20. Cursed bracelet

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Mi fermai quando arrivammo davanti alla sala comune e, una volta detta la parola d'ordine ed esserci sedute sul divanetto davanti al camino sospirai.
In realtà non sapevo nemmeno io il perché del mio sospiro, semplicemente ero felice di trovarmi di nuovo circondata dai colori rosso-oro della mia casa e di non vedere per un po' il verde e l'argento dei Serpeverde...
Inorridii quando ricordai che il maglioncino che aveva trasfigurato per me Malfoy era proprio color verde e gli lanciai un'occhiata scocciata, correggendo mentalmente il mio pensiero e dicendomi che mi ero quasi del tutto liberata dai colori delle Serpi.
«Hermione, perché siamo corse fino a qui come se ci stessero inseguendo dei Troll di montagna imbizzarriti?»
Ridacchiai a quelle parole, chiedendomi se dovessi accennare alla mia amica il "brillante" piano di Malfoy e il motivo per cui aveva evitato che lei e Zabini si baciassero, ma poi mi dissi che dovevo fidarmi di Malfoy.
«Beh, volevo...», feci una piccola pausa, chiedendomi che scusa avrei potuto inventare, prima di ricevere un'illuminazione e di continuare: «... chiederti come ti è andata la festa di Lumacorno; ti sei divertita?»
Gli occhi di Ginny da perplessi si fecero taglienti e capii all'istante di aver sbagliato domanda.
Accidenti!
«A parte il fatto che mi hai lasciata sola con Harry per praticamente tutta la serata, che mentre tu e Malfoy ballavate tranquillamente io ero costretta a parlare di Quidditch per tenere viva una conversazione con Il-Bambino-Che-Rischia-Di-Non-Sopravvivere-Alla-Mia-Ira e che da quando tu e quella Serpe ve ne siete andati Harry non faceva altro che chiedermi se sapessi dove foste finiti e se conoscessi qualcosa in più su quello che c'era tra di voi, tutto a meraviglia! Ah, per non nominare l'imbarazzo, naturalmente, quando una volta tornati qui, in sala comune, Harry mi ha dato una pacca sulla spalla per augurarmi la buona notte, mentre io mi ero sporta per abbracciarlo! Sai, tutto sommato è stata una serata particolarmente piacevole»
Il tono aspro con cui aveva sottolineato l'ultima parola fece scomparire il sorrisino che mi era comparso al sentire il modo in cui aveva nominato il mio amico e di tutte le scene buffe che mi ero persa con loro due come protagonisti.
«Mi dispiace, Ginny», dissi, sperando con quelle parole di veder tornare sul volto della mi amica il tipico sorriso solare che vedevo sempre addolcirle le labbra.
«Eh, no, cara! Non te la caverai con un "Mi dispiace" questa volta. Ora mi racconterai per filo e per segno cos'è successo ieri sera con Malfoy, e vedi di tirare fuori qualche particolare piccate, chiaro?»
Eccola, quella era la mia amica.
Risi delle sue parole, prima di guardarmi intorno, in cerca di qualche pettegola troppo vicina da cui proteggersi.
Solo in quell'istante notai gli occhi di praticamente tutti i ragazzi di Grifondoro puntati su di me e su Ginny.
Tutta quell'attenzione mi fece aggrottare le sopracciglia per il disappunto.
E ora come facevo a raccontare tutto a Ginny?
«Prefetto Granger! Posso chiederle di rilasciarmi un'intervista?», chiese un fin troppo allegro Colin Canon, con la fedele macchina fotografica al collo e un block-notes in mano, mentre tirava fuori dalla tasca una penna.
«Un'intervista?!»
In tutti questi anni Canon era sempre girato intorno ad Harry, pronto a fargli foto per ogni singola azione e spesso mi ero chiesta come il mio amico facesse a sopportare quella piccola peste bionda ed in quel momento mi posi quella domanda ancora una volta.
«Certo. Un'intervista», annuì con forza il ragazzo, mentre notavo la calca di studenti Grifondoro farsi più vicina al nostro terzetto.
«Ma a quale proposito?»
La mia domanda sembrò cogliere Colin di sprovvista, dato che mi guardò con gli occhi sbarrati e le labbra socchiuse per lo stupore, prima di riprendersi e di muoversi a disagio da un piede ad un altro.
«A quale? Mi sembra logico! A proposito della sua relazione con il prefetto Malfoy!»
Percepii chiaramente un silenzio di tomba circondare l'intera sala comune, mentre io non distoglievo lo sguardo da Colin, cercando di mantenermi impassibile, quando in realtà sarei voluta arrossire fino alla punta dei capelli ed esplodere in una sequenza di rimproveri per fare capire al ragazzo che le sue attenzioni non erano nient'affatto gradite.
Riuscii a prendere un profondo respiro per calmarmi e stavo per mandare dolcemente a quel paese Canon, quando la voce bassa e sibilante di Ginny mi precedette: «Colin, non vorrai che vada in giro a raccontare della tua cotta più che esagerata per Calì, vero?»
Nessuno oltre a noi tre sentì le parole della mia amica e potei notare - con  una nota di soddisfazione, che quasi non riconoscevo - il viso già pallido di Colin sbiancare ulteriormente.
L'istante dopo il ragazzo era fuggito in ritirata e io guardavo Ginny con tutta l'ammirazione che mi era possibile: «Sei stata grande!», le dissi.
Lei sorrise: «Andiamo a cercare un posto tranquillo dove tu possa svuotare il sacco senza che qualcuno ci senta, Herm».
Risi alle sue parole, prima che ci alzassimo e uscissimo dalla sala comune, dove il silenzio dei corridoi ci accolse.
Raggiungemmo un piccolo cortiletto interno della scuola, dove pochi ragazzi stavano passeggiando e io mi accomodai su una panchina in pietra, ghiacciata, facendo segno alla mia amica di tenermi compagnia.
«Spara», mi disse, avvolgendosi maggiormente nel suo mantello e io la invidiai, rendendomi conto di aver ancora solo quel maglioncino verde addosso.
«Non so da dove iniziare», ammisi, cercando un modo per abbassare quella gonna e di cercare sollievo contro il freddo.
«Prova dall'inizio».
A quella parole un piccolo ghigno mi comparve in volto: «Beh, tutto è iniziato quando ci siamo baciati dietro ad una delle tende nella stanza e lui faceva l'arrogante, direi. Sì, è stato per questo che poi l'ho portato in bagno e...»
Le facce sconvolte e maliziose di Ginny mi fecero perdere il filo del discorso molte volte, mentre le raccontavo della notte indimenticabile che avevo appena trascorso con Malfoy e di come mi ero sentita unica tra le sue braccia.
«Oddio, Herm! Ma allora fai sul serio con lui!»
Io aggrottai le sopracciglia a quella parole, prima di annuire: «Ginny, temo di essermi innamorata per davvero questa volta».
La mia ammissione la fece sussultare, ma non perse il suo sangue freddo e annuì, afferrandomi la mano.
«Spero per lui che non ti faccia soffrire se no se la dovrà vedere con me».
Sorrisi alle sue parole, gettandomi tra le sue braccia e stringendola tra le mie.
Era bello sapere che qualsiasi cosa fosse successa avevo Ginny a sostenermi.
«Ginevra! Ti ho cercata ovunque!»
La voce di Blaise Zabini interruppe quel momento tra amiche e avrei voluto picchiarlo ma, quando mi voltai, rimasi sconvolta e senza parole.
Il Serpeverde aveva in mano un mazzo di rose rosse che porse con un inchino galante alla mia amica, facendole un occhiolino con un sorrisino malizioso sulle labbra.
«Zabini, sono stupende! Grazie!»
L'espressione di felicità sul viso della mia amica mi fece aggrottare le sopracciglia e storcere il naso. Dovevo assolutamente parlare con Malfoy; il piano non stava andando come doveva.
«Hermione, Ginevra! Che piacere vedervi! Alla fine ieri sera vi siete divertite?», la voce delicata di Luna mi rese all'improvviso di buon umore, mentre vedevo spuntare la sua figura esile e delicata da dietro il metro e novanta di Zabini, che la fissava con una smorfia.
Povero, era stato interrotto nuovamente durante il suo tentativo di conquista.
«Oh, ma che belle rose!», esclamò Luna, avvicinandosi per annusarne l'odore, quando all'improvviso sbarrò gli occhi: «Lo sapete che i fiori in questo periodo attirano le Piastelle
Tutti e tre, compreso il Serpeverde, lanciammo uno sguardo perplesso alla Corvonero, che con quella luce sembrava avere i capelli bianchi e non biondi.
«Pia-che?», chiese Zabini, voltandosi del tutto verso Luna, che lo ricambiò con un sorriso smagliante.
Lei adorava quando qualcuno le chiedeva di quale starna creature stesse parlando, sfortunatamente per me lo sapevo fin troppo bene, dato che un tempo avevo trovato insopportabile il fatto che la Corvonero parlasse in continuazione di cose che io ignoravo. Dopo un paio di volte che mi aveva riempita di informazioni inutili - a mio parere - ci avevo fatto l'abitudine e avevo smesso di fare domande.
«Oh, non sai cosa sono le Piastelle?»
A quel punto io e Ginny, che sapevamo perfettamente come sarebbe andato a finire il discorso, facemmo finta di niente ed incominciammo ad indietreggiare verso il corridoio più vicino, mentre un ignaro Zabini, prestava fin troppa attenzione alle parole della Corvonero, tanto da porgerle ulteriori domande di chiarimento.
«Fuggiamo?», chiese Ginny.
«Altroché!»
Dopo dieci minuti eravamo al sicuro che passeggiavamo lungo un corridoio deserto, mentre io mi rendevo conto di non aver pensato allo studio per nemmeno un secondo e mi sentivo in colpa per aver così trascurato i miei doveri di studentessa modello, Ginny interruppe il corso dei miei pensieri: «È stato un gesto carino da parte di Zabini, perché Harry non segue da lui delle lezioni di buone maniere?», chiese con tono, leggermente aspro, mentre annusava l'odore delle rose e se le portava al petto.
«Di sicuro Zabini ha in mente qualcosa», dissi, sperando che la mia amica mi desse retta senza fare troppe domande.
«Allo stesso modo in cui io penso che Malfoy abbia in mente qualcosa, se no non sarebbe così dolce e zuccheroso con te, eppure tu continui a fidarti di lui o sbaglio?»
Colpita ed affondata.
Abbassai lo sguardo, storcendo le labbra, mentre ripensavo a tutte le volte che ero stata con Malfoy nell'ultimo periodo, rendendomi conto di aver perso il conto di tutti i nostri incontri.
«No, non sbagli», ammisi sospirando, prima di ricordarmi della promessa che avevo fatto a me stessa quella notte e di decidere di chiedere aiuto alla mia amica: «Ginny? Devi aiutarmi».
La vidi annuire, titubante, mentre con lo sguardo mi domandava silenziosamente in cosa potesse essermi utile.
«Devi aiutarmi a far innamorare Malfoy di me!»
I suoi occhi scuri quanto i miei si spalancarono ancora di più a quelle parole, prima che un ghignetto malefico comparisse sulle sue labbra: «Non sarà troppo complicato in fondo se è sincero quando ti guarda in quel modo da: "Sto per saltarti addosso e strapparti i vestiti" siamo ad un buon punto!»
Mi fece l'occhiolino ed io risi delle sue parole.
Stavamo per dirigerci verso la sala comune per sederci un po' a chiacchierare prima di pranzo, quando la nostra attenzione fu attirata da un gruppo consistente di ragazzi che intasavano un corridoio del secondo piano.
«Ma cosa sta succedendo?», chiese Ginny, alzandosi sulle punte dei piedi per guardare oltre le teste dei ragazzi più grandi.
Non riuscimmo a vedere la scena, ma riuscimmo a sentire chiaramente una voce alterata dal terrore: «Aiuto! Chiamate aiuto, maledizione!»
Sussultai a quelle parole, mentre mi facevo spazio tra i ragazzi fino a ritrovarmi davanti Katie Bell a terra che  si agitava tra urla e gemiti di dolore.
Rimasi sconvolta con gli occhi sbarrati, mentre sentivo il sangue freddo che raramente avevo avuto, ma che in situazione di pericolo compariva sempre, mentre guardavo l'amica di Katie con sguardo serio.
Prima di chiederle informazioni, mi voltai verso Ginny: «Vai a cercare qualcuno!»
Non se lo fece ripetere e corse via alla velocità della luce.
Tornai a concentrarmi su quella ragazza di cui non ricordavo il nome: «Cos'è successo?»
«Katie... io gliel'avevo detto! Ma n-non mi ha voluto ascoltare! Eravamo andate a-a fare un veloce giro ad Hogsmade... siamo entrate ai "Tre M-manici di Scopa" per bere una Burrobirra. Quando è tor-tornata dal bagno Katie aveva un pacchetto e continuava a dire c-che doveva consegnarlo a tutti i costi, ma non voleva dirmi a chi... era strana e-e quando siamo arrivate q-qui ha detto di essere troppo curiosa e di voler da-dare un'occhiata al contenuto... quando ha preso in mano quel bracciale... Merlino!»
I miei occhi si posarono sull'oggetto nominato dalla ragazza e notai parecchi ragazzi troppo vicini a quell'oggetto. Mi alzai e dissi a tutti di allontanarsi di qualche passo e di non toccare il braccialetto se non volevano fare la fine di Katie.
Fortunatamente in quell'istante arrivò una trafelata professoressa McGranitt, intorno alla quale si muovevano gli orli del suo mantello. Subito dietro di lei c'era Ginny, con gli occhi sbarrati dall'orrore.
La donna si portò la mano a coprirle la bocca, mentre gli occhi si aprivano in maniera preoccupante: «Leanne», disse, rivolto alla ragazza seduta accanto a Katie: «Cos'è successo?»
Sarei potuta rimanere a sentire nuovamente la storia, ma la mano salda di Ginny mi afferrò per il braccio, costringendomi ad uscire dalla calca di gente.
«Katie sta bene?»
A quelle parole realizzai che per la mia amica doveva essere un brutto colpo, essendo Katie Bell una delle ragazze, oltre a lei, a giocare nella squadra di Quidditch di Grifondoro.
«Non lo so, continuava a contorcersi... lo vedi quel braccialetto?», le indicai il gioiello, ancora a terra, proprio mentre la professoressa McGranitt lo faceva lievitare con un incantesimo e lo riponeva nuovamente tra la carta in cui era stato avvolto: «Probabilmente è stato stregato, magia oscura, e quando Katie l'ha toccato... beh...»
Non trovai altre parole da dire, mentre Ginny mi coinvolgeva in un forte abbraccio.
La consolai come potei, accarezzandole i capelli e sussurrandole che tutto si sarebbe sistemato.
Sentendo la campana di Hogwarts scoccare mezzogiorno decisi di portare la mia amica fino alla Sala Grande, lontano da quel corridoio del secondo piano, nel vano tentativo di tranquillizzarla.
Ginny però era sempre stata una ragazza forte e arrivata al piano terra aveva perso il pallore che l'aveva sbiancata dopo aver visto Katie Bell a terra ed era tornata ad essere lei stessa, anche se ancora scossa.
Io non conoscevo Katie, ma potevo dire di essere ugualmente sconvolta dall'accaduto. Continuavo a chiedermi chi potesse aver fatto una cosa del genere, ma continuavo a non capire il motivo di un comportamento simile da parte di uno studente, inoltre poteva anche darsi che fosse stato qualcuno fuori dalle mura della scuola a consegnare quel braccialetto a Katie.
Giunta in Sala Grande, notai molti ragazzi parlare in modo concitato tra di loro, con guardi di sconcerto e paura.
Non mi ci volle molto per capire che l'accaduto era già sulla bocca di tutti e per un solo istante provai una sorta di sollievo al pensiero che per una volta la gente non stesse spettegolando su me e Malfoy. L'istante dopo mi stavo già sgridando per la mia stupidità e leggerezza in una situazione così delicata.
Harry ci venne incontro: «Avete saputo?» disse, guardando Ginny con gli occhi verdi pieni di stupore.
Io annuii: «Abbiamo addirittura assistito».
«Davvero? Raccontami tutto!»
Mi si strinse il cuore, quando Harry, notando la sofferenza della più piccola di casa Weasley, le passò un braccio sulle spalle e la accompagnò fino al tavolo di Grifondoro.
Dopo aver esposto in modo piuttosto esauriente la questione ad Harry e ad un, per una volta attento a ciò che lo circondava, Ron, mi sentii svuotata da tutte le emozioni.
Mi sentivo strana, continuavo a pensare a com'era potuto accadere e a cosa avrei fatto se fosse successo a qualcuno importante per me.
Lanciai un'occhiata a Ginny.
Se fosse successo a lei sarei andata fuori di testa probabilmente.
Ero persa nei miei pensieri quando una sensazione non ben definita mi fece voltare verso l'ingresso della Sala Grande.
Incontrai un paio di occhi grigi e vidi il proprietario dirigersi con passo sicuro verso di me.

«A pranzo mangi tu al mio tavolo?»
«Vedremo»

Mi irrigidii per un istante, chiedendomi se avesse preso le mie parole come un vero invito e, mentre vedevo Malfoy sedersi accanto a me, capii che era un sì.
Quando gli avevo posto quella domanda mi aveva creduto.
Ignorai tutti gli occhi - piuttosto ostili - che ci lanciavano i miei compagni Grifondoro e quelli stupiti di altre case, ma soprattutto finsi di non vedere gli occhi sbarrati di Ron che lanciava ogni tanto occhiate interrogative ad Harry e Ginny, come a voler ricevere una conferma che quello che stava vedendo fosse reale e non frutto della sua immaginazione.
Lasciai tutti quegli occhi fuori da quella bolla in cui ero stata circondata quando Malfoy mi aveva raggiunta.
«Ho saputo», disse semplicemente, prima di sporgersi verso di me per darmi conforto ma, prima che potesse fare qualsiasi movimento, lo anticipai gettandomi tra le sue braccia e stringendolo a me.
«Lo sai che questa mattina quando ti avevo chiesto di mangiare qui scherzavo, vero?»
Lo sentii ridacchiare: «Certo, ma ero troppo curioso di vedere la faccia dei tuoi cari amici se mi fossi accomodato qui, al tuo fianco, per pranzo».
Rimanemmo in silenzio per alcuni istanti, prima che io allentassi un poco la presa.
«Non ti preoccupare, da questa sera torna tutto come prima, nessuna gita in tavoli di diverse case. Non vorrei che l'imbarazzo ti uccidesse».
Alle parole di Malfoy gli tirai scherzosamente un pugno sul braccio facendolo ridacchiare: «Manesca come al solito vedo».
Sbuffai alle sue parole, tentando di rimanere più impassibile possibile per non dargli la soddisfazione di vedermi infastidita dal suo malcelato insulto.
«Fingerò di non aver sentito»
«Vuoi forse dirmi che non è vero?», sussurrò contro il mio orecchio, mordendomi la pelle appena sotto la tempia: «Mi sto sinceramente chiedendo se ti diverti a farmi del male...»
«Se anche fosse...», iniziai, ma venni interrotta dalle sue parole sussurrate contro la mia pelle: «Anche se i segni che ho sulla schiena da ieri sera sono una prova abbastanza schiacciante».
Ghignai a quelle parole, pensando a quando mi ero aggrappata alla sue schiena per averlo più vicino di quanto già non fosse.
«Ti stai lamentando, Malfoy?»
La sua occhiata maliziosa mi rispose piuttosto chiaramente, mentre afferrava un piatto e cominciava a mangiare, tenendomi per mano.
Apprezzai il suo tentativo di distrarmi da ciò che era accaduto a Katie Bell e sorrisi.
Quella volta toccò a me mangiare con la mano sinistra per non interrompere il contatto tra le nostre mani.




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n.d.a: Le Piastelle me le sono inventate! xD
n.d.a: Nel libro: "Harry Potter e il Principe Mezzosangue" è una collana maledetta a dover consegnare Katie Bell, io ho cambiato solo l'oggetto ma il suo scopo è lo stesso!


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NOTE (27/06/20):

Non mi sembra di aver trovato temi particolarmente problematici in questo capitolo, ma nel caso voi doveste notare qualcosa, fatemelo notare.

Mai scommettere col nemico #1 (Dramione)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora