L'uomo incappucciato irrigidì le spalle, ma non reagì in nessun altro modo davanti all'evidente minaccia che costituiva la mia bacchetta.
Per alcuni istanti, che mi sembrarono dilatarsi all'infinito, rimasi lì immobile a fissare la schiena che avevo di fronte, pensando a cosa sarebbe stato meglio fare.
Schiantarlo? Chiedergli chi fosse? Portarlo dal Preside?
Beh, sicuramente sarebbe stato più utile prima chiedergli il nome e poi dopo Schiantarlo...
Aumentai la stretta intorno alla bacchetta, sentendo chiaramente l'adrenalina scorrermi nelle vene e le mani sudate per l'agitazione.
Presi un profondo respiro e spinsi la punta del mio legno maggiormente contro il tessuto pregiato di quel mantello scuro.
«Chi sei?», chiesi con voce ferma, complimentandomi con me stessa per il sangue freddo che stavo dimostrando.
E se fosse un Mangiamorte? È questa una delle "sagome scure" a cui si riferiva la profezia della Cooman? O la minaccia sarebbe stata un'altra?
Un forte clangore che non riuscii a identificare mi fece perdere la concentrazione per un solo istante, ma questo bastò all'uomo per voltarsi verso di me e sfoderare la sua bacchetta contro di me.
Nel farlo il cappuccio gli scivolò dalla testa, lasciando scoperto il suo volto.
«Draco?»
Quasi mi cadde la bacchetta per la sorpresa, mentre mi chiedevo che cosa diavolo ci facesse Malfoy in giro per il castello alle undici passate di notte con quello stupido mantello a coprirgli il volto, quando tutti pensavano che fosse a casa sua per questioni di famiglia.
E nel giro due istanti la sorpresa lasciò lo spazio alla rabbia: perché diavolo se ne era andato senza dirmi nulla? Non mi aveva neanche lasciato un biglietto dicendomi che sarebbe stato via a lungo o che non c'era nulla di cui preoccuparsi e che presto sarebbe tornato!
Senza lasciare la bacchetta, anzi, puntandola minacciosamente contro il suo petto ancora coperto dal mantello gli lanciai uno sguardo che avrebbe potuto facilmente ucciderlo: «Dove diavolo sei stato tutto questo tempo?»
Sul viso di Malfoy, rischiarato dalla luce delle torce comparve uno di quei suoi soliti ghigni che mi facevano venir voglia di prenderlo a schiaffi e di baciarlo allo stesso tempo: «Ti sono mancato, Granger?»
Cosa potevo rispondere a quello stupido furetto? Che non avevo fatto altro che pensare a lui negli ultimi cinque giorni? Che l'avevo sognato ogni singola notte? Che mi ero preoccupata e che addirittura avevo chiesto a Zabini di darmi qualche informazione in più rispetto a ciò che mi aveva lasciato lui (cioè nulla)?
Rimasi a lungo a valutare le mie numerose possibilità di risposta, perdendomi ad osservare attentamente il suo viso e notando come le occhiaie sotto i suoi occhi fossero aumentate in modo impressionante e la pelle sul suo volto sembrasse più tirata del solito.
Cosa diavolo gli era successo?
Avrei voluto chiedergli se stesse bene, dato che la sua carnagione non era mai stata così chiara, ma mi trattenni, temendo che non avrebbe apprezzato la domanda.
«Dove sei stato?», chiesi semplicemente, allentando la presa intorno alla bacchetta per poi abbassare del tutto il braccio.
Lui invece non abbassò la guardia ed il suo comportamento mi fece aggrottare ulteriormente la fronte.
Cosa stava succedendo? Perché era così teso?
Evitò per lunghi istanti il mio sguardo, osservandomi il volto, il corpo, i capelli, ogni mio singolo particolare, tranne gli occhi.
Quando notai che stava fissando la mia bocca sentii il mio battito cardiaco accelerare in modo preoccupante, tanto che temetti una tachicardia.
Strinsi forte le mani a pugno per non cedere alla tentazione di correre da lui e di abbracciarlo, aspettando che mi rispondesse.
Quando però il suo sguardo incontrò il mio ci lessi tutto ciò che volevo sapere: mancanza, bisogno, disperazione, desiderio, preoccupazione e impazienza.
Rinfoderò la bacchetta ad una velocità impressionante per poi cancellare quel metro scarso che ci divideva ed afferrarmi tra le sue braccia, quelle stesse braccia che avevo desiderato intorno a me per giorni, e baciarmi con forza con quelle labbra che avevo sognato, notte dopo notte.
La disperazione si trasformò presto in una dolcezza infinita che ebbe il potere di cancellare quei cinque giorni di angoscia all'istante.
Mi sciolsi tra le sue braccia, affondando le dita tra i suoi capelli per tenerlo vicino a me e per sentire la magnifica consistenza di quelle morbide ciocche tra le mie dita.
«Non andartene più», mormorai contro le sue labbra, stupendo me stessa per quella confessione così intima, mentre incontravo i suoi stupendi occhi grigio-azzurri e mi ci perdevo come ogni volta, sperando di non riuscire più ad uscire dall'incanto di quelle iridi e, allo stesso tempo, temendo di soffrire quando mi avrebbe scacciata da quel regno di ghiaccio bollente che era il suo sguardo.
Fece scontrare lentamente il suo naso contro il mio, mentre un sorriso timido e dolce spuntava sulle sue labbra leggermente gonfie per il bacio che ci eravamo appena scambiati.
«Anche tu mi sei mancata, Granger».
Ci perdemmo nuovamente in piccoli baci che, uno dopo l'altro, si rincorrevano sulle nostre labbra come fiocchi di neve che scivolavano sospinti dal vento fino a sfiorare il suolo.
Le sue mani mi strinsero con forza all'altezza della vita, accarezzandomi piano, prima di scivolare sotto il maglioncino pesante che avevo indossato quella mattina.
Aveva le dita ghiacciate e, a contatto con la mia pelle bollente, brividi d'aspettativa cominciarono a nascere ed a diradarsi ovunque nel mio corpo.
«Draco», sussurrai, allontanando il suo volto dal mio per poter scrutare attentamente il suo volto.
Passai in punta di dita sulle sue occhiaie marcate, per poi sfiorare gli zigomi dove la pelle parevano più tirata e pallida del solito.
«Cosa ti è successo? Stai bene?», chiesi, continuando ad accarezzare il suo viso: «Sei pallido».
Malfoy sospirò pesantemente: «Sono solo stanco».
Annuii, anche se vedevo nei suoi occhii che era più circospetto del solito.
Cosa mi nascondi?
Pensai, rendendomi conto che ultimamente molte persone non mi dicevano totalmente ciò che volevo sapere.
Prima di tutti Pansy.
«La prossima volta che decidi di scomparire dalla circolazione per giorni mi faresti la cortesia di informarmi in anticipo?»
Nei suoi occhi guizzò per un istante una scintilla di divertimento: «Non mi ricordo nulla di quella sera. Blaise aveva drogato quella bottiglia con una sostanza abbastanza potente da stendermi...», un suo dito afferrò con delicatezza uno dei miei crespi ricci, arrotolandoselo tra le falangi: «Questa volta tocca a me chiederti quante cose imbarazzanti ho detto».
Sorrisi alle sue parole, ricordando le sue domande imbarazzanti e le risposte che ero riuscita ad ottenere.
«Hai fatto uno spogliarello per me», sussurrai, arrossendo al ricordo.
«Davvero? Beh, ero in debito, anche tu ne hai fatto uno per me. E poi?»
«Hai detto che...»
Ed ora? Potevo dirgli che aveva ammesso di essere geloso di me e che mi trovava bella ed eccitante? E se si fosse chiuso a riccio come ogni volta che venivano tirati in ballo nuovi sentimenti? E se...
«Che cos'ho detto di così sconvolgente?», chiese e nella sua voce percepii chiaramente il suo timore di aver confessato qualcosa di troppo.
Scossi lentamente la testa, come per rassicurarlo e poi gli sorrisi: «Hai detto che sono bella e che sei geloso».
Sulle sue labbra comparve uno dei suoi soliti ghigni: «Sei mia Granger, è ovvio che io sia geloso e, a proposito di questo, vedi di non far avvicinare troppo i tuoi amici straccioni, se no rischiano uno Schiantesimo».
Risi di gusto a quelle parole ricordando quanto fosse stato bello sentirgli dire che anche lui era mio, ma evitando di fargli sapere quella sua piccola confessione.
Dopo pochi secondi si unì anche lui al mio scoppio di allegria e ci ritrovammo entrambi a ridere, ancora stretti l'uno all'altro.
Il rumore di una porta che veniva aperta violentemente ci fece zittire di colpo mentre, entrambi ci giravamo verso la direzione dalla quale era giunto il suono.
«Ma che diavolo...?», cominciai a dire, prima che la mano di Malfoy si stringesse con fermezza intorno ad un mio polso e incominciasse a trascinarmi il più lontano possibile da dove era arrivato il rumore.
«Dobbiamo andarcene, non siamo al sicuro qui», disse con tono sommesso il Serpeverde, trascinandomi poco galantemente attraverso i corridoi e un paio di rampe, prima di chiudere entrambi all'interno di una vecchia aula in disuso.
«Anche a te Pansy ha parlato della profezia?», chiesi stupita, non capendo come facesse a sapere che presto avrebbe marciato verso Hogwarts un esercito di "sagome scure".
«Che profezia?», domandò lui di rimando, mentre lanciava alcuni incantesimi alla porta in modo che nessuno dall'esterno potesse aprirla.
«Se Pansy non ti ha parlato della profezia, come fai a sapere che siamo in pericolo?»
L'unico tassello mancante di quel puzzle che avevo costruito pezzo dopo pezzo stava per essere svelato, ne ero certa.
L'unico problema era che già temevo quale fosse la soluzione.
Merlino, ti prego, no.
Pensai, osservando la schiena di Malfoy mentre ancora fissava la porta e, all'improvviso, mi resi conto che, anche se avessi pregato Dio ed ogni Santo esistente, non avrebbero potuto cambiare ciò a cui ero giunta per logica.
Sfoderai nuovamente la bacchetta e la puntai contro di lui: «Come fai a saperlo, Malfoy?», chiesi, cercando di non lasciar trapelare dalla mia voce l'angoscia e il forte dolore al petto che la tremenda situazione in cui ero finita mi provocava.
Il Serpeverde si voltò e, ritrovandosi la mia bacchetta contro, sbarrò all'istante gli occhi: «Che cosa ti è preso, Granger?»
Assottigliai lo sguardo, sforzando la mano a rimanere ferma.
Non doveva tremare, per nessun motivo al mondo.
«Come fai a sapere che siamo in pericolo, Malfoy?», domandai nuovamente, certa che parte della sofferenza che stavo provando fosse ampiamente visibile sul mio volto.
Non lui, non lui, ti prego...
«Abbassa la bacchetta, Granger», disse, gli occhi cauti e le mani alzate, come se volesse avvicinare una fiera in gabbia.
«Dimmelo!», esclamai, sentendo ogni singolo centimetro di pelle ricoperto dal sudore freddo e all'altezza dello stomaco un nodo stretto.
«Non è come pensi», sussurrò, piano, scandendo una parola dopo l'altra.
«Ah, no? E allora com'è?», chiesi in tono ironico con la voce che tendeva all'isteria.
«Abbassa la...»
«No! Non l'abbasso finché non mi dici che cosa diavolo sta succedendo!»
Con un gesto fulmineo tirò anche lui fuori la bacchetta, senza che io me ne rendessi pienamente conto, o forse gliel'avevo lasciato fare? Non ne avevo idea, l'unica cosa che sapevo con chiarezza era che il mio cuore si stava spezzando.
«Non farlo, Granger» disse, come una sorta di avvertimento.
«Fare cosa?» dissi, non capendo dove volesse andare a parare.
«Giudicarmi».
Sbarrai ulteriormente gli occhi a quelle parole: «Sei tu che mi costringi a farlo».
Lui scosse la testa: «Hai fatto tutto da sola».
Ero confusa dalle sue parole, ma qualcosa dentro di me, quella vocina della ragione che ancora non era stata sopraffatta anch'essa dall'amore verso Malfoy, mi disse di non abbassare la guardia e per una volta le diedi retta.
«Sei tu che non mi stai dando nessuna spiegazione», lo accusai.
Draco distolse lo sguardo, per poi puntare nuovamente le sue iridi nelle mie: «Non posso, Granger. Non è sicuro».
«Che cosa vuol dire che non puoi?», chiesi, non perdendomi la sua espressione affranta: «Non ti fidi di me?»
La mia seconda domanda lo colse impreparato e lo vidi sussultare, prima che abbassasse di colpo la bacchetta e avanzasse verso di me.
Fui colta da un forte de j'à vu, mentre prendeva il mio viso tra le mani e ad un centimetro dalle labbra mi sussurrava: «Non sei tu il problema, Granger. Non ti dimenticare che, se fosse per me, molte cose andrebbero diversamente».
«Qual è allora il problema?», chiesi sentendo una lacrima traditrice scivolare maldestramente lungo la mia guancia.
La sua fronte si appoggiò delicatamente contro la mia, mentre le sue mani andarono agli alarmari del mantello per aprirlo e sfilarlo, per poi appoggiarlo sulla cattedra impolverata accanto a noi.
Porse il braccio sinistro verso di me e, con una lentezza estenuante sollevò la manica nera della camicia che indossava.
Quel braccio, che avevo visto nudo e bianco sei sere prima ora era trasfigurato dal Marchio Nero.
«Questo è il problema, Granger».
Avevo il respiro bloccato in gola e gli occhi colmi di lacrime che avrei fatto di tutto pur di non versare. Il mio peggiore incubo si era avverato ed era di fronte a me, bello come solo il peccato poteva essere e doloroso come l'amore più puro.
Morsi con forza il labbro inferiore stringendo le mani a pugno e sentendo chiaramente le mie unghie ferire i palmi.
Inspirai a fondo, cercando di ignorare il groppo in gola e distogliendo lo sguardo.
Sentivo il suo respiro, sembrava affannato e strozzato a causa di una lunga corsa, sapevo che mi stava fissando, sentivo i suoi occhi su di me, ma non riuscivo ad alzare lo sguardo.
Non sarei riuscita a guardarlo negli occhi senza mostrargli tutto il disprezzo che sentivo verso di lui, ma anche verso me stessa.
Come avevo potuto essere così ingenua? Così stupida?
Cappuccetto Rosso che si innamora del lupo cattivo...
Anzi, sarebbe stato meglio dire il cacciatore innamorato dal lupo.
Nella mia testa c'era una gran confusione, pensieri che si rincorrevano, frasi sconnesse che si spegnevano prima di aver raggiunto un senso vero e proprio. C'era un'unica voce limpida e chiara che continuava, imperterrita a ripetere un'unica parola: "No", come un disco rotto su un gira dischi.
"No, no, no, no, no, no..."
Lo sentii muoversi, ma non trovai la forza di voltarmi nuovamente verso di lui, così continuai a fissare un punto non definito del muro, seguendo con lo sguardo una crepa scura che attraversava la parete.
"Ecco, quella stessa crepa si trova anche nel mio cuore", pensai, prima di rendermi conto di quanto patetica dovessi sembrare.
Dovevo riprendermi, ritrovare il mio sangue freddo e...
«Granger...»
Sentire una sua mano appoggiarsi al mio braccio mi aiutò a trovare un po' di lucidità e a capire finalmente quanto ero stata stupida a fidarmi di lui.
Volevo trovare in lui una persona diversa, scavavo nel suo animo, sperando di conoscere il vero Malfoy, quello che si nascondeva dietro ad un muro d'indifferenza, non rendendomi conto che non c'era nessun muro da abbattere.
La realtà, nuda e cruda, era che mi aveva ingannato per tutto il tempo, ridendomi magari dietro con il suoi amici, facendomi credere che ci fosse qualcosa da salvare nel suo animo.
Quel tatuaggio nero sulla sua pelle chiara, quell'immagine che quando chiudevo gli occhi potevo chiaramente vedere dietro le palpebre impressa nella mia mente, era solo l'ennesima dimostrazione di come fosse tutto sbagliato.
«Non mi toccare».
Mi si spezzò la voce nell'ultima sillaba e me ne vergogni profondamente.
"Combatti", continuavo a ripetermi, ma era maledettamente difficile.
Malfoy non sembrava intenzionato ad ascoltarmi, infatti strinse la presa sul mio braccio e si avvicinò ancora.
«Mi dispiace».
Sbarrai gli occhi a quelle parole, prima di allontanarmi da lui e di sollevare nuovamente la bacchetta, puntandola contro il suo petto.
Prima il danno e poi anche la beffa? Era ovvio che non gli dispiaceva, perché avrebbe dovuto? Si era divertito con me, aveva sfruttato un mio momento di debolezza e mi aveva fatto innamorare di lui.
Perché mai gli sarebbe dovuto dispiacere?
«Non prendermi in giro».
«Non lo sto facendo», mi disse, alzando le mani in segno di resa.
«Perché ti dovrebbe dispiacere? Mi hai preso in giro per giorni, mi hai illusa... per cosa?»
Raccolsi tutta la mia forza di volontà e lo guardai dritto in faccia, sfidandolo apertamente a contraddirmi.
«No, Granger, non hai capito. Non è come pensi», sussurrò, coprendosi il braccio sinistro.
«Com'è allora?» avrei voluto urlare, ma la voce mi uscì in un mormorio quasi del tutto incomprensibile, lasciando trasparire la disperazione che, in vano, avevo provato a nascondere.
Ignorando la minaccia della mia bacchetta puntata contro di lui, si avvicinò di nuovo e prendendo il mio viso tra le mani lo sollevò alla stessa altezza del suo.
«Ho bisogno che tu ti fidi di me, Granger».
*****
NOTE (27/06/20):
Unica questione problematica è sempre la stessa: Draco dice a Hermione che è "sua", il che non dovrebbe essere visto come qualcosa di romantico e dolce, ma sbagliato e basta, dato che Hermione non è un oggetto.
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Mai scommettere col nemico #1 (Dramione)
Fanfiction[STORIA COMPLETA] [Primo libro della serie "Mai scommettere col nemico"] Hermione Jean Granger non aveva mai scommesso nulla in vita sua. Cosa accadrebbe se fosse costretta a scommettere se stessa? E se si ritrovasse nelle mani di Draco Malfoy p...