciato da Harry, sembrava essere un insulto.
Vidi gli occhi della serpe assottigliarsi per il fastidio di esser stato interrotto, di nuovo, mentre Ginny spostava lo sguardo tra i due ragazzi.
Harry si era alzato e con uno sguardo furioso si era messo tra i due: «Vattene», disse e quando ricevette uno sguardo annoiato e per nulla impressionato da Zabini decise di attaccare.
Osservai con un misto di sconcerto e orrore il braccio destro di Harry che si muoveva verso il viso del Serpeverde e dopo due secondi colpire il ragazzo proprio sullo zigomo pronunciato.
Sbarrai gli occhi quando Zabini perse l'equilibrio e cadde a terra e rimasi ancora più sconvolta quando Harry, voltandosi verso Ginny, la baciò.
La Sala Grande sembrava essersi immobilizzata, non una mosca osava ronzare e il primo movimento che notai furono le braccia di Ginny che andarono a circondare il collo del mio amico, prima che applausi e fischi dai tavoli di Grifondoro, Corvonero e Tassorosso si diffondessero, sovrastando le urla di disgusto e protesta dei Serpeverde.
Notai come Zabini, ancora a terra, avesse assottigliato lo sguardo e poi mi stupii a guardare Malfoy, dall'altra parte della sala, che si dirigeva verso l'uscita.
Mi dissi che dovevo raggiungerlo, dovevo parlargli, ma la mia attenzione venne calamitata da una figurina minuta e bionda che dal tavolo di Corvonero si diresse verso Zabini.
Notai con ancora più sconcerto Luna che chiedeva al Serpeverde se stava bene e gli porgeva una mano per alzarsi.
Inutile dire che Zabini evitò il contatto e, una volta in piedi, scomparve in pochi istanti fui dalla Sala Grande, mentre Luna scuoteva la testa rassegnata e tornava al suo posto.
Tutti quegli avvenimenti in pochi istanti mi crearono una gran confusione in testa che si diradò solo quando notai con orrore che Malfoy era ancora in sala e stava parlando con la Parkinson.
In quell'istante vidi rosso, letteralmente, ed ebbi l'impulso di alzarmi e prendere quell'oca per i capelli, allontanandola dal mio...
Strinsi le labbra, rendendomi conto che io non avevo nessun diritto su di lui; non ero nemmeno la sua ragazza, potevo però forse definirmi sua amante?
Forse.
Comunque il modo in cui quel Carlino stava accarezzando il braccio di Malfoy mi fece stringere gli occhi a fessura. 
«Dimmi che Harry non sta baciando mia sorella in questo istante».
Le parole di Ron mi fecero sussultare, ero talmente presa dai miei pensieri che mi ero totalmente dimenticata della sua presenza al mio fianco.
Gli diedi una piccola pacca solidale sulla spalla, mentre non distoglievo lo sguardo da Malfoy che, mentre parlava con la sua promessa sposa, sembrava impenetrabile.
Li vidi discutere e alla fine la Parkinson gli tirò uno schiaffo dritto in faccia.
Una morsa di odio mi fece fremere, mentre mi imponevo di rimanere seduta al mio posto.
Draco disse ancora poche parole e poi se ne andò, lasciando la Serpeverde sconvolta a fissarsi la mano con la quale aveva offeso la guancia di Malfoy, come se non credesse al suo gesto.
La gelosia e la rabbia lasciarono spazio al desiderio di rimanere sola con Draco per parlargli; dovevo assolutamente chiedergli se aveva o no usato l'incantesimo contraccettivo.
Mi alzai, ignorando il mio piatto ancora mezzo pieno, e sorridendo appena alla vista di Harry e Ginny fronte contro fronte che si guardavano sorridendo, corsi dietro a Malfoy.


*****

NOTE (27/06/20):

Non mi sembra di aver trovato temi particolarmente problematici in questo capitolo, ma nel caso voi doveste notare qualcosa, fatemelo notare.

Mai scommettere col nemico #1 (Dramione)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora