13. Invitations and masks

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«Vai!», mi incitò Ginny, muovendo il mio braccio come se volesse lanciarmi dalla parte opposta della sala.
Era appena scoccata l'ora di pranzo e la Sala Grande era piena di ragazzi e ragazze che si stavano dirigendo verso i vari tavoli, tra urla e risate.
Malfoy era già seduto al suo posto e sembrava lontano anni luce da me, mentre muoveva in modo annoiato la forchetta nel piatto stracolmo di cibo davanti a sé.
Il nuovo piano di Ginny, delineato nei minimi dettagli in meno di due secondi, prevedeva che io mi facessi largo tra la calca di gente fino a raggiungere il tavolo di Serpeverde e che davanti a tutti i suoi compagni chiedessi a Malfoy se quella sera mi avrebbe accompagnato alla festa di Lumacorno.
Insomma, sembrava molto semplice a dirsi, ma io non volevo.
Avevo paura.
Sì, avevo una paura folle di vedere di nuovo il suo sguardo freddo ed indifferente su di me.
Sapevo per certo che di fronte ai suoi amici non ci avrebbe messo molto a tornare il solito stronzo per mantenere la sua "reputazione" immacolata e quindi stavo tentando in tutti i modi di resistere alle spinte poco gentili che Ginny mi stava riservando da più di cinque minuti.
Alla fine la mia cara amica mi prese sottobraccio e mi trascinò letteralmente per tutta la sala, fino a quando ci trovammo entrambe dietro alle figure di Malfoy, Nott e Zabini seduti al tavolo di Serpeverde.
Vidi tutti e tre voltarsi; Nott era infastidito, Zabini se la rideva come al solito sotto i baffi, mentre Draco sembrava piacevolmente sorpreso, ma allo stesso tempo guardingo.
Stavo per salutare, condannando il mio orgoglio a morte, quando tra me e Malfoy comparve la figura di McLaggen, vestito di tutto punto e con un mazzo di rose rosse in mano.
Sbarrai gli occhi nel vedere il ragazzo inginocchiarsi a terra e afferrare la mia mano, che precedentemente era stata stritolata da Ginny e che quindi aveva perso la sensibilità, e baciarne il dorso con delicatezza.
Sentivo centinaia di sguardi puntati su di me, mentre fissavo con una faccia da pesce lesso gli occhi azzurri di Mclaggen che sembravano brillare.
«Hermione, mi faresti l'onore di venire questa sera alla festa di Lumacorno come mia dama?»
Non me l'aspettavo, credevo che ormai tutta la scuola sapesse che c'era "qualcosa" di non ben definito tra me e Malfoy e che quindi i ragazzi mi sarebbero stati di conseguenza alla larga (e con ragazzi intendevo McLaggen), ma mi ero sbagliata.
Alzai lo sguardo, verso il viso di Malfoy, che vidi pietrificato in un'espressione di fastidio e disgusto talmente esagerata che probabilmente in un'altra occasione mi avrebbe fatto ridere, ma non in quel momento.
Non voleva che Mclaggen ci provasse con me, era... forse ... geloso?
«Io, emh, in realtà...»
Mentre pronunciavo quelle parole sconnesse e prive di un senso logico lanciai un'altra occhiata a Malfoy, sperando che accorresse in mio aiuto.
I nostri sguardi si incontrarono per quelli che mi sembrarono secondi infiniti e lessi sul suo viso due diverse emozioni contrastanti, se da una parte voleva essere indifferente, dall'altra sembrava non desiderare altro che alzarsi e prendere Mclaggen a calci per allontanarlo.
Possibile che fossi talmente egoista da sperare nella seconda opzione?
Sbarrai ulteriormente lo sguardo quando vidi Malfoy stringere con forza le mani a pugno e darmi le spalle, tornando a fissare il suo piatto ancora pieno.
Qualcosa dentro di me produsse un suono simile a quello di una bambola di porcellana che cade a terra e si rompe in mille schegge.
Avrei voluto superare Mclaggen e prendere quello stupido di un furetto per il colletto della divisa e...
Baciarlo per ore e ore...
No!
Picchiarlo! Sì, prenderlo a ceffoni davanti a tutta la scuola.
«Hermione?»
Abbassai gli occhi d'istinto, incontrando quelli azzurri di Mclaggen che per un istante sostituii con degli altri occhi, occhi che parevano un cielo in tempesta, grigi ma con poche pagliuzze che riprendevano il colore del cielo terso in estate...
Per quegli occhi avrei fatto qualsiasi cosa...
No!
Hermione, riprenditi!
Mi urlai mentalmente, prima di giungere ad una decisione, stupida, ma era comunque una decisione.
«Certo, Mclaggen», dissi con un filo di voce, notando diverse reazioni in tutta la sala alle mie parole.
Il ragazzo inginocchiato di fronte a me sorrise, baciandomi nuovamente la mano, Ginny alle mie spalle sbuffò qualcosa di incomprensibile, molte ragazze produssero urletti strani (forse erano contente che il loro caro "Dracuccio" fosse tornato "libero"), altre persone versi di sorpresa.
Ma tutta la mia attenzione era concentrata sulla figura di Malfoy che, per quanto avesse provato a rimanere rigida ed impassibile, alle mia parole sussultò, facendomi pentire all'istante del mio comportamento.
«Passo a prenderti alle sette e mezza. Allora a questa sera!»
Mclaggen si alzò in piedi e si sporse fino a lasciarmi un umido bacio sulla guancia, che mi fece sentire ancora peggio di quanto già mi sentissi, prima di lasciarmi tra le mani il mazzo di rose rosse e di scomparire allo stesso modo in cui era comparso.
Rimasi a fissare senza rendermene veramente conto lo spazio vuoto che divideva Malfoy e me per un lasso di tempo che non riuscii a quantificare, prima di sentire la mano di Ginny sulla schiena che mi sospinse lontano da quella tavolata fino a farmi sedere nel posto vicino ad Harry, che mi fissava come se non sapesse come comportarsi.
Trascorsi l'ora di pranzo in uno stato di trance, fissando a lungo il piatto prima di prendere in mano la forchetta e di torturare il cibo con una strana soddisfazione sadica.
"Ho accettato l'invito di Mclaggen, ho accettato l'invito, ho accettato..."
Non riuscivo a pensare ad altro, nella mia mente continuavano a susseguirsi quei brevi istanti in cui aveva visto Malfoy sussultare e gli occhi di Mclaggen luccicare come quelli di un bambino.
Ero stata una stupida, ma mi consolava il pensiero che era stato Malfoy a cominciare.
Perché non si era alzato in piedi affrontando Mclaggen?
Perché cavolo non mi aveva salvata da quella situazione?
La risposta era chiara, ma mi impedivo di crederci davvero; perché era impossibile che fosse tornato senza preavviso lo stronzo di sempre, la dimostrazione stava nel tremolio delle sue spalle quando avevo accettato.
Ma allora quale spiegazione poteva esserci dietro il suo comportamento?
Quando ormai il pranzo era finito e tutti si alzavano allontanandosi con gli amici dalla Sala Grande, mi feci trasportare anche io dalla calca di gente, fino a ritrovarmi in biblioteca, dove mi sedetti in uno dei tavoli più nascosti, spesso usato da alcune coppiette che passavano il tempo a sbaciucchiarsi senza rischiare di esser viste.
Mi presi il viso tra le mani, cercando di controllare la mia espressione sofferente, mentre respiravo profondamente.
Non avevo mai sopportato Mclaggen; troppo viscido, troppo malizioso...
Oddio! Sembrava stessi descrivendo Malfoy!
Draco era ciò che era (e viscido e malizioso potevano essere degli aggettivi adatti), eppure aveva quel "non so che", il quale mi portava a desiderare di conoscerlo meglio.
All'improvviso mi ricordai, anche se le parole sembravano provenire da molto lontano e tutto mi sembrava sfocato, una conversazione avuta con Malfoy:

Mai scommettere col nemico #1 (Dramione)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora