19. Draco's plan

22.6K 992 122
                                    

"Non ti stanno guardando tutti, Hermione, non hai più di un centinaio di occhi puntati su di te... è solo un'impressione, uno scherzo crudele della mente. In realtà in Sala Grande non c'è nessuno, nemmeno un fantasma. Nessuno tranne te e Malfoy. Non c'è quella ragazzina di Corvonero con la bocca spalancata e gli occhi fuori dalle orbite che vi fissa, non c'è Ginny che ti sta guardando con un misto di approvazione e sconcerto, non c'è Ron che sta fulminando con gli occhi la tua mano stretta a quella di Malfoy, non c'è Harry che si sta pulendo gli occhiali sperando di aver visto male, non c'è Paciock che cerca Oscar sotto il tavolo della mensa... no, quello ci poteva essere, in fondo era abbastanza normale..."
Ringraziai la mia mente per il suo inutile tentativo di rassicurarmi, apprezzando lo sforzo, ma sapevo perfettamente che quello che avevo visto, entrando con Malfoy per mano, era tutto vero.
Allo stesso modo in cui era reale l'occhiata contrariata della Greengrass, quella sorridente e maliziosa di Zabini, quella disgustata di Nott e molti altri Serpeverde, quella furiosa della Parkinson e quella persa nel vuoto di Tiger e Goyle... mi corressi nuovamente, rendendomi conto che loro avevano sempre quell'espressione.
Le dita di Malfoy si strinsero maggiormente alle mie, mentre ci dirigevamo al suo tavolo verde ed argento.
Appena sorpassammo una linea immaginaria che sembrava rappresentare il confine per il territorio delle Serpi, un forte brusio si diffuse come un incendio in un bosco di piante secche.
Mi strinsi maggiormente al fianco di Malfoy, cercando senza accorgermene protezione, prima di riscuotermi e di tornare dritta e fiera come una vera Grifondoro: pronta ad affrontare la situazione a testa alta.
«A pranzo mangi tu al mio tavolo?», chiesi sarcastica, sorpassando il posto che di solito Malfoy occupava vicino alla sua "promessa sposa".
«Vedremo».
Il suo non-rifiuto mi fece sussultare e lo guardai a lungo con la bocca spalancata.
Quando ci sedemmo e io mi ritrovai come poco prima tra Draco e Zabini mi ripresi in parte, chiedendomi se mi avesse davvero risposto o se mi fossi immaginata tutto.
«Dove eravate finiti? Non ditemi che avete fatto una sveltina da qualche parte...»
Arrossi all'istante, prima di lanciare un'occhiata di fuoco al mio vicino chiacchierone ma, nell'istante in cui stavo per mandarlo a quel paese, la voce di Malfoy mi precedette: «Da quant'è che non scopi Blaise? No, perché cominci ad essere irritante».
Ridacchiai a quelle parole e notai molte teste in sala voltarsi nella mia direzione con un misto di stupore ed orrore in volto.
Perché era diventato un problema ridere?
«Parla quello che da due anni si strugge d'amore per una certa...»
Ma la frase fu lasciata volutamente in sospeso, mentre Malfoy si riempiva il piatto lanciando occhiate assassine all'amico.
Io guardai entrambi prima di concentrarmi su Zabini.
Lui sapeva chi era la misteriosa ragazza?
«Chi?», chiesi, incuriosita, ma nessuno dei due mi considerò, e presto lasciai perdere, cominciando a mangiare dei biscotti al limone.
La mano destra di Malfoy continuava ad essere intrecciata alla mia ed apprezzai molto il fatto che mangiasse con la sinistra, anche se non era mancino, per continuare quel contatto tra di noi.
«Zabini», disse Draco ad un tratto, quasi si fosse ricordato all'istante di una cosa molto importante: «Ti va una scommessa?»
Vidi il mio moro vicino alzare un sopracciglio interessato: «Spara».
Malfoy ridacchio: «Scommetto dieci galeoni che non riusciresti a farti la Weasley entro domani, ma anzi, che ti beccherai un pugno da Potter».
Mi irrigidii di scatto alle parole del biondo, voltandomi verso di lui con gli occhi sbarrati.
«Malfoy, che diavolo...?!»
Mi zittii sentendo le sue dita stringere maggiormente le mie: «Fidati», mormorò, prima di tornare a guardare il suo amico con quell'aria di sfida.
«Solo dieci galeoni?», disse, Zabini, sorseggiando in modo impeccabilmente elegante il suo tè.
«Facciamo venti e una bottiglia di Firewiskey del 1990, un'ottima annata».
Sul volto del moro spuntò un sorriso malizioso: «Accetto».
«Bene».
Si strinsero la mano e l'istante dopo Zabini era già in piedi, diretto verso la mia amica.
«Malfoy! Che diavolo stai facendo?!»
«Volevi che quei due si avvicinassero, no? Cosa meglio della gelosia per far sbloccare Potter dalla sua paura di non esser ricambiato?»
Trattenni il mio istinto manesco, perché in quell'istante avrei voluto prenderlo a calci nel sedere... anzi no, il sedere no, mi piaceva troppo per rischiare di rovinarglielo, meglio uno schiaffo forte... sì, così sarebbe stato per un po' con il segno delle mie cinque dita sulla guancia.
«Lo so che vorresti picchiarmi, ma che ne dici invece di usare tutta questa tue energia per...»
Non finì la frase, non ce n'era bisogno, lo sguardo che mi lanciò la diceva lunga su quello che avrebbe voluto fare.
Quando mi baciò gli morsi la lingua, per fargli silenziosamente capire che tutta quella faccenda non mi piaceva neanche un po'.
Alzai lo sguardo e vidi Zabini che faceva alzare una sconvolta Ginny, facendole il baciamano e poi si avvicinava al suo orecchio per sussurrarle qualcosa.
«Se...» iniziai, ma venni interrotta dalla sua voce sicura: «Se qualcosa va storto e i tuoi due amici non si baciano o mettono insieme, Granger, la nostra scommessa finisce qui».
Rimasi per quelli che mi parvero secoli in apnea, fissandolo negli occhi e vedendo la sua determinazione, mentre dentro di me nasceva il terrore di non poter più stargli vicino come un tempo.
E come cavolo avrei fatto a farlo innamorare di me se la scommessa fosse finita così?
Voltai lo sguardo verso Ginny, che stava sorridendo in modo confuso al moro e poi spostai lo sguardo su Harry e notai subito la tensione della sua postura, sperando che fosse un buon segno.
«Va bene», annuii, anche se ero certa di essere diventata più rigida rispetto a poco prima.
Malfoy non sembrò accorgersi del mio freddo portamento o, se lo notò, non fece alcun commento al riguardo.
Continuai a fare colazione, lanciando ogni tanto occhiate al tavolo di Grifondoro, dove Zabini, con Ginny a braccetto si stava allontanando verso l'uscita della Sala Grande, mentre Harry li fissava con astio e delusione.
Cercai di vedere che reazione avesse avuto Ron, ma notai subito quanto fosse troppo concentrato nel bacio che stava dando a Lavanda Brown per accorgersi d'altro.
Sospirai, sorseggiando il mio tè, mentre pensavo a quanto il comportamento di Ron non mi provocasse nessun fastidio o dolore, ma solo un forte rimpianto.
Sentii la stretta delle dita di Malfoy aumentare e, confusa, mi voltai verso di lui.
Ebbi giusto il tempo di posare la tazza ancora colma di te caldo sul tavolo, prima di ricevere un più che possessivo bacio sulla bocca, che mi colse impreparata.
Sembrava mi volesse dimostrare qualcosa; costringendo in una danza a ritmo di valzer le nostre bocche e lingue. Che diavolo gli era preso?
«Ho bisogno di parlarti», disse, alzandosi e costringendomi a fare lo stesso.
Lanciai un'occhiata di rimpianto ai biscotti al limone che non ero riuscita a mangiare e alla mia tazza di tè, prima di seguire Malfoy fuori dalla Sala Grande.
Ero certa che ce ne saremmo andati in qualche corridoio buio dei sotterranei o in qualche aula vuota se non ci fossimo trovati di fronte Zabini e Harry che si guardavano con astio, mentre Ginny, sconvolta, spostava lo sguardo da un all'altro.
«Che cosa vuoi, Potter?», chiese il Serpeverde, che superava il mio amico di parecchi centimetri per quanto riguardava l'altezza.
Harry si voltò verso Ginny, notando il suo sguardo perso, quasi non capisse per chi parteggiare.
«Zabini ti da fastidio?»
Aggrottai le sopracciglia, sapendo perfettamente come si doveva sentire Ginny, era lo stesso che avevo provato io quando Malfoy non era intervenuto ai tentativi di abbordaggio di Mclaggen.
Fu strano rendersi conto che lo scontro tra i due era avvenuto solo il giorno prima, quando a me sembrava esser passata un'eternità.
«Perché dovrebbe?», il tono astioso della mia amica mi fece capire che si stava sentendo trattata come una bambina e che il comportamento di Harry non era stato nient'affatto gradito.
Vidi un lampo di... qualcosa non ben definito passare negli occhi verdi del mio amico e mi chiesi se avesse finalmente lasciato da parte la sua paura di non essere ricambiato ritrovando la sua solita determinazione, ma a quanto pareva mi sbagliavo.
«Bene, allora».
L'istante dopo era già diretto verso il portone d'ingresso e qualcosa mi disse che fosse diretto da Hagrid.
Lasciai la mano di Malfoy, ancora stretta alla mia, gli diedi un veloce bacio sulla guancia e corsi dietro al mio migliore amico, certa che avesse bisogno di me in quel momento.
Uscita dal portone mi strinsi forte nel maglioncino, rendendomi conto che quell'abbigliamento non era neanche lontanamente adatto al vento gelido che soffiava quel giorno.
«Harry!»
L'unico risultato che ottenni col mio richiamo, fu di fargli aumentare il passo, nel tentativo di distanziarmi più in fretta.
Maledii le scarpe col tacco che avevo dalla sera prima e incominciai a rincorrerlo con passo malfermo e parecchio imbarazzante.
Inoltre mi resi conto di aver dimenticato la borsa col vestito in Sala Grande e sperai che Malfoy tornasse a prenderla o che comunque nessuno la toccasse mentre cercavo un modo di far calmare il Bambino-Sopravvissuto-che-si sarebbe-meritato-un-coppino-appena-l'avessi-raggiunto.
«Harry, aspetta!»
Il fatto che si fosse fermato non ero certa che potesse essere interpretato come un buon segno.
Ad un tratto tutto il coraggio che avevo se ne era andato.
Sbuffai appena mi ritrovai davanti a lui che, con le mani nelle tasche di una felpa scura stava guardando ovunque, tranne che verso di me.
Presi un profondo respiro e incrociai le braccia: «Che cosa è...?»
«No, Hermione! Sono io che ti chiedo cosa diavolo sta succedendo! Prima tu con Malfoy e va bene, lo posso anche accettare perché mi hai detto che è tutto sotto controllo, ora Ginny con Zabini che inizia così, di punto in bianco, a corteggiarla. Mi spieghi per favore?!», si portò le dita ai capelli, prima di coprirsi il volto con le mani: «Da un momento all'altro temo che arrivi qualche Serpeverde a conquistare pure me ed il resto di Grifondoro! A me chi spetta? La Bullstrode?»
Avrei dovuto rimanere seria, ma quando sentii le ultime frasi iniziai a ridere di gusto, in un modo che non mi sarei mai aspettata, almeno non in quel momento.
«Ma no, Harry! Ma che dici?!», gli presi le mani, sospese in aria dopo il suo nervoso gesticolare, e mi avvicinai a lui, per fargli capire che ero ancora la sua amica di sempre: «Non devi fare così. Non capisci che Ginny sta cercando in tutti i modi di farti ingelosire? Quando Zabini si è presentata a corteggiarla penso che ne abbia approfittato per farti vedere che si sta stancando di aspettare. Possibile che voi due non vi rendiate conto di piacervi a vicenda? Harry, Ginny non aspetta altro che tu faccia un passo verso di lei, per farle capire che ci tieni!»
Lo vidi abbassare lo sguardo per rimirarsi i piedi e rimanemmo a lungo così, fermi.
«Va bene, ma se...»
«No, Harry. Non ci sono né "se" né "ma". Vai da lei, allontanala da Zabini e baciala. Non devi fare altro».
Lo vidi annuire, ma vedevo che era ancora titubante: «E te? Come stai?»
I suoi occhi verdi puntati nei miei mi fecero sentire quel familiare calore e quella calma che solo lui riusciva a trasmettermi e non potei non sorridere: «Io sto bene».
«Ieri sera tu e Malfoy siete scomparsi» disse, con un tono accusatorio nella voce che mi fece arrossire per la vergogna.
Cosa potevo dirgli: "Scusa, ma siamo andati in camera di Malfoy a continuare per conto nostro i festeggiamenti?"
«Sì, beh, emh... mi facevano male i piedi, allora...»
«Lo so che non sei tornata in camera, Hermione».
Incontrare i suoi occhi accusatori e notare quanto anche lui fosse imbarazzato da quel discorso mi fece mordere forte l'interno guancia.
«Non ti devi preoccupare, Harry».
Ecco, bastava una frase per evitare tanti incomodi interrogatori.
«E invece non posso fare a meno di preoccuparmi, Hermione».
Sospirai, pronta a dover trovare una frase migliore per levarmi da quella situazione imbarazzante: «Lo so, Harry, ma Malfoy è così diverso con me... non che abbia smesso di fare l'antipatico e viziato figlio di papà, ma spesso mi sembra di scorgere molto di più dietro la sua facciata; è come se possedesse una gamma diversa di personalità e ultimamente avesse tirato fuori il Malfoy gentile con me. Mi sento così strana quando sono con lui...», lasciai le sue mani, portandomi le braccia a circondarmi per cercare di trovare confronto dal freddo pungente autunnale: «Mi sento talmente a mio agio con lui a volte che lo chiamo col nome di battesimo e, sai una cosa? Mi piace chiamarlo Draco, mi fa sentire più vicina a lui».
Sospirai, spostando lo sguardo, in modo da abbracciare con gli occhi tutto il verde tinto di rosso e arancione delle foglie intorno a noi, prima di tornare a guardarlo: «Credo di...»
Mi bloccai, il respiro sembrava essersi fermato esattamente all'altezza della gola, come se avessi un grosso groppo impossibile da mandare giù o su.
Sapevo di non essere pronta a confessare a qualcuno di essermi innamorata di Malfoy, così modificai la frase: «...sapere ciò che faccio. Per il momento ho tutto sotto controllo, ma se le cose dovessero andare male posso sempre tirargli un pugno come al terzo anno».
Vidi Harry sorridere e fui felice di esser riuscita a portare la conversazione ad un livello più leggero.
Alla fine tornammo verso il castello spalla contro spalla e quella breve passeggiata mi fece sentire più Grifondoro di quanto non mi sentissi da tanto tempo.
«Sai che Silente mi ha chiesto di recuperare un importante ricordo dalla mente di Lumacorno, no?», mi disse Harry, aggiornandomi su quello che mi ero persa negli ultimi giorni: «Beh, comincio a pensare che non sia così semplice come sembrava all'inizio. Ieri sera dopo la festicciola mi sono trattenuto per parlare col professore, ma l'unica cosa che sono riuscito ad ottenere è stato il suo allontanamento; oggi l'ho incontrato mentre andavo in Sala Grande per colazione e mi ha guardato come se fossi stato un mostro, evitando di parlare con me. Per non dovermi rivolgere la parola ha addirittura iniziato a chiacchierare con la Parkinson ti rendi conto?»
Alla parola Parkinson, avevo sentito una furia omicida che non credevo di poter provare per quella Serpeverde, ma mi ero trattenuta dal mostrare al mio amico la mia più che esagerata reazione con un sorrisino tirato.
«Poi ho arruolato Dobby e Kreacher per spiare Piton», disse con un tono emozionato e spensierato che mi fece storcere il naso.
Sfruttava dei poveri Elfi domestici e me lo diceva così?
«Cosa hai fatto, Harry?!»
Il mio amico si rese probabilmente conto dell'enorme gaffe, dato che alzò subito le mani, come per proteggersi e guardandomi coi suoi enormi occhi verdi oltre le lenti disse: «Ma non è nulla di che, Hermione, ho semplicemente chiesto loro una mano per capire se Piton combina ancora qualcosa di strano. Lo sai che non mi fido di lui!»
Io annuii bruscamente, ancora inorridita per come Dobby e Kreacher si lasciassero sfruttare senza muovere un dito o protestare.
Avrei dovuto ricominciare con la mia fondazione C.R.E.P.A per salvare quei poveri Elfi domestici, dovevo solo trovare il tempo tra un'ora di studio e l'altra per cercare qualche idea per promuovere la mia iniziativa...
«Ma cosa... ?!»
Alzai lo sguardo alle parole del mio amico, lasciando perdere la causa a favore degli Elfi domestici e fissando il mio sguardo sulla scenetta che si svolgeva davanti a noi.
Solo in quell'istante mi resi conto che eravamo entrati nel castello e che eravamo ormai al corridoio del primo piano per raggiungere alcune rampe di scale e che proprio davanti a noi, nel bel mezzo di un incrocio tra corridoi c'erano Ginny e Blaise ad un passo dal baciarsi.
All'istante mi tornarono in mente tutte le volte che Zabini aveva interrotto me e Malfoy e un sorrisino crudele si dipinse sulle mie labbra, mentre aumentavo il passo e cominciavo a muovere il braccio - neanche ci fosse stata una calca di gente tra cui farmi riconoscere - e gridai: «Ginny!»
La mia amica sussultò, allontanandosi dal Serpeverde e si girò subito verso di me.
Le sorrisi, raggiungendo entrambi e le afferrai un braccio: «Allora, che mi racconti?»
La portai quasi di forza il più lontano possibile da Zabini, che sentii borbottare dietro di me e, prima di scomparire dalla vista dell'alto ragazzo moro gli urlai dietro: «Questa volta chi è che non ha chiuso la porta?!»
L'unica risposta che ottenni fu un grugnito piuttosto infastidito.



*****

NOTE (27/06/20):

Non mi sembra di aver trovato temi particolarmente problematici in questo capitolo, ma nel caso voi doveste notare qualcosa, fatemelo notare.


Mai scommettere col nemico #1 (Dramione)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora