16. Kiss me

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«Mclaggen?»
Il ragazzo si voltò all'istante verso di me, sorridendomi in modo spento e quasi deluso.
«Ciao, Granger».
Era in imbarazzo e non era di certo l'unico.
«Io... volevo solo darti questo per chiederti scusa per questo pomeriggio e tutto quello che è successo», mormorai, porgendogli il cioccolatino nella carta argentata.
I suoi occhi si illuminarono, mentre accettava il regalo e mi sorrideva: «Grazie».
«Prego, ora devo andare. Ti auguro di trascorrere una piacevole serata».
Ecco.
L'avevo fatto.
Avevo consegnato a Mclaggen quel cioccolatino ed ora stavo tornando indietro, da Malfoy, che mi attendeva con un ghigno stampato sulle labbra.
«Ora mi dici cosa...»
Mi zittì appoggiandomi un dito sulle labbra.
«Ora vedrai», mormorò, girandomi di 180°, facendo scontrare così la mia schiena contro il suo petto.
Mclaggen, mentre parlava con la ragazza scartò il dolcetto che gli avevo appena consegnato e se lo portò alle labbra, mangiandolo tutto in un sol boccone.
Subito non accadde nulla e mi chiesi se quello non fosse per una volta un normale cioccolatino e nulla di più, quando vidi Mclaggen cominciare a muovere il corpo a ritmo di musica.
Sbarrai gli occhi e capii.
«Non dirmi che dentro quel cioccolatino c'era la pozione Ballerina, quella che ti costringe a muoverti a tempo di musica per ben cinque ore filate!», esclamai.
«A volte mi chiedo come fai a sapere tutte queste cose, comunque sì, hai indovinato»
Riflettei un istante e mi dissi che in fondo come pozione non era nemmeno una delle più tremende e per qualche istante potei evitare di sentirmi troppo in colpa.
Mi impedii di pensare a quello che avevo fatto e mi diressi, seguita da Malfoy, verso un tavolo da buffet colmo di cibo e afferrai qualche tartina e tramezzini, riempiendo il vuoto che avevo nello stomaco.
Passai circa mezz'ora con Malfoy a girare per la sala ad assaggiare ogni singolo alimento commestibile, ridendo delle nostre facce quando qualcosa non ci piaceva e indicando ogni tanto quello che avevamo trovato di nostro gradimento.
Ad un tratto sentii la stretta delle dita di Draco intorno alla mia vita aumentare.
«Balla con me».
Non riuscii a capire se la sua fosse una domanda o un ordine, mentre lo fissavo in viso.
Non ero mai stata molto brava a ballare e poi dall'ultima volta che mi ero esercitata per il Ballo del Ceppo erano passati anni e rischiavo di pestargli i piedi e di farci fare delle figuracce.
«Va bene».
Mi chiesi come mai avessi acconsentito quando nella mia mente stavo cercando una scusa per rifiutare garbatamente.
Beh, ormai il danno era fatto.
Al centro della pista c'erano solo pochi coraggiosi, in totale circa quattro o cinque coppie che si muovevano a ritmo, senza contare Mclaggen, che con la sua dama si muoveva come se l'avesse appena morso una tarantola.
«Perché?», chiesi ad un tratto, guardando in viso Malfoy, mentre mi sospingeva verso la pista.
«Perché ti ho chiesto di ballare, intendi?»
Scossi la testa, tornando a guardare Mclaggen: «Perché hai voluto che gli dessi quel cioccolatino?»
Un sorrisetto amaro si delineò sulle sue labbra, mentre con il braccio sinistro mi avvolgeva la vita e con la mano destra afferrava la mia: «Perché ti ha invitata».
La sua presa sulla mia schiena aumentò, mentre muovevamo insieme i primi passi.
Esultai quando mi resi conto che seguire la musica era meno difficile di quanto ricordassi, ma quello non era l'unico pensiero che albergava la mia testa, in mente mi tornò quella sensazione di fastidio e protezione allo stesso tempo che mi aveva scatenato quando aveva detto a Mclaggen che ero sua e non riuscii a impedire al mio viso di assumere un'espressione contrita.
«Cosa c'è che non va?», mi chiese lui, notando il mio cambiamento di umore.
Scossi la testa, quasi volessi consigliargli di non indagare a fondo, ma lui non sembrò afferrare il concetto e tornò all'attacco: «Dimmelo, Mezzosangue».
Arricciai il naso al suono di quell'insulto che, ultimamente, non mi sembrava nemmeno così crudele se pronunciato dalle sue labbra: «Io...»
Ecco, era il momento.
Sì, gli avrei detto che odiavo e amavo allo stesso tempo il suo modo protettivo di comportarsi nei miei confronti ma che, soprattutto, sentivo una strana emozione di disagio quando lo sentivo definirmi "sua", forse perché io non potevo fare altrettanto considerandolo "mio".
Ma tutto si infranse quando una ragazza di Tassorosso e il suo cavaliere sbagliarono qualche passo e ci finirono letteralmente addosso.
Si scusarono e noi facemmo altrettanto, seguendo le regole dell'educazione, anche se avrei voluto schiantarli entrambi.
Il momento era ormai passato e ci ritrovammo entrambi in imbarazzo a ballare.
Fu lui alla fine a spezzare il silenzio tra di noi: «Come va con Weasel?»
E la sua domanda mi portò alla mente la conversazione avuta con lui giorni prima, quando ancora non ero irrimediabilmente innamorata di Malfoy, quella conversazione che mi aveva attraversato la mente ed era sgusciata via troppo in fretta, in un momento in cui avevo altro a cui pensare e quindi non le avevo potuto dedicare tutte le attenzioni dovute.
«Malfoy? Sei innamorato della Parkinson?»
Errore madornale.
Lo capii da come la sua postura si irrigidì di colpo e i suoi occhi si riempirono di ghiaccio.
Mi segnai in mente un appunto: "Mai parlare senza aver pensato prima almeno una ventina di volte a quello che si vuol dire".
Inoltre quella domanda fece male anche a me, perché se la risposta fosse stata "sì", davanti a me si prospettavano settimane di apatia autoimposta per nascondere il dolore, che già cominciava a piantare qualche radice nel mio povero cuore innamorato.
«Che cosa te lo fa pensare, Granger?»
Oh, cavolo, e adesso questa frase come la dovevo interpretare!?
Mi morsi il labbro, maledicendo la mia lingua, mentre cercavo di guardare ovunque, tranne nella direzione del suo viso.
«Beh, stavo ripensando a quello che mi avevi detto una di quelle volte in cui ci siamo ubriacati... quando hai, insomma, mi hai chiesto cosa avevo provato quando avevo capito cosa Ron e la Brown stavano facendo in quella stanza e tu mi hai detto che provi lo stesso per una ragazza... ecco, io mi chiedevo se è della Parkinson che parlavi».
Non ci potevo credere, avevo di nuovo parlato senza pensare prima a quello che stavo dicendo!
Abbassai lo sguardo verso i nostri piedi che ancora si muovevano, seguendo la musica, fino a quando entrambi non ci fermammo.
A quel punto trovai di nuovo il mio coraggio Grifondoro e alzai gli occhi verso quelli di Malfoy.
Quello che ci lessi era principalmente stupore, ma mi sembrava che ci fosse anche un altro sentimento, che scomparve prima che potessi capire quale fosse.
Senza preavviso la sua stretta si sciolse, talmente in fretta che rischiai di perdere l'equilibrio, mentre realizzavo che non ci trovavamo in un angolino appartato come credevo, ma in una zona abbastanza centrale della sala.
Le sue mani avvolsero il mio viso, accarezzando le mie guance con una dose di dolcezza che scaldò all'istante il mio cuore.
Alzai appena lo sguardo, incontrando così il suo.
«Non hai ancora capito che...» i suoi occhi, persi nei miei, cercavano di dirmi qualcosa: «Granger, non sono innamorato della Parkinson».
Mi appoggiai con le mani alle sue braccia, assaggiando con le dita il tessuto del suo competo scuro, mentre annuivo appena: «Allora è la Greengrass?»
Lo sentii sbuffare e muovere la testa in segno di diniego: «Sei fuori strada, Granger».
Aggrottai le sopracciglia, rendendomi conto che quelle due ragazze erano le uniche Serpeverde Purosangue che giravano normalmente intorno a Malfoy, mentre le altre sembravano felici di stargli a debita distanza, quindi non avevo idea di chi questa ragazza potesse essere...
«Da quanto tempo la conosci?»
Sperai che dalle sue risposte si potesse definire all'incirca il profilo della sua donna ideale anche se, continuando così, avrei finito col soffrire ancora di più.
«Anni».
«Viene a scuola qui?»
«Sì», sospirò, sembrava stranamente divertito e mi chiesi perché.
«Di che casa è?»
«Basta con le domande, Granger, ora devi pagare il prezzo della tua curiosità».
Sbiancai a quelle parole, figurandomi scene di me vestita, o meglio, svestita come una escort per andare a pranzare: «Non vorrai farmi di nuovo vestire come l'altro giorno!?»
Lo vidi aggrottare le sopracciglia, per un istante confuso, prima che capisse e facesse una smorfia: «Non ti preoccupare, Granger, mi è bastata una volta. Non voglio che i ragazzi della scuola si rendano conto che sei una ragazza, se no rischio di avere dei rivali».
Mi sentii offesa dalla sua risposta: come si permetteva di dire che la gente non sapeva che fossi una ragazza?!
«Quello che devi fare è molto più semplice», mormorò, cominciando ad accarezzare il mio viso (ancora tra le sue mani) con i pollici: «Baciami».
«Ora?», chiesi, la rabbia evaporata in un attimo.
«Sì, ora».
Il modo in cui disse quelle due semplici parole produsse un nodo stretto nel mio stomaco.
Sorrisi appena, sporgendomi verso di lui, portando una mano tra i suoi capelli e avvicinandolo a me. Quando le nostre labbra cozzarono sentii una sensazione di benessere ed esaltazione che mi spinsero ad osare di più.
Ci baciammo a fondo, assaporandoci a vicenda con una delicatezza che non avevo mai provato prima. Mi sentivo come una fragola immersa nella panna, era una sensazione magica.
Solo quando ci separammo per riprendere fiato la bolla in cui ci eravamo rifugiati esplose, riportandomi le voci e la musica della festa.
Mi resi conto solo in quell'istante che ci eravamo baciati di fronte a molti testimoni che il giorno dopo si sarebbero occupati di diffondere la notizia per tutta Hogwarts, ma in quell'istante l'idea non mi provocava nessuna reazione, ero troppo felice e infatuata per poter pensare ad altro.
«Granger, posso chiederti una cosa?»
Annuii, passando le braccia intorno al collo di Malfoy, mentre lui mi stringeva la vita e tornavamo a muovere i piedi, improvvisando un ballo tutto nostro.
«Posso sapere cosa ho fatto prima, per meritarmi quel trattamento in bagno?»
Ricordando ciò che avevo fatto arrossi nuovamente, con la gola improvvisamente secca: «Non lo so nemmeno io».
E per metà era vero, dato che la voglia di farlo impazzire che mi aveva colmato in quell'istante non avevo idea da dove fosse comparsa.
Alzai lo sguardo, incontrando i suoi occhi chiari e mi morsi l'interno guancia, cercando di analizzare quello che era successo e rendendomi conto che nel bagno era uscita per qualche istante la parte più irrazionale di me, quella che di solito tenevo nascosta a chiave da qualche parte nella mia mente.
Le sue mani sulla schiena mi avvicinarono ancora di più a lui, così da poter sentire il suo corpo contro il mio.
La sensazione mi riportò alla mente i caldi brividi che avevo sentito quella mattina su quel letto e trattenni a stento un gemito, quando le labbra di Malfoy mi sfiorarono il lobo dell'orecchio, per poi morderlo piano.
«Vorrei ricambiare il favore», sussurrò contro le mie labbra, prima di donarmi un delicato bacio a fior di labbra.
Stavo per afferrarlo per mano e suggerirgli di andarcene da quella festa, quando nel mio campo visivo vidi spuntare la chioma rossa di Ginny, appoggiata ad una parete accanto ad Harry, entrambi intenti a mantenere un certo contegno e distanza tra di loro.
Mi tornò in mente la promessa che avevo fatto a me stessa: "Trovare un modo per avvicinare Harry e Ginny alla festa" e tornai in un istante lucida.
«Prima però...», iniziai, notando all'istante l'espressione sofferente di Malfoy, davanti alla quale non riuscii a non ridere: «Mi devi consigliare una cosa...»
Lo vidi alzare un sopracciglio e capii che era curioso e pronto ad ascoltarmi.
«Secondo te come potrei aiutare Harry e Ginny a confessarsi a vicenda i loro sentimenti?»
Il Serpeverde era parecchio scocciato, ma sembrava si stesse sforzando di mostrarsi disponibile.
«Beh, un'idea ce l'avrei, ma ora non è attuabile».
«Quale idea?», chiesi, curiosa.
«Fidati di me, troverò il modo di farli avvicinare se è questo che vuoi».
Io annuii, non del tutto sicura che i metodi di Malfoy per ottenere le cose fossero sempre consoni alle situazioni.
«E non puoi dirmi... ?»
Venni zittita con un bacio e capii che Draco, aveva ormai capito di avere a disposizione l'arma perfetta per indurmi al silenzio.
«Andiamo via», mormorò, appoggiando la fronte contro la mia.
Arrossii, chiedendomi se fosse davvero quello che volevo: passare la notte con Malfoy.
Oh, sì...



*****

NOTE (27/06/20):

L'unico appunto che mi sento di fare in questo capitolo è per quanto riguarda la pozione Ballerina che Malfoy tramite Hermione somministra a McLaggen. Questo suo comportamento è molto infantile e rimarca la questione Hermione uguale oggetto di proprietà di Draco e quindi è compito suo "proteggerla" e "attuare vendette" nei confronti di un ragazzo che in fondo non ha fatto niente di male invitando la ragazza che gli piace ad una festa.

Mai scommettere col nemico #1 (Dramione)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora