Mi svegliai presto quella mattina - come facevo di solito - stiracchiandomi e passandomi distrattamente le mani tra i capelli per spostarli da davanti il mio viso e quando, voltandomi, mi ritrovai il viso di Malfoy a pochi centimetri, mi bloccai.
In un flash ricordai quello che era accaduto la sera prima e non riuscii a trattenere un sorriso fin troppo zuccheroso, mentre mi accoccolavo sotto le coperte e studiavo il suo volto rilassato.
Era bellissimo con i lineamenti distesi e i capelli che disordinatamente gli ricadevano sulla fronte.
Allungai una mano e cominciai a sfiorargli la guancia e il naso, per poi passare alle labbra.
Mi fermai, quando mi resi conto che avrei potuto svegliarlo e tornai a nascondere la mano sotto la coperta.
Mi tornarono in mente le parole che mamma mi diceva sempre da piccola quando entravamo nei negozi: «Puoi guardare, ma non toccare, tesoro».
Sospirai, sentendo forte la mancanza dei miei genitori, ma mi rallegrai al pensiero che li avrei poi visti nelle vacanze di Natale...
Un ricordo non del tutto piacevole si impadronì di me: a Natale saremmo andati al matrimonio di Kimberly in Francia.
Una smorfia infastidita si fece largo sul mio viso, mentre speravo che mamma non comprasse nulla di esageratamente appariscente da indossare per la cerimonia, ero parecchio pentita di averle lasciato libera scelta sull'abito di entrambe. Sperai fortemente che non esagerasse come suo solito.
Sentii un brontolio familiare provenire dal mio stomaco e mi resi conto di avere una fame da lupi.
In quell'istante Malfoy si mosse nel letto, fino ad allacciare il suo braccio intorno alla mia vita, stringendomi fortemente a sé.
Mugugnò qualcosa di indefinito e abbassò il viso fino ad affondarlo contro la mia gola.
Sentirlo pelle contro pelle, mi provocò dolci brividi al ricordo delle carezze e dei baci della sera prima.
Abbiamo fatto... cosa? Del volgare sesso? Eppure a me era sembrato in tutto e per tutto di aver fatto l'amore con lui, o almeno era quello che avevo fatto io, ma lui?
Allungai una mano, cominciando a passare le dita tra i suoi capelli fini, pettinandoglieli delicatamente, mentre lo sentivo continuare a dormire beatamente contro di me.
Dovevo trovare il modo di farlo innamorare di me... ma come? In fondo ero solo una "piccola lurida Mezzosangue", cos'avrei potuto dargli rispetto a Pansy?
Non credevo che la risposta: amore, bastasse in quel caso.
La Parkinson era ricca, Purosangue e con le stesse sue idee malate e bigotte nei confronti delle differenze di sangue, inoltre i genitori di entrambi volevano che si celebrassero le nozze subito dopo la fine della scuola.
Come avrei potuto impedirlo?
La parte razionale del mio cervello, quella che ancora si mostrava titubante all'idea di essere innamorata di Malfoy, mi fece notare poco gentilmente che la mia poteva essere una delle tante cotte.
Scossi appena il capo, continuando a pettinare i capelli di Draco, certa di essere per la prima volta seriamente innamorata di qualcuno.
Mi dissi che però, per il momento, dovevo provare in tutti i modi a non lasciar trapelare i miei sentimenti; Malfoy doveva credermi ancora invaghita di Ronald e gelosa della relazione del rosso con la Brown.
Smisi di accarezzare la chioma bionda del ragazzo che mi dormiva accanto e provai a chiudere gli occhi per tornare anch'io nel mondo dei sogni, ma ormai ero fin troppo vigile, così provai semplicemente a rilassarmi e a svuotare la mente.
Aprii gli occhi solo quando sentii la mano di Malfoy aprirsi contro la mia schiena ed attirarmi ancora più vicino sé.
«Mmh, questo si che è un bel risveglio», farfugliò contro la mia pelle, baciandomi la gola lentamente.
Gettai d'istinto la testa all'indietro, concedendogli di continuare la tortura e affondando nuovamente le dita tra i suoi capelli.
Con un movimento veloce ed estremamente aggraziato si mosse, sovrastandomi.
«Buongiorno, Granger», mormorò baciandomi piano: «Dormito bene?»
Rimasi delusa dal suo apostrofarmi col cognome e non con il nome di battesimo, ma evitai di far trapelare il disappunto sul mio viso, mentre notavo il modo giocoso in cui si stava comportando Malfoy.
Gli gettai le braccia intorno al collo: «Sì, devo ammettere che non credevo che il letto di una Serpe sarebbe stato così comodo».
Lo sentii ridacchiare e mi chiesi se fosse così anche con le altre, la mattina, dopo aver...
Scacciai quel pensiero e imposi alla mia mente di non formulare più domande così scomode e dolorose.
«E tu? Hai dormito bene?»
Alle mie parole gli spuntò un sorriso malizioso: «Ammetto di aver sognato quello che abbiamo fatto ieri sera, per tutta la notte. Quindi, sì, ho dormito molto bene».
Le sue parole mi fecero diventare rossa come un pomodoro ben maturo e mi morsi forte le labbra mentre mi chiedevo se l'avesse fatto apposta a non specificare cosa era stato per lui: sesso o amore?
«Sei un pervertito anche nei sogni allora», sussurrai, fingendomi contrariata, quando in realtà mi sentivo onorata. Insomma, Malfoy mi aveva sognata per tutta la notte!
«E non sai quanto».
Mi aspettavo un attacco da quella Serpe da un momento all'altro, anzi non vedevo l'ora che cominciasse a baciarmi e coccolarmi come la sera prima, quindi, quando cominciò a farmi il solletico non ero del tutto preparata.
«Ahahah! Malfoy, basta! Ahahah!»
Mi contorcevo, urlavo e ridevo, provando a spingerlo via ma era tutto inutile, le sue mani continuavano a torturarmi.
«Se mi preghi la smetto».
Non lo feci e, continuando a ridere ribaltai le posizioni, trovandomi sopra di lui.
Smise di farmi il solletico e la consapevolezza di essere nuda ed esposta ai suoi occhi mi fece arrossire di colpo, mentre mi portavo le braccia a coprire i miei seni.
Vidi il disappunto sul suo viso e l'istante dopo i miei polsi erano tra le sue mani, dolcemente imprigionati.
«Non coprirti davanti a me Granger, mai».
Annuii alle sue parole, anche se mi vergognavo di essere così esposta davanti a lui anche se, me ne rendevo conto, non ne avevo motivo; la sera prima ero diventata sua, mi aveva vista e mi aveva accarezzato ogni centimetro di pelle.
Perché mi sentivo così in imbarazzo?
Lasciò andare i miei polsi, risalendo con le mani lungo le mie braccia, le spalle, il collo, per poi arrivare in fine al viso e circondarlo dolcemente per abbassarlo alla sua altezza.
Ci baciammo piano e la mie labbra sembrarono ricordare all'istante il suo sapore ed odore, come se lo conoscessi da una vita.
Era uno di quei momenti perfetti che vivevo con lui e che, prima di iniziare quella scommessa, non avevo quasi mai sperimentato; quegli istanti in cui sai di essere proprio dove dovresti essere.
Il mio stomaco ribelle e vuoto scelse proprio quel momento per brontolare rumorosamente, ricordandomi la fame e facendomi nuovamente diventare rossa per l'imbarazzo, mentre il ragazzo sotto di me smise di baciarmi e mi guardò con lo sguardo divertito.
«Non...» "ridere".
Inutile, lo scoppio di ilarità era già iniziato.
Sentivo il corpo di Malfoy scosso per le risate, mentre cercavo di mantenere un cipiglio scocciato e furioso, ma dopo poco scomparve.
Era un'esperienza stupenda vederlo ridere così di gusto, così mi unii a lui.
Si sollevò a sedere, ancora tra le risate e io provai a spostarmi, pensando che volesse alzarsi, ma lui mi trattenne guardandomi con gli occhi ancora illuminati da quella scintilla di divertimento e le labbra atteggiate in un sorriso mozzafiato.
Mi passò le braccia intorno alla vita, allargando le dita delle mani contro la mia schiena ed avvicinandomi a sé, mentre mi baciava di nuovo, con il sorriso ancora ben evidente sulle sue labbra.
Spostai le mani dalle sue spalle ai suoi capelli, sentendo chiaramente quella scossa elettrica che mi faceva rabbrividire a mano a mano che più centimetri della nostra pelle entrava in contatto.
Ricordai ogni istante della sera prima, ogni emozione, sensazione e capii di non essermene ancora pentita.
Una delle sue mani scese, stringendomi il modo possessivo la coscia destra, mentre il bacio cominciava ad essere molto più passionale ed asfissiante.
Non riuscivo a respirare e questo non faceva altro che eccitarmi di più.
Non riuscivo a riconoscermi, non ero io quella ragazza che si lasciava toccare da quella bionda Serpe, non ero io che portavo la sua mano destra contro il mio seno, non ero io che producevo quei gemiti ed ansiti sempre più imbarazzanti.
Ma mi riconobbi in quella ragazza a cui brontolò nuovamente lo stomaco per la fame e me ne vergognai.
Rise di nuovo e questa volta mi unii a lui senza esitazioni.
Ci districammo dal nostro abbraccio e ci alzammo di comune accordo in piedi per prepararci ed andare a fare colazione.
Girare per la stanza, entrambi nudi mentre Malfoy mi dava una mano a cercare i vestiti e la biancheria era così intimo che mi sentivo come su una nuvola.
Era tutto perfetto, tranne il mio stomaco brontolone.
Mi si avvicinò con in mano le mie mutandine e sporsi la mano per afferrarle, ma lui si ritrasse.
Aggrottai le sopracciglia.
«Voglio mettertele io», mormorò piano, con un tono estremamente roco e sensuale: «Voglio vestirti».
Si inginocchiò ai miei piedi ed io mi appoggiai alle sue spalle mentre mi aiutava ad indossare l'intimo color ghiaccio.
Capii subito che il suo era un tentativo di seduzione, dato che ogni movimento sembrava un pretesto per accarezzare la mia pelle e le sue attenzioni mi fecero piacere.
Mi sentivo una principessa.
Sistemò le mutandine, coprendomi, e rimase lì a fissarmi appena sotto l'ombelico, prima di appoggiare le labbra sul bordo superiore dell'intimo e di alzare lo sguardo verso di me.
Era un situazione così surreale e il suo sguardo era così famelico che mi lasciai sfuggire un gemito strozzato, il quale lo fece sorridere contro la mia pelle.
Appoggiò le mani sui miei fianchi per alzarsi, ma io avrei voluto che continuasse a guardarmi in quel modo per sempre.
Era stupefacente come riuscisse con un'occhiata a farmi sentire desiderata e venerata.
Continuò nel suo modo delicato e seducente a vestirmi, baciandomi i seni, prima di coprirli col reggiseno e trasfigurando un paio dei suoi pantaloni impeccabili in una gonna nera piuttosto corta e una sua camicia in un dolcevita verde.
Mi fece indossare le scarpe della sera prima e mise il mio vestito in una busta che lasciò appoggiata al letto mentre lui prendeva dei vestiti e li sistemava sul letto.
Prima che iniziasse a vestirsi lo precedetti, appoggiandogli una mano sul braccio per dirgli: «Ora è il mio turno».
Sorrise alle mie parole e si lasciò vestire.
Mi impegnai più che potevo per essere seducente e maliziosa quanto lo era stato lui, ma mi sentivo sempre impacciata ed ero certa che i miei movimenti non fossero lontanamente eleganti quanto i suoi.
Quando entrambi fummo pronti, afferrai la mia borsa con dentro il vestito e uscimmo dalla sua stanza.
Avrei voluto prendergli una mano, ma non sapevo se l'avrebbe accettata, così gli rimasi semplicemente accanto.
Fu imbarazzante entrare nella sala comune di Serpeverde, dato che molti sguardi si posarono su di me, freddi e disgustati.
Solo Zabini mi riservò un caloroso sorriso e si unì a noi verso la Sala Grande.
«Questa volta siete riusciti a chiudere la porta a chiave, vi faccio i miei complimenti!»
Arrossi all'istante, non sapendo come rispondere.
«Farò finta di non leggere l'invidia nella tua voce», disse Draco con un calmo sorriso di rimprovero, prima di afferrare con forza la mia mano e di intrecciare le mie dita alle sue.
«Stai bene?» mi sussurrò contro i capelli.
«Sì».
«Avete fame, piccioncini?», chiese Zabini, facendo ridacchiare complici Malfoy e me al ricordo del mio stomaco brontolone.
«Eccome», dissi, sentendomi strana.
Di solito per andare a colazione ero accompagnata da due ragazzi come in quel momento, ma Malfoy e Zabini non assomigliavano nemmeno un po' ad Harry e Ron, eppure in mezzo a loro due mi sentivo lo stesso al sicuro.
Arrivati ad un passo dalla Sala Grande, rallentammo e notai Draco fare un segno all'amico di non aspettarci.
Non capii subito il gesto e quando Malfoy mi spinse contro il muro per baciarmi, mi resi conto che avevo bisogno anche io di quel contatto.
«Ora, Granger», mormorò contro la mia guancia: «entreremo in Sala per mano e tu verrai a fare colazione nel tavolo dei Serpeverde con me».
Sussultai a quella parole, scuotendo la testa: «Devo andare dai miei amici, ieri sera non ho nemmeno salutato Harry e...»
«Non era una domanda, Granger».
«Ma...», tentai nuovamente di protestare.
«Non farmi arrabbiare, Granger».
Gli lanciai uno sguardo assassino: «Non...»
«Sei mia, Granger e fai quello che ti dico io».
Il ricordo della scommessa mi fece digrignare i denti, anche se avrei dovuto essere grata a quello strano patto che ci legava, in fondo era una scusa per stargli vicino e farlo innamorare di me.
«Va bene», sibilai, tentando di allontanarmi, ma lui mi trattenne.
«Non ho finito».
Lo fulminai con lo sguardo e lui sorrise: «Arrivati al mio tavolo ti siederai sulle mie gambe e ti farai imboccare da brava bambina, chiaro, Granger?»
Sbarrai gli occhi, per lo stupore ed il disappunto: «Sei pazzo?!»
«Sì, di te».
Mi fece l'occhiolino e mi chiesi se stesse scherzando, poi inorridii.
Malfoy mi aveva fatto l'occhiolino?!
«No, davvero», dissi appoggiando le mani sul suo petto, allontanandolo di pochi centimetri: «Sei sicuro di star bene?»
Il Serpeverde sbuffò sonoramente, prima di intrecciare le nostre dita insieme e di cominciare a trascinarmi, letteralmente, verso la Sala Grande.
«Malfoy! Aspetta! Non...»
Si voltò verso di me, dandomi un veloce bacio, che mi zittì di colpo.
«La scommessa, Granger, ricordati la scommessa».
Non volevo farmi imboccare davanti a tutta quella gente! Era imbarazzante!
Puntai i piedi, per ribellarmi e rallentare la sua avanzata.
«Ti prego... no, non... Draco!»
Si bloccò di colpo quando pronunciai il suo nome e mi chiesi se gli piacesse o lo infastidisse sentirsi chiamare col nome di battesimo.
Cambiò del tutto direzione, fino a quando non si fermò di nuovo nella nicchia di poco prima; quella piccola rientranza della parete rappresentava un nascondiglio perfetto.
«Qual è il problema, Granger?»
Lo guardai sconvolta, cercando di capire se ero stupita di più per il fatto che mi avesse posto quella domanda e non mi avesse trascinata semplicemente in Sala Grande o per il fatto che non capisse il mio imbarazzo.
Affondai il viso contro il suo petto, inspirando a fondo, cercando le parole giuste per aiutarlo a capire il mio punto di vista, ma in quel momento sentii sulla sua pelle il mio odore mescolato al suo e mi resi conto che non ci eravamo lavati.
Entrambi avevamo addosso l'odore dell'altro misto al nostro e questo pensiero mi fece sfuggire un gemito strozzato, mentre mi aggrappavo a lui e gli baciavo piano il collo.
«Perché vuoi imboccarmi, Malfoy? Anzi, la domanda giusta è: perché vuoi imboccarmi davanti all'intera Sala Grande riunita per colazione?»
Draco mi strinse a sé, appoggiato con le labbra alla mia tempia sinistra: «Il problema è essere imboccata o la presenza di altre persone?»
«Entrambe le cose credo, ma principalmente la seconda: mi sento in imbarazzo al solo pensiero!»
Affondai un po' di più il volto nell'incavo del collo di Malfoy e sentire i nostri odori mescolati mi calmò quasi all'istante.
Mio, mio, mio, mio...
Non riuscivo a pensare ad altro, mentre stringevo le dita intorno al tessuto pregiato della camicia bianca che indossava.
«È troppo presto?»
La sua domanda mi fece aggrottare le sopracciglia, certa che se mi avesse chiesto di farmi imboccare dopo due settimane, due mesi o due anni avrei risposto lo stesso.
Oppure no?
«Mangia al mio tavolo, allora».
Mi morsi l'interno guancia, titubante, anche se, in effetti, se quello era un ordine, avrei dovuto obbedire e basta.
«Per favore».
Appena pronunciò quelle due paroline magiche, sorrisi, annuendo e mi scostai appena per baciarlo sulle labbra.
Ero piacevolmente sconvolta per il fatto che mi avesse chiesto qualcosa in modo così... non da Malfoy.
«Andiamo», mormorò, intrecciando le dita alle mie.
Sorrisi e lo seguii.
*******
NOTE (27/06/20):
Per questo capitolo l'unico appunto che mi sento di fare riguarda sempre la possessività di Draco, che però possiamo vedere fare un passo indietro (sono fiera della me del passato in questo momento, mi sto facendo pat pat da sola). Draco infatti inizia con i suoi soliti modi prepotenti: "Sei mia Granger e fai quello che ti dico", ma poi parlano ed Hermione gli fa capire di sentirsi a disagio nel fare quello che lui vorrebbe fare. Malfoy capisce il problema, e chiede a Hermione per favore di andare a mangiare al suo tavolo per colazione, cosa alla quale lei alle fine acconsente, senza fare il prepotente.
Comincio a sperare di trovare meno questioni problematiche da qui in avanti.
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Mai scommettere col nemico #1 (Dramione)
Fanfic[STORIA COMPLETA] [Primo libro della serie "Mai scommettere col nemico"] Hermione Jean Granger non aveva mai scommesso nulla in vita sua. Cosa accadrebbe se fosse costretta a scommettere se stessa? E se si ritrovasse nelle mani di Draco Malfoy p...